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Sutra del Loto

Riflessioni sul Sutra del Loto

di Rev. Nisshin   indice articoli

 

La casa del Loto quanto costa?

Dicembre 2011

 

Abbiamo avuto modo di parlare del senso di inclusività racchiuso all'interno del Sutra del Loto, ma questo cosa significa allo stato pratico? La casa del Loto quanto costa?Molte persone, sviate da interpretazioni personali o di guide carismatiche, pensano che il Sutra del Loto sia da considerarsi un Insegnamento a parte. Questo porta inevitabilmente a delle dure divisioni fra le scuole che venerano questo Sutra e tutte le altre che fondano la loro pratica e dottrina su altri Sutra. Conoscere il Sutra del Loto però significa comprendere e conoscere l'esatto opposto di questo. Il Buddha, durante la Sua predicazione del Dharma del Loto, svela all'assemblea riunita al Suo cospetto che in realtà tutti gli Insegnamenti predicati prima del Sutra del Loto sono Insegnamenti “preparatori”, predicati allo scopo di condurre tutti gli esseri viventi a comprendere la comune origine di tutti gli Insegnamenti. Per comprendere e praticare davvero gli Insegnamenti profondi del Sutra del Loto bisogna conoscere quantomeno le fondamenta dell'Insegnamento del Buddha. Il Sutra del Loto rappresenta, come più volte proclamato nel corso della predicazione del Sutra, l'apice, il tetto. Sappiamo bene che però ogni tetto si regge non per “grazia ricevuta”, ma su basi solide le quali conferiscono al tetto la sua solidità. Senza fondamenta la casa del Loto appare come una magia e spesso è vissuta proprio come una sorta di incantesimo dalla maggior parte dei credenti che professano il Sutra del Loto come loro pratica. Il Buddhismo non è magia, però. Gli Insegnamenti proposti dal Buddha prima della predicazione del Loto, hanno lo scopo di mettere davvero in condizioni il credente, sia psicologicamente che fisicamente, in grado di comprendere quanto nell'Insegnamento del Loto viene predicato. I discepoli presenti alla grande adunanza riescono a comprendere quanto il Buddha dice loro proprio per la loro conoscenza ed esperienza degli insegnamenti “preparatori”. Come possiamo noi pretendere di comprendere, se non conosciamo nulla? Il Buddha non dice assolutamente che ciò da Lui predicato va scartato, altrimenti a quale scopo l'avrebbe predicato per tutta la vita? La grandezza del Sutra del Loto sta proprio nel dare un tetto all'intero Insegnamento del Buddha. Il Sutra del Loto deve unire, non dividere le persone. Il Praticante del Sutra del Loto dovrebbe essere colui che, conoscendo gli Insegnamenti presenti nel Sutra, si adopera per unire ed indicare la strada ai suoi simili: questo è il percorso del Bodhisattva. Una persona che si considera superiore perché ha avuta la fortuna di conoscere il Sutra del Loto, è una persona che non ha compreso nulla del Sutra stesso e agisce contro gli Insegnamenti. Questo è il motivo per cui spesso nel corso della narrazione del Sutra si ammonisce i credenti a non andare contro al senso stesso del Sutra. Considerare gli altri discepoli del Buddha come degli sfigati, che non hanno compreso è buttare nella spazzatura il Sutra del Loto e ciò che rappresenta. L'Illuminazione può essere solo una questione di fortuna? L'illuminazione, credetemi, va guadagnata sacrificando sull'altare del Sutra del Loto le nostre piccolezze e meschinità in favore della grandezza che si racchiude nella comprensione, intesa come compassione o misericordia. Molti Buddhisti quando sentono parlare di misericordia, si ritraggono come difronte ad un serpente, perché questo termine gli ricorda il Cristianesimo, ed è opinione diffusa che le religioni debbano essere una contro l'altra. Il Buddha però dice anche in questo caso il contrario. Il Sutra del Loto parla – e avremo modo di approfondire presto questo discorso – della comune origine di tutte le religioni. Il Cuore del sedicesimo capitolo non è altro che questo e comprendere questo punto significa comprendere l'essenza non solo della nostra vita, ma del Sutra del Loto. Molti buddhisti nutrono dentro di sé una sorta di avversione al Cristianesimo. Il paradosso sta nel fatto che questi “piccoli” credenti e praticanti appartengono per lo più alla corrente che fonda la Sua dottrina sul Sutra del Loto. Capite l'assurdità? Il vero credente Buddhista ha un enorme rispetto per tutte le religioni, perché la dottrina del Buddha si fonda proprio sul rispetto e non si sente più grande, o migliore perché è troppo impegnato a vivere l'Insegnamento del Buddha e non perdersi in strani giochi o diatribe che hanno la comune origine nell'ignoranza più bieca, causa di conflitti e separazioni. Il ricercatore spirituale comprende che c'è poco da capire se si vuole procedere, ma molto da praticare. Abbiamo avuto modo di parlare del quinto capitolo del Sutra del Loto “La grande nuvola”. Bene la ricchezza di questo Insegnamento non è altro che questo. Proviamo a ritornarci un momento se avete voglia o tempo. Il Buddha rispondendo a Kashapa dice:

 

Kashyapa, supponi che gli alberi e l’erba dei prati di migliaia di mondi, incluse le erbe che crescono nei boschi, nelle foreste, sui monti, nelle valli, in pianura o accanto ai fiumi, di forma e nomi diversi, siano sovrastate da una grande nube. Immagina poi che, da questa nube immensa, prenda a riversarsi una grande, leggera e benefica pioggia. Tutte le piante sono bagnate dalla medesima acqua, sia che abbiano radici forti e profonde, che giovani e deboli. I tronchi, i rami e le foglie degli alberi, i prati e le erbe che crescono nei boschi e nelle foreste, sono tutti irrorati dall’acqua.

Ecco quindi che i vecchi alberi, quelli giovani, quelli più alti, quelli medi e quelli molto bassi, ricevono tutti l’acqua di questa grande pioggia. Tutte le piante ricevono quest’acqua, chi più chi meno, e l’acqua è la stessa per tutte le piante, e proviene da una sola unica nube. In base alla loro età, dimensioni e specie, le varie piante prendono più o meno acqua da quella che viene riversata in modo equanime su tutte loro, e l’acqua così assimilata le fa crescere e fiorire. Sebbene crescano tutte sulla stessa terra, ogni pianta produce così diversi fiori e frutti, ma tutte hanno ricevuto la stessa acqua dalla stessa nube. Ora sappi, Kashyapa, che io, il Tathagata, sono proprio come la nube. Così come la nube appare nel cielo, io faccio il mio avvento in questo mondo. Io rivelo il Dharma alle entità celesti, agli uomini e ai demoni attraverso il suono della mia Voce, così come la grande nube riversa la sua pioggia sulle piante di quei mondi.

 

Alla luce, è proprio il caso di dire, di quanto ci dice il Buddha come possiamo considerarci superiori, inferiori, fortunati e sopra ad ogni cosa, come possiamo discriminare le persone? Dobbiamo creare unità, non divisioni. Se il Buddha avesse voluto creare diverse fazioni fra gli uomini, non sarebbe stato una persona degna di essere seguita, ma soltanto una di quei tanti piccoli uomini che a causa della propria pochezza e insicurezza si credono superiori o appartenenti ad un popolo eletto. Il popolo eletto è composto da persone che sorridono, che non puntano il dito verso nessuno. Il popolo eletto è composto da persone che sognano che tutti facciano parte del popolo eletto e si adopera per comprendere, perdonare, non accusare e additare. Ogni volta che in un mio sermone uso una definizione considerata troppo cristiana, vengo subito additato come uno “strano” buddhista che mescola Dharma con cristianesimo e altro. Io sorrido e mi limito a sforzarmi di inserire più spesso termini “incriminati” perché il vero crimine è considerare un credente di un'altra religione diverso da noi. Abbiate cura di voi.

 

   Rev. Nisshin Taisen

 

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