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Riflessioni Teosofiche

Riflessioni Teosofiche

di Patrizia Moschin Calvi  - indice articoli

 

Chi può fare della pace e della buona volontà una realtà?

Di Radha Burnier

Febbraio 2012

 

Radha BurnierCari amici, forse non ci rendiamo conto di quanto strana sia la mente umana; essa è capace di vedere molto prontamente le manchevolezze nella mente degli altri, ma non è capace di vedere le stesse manchevolezze nella propria e percepisce facilmente l’egoismo negli altri ma il suo proprio le appare spesso come una virtù.

Se fossimo capaci di osservarci attentamente troveremmo questa stessa straordinaria peculiarità nelle nostre menti.

Questo è ciò che rende l’umanità veramente stupida, anche se nello stesso tempo è capace di fare cose veramente intelligenti. Noi sappiamo tutto di queste cose molto intelligenti di cui la civiltà è stata capace soprattutto nell’ultimo secolo e anche nel periodo precedente, ma non siamo altrettanto consapevoli di tutte le cose stupide e folli che l’uomo fa.

Non vorrei entrare nei dettagli ma lasciare a voi ogni riflessione su queste affermazioni, per vedere se sono vere o meno.

A me sembra che una delle follie degli esseri umani sia quella di commettere sempre gli stessi errori.

C’è anche chi dice perfino che l’umanità non impara mai dalla storia.

È perché abbiamo anche tante difficoltà nel constatare e valutare sia personalmente che collettivamente quali siano le cose giuste da fare.

È perché forse siamo ciechi di fronte all’ombra che l’ego getta sulla nostra mente, perciò creiamo i problemi, piccoli come anche giganteschi. Chiediamoci: “Quando mai il mondo è stato senza problemi?” E ci aspettiamo che la soluzione ci provenga da un qualcosa o da qualche parte. E noi speriamo che questo Dio che esiste da qualche parte possa risolvere i problemi che abbiamo in quanto individui o in quanto genere umano.

Così la gente prega Dio, sacrifica animali agli Dei, fa ogni genere di cose per guadagnarsene i favori.

Ci sono state persone che per centinaia d’anni hanno creduto che sarebbe bastato compiere dei cerimoniali per assicurarsi il proprio benessere.

Molte altre hanno anche creduto che ci potesse essere dietro l’angolo una qualche entità, più o meno divina, pronta a venire in loro aiuto.

E in tempi più recenti, questa speranza che il mondo possa procedere in qualche modo verso una nuova era senza problemi era basata sullo sviluppo scientifico.

Quindi cent’anni fa la gente pensava che la scienza avrebbe migliorato le condizioni di salute, abolito la povertà e fatto qualsiasi cosa per creare un mondo meraviglioso. Comunque questa speranza non si è realizzata e ancora più recentemente si è creduto che la tecnologia, talvolta definita figlia della scienza e nipote della mente umana, avrebbe potuto portare a una rivoluzione.

La gente ha parlato con molto entusiasmo dei sistemi di comunicazione che avrebbero avvicinato tutti in un unico mondo.

C’erano alcuni teosofi che pensavano che la comunicazione istantanea sarebbe stata una specie di fratellanza istantanea. Ma anche questa speranza si è dimostrata senza possibilità di realizzazione.

Naturalmente questa velocità di comunicazione è un grande vantaggio e nessuno può negarlo, ma questo tipo di comunicazione a livello mondiale ha anche facilitato l’insorgere di molti mali. È diventata strumento nelle mani di trafficanti di droga e dei moderni schiavisti, ecc. e anche lo sfruttamento a livello mondiale dei bambini poveri è molto cresciuto. Non entriamo nuovamente nei dettagli.

Quindi dovrebbe essere ovvio, agli occhi della nostra mente, che se ci guardiamo attorno solo sperando che un cambiamento nel nostro mondo possa avvenire da un qualche cosa al di fuori di noi, questa speranza non potrà realizzarsi.

Non possiamo continuare a creare problemi né possiamo indulgere nell’immoralità sperando che qualcun altro o un qualche cosa possa risolvere la situazione.

Dovrebbe essere molto chiaro alla mente umana, e questo sia per l’uomo in quanto individuo, sia come essere incluso nell’umanità come un tutto, che sino a quando la mente umana non cambierà se stessa il mondo non potrà cambiare, anzi potrà anche deteriorarsi ulteriormente.

E questa mente che cerca le manchevolezze fuori di se stessa, tanto quanto le soluzioni, è la mente di noi tutti, senza eccezioni.

Sto usando la parola mente nel senso di mente combinata con emozioni e passioni, che è il significato della parola manas.

Molto tempo fa, quando sono state fondate le Nazioni Unite, è stato dichiarato che la guerra ha inizio nella mente umana e nessuno ne ha preso atto, nessuno si è accorto di questa affermazione. Possiamo anche illuderci che non siamo responsabili della guerra o delle guerre, perché possiamo dirci che sono fatte dai politici, possiamo dirci che succedono perché da qualche parte i politici o i manager di qualche importante impresa cominciano una guerra in qualche posto.

Voi ed io non disponiamo del potere di iniziare una guerra, ma tutti noi, voi ed io e ogni essere umano possiamo essere autori di atti violenti.

Allora guardiamo un po’ più da vicino la violenza che vediamo attorno a noi nel mondo, perché questa violenza la troviamo non soltanto nei grandi conflitti, che sono le guerre, ma anche sulle strade e un po’ ovunque.

Presumo che tutti i quotidiani, anche quelli italiani, di tanto in tanto parlino della violenza compiuta nei confronti di coloro che non possono difendersi. Al giorno d’oggi si sente spesso parlare di bambini che vengono picchiati.

La signora Montessori, che è stata menzionata questa mattina, ha scritto un piccolo libro intitolato Pace ed educazione.

Ella sottolinea che la maggior parte rapporti con i bambini è basata sulla violenza, in quanto noi tendiamo a sopprimere la loro spontaneità e questo lo chiamiamo educazione.

Le donne di tutto il mondo sono oggetto di violenza, in un modo o nell’altro, non soltanto a un livello esteriore, ma vi è violenza anche nel pensiero, nelle parole e persino un tipo di violenza invisibile.

A causa dei fatti recenti molto si è parlato della violenza nei confronti delle donne dei paesi islamici, ovvero del fatto che sono costrette a portare il burqa e che comunque vengono escluse dall’esperienza della vita.

Non sono sicura che questo genere di violenza sia peggiore di quello nei confronti delle donne che possiamo incontrare nei paesi liberi, dove sono viste come oggetti sessuali esibiti in ogni genere di situazione.

Troviamo la violenza anche in altri campi, quella ad esempio nei confronti dei prigionieri, per non parlare della brutalità che viene esercitata nei confronti di milioni di animali che si ritrovano senza difese nelle mani degli esseri umani.

Gli animali sono spesso considerati non come esseri ma come cose, come beni, che vengono trasportati per migliaia di chilometri, costretti in spazi ristrettissimi, maltrattati e così via.

E la fonte di tutta questa violenza, come la fonte della pace, è la mente umana. Ed è solo nella mente umana che può essere trovata soluzione a questa violenza omnipervadente, nelle strade come nelle case stesse, come in qualsiasi altro luogo.

Ma come ho già detto la mente umana è qualcosa di molto strano e per questa ragione essa si volge all’esterno, cercando di trovare delle soluzioni che di solito sono impraticabili.

Dopo la prima guerra mondiale si disse che questa era la guerra che avrebbe posto fine a tutte le altre e un pensiero parallelo a tale affermazione era l’idea che la paura, per esempio del deterrente nucleare, potesse porre fine alle guerre.

E una soluzione un po’ meno curiosa sta nell’idea della coesistenza pacifica. La stessa parola “coesistenza” ci suggerisce che in qualche modo riusciremo a tollerarci a vicenda. Ma se tolleriamo gli altri per un certo periodo di tempo non si tratta di vera pace, anche qualsiasi armistizio non significa pace, qualsiasi armistizio prima o poi non viene rispettato, qualsiasi trattato di pace viene abbandonato appena sembra conveniente farlo.

Anche a livello individuale crediamo che alla violenza bisogna reagire con la violenza, o qualcosa di simile. Di questo siamo tutti colpevoli.

Se qualcuno ci dice una cosa spiacevole, anche se non reagiamo immediatamente ed esteriormente, dentro di noi cominciamo a covare aggressività.

E tutti i saggi che sono esistiti nel mondo ci hanno avvertito che questo, questa reazione, non potrà mai essere una cosa positiva per nessuno.

L’odio non può cessare contrapponendovi altro odio, ha affermato il Buddha. E non dovremmo pensare in termini di Palestinesi contro Ebrei, o altri gruppi contrapposti. Pensiamo alle nostre vite e chiediamoci se c’è o meno questo spirito di vendetta dentro di noi.

In inglese vi è un proverbio che dice: “Le goccioline d’acqua tutte insieme fanno l’immenso oceano”. Nello stesso modo tutte le piccole violenze esistenti nella nostra psiche possono crescere, accumularsi, fino a portare ad uno stato che può esplodere in un grande conflitto.

Sappiamo che chi alberga dentro di sé quel genere di emozioni va in giro parlando a tutti dei propri problemi.

Penso non sia scorretto dire che qualsiasi conflitto, che sia piccolo o grande, genera una forma di durezza e brutalità mentale.

Per esempio se noi litighiamo e sentiamo antipatia l’uno verso l’altro, sia che la dimostriamo o meno, dentro di noi essa ribolle ed entrambi diventiamo un po’ più duri di cuore.

Non è importante chi ha ragione o chi ha torto in una guerra poiché, giusta o sbagliata che sia, tutti gli uomini che la combattono e le persone che sono loro più strettamente legate, accumulano odio, hanno un odio che cresce in loro sempre di più e cresce anche la brutalità.

È stato messo in rilievo che coloro che vengono reclutati e preparati per uccidere, all’inizio hanno un senso di ribellione e perfino si ammalano fisicamente.

In Paesi come l’India vi è un gran numero di persone molto giovani, e persino dei bambini, che lavorano nei macelli. Ogni giorno della loro vita vedono la crudeltà, il sangue degli animali macellati.

In anni più recenti, nell’America centrale come anche nei paesi africani, è stato insegnato ai bambini ad usare le armi e ad uccidere.

E quindi questi bambini pensano che uccidere sia una cosa del tutto normale, come mangiare e farsi una doccia: allo stesso modo si può andare e uccidere.

E da questo punto di vista non potremo mai parlare di una guerra giusta, perché non fa altro che trasformare moltissime persone in esseri brutali.

Non vi è alcuna buona ragione per uccidere, sia che si tratti di esseri umani o meno, poiché questo modo di agire crea soltanto odio, paura, pregiudizio, sospetto.

Perché troviamo tutta questa violenza dappertutto, questo male ovunque nel mondo, tanto che ci diventa difficile chiamare civilizzata la nostra società?

Quando ero giovane vi erano molti luoghi, sulla terra, in cui la gente non chiudeva mai a chiave la porta di casa. Oggigiorno non soltanto occorre chiudere la porta di casa ma occorre vivere in una sorta di fortezze, provviste di allarmi antifurto e così via.

Vi sono città in cui è impossibile muoversi a piedi, nelle strade, dal momento in cui fa buio, perché si viene aggrediti.

La causa di questa violenza onnipresente può risiedere nel fatto che l’abbiamo coltivata e ci siamo dati delle buone ragioni per praticarla, senza guardarci dentro per capirne le cause. E così aggressività, brutalità e violenza vanno aumentando.

Quando osserviamo dal punto di vista psicologico questi fatti, vediamo che un atto di violenza crea un movimento, una specie di momentum nella nostra psiche.

Vorrei ribadire che quanto sto dicendo si riferisce non soltanto agli atti di violenza più spettacolari ma anche alle nostre stesse reazioni, che possono consistere nell’uso di pensieri o parole dure, e così via.

Quando coltiviamo una certa reattività essa diventa parte della nostra coscienza, della nostra mente, e troviamo questo atteggiamento in molti campi.

La gente pensa che per essere bravi negli affari bisogna essere duri, imporsi. Anche lo sport spesso diventa violenza.

È cosa sempre molto interessante osservare quelli che stanno aspettando che si annunci in un aeroporto la partenza del proprio aereo. Poiché tutta questa gente ha ricevuto la carta d’imbarco, ha già avuto anche l’indicazione del posto dove si siederà sull’aereo, ma appena viene annunciato l’imbarco tutti si precipitano come per una gara, come se dovessero sconfiggere qualcuno in questo gioco. Quindi la competizione nell’ottenere il posto migliore a scapito dell’altro è diventata uno stile di vita che abbiamo adottato.

E tutto ciò appunto ha il suo bravo effetto sulla nostra condizione interiore. Credo che esista quella cosa che chiamiamo karma istantaneo.

Se per esempio siamo arrabbiati, in collera, istantaneamente ciò si riflette sulla nostra coscienza, essa diventa meno sensibile e tutte le nostre azioni hanno un effetto invisibile, immediato su noi stessi.

Alcune delle nostre azioni sono innocenti, perché non creano niente più che della tensione. Ma quando questa tensione cresce, la persona in questione diventa poco gentile, irrispettosa, incapace di essere garbata verso gli altri.

Quando siamo venuti qui ad Assisi ci siamo fermati da qualche parte e un bambino stava chiedendo a suo padre una caramella. Il padre era in un tale stato di tensione, non so perché, che gli rispose: “Alì, te la darò, ma ora vattene!” Voleva toglierselo di torno.

Questa sembra essere una piccola cosa, ma diventa una condotta di vita.

È lo stesso modo in cui trattiamo gli animali; chi non vuole più tenere con sé un cane o qualsiasi altro animale lo getta fuori dall’automobile mentre sta correndo.

Nei paesi in cui le donne non sono indipendenti economicamente è una cosa molto diffusa parlare loro in modo spregiativo.

Comunque cerchiamo di non seguire il nostro solito schema di pensiero appunto guardando gli altri che sono così, poiché, come abbiamo detto, la mente umana ha la curiosa abitudine di trovare le manchevolezze ovunque fuorché in se stessa.

Guardando in noi stessi possiamo trovare alcuni momenti durante i quali siamo duri, sgradevoli o qualcosa del genere nei nostri pensieri, relazioni ecc. Così non c’è pace in noi stessi.

Pace non vuol dire assenza di lotta, la pace è un’energia dinamica che espande la propria influenza diventando sempre più forte e, come abbiamo detto, sia la violenza che la pace hanno il loro inizio nella mente stessa.

Oggigiorno vivere in pace è molto difficile, forse perché intorno a noi c’è tutta questa atmosfera psichica di cui stiamo parlando.

Tutti noi, a livello inconscio, siamo portati all’imitazione. Pensiamo come pensano gli altri e accettiamo il modo in cui il mondo si comporta. Inconsciamente il modello del mondo diventa il nostro modello.

È per questa ragione che Gesù ci ha detto di non adattarci al modo di comportarsi del mondo; allora ci sarà una nuova mente. E solo questa nuova mente potrà essere messaggera di pace e di buona volontà.

Così dobbiamo osservare noi stessi in modo da evitare di agire come agisce il mondo. Possiamo dire che la gente si abitua a quasi tutto; coloro che vengono maltrattati ad un certo punto si abituano al maltrattamento, per quanto strano possa sembrare.

Chi opprime gli altri non vede che la propria azione è oppressiva, perché ritiene il loro modo di agire legittimo e necessario.

Chi opprime gli altri non vede che la propria azione è oppressiva, perché ritiene il proprio modo di agire legittimo e necessario.

Alcuni anni fa mi è stato chiesto di tenere un discorso su un tema molto interessante, in un ambiente di polizia a livello molto elevato, e alla fine di questa mia conferenza dissero: “Tutto questo non va bene, ciò che a noi interessa sono i risultati, giusti o sbagliati che siano”. Così possiamo sempre giustificare quello che facciamo, poiché la mente è molto intelligente, anche se nel contempo può essere molto stupida.

Io penso sia chiaro che la pace non verrà mai realizzata dalle persone alle quali noi guardiamo perché pensiamo che possano realizzarla. Le persone che hanno il potere sono coloro che si suppone possano portare un cambiamento, ma esse sono interessate solo a mantenerlo e restano al potere istigando l’opposto della pace, creando divisioni, separatività, odio e dicendo che l’interesse della propria nazione è più importante di quello delle altre.

Per esempio la mia famiglia deve avere dei possedimenti e non importa se altri sono alla fame a causa di questo. È scioccante oggigiorno vedere il lusso in cui vive molta gente mentre altri non solo fanno la fame, ma non hanno neanche un tetto sotto il quale dormire.

Quindi ci chiediamo come possano cambiare queste cose, ma questo mutamento deve iniziare da noi.

Abbiamo visto più volte che, quando vi è un movimento forte che viene portato avanti per una qualche iniziativa dai normali cittadini, si produce un effetto. Solo poco tempo fa coloro che si battevano per la protezione dell’ambiente venivano considerati degli anarchici e gente difficile da tenere sotto controllo.

Comunque la pace non si può realizzare organizzando manifestazioni o cose del genere. La pace deve nascere nei nostri cuori. Si deve vedere che non imitiamo gli altri, ovvero coloro che accettano questa condotta di vita, che è appunto una condotta di vita moderna. E non mi riferisco con questo a tutto quanto concerne la tecnologia e al cosiddetto progresso ma all’atteggiamento della mente che è senza cuore.

I nostri pregiudizi nei confronti degli altri devono sparire perché comprendiamo che sono molto pericolosi. Fratellanza universale significa mente e coscienza completamente aperte, libere da pregiudizi.

Non si tratta di un genere ordinario di fraternizzazione, ma di uno stato spirituale della coscienza, che non si sente separata dagli altri e che non distingue tra gli interessi degli altri e i suoi propri. Significa sentire una buona volontà positiva, nel desiderio del benessere di tutto ciò che vive. Significa non essere centrati in se stessi, preoccupati di se stessi. L’egoismo può presentarsi sotto tante forme, alcune delle quali possono sembrare innocenti, ma è pur sempre essere autoreferenziati.

Sappiamo che ci sono tante persone che non fanno altro che parlare di se stesse: ho fatto questo, ho fatto quello, il mio nipotino è meraviglioso e così via. Significa comunque che il loro pensiero gira sempre attorno a loro stesse, significa che c’è il veleno nelle nostre stesse menti e perché la pace possa esistere deve finire qualsiasi genere di egoismo.

Pregare per la pace, lavorare per la pace, mentre continuiamo ad avere questo senso di separatezza tra noi e gli altri, diventa una cosa futile. Dobbiamo essere consapevoli che questo cambiamento all’interno di noi deve avvenire in sincronia con quello che facciamo. Significa che dobbiamo osservarci con la stessa acutezza con cui osserviamo le cose che sono al di fuori di noi, attorno a noi.

Se possiamo guardare noi stessi e vedere che il mondo al di fuori di noi non è diverso da quello che troviamo al nostro interno, che non siamo diversi dal mondo che è al di fuori di noi, che la violenza che c’è fuori è anche in noi, forse in minor misura, che l’egoismo che critichiamo negli altri lo possiamo trovare, seppur in forma più leggera, anche dentro di noi, allora capiremo che può iniziare il cambiamento al nostro interno.

Se ciò accadrà, otterremo effettivamente il nucleo della Fratellanza Universale, e questo nucleo sarà un’entità vivente, un’entità che crescerà. Quindi cominciamo a portare avanti la pace iniziando da noi stessi.

Una volta J. Krishnamurti ha detto: “Se fate del male ad un altro, se uccidete un’altra persona, o perché siete in collera, o in quel modo organizzato di uccidere che va sotto il nome di guerra, voi, che siete anche il resto dell’umanità e non un essere separato da essa, distruggerete voi stessi. Ed è vero anche il contrario. Se facciamo del male ad un altro, facciamo del male a noi stessi. Se siamo benevolenti nei confronti degli altri esseri, avremo noi stessi prosperità”.

 

   Radha Burnier
Radha Burnier è, dal 1980, Presidente Mondiale della Società Teosofica

Conferenza tenuta in occasione delle celebrazioni per il Centenario della Società Teosofica Italiana, tenute ad Assisi (PG) dal 23 al 26 maggio 2002.

 

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Edizioni Teosofiche ItalianeLa letteratura teosofica, ricca di spunti e di riflessioni, può molto aiutare il Lettore nel suo percorso spirituale, fornendogli nuove conoscenze, entusiasmanti prospettive ed una visione tollerante e non dogmatica.

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