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Testi per riflettere

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Ipnosi e meditazione

Di Bernard Klein

Traduzione di Isabella di Soragna dalla rivista Tao Yin – Valence Cedex 2007 - ottobre 2008

  • Quale ipnosi?

  • Quale risveglio?

  • Dissociazione e confusione

  • La meditazione, un ipnotismo per de-ipnotizzarsi

 

L’ipnosi ed il Risveglio potrebbero essere le due facce di una stessa medaglia, poiché la maggior parte delle meditazioni sono simili ad una forma di ipnoterapia e mirano a preparare il meditante ad uscire dallo stato ipnotico che caratterizza la coscienza ordinaria.

Ogni volta che osserviamo un oggetto noi sogniamo – diceva H.W.L Poonja. Per Stephen Jourdain, “il Risveglio è svegliarsi di soprassalto, nel bel mezzo dello stato di veglia, come se questo stato di veglia fosse in realtà solo sonno e sogno”.
Ramana Maharshi insegnava che “la Via spirituale ha il solo scopo di de-ipnotizzare l’individuo”…
A parte questi esempi ognuno ha potuto notare seguendo le proprie letture, che la maggior parte de maestri orientali o occidentali afferma che il nostro stato abituale è paragonabile a una specie di sonno, o per riprendere i termini più letterari di Steve Jourdain, “ a una sincope della facoltà della Coscienza.” Poco importano i termini usati, il messaggio è semplice: lo stato di veglia è imparentato in realtà ad un’ipnosi che può fluttuare, ma dalla quale non si esce praticamente mai. Ecco perché si usa la parola Risveglio, quando si vuole designare la realizzazione spirituale, una realizzazione che consiste dunque nell’emergere finalmente dall’ipnosi comune, una liberazione dalle illusioni e dalle confusioni prodotte di solito dalla mente.

 

Quale ipnosi?

Questo emergere dal sonno, non si tratta di confonderlo con gli stati non-ordinari di coscienza, nel senso spettacolare del termine, come molti seguaci del New Age s’immaginano. La Coscienza reale è sempre stata presente e quindi non può dunque veramente emergere, ma soltanto liberarsi dalle illusioni con cui di solito s’ imbottisce. Tutto quello che può emergere nell’oceano di illusioni fa parte dell’ipnosi, che si tratti di altre forme di illusioni o altri stati di coscienza, chiamati ”non ordinari”.
L’ipnosi qual è praticata dagli ipnoterapeuti consiste solo nel compiere dei cambiamenti nell’ambito dello stato d’ipnosi di base! La chiamano “ipnosi” perché sembra diversa dal sedicente stato di veglia ordinario, ma tutta l’arte dell’ipnotizzatore risiede nella facoltà di far emergere altri stati di coscienza, altri stati d’ipnosi, e non di “ipnotizzare”!
Se l’ipnosi è uno stato del tutto abituale che noi non lasciamo praticamente mai, l’ipnotismo  è solo uno dei numerosi mezzi per far fluttuare questo stato. Un film, un libro o un lavoro che ci appassiona sono fattori del tutto capaci di approfondire questo stato ipnotico di base e immergerci in una trance più o meno simile a quella indotta da una seduta di ipnosi.
Erickson  soleva illustrare la questione dell’ipnosi quotidiana, servendosi dell’esempio di un automobilista che, immerso in una conversazione appassionante con la sua graziosa passeggera”, aveva guidato con prudenza, ma non si ricordava di aver traversato quella zona della città, talmente era assorbito in quel dialogo.
L’ipnosi dei terapeuti non ha nulla di definito con precisione. Al contrario sembrerebbe che ci siano diverse ipnosi. Le trance antiche non hanno evidentemente nulla a che vedere con l’ipnosi moderna; allo stesso modo il magnetismo di Mesmer nel XVIII secolo, non è l’ipnosi classica dell’inizio del secolo XX e nemmeno la nuova ipnosi di oggi, come quella americana non è la stessa di quella francese… E ancora di più, si sa che la natura dell’ipnosi può variare totalmente a seconda dell’ipnotizzatore e, naturalmente, dell’ipnotizzato. A questo si aggiunge la differenza tra le varie profondità della trance ipnotica, o tra i diversi stati ipnotici come il letargo o la catalessi…
Ogni scuola, ogni autore ha stabilito una lista di segni distintivi dello stato ipnotico. Ma confrontando queste liste, l’ipnosi sembra, in definitiva, difficilmente riducibile ad un numero chiaramente determinato di denominatori comuni. In breve l’ipnosi potrebbe solo essere una menzogna, un’illusione, una truffa mentale… Ci sarebbe allora solo uno stato ipnotico che consiste a credersi ipnotizzato, qualunque sia il senso dato a questa parola. Questa è infatti una delle teorie esistenti.

 

Quale risveglio?

Si ritrova praticamente la stessa interrogazione nella nozione di Risveglio spirituale. Sarebbe sbagliato pretendere che il Sahaja Nirvikalpa Samadhi degli indù e il Grande Satori dei giapponesi si definiscano alla stesso modo. Tanto che numerosi Maestri insegnano semplicemente che non vi è Risveglio, il quale è solo un concetto. Altri affermano che siamo già risvegliati e che non vi è sforzo da fare per raggiungere quello che è già presente. Tutto è un concetto. “Sono risvegliato” e “Sono ipnotizzato” sono altrettanto illusori l’uno quanto l’altro. Entrambi rendono palesi dei fenomeni psicologici o parapsicologici che confermano un cambiamento di stato di coscienza. L’ipnosi di base chiede sempre di essere confermata. Qualunque essa sia, l’ipnosi si costruisce solo sulla conferma degli stati che si presuppone essa produca.
Nel sistema ericksoniano, per esempio, si approfondisce l’ipnosi spingendo solo l’individuo a confermarlo, sia suggerendogli delle esperienze non abituali che gli diano un’impressione di stranezza, sia chiedendogli di mostrare un segno qualunque rivelante il fatto di trovarsi in uno stato non abituale.
Questo segno che conferma l’ipnosi, il cristianesimo lo chiama “scandalon”, il trabocchetto spirituale che imprigiona la coscienza nella sua illusione; ecco perché l’autore del vangelo mette in guardia “colui per mezzo del quale avviene lo scandalo”…Ramana Maharshi, anche lui attirava l’attenzione dei suoi discepoli su queste manifestazioni psichiche non ordinarie e insisteva sul fatto di non soffermarcisi e soprattutto di non credersi arrivati alla prima espansione di coscienza.
Questo genere di avvertimenti è stato espresso da sempre, dai veri profeti; e, se questo non ha mai impedito i falsi di imbrogliare se stessi e di truffare gli altri, è perché esiste evidentemente una confusione tra il vero Risveglio, di cui nessuno può rendere conto e di quello che fa vendere tanti libri e nutrire tante immaginazioni.
Nessuno può risvegliarsi poiché la persona è soltanto un’ipnosi, un’ipnosi che sogna il risveglio e che talvolta finisce per sognare anche il Risveglio!

In Realtà non vi è né ipnosi, né risveglio, né niente…
Ma nell’illusione propria all’ipnosi di base, c’è effettivamente ipnosi e risveglio. Da qui l’interesse di manipolare questi due concetti finché si annullano reciprocamente.
È questo quello che fecero vari Maestri spirituali, di cui Ramana Maharshi che ammetteva tecniche di ordine ipnotico come preamboli indispensabili alla via spirituale, suggerendo che l’ipnosi era il solo metodo per giungere alla de-ipnotizzazione.

 

Dissociazione e confusione

Come Hypnos, dio del sonno era figlio di Nyx, la Notte, l’ipnosi nella quale noi siamo immersi, questo sonno dell’anima, questo non-risveglio al Reale, è figlia di Avidya, l’ignoranza ontologica che regna sulla mente egocentrica e dualista. Ed è questa mente, ipnosi della coscienza, che affascinata – per non dire abbagliata – dalla relazione che suscita e mantiene tra i due poli degli antagonismi concettuali che crea, acceca la Visione diretta. E’ questa mente che dissociando costantemente la coscienza tra coscio ed inconscio, vela di sonno la luminosa Unità del Reale. E’ questa mente che, smarrita nel dedalo dei suoi livelli di coscienza, installa la confusione nel cuore di ogni esperienza…
L’esempio dato da Erickson, del guidatore diviso fra la strada e la conversazione con la graziosa passeggera, mostra che l’ipnosi è uno stato di spostamento di stati di coscienza, l’approfondimento del quale è indotto da una relazione di fascino e procede da una dissociazione tra le attività coscienti e inconsce. Questa dissociazione riposa su un processo confusionale. E’ attraverso la confusione che si passa da uno stato di coscienza ad un altro, come dal sonno alla veglia. E’ sempre la dissociazione tra le attività consce e quelle inconsce che provoca la confusione dei livelli di coscienza, attraverso la quale si può effettuare il passaggio.
Una delle tecniche di base dell’induzione, nell’ipnosi ericksoniana, consiste nel suggerire al paziente che uno degli stati di coscienza può perfettamente coesistere con questo o quello stato inconscio che lo spinge verso l’ipnosi. Questo genere di inflessione insidiosa della tendenza cosciente verso uno stato diverso sarà tanto più efficace se si appoggia sul protocollo estremamente confusionale della doppia dissociazione, del genere per esempio: ”Il vostro lato conscio può ascoltare le mie parole mentre il vostro lato inconscio approfitta del rilassamento; a meno che il vostro inconscio stia ascoltando le mie parole mentre il vostro lato conscio assapori il rilassamento.”
Il passaggio dello stato di veglia a quello del sogno notturno, anche se non orchestrato da un ipnotizzatore, funziona pure sul modello della doppia dissociazione, un’impressione inconscia s’insinua tra le percezioni consce, mentre le percezioni consce scivolano nel regno delle impressioni inconsce.
E’ lo stesso processo in atto durante la coscienza vigile che abbiamo durante le attività quotidiane. Prima di tutto i nostri pensieri, pur sembrando assolutamente razionali, sono condizionati da un’impregnazione inconscia; da traumi antichi per esempio, che proprio per il dolore a cui sono associati, provocano automaticamente delle dissociazioni estremamente intense tra ciò che si detesta e ciò che si ama, dissociazioni drammatiche e incredibilmente diffuse, che favoriscono lo scivolamento del contenuto inconscio verso l’oggetto esterno per assicurare al soggetto un vissuto immaginoso che non ha più nulla a che vedere con la realtà.
Con i nostri simili, la repressione dei sentimenti imposta dalla vita in una società umana, perverte totalmente il sentire autentico che l’incontro dovrebbe suscitare. Da quel momento la relazione prende l’aspetto di un gioco di falsificazione che si svolge almeno su due livelli: un primo, esplicito, regolato dalle convenzioni e un secondo, implicito, dove si esprime, generalmente in maniera non verbale, una parte dei sentimenti repressi.  È dunque attraverso un gioco più o meno complesso di segni che scivolano dall’implicito all’esplicito e inversamente, che si modellano queste strane relazioni umane che non autorizzano mai la comunione, ma unicamente la proiezione di se stessi o la produzione di un’immagine dell’altro sotto i fuochi accecanti del fascino che esercita inevitabilmente il concetto di alterità.
Infatti, la semplice dissociazione tra soggetto e oggetto è sufficiente da sola a mantenere la più grande illusione che esista: quella di un individuo separato, isolato, o detto altrimenti, un ‘ego’. Così, ogni relazione tra un presunto “io” che rappresenta la parte cosciente, e un presunto “altro”, che rappresenta la parte inconscia, costituisce ancora una volta una manipolazione confusionale ove ciò che appartiene a l’uno passa all’altro, e reciprocamente, in uno scambio tanto più soddisfacente per tutti poiché conferma l’idea che una persona è proprio un’entità separata.

 

La meditazione, un ipnotismo per de-ipnotizzarsi

Come il fuoco può essere combattuto con il fuoco, come una spina può aiutare ad estrarne un’altra dalla pelle, l’ipnosi può contribuire a guarire dall’ipnosi.
Se l’io mentale è un’ ipnosi della coscienza e che bisogna – come propongono i saggi orientali – stabilizzarlo, calmarlo, addormentarlo, affinché diventi trasparente e non faccia più ostacolo alla coscienza del Reale, tanto varrebbe dire che è necessario ipnotizzare l’ipnosi, placare il sogno finché la sua dissoluzione, e di conseguenza il Reale, possa sopraggiungere senza sforzo, spontaneamente.
Mazu, uno dei più celeri patriarchi zen, diceva che l’essenza del suo insegnamento consiste a “far cessare il pianto del bambino piccolo”. L’ipnosi, non solo induce un rilassamento ma, collegandolo alla regressione, ci avvicina alla nascita e al trauma che gli si ricollega e nel quale si radica la maggior parte delle nostre sofferenze. Permettendo al soggetto di rivivere anche parzialmente quello che lo spiega in origine, i metodi della meditazione che s’ispirano all’ipnosi, preparano dunque bene alla de-ipnotizzazione.
Come ai tempi antichi delle danze rituali le tecniche ipnotiche della meditazione sono utili come strumenti per allargare la coscienza e per entrare nel campo del transpersonale.
Il Mandala per esempio, questo affascinante disegno circolare, ha il compito di calmare la coscienza. All’esterno, induce uno stato di rilassamento e all’interno uno stato di meditazione. Una volta di più si parla di un mezzo che serve a passare da uno stato di coscienza ad un altro. Feed-back, auto-ipnosi, fascino, collaborano alla pacificazione indotte dal Mandala; ma mentre un’induzione ipnotica classica, per quanto possa essere rilassante, tende solo a riprogrammare l’ego, l’Occhio Mandala s’inserisce in un metodo più globale che mira ad estinguere completamente  questo ego. Allo stesso modo il mantra che, con la sua ripetizione, provoca una soprassaturazione di certi circuiti di neuroni, ha senz’altro molto in comune con l’ipnosi. È la base ipnotica della tecnica; ma è ben evidente che al di là di questo è il fervore del praticante che fa tutta la differenza. Ecco perché il mantra praticato meccanicamente si limita ad un‘auto-ipnosi, mentre se è pronunciato con tutto l’amore di cui si è capaci, esso può condurre alle porte della Realizzazione. Ma il suo primo effetto preliminare resta ipnotico. È lo stesso per tutti gli insegnamenti, tutte le parabole delle scritture sacre, tutti i rituali, tutte le tecniche di preghiera o di meditazione, tutte dipendono dall’ipnosi, appartengono totalmente al sonno dell’anima e sono, di conseguenza, incapaci di risvegliare, ma – come diceva il Battista – “spianano la via verso il Signore”. Fatto questo, non rimane che sacrificare Giovanni Battista, distruggere il Mandala, uccidere i maestri e dimenticare insegnamenti e sistemi di meditazione, perché l’ipnosi ontologica si possa dissolvere e poterci risvegliare dal sogno.

 

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