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Riflessioni Teosofiche

Riflessioni Teosofiche

di Patrizia Moschin Calvi  - indice articoli

 

Aspetto morale e spirituale della pratica dietetica vegetariana

Di Ferdinando Delor

Febbraio 2015

 

Questo mese un articolo del dr. Delor, grande propugnatore dell'etica vegetariana oggi tanto di moda, seppure ancor da molti considerata con sospetto, nonostante il lavoro profuso da illustri medici quali il prof. Veronesi.

Il dr. Delor divenne, alla morte di Aldo Capitini che l'aveva fondata, presidente dell'Associazione Vegetariana Italiana (costituita a Perugia il 12 settembre 1952 con il nome di Società Vegetariana) e mantenne lo stesso indirizzo non violento del suo predecessore, con una rafforzata inclinazione per la ricerca scientifica. Fu lui a fondare la rivista ufficiale dell’Associazione, l’Idea Vegetariana (1963-2009), ed è a lui che si devono le prime indagini sulle implicazioni positive del vegetarismo da un punto di vista medico. “Essere vegetariano non è una stravaganza, non è un’eccentricità, non è una moda: è un modo di vivere che giova alla salute, sconosciuto ai più, eppure antico quanto l’umanità. Esso significa tornare il più possibile alla natura, ai cibi sani e genuini, a quei vegetali che danno vigore e sicurezza, resistenza e serenità; non per nulla “vegeto” e ”vegetale” derivano da una comune radice latina.” (F. Delor, È razionale il vegetarismo?, 1987, Linea A.V.I.).

 

Patrizia Moschin Calvi

 

 

Aspetto morale e spirituale
della pratica dietetica vegetariana

Di Ferdinando Delor

 

Notoriamente si definisce “vegetariana” la dieta che esclude rigorosamente tutti i cibi e condimenti implicanti l’uccisione di animali, a qualsiasi specie appartengano. Un tipo di alimentazione che trova pochi seguaci per il diffuso pregiudizio di non poter sopravvivere o, almeno, salvaguardare la propria salute senza l’apporto delle proteine di origine animale. Ma, già da tempo, quella stessa scienza, che avalla tale preconcetto, in occasione di varie malattie ricorre spesso e volentieri a quel regime dietetico, così come fanno molti dietologi nel consigliare ricorrenti periodi di disintossicazione dell’organismo, implicitamente ammettendo la tossicità dei cibi carnei.

Oggi la scienza ufficiale comincia a scoprire, quale frutto di studi eseguiti per scopi ben diversi dai nostri, che la dieta vegetariana ha una benefica influenza sul biochimismo del corpo umano, specialmente per quel che riguarda le malattie cardiocircolatorie (arteriosclerosi, infarto, abbassamento del tasso colesterolemico, ecc.) I vegetariani, dal canto loro, ben sanno per esperienza soggettiva che la loro alimentazione favorisce la purezza degli umori, la chiarezza della mente e l’attività fisica, in quanto possono sopportare più a lungo e con minor danno i lavori faticosi.

Tuttavia se la positività della dieta vegetariana fosse racchiusa soltanto nei vantaggi, pur sempre apprezzabili, del corpo fisico, potrebbe benissimo essere relegata nel novero dei numerosi regimi dietetici esistenti, anche se fra i migliori e raccomandabili. Trova invece il suo vero significato se considerata come tangibile manifestazione di un atteggiamento fondato sull’inequivocabile principio morale di non uccidere.

Cosa significa questo verbo? Significa sopprimere quelle forme attraverso le quali la vita si va manifestando per la sua evoluzione ed ostacolare il processo che porta ad una maggiore elevazione della coscienza; significa far sì che la Vita si ritragga da quegli organismi che pure aveva creato nello sforzo di raggiungere una sempre maggiore espressione di sé, in armonia con il Grande Piano. La Vita, infatti, è indissolubilmente legata alla forma della materia, e la coscienza è il risultato del contatto della prima con la seconda; così, raccogliendo esperienza attraverso le risposte agli stimoli esterni, acquista maggiore coscienza di sé e meglio si manifesta con la creazione di forme sempre più complesse. Né vale il dire che le forme animali sono continuamente create con una prodigalità impressionante, cosicché le decimazioni provocate dall’uomo dovrebbero incidere pochissimo sulla loro sopravvivenza e quindi sul piano evolutivo. In verità l’uomo compie ogni giorno un’ecatombe di animali per le sue cosiddette “esigenze alimentari”, né può avvertire, fra tante, quali siano le forme attraverso cui la coscienza possa manifestarsi più compiutamente, rispondendo all’interno impulso della vita. Quando si dice che l’uomo altera l’equilibrio biologico della natura, semplicemente si afferma che va ostacolando lo sforzo della Vita inteso a creare e scegliere quelle forme che meglio rispondono alle mutazioni dell’ambiente, nell’intento di liberare sempre più la coscienza verso piani superiori.

L’immane distruzione di animali che l’uomo attua ancora oggi, in modi diversi e con colpevole leggerezza, lo ha reso indifferente alla soppressione degli esseri animati, lo ha abituato alla crudeltà e alla sofferenza, cosicché, pur tenendo conto di certi influssi e condizionamenti deleteri della vita sociale, non c’è da stupire se tanto facilmente ricorre alla violenza per raggiungere più rapidamente lo scopo. Afferma G.R. Arundale: “Ogni volta che vedo una tavola da pranzo con sopra carne o pesce, so di guardare ad uno dei germi della guerra e dell’odio… ogni volta che leggo di partite di caccia, so che sto leggendo di un seme di guerra e di odio… ogni volta che leggo o vedo crudeltà verso gli animali, so che un’altra guerra è vicina”.

C’è in molti uomini una vaga coscienza che avverte ripugnanza per l’uccisione ed essi cercano di superare il fastidioso richiamo ricorrendo ai mezzi suggeriti dalla loro fantasia per “evitare sofferenza agli animali”, anche se poi li uccidono e divorano. Sorge così un clima di inconsapevolezza per cui coloro che mangiano carne non si rendono conto di ciò che fanno, pur essendo in realtà i mandanti della quotidiana ecatombe.

Vi è quindi nel vegetarismo una moralità che non scaturisce da un complesso di principi condizionanti il comportamento dell’uomo, ma dalla profonda presa di coscienza del mondo in cui viviamo, manifestantesi in libero atteggiamento di rispetto e di amore per i propri simili, gli animali e la natura tutta.

Quando questa moralità sia ben compresa e la si viva nella pratica attuazione dietetica, si può dire di aver posto una delle basi necessarie all’evoluzione spirituale. Compito principale dell’uomo, infatti, è quello di prendere coscienza di sé e della divinità che è in lui, di dominare i propri veicoli inferiori per permettere a questa di fare esperienza e di sviluppare nel migliore dei modi i propri veicoli di coscienza per farne uno strumento perfetto dell’Ego.

Perciò se da una parte, mangiando carne, si intossica il corpo con i processi degenerativi in essa già iniziati e si alterano le vibrazioni del corpo fisico, le quali, a loro volta, smuovono in senso disarmonico quelle astrali e mentali, dall’altra non appare accettabile un’ascesi verso i piani superiori quando si contravviene alle leggi evolutive di quella stessa Vita che ci informa.

Quando si mangia carne si introducono nell’organismo delle sostanze proteiche che hanno delle vibrazioni proprie, specifiche dell’animale. Questi, nel suo processo di nutrizione, scinde le proteine vegetali nei loro elementi più semplici, gli aminoacidi, e di essi si serve per ricostituirne di nuove, adatte alle proprie esigenze biochimiche, mettendole in armonica vibrazione con il suo organismo. Appare così evidente che cibarsi di carne significa dare al proprio corpo delle sostanze nutritive di seconda mano, quando possiamo benissimo attingere alla stessa pura fonte alla quale ha attinto l’animale ed intervenendo meno violentemente nell’evoluzione della Vita. Questo senza contare che le sofferenze inflitte all’animale con il trasporto su carri bestiame; le intossicazioni da medicamenti per accelerare lo sviluppo dei vitelli e per sterilizzarne le carni; il terrore che scuote l’animale al cospetto della morte presentita; ed altri fattori, per brevità omessi, concorrono a deteriorare la moralità dell’uomo, a inquinarne la coscienza, ostacolandone lo sviluppo spirituale. Mangiare per vivere e bere per dissetarsi sono doveri del nostro corpo; il male comincia quando, per realizzare delle funzioni naturali si altera l’armonia della natura, si ricorre ad atti di violenza, non si rispettano più né le cose né gli animali nel loro divenire.

Tuttavia, si può approfittare dello stesso pasto per favorire l’autocoscienza e l’evoluzione spirituale. Occorre innanzitutto mangiare in silenzio, consci che in quel momento si introducono delle energie naturali, predisponendo il corpo fisico a trarne il maggiore vantaggio. Proprio durante la masticazione, protratta fino a ridurre il cibo in poltiglia, si liberano le vibrazioni eteriche degli alimenti che la bocca riceve ed assorbe e, insieme a quelle della respirazione, nutrono il corpo eterico. Se poi, mangiando, si pensa con gratitudine ed amore alla natura che ci fornisce gli elementi, si mette in moto il corpo astrale che trarrà dai cibi gli elementi più sottili che sono in sintonia con le sue vibrazioni. Per nutrire invece il corpo mentale occorre concentrarsi sul cibo, pensando alla sua origine, a come è stato coltivato, all’ambiente in cui è cresciuto, agli influssi, stagionali e cosmici ecc. La mente allo stesso modo trae per sé gli elementi più sottili di quelli del corpo astrale e se ne alimenta. Ma si può andare anche più in là, nutrendo i corpi ancora più sottili, volgendosi alla divinità con infinito senso di gratitudine.

Il mondo vegetale, come tutto l’universo, è frutto dell’Amore, di quell’Amore che “muove il sole e l’altre stelle”. Continuamente si manifesta ed offre senza nulla chiedere. Esso vive racchiudendo in sé i quattro elementi fondamentali delle antiche filosofie, ed ha la singolare proprietà di saper formare sostanze organiche dalle inorganiche; trae infatti le proteine, gli idrati di carbonio ed i grassi partendo dall’acqua, dall’ossigeno e dall’anidride carbonica dell’aria, dai sali azotati della terra, con l’aiuto del fuoco, ossia l’energia della luce solare. È proprio questo meraviglioso chimismo naturale, frutto di una coscienza intelligente, che suscita in noi un profondo senso di amore e ci rende partecipi della vita cosmica.

Solamente prendendo coscienza di sé e della propria posizione nella natura, si può assumere un atteggiamento che rispetti l’evoluzione della Vita e l’armonia del Creato.

 

   Ferdinando Delor

Articolo tratto da “Rivista Italiana di Teosofia”, agosto 1976.



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