Home Page Riflessioni.it
Testi per riflettere

Testi per Riflettere

Indice

 

Non occorre fare nulla

di U.G. Krishnamurti

- Dialoghi in Amsterdam tra U.G. e alcuni amici.

Da Il coraggio di essere se stessi (versione per internet) traduzione di Pierluigi Piazza.
pag 11/12

.: pagina precedente .: pagina successiva

 

Cosa vuole dire la gente quando parla della coscienza? Non esiste una cosa come la coscienza. La tecnologia medica può dire perché una persona è incosciente, ma l'individuo che è incosciente non ha modo di sapere il perché. Quando esce da quello stato di incoscienza, ridiventa cosciente. Pensate di essere coscienti ora? Pensate di essere svegli? Pensate di essere vivi? 
È solo il vostro pensiero che vi fa credere di essere vivi, di essere coscienti, di essere svegli. Succede quando entra in gioco la conoscenza che avete delle cose. Voi non avete nessun modo di conoscere o di sapere se siete vivi o morti. Voi divenite consci delle cose solo quando la conoscenza entra in azione. Quando la conoscenza è assente, al pensiero, il quale finisce prima che la morte abbia luogo, non importa se la persona è viva o morta. 

Veramente non conta nulla se uno è vivo o morto. Naturalmente la cosa è importante per chi gli sta vicino, per coloro che hanno contatti ed affetti per quella persona, ma voi non avete modo di sapere se siete vivi o morti, o se siete coscienti o no. Voi diventate coscienti solo attraverso l'aiuto del pensiero. Ma sfortunatamente esso è sempre presente. Il mio suggerimento che non sia possibile sperimentare niente per voi non ha senso, perché non avete nessun punto di riferimento. Quando manca il movimento del pensiero, tutte le domande circa la coscienza finiscono. Questo è ciò che intendo dicendo che le domande sono assenti. 

Come potete voi ottenere un cambiamento nella coscienza che non ha limiti, non ha confini, non ha frontiere? Gli scienziati possono spendere milioni e milioni di dollari, fare tutti i tipi di ricerche per trovare dove sia collocata la coscienza umana, ma non troveranno niente. Ci possono provare - stanno già spendendo miliardi per cercare il luogo dove la coscienza è collocata, ma le possibilità che ci riescano sono nulle. Non esiste quel posto negli individui; ciò che c'è, è solo pensiero. 

Ogni volta che un pensiero nasce, voi create un' entità, un centro, e quel centro vi serve come riferimento per sperimentare le cose. Se non c'è il pensiero, non è possibile per voi sperimentare nulla, e non potete mettere in relazione nulla con la cosa inesistente che voi stessi siete. 

Ogni volta che nasce un pensiero, voi nascete con lui. Il pensiero per sua natura ha vita breve, e quando è passato è realmente finito. Questo è probabilmente ciò che la tradizione vuole significare con i termini morte e rinascita. E non che muoia e rinasca quell'entità non esistente che pensate di essere. La fine della nascita e della morte è lo stato di cui parlano tutti quei saggi. 

Ma quello stato non può essere descritto nei termini di beatitudine, amore, compassione e tutti quei nonsensi ben noti, perché non può essere sperimentato. 

Anche l'esperienza del mondo attorno a voi trae origine dallo stesso principio. Ci deve essere un punto ed è questo punto che crea lo spazio. Se questo punto non c'è, non c'è neanche lo spazio. Così tutte le vostre esperienze sono illusorie. 

Non sto dicendo che il mondo è un' illusione. Tutti i filosofi Vedanta in India, particolarmente chi studia Shankara, sono soliti indulgere in questi frivoli nonsensi. Il mondo non è un'illusione, ma tutto ciò che sperimentate in riferimento a questo centro, il quale è esso stesso illusorio, è condannato ad essere un' illusione; questo è tutto. 
La parola Sanscrita "maya" non significa illusione nei termini in cui usate la parola inglese. "Maya" significa misurare. Voi non potete misurare nulla, a meno che abbiate un punto. Se manca il centro, non ci sarà circonferenza. Questa è semplice aritmetica. 

Questo punto non ha continuità. Nasce in risposta alla domanda di una data situazione, è la situazione che dà origine a questo punto. Il soggetto non esiste là. È l'oggetto che crea il soggetto. 
Quanto dico va contro l'intero pensiero filosofico indiano. Il soggetto viene e va in risposta alle cose che stanno succedendo là fuori. È l'oggetto che crea il soggetto, e non viceversa. Questo è un semplice fenomeno che può essere sperimentato. Per esempio: se non c'è oggetto là, non c'è nemmeno il soggetto qui. Ciò che crea il soggetto, è l'oggetto. 

C'è la luce; se non ci fosse, non avreste modo di vedere nulla. La luce illumina l'oggetto, ed il riflesso di quella luce attiva il nervo ottico che a sua volta attiva le cellule della memoria. Quando le cellule della memoria sono stimolate, entra in gioco tutta la conoscenza che avete dell'oggetto. È quel processo che sta avvenendo, che crea il soggetto. Ed il soggetto è solo la conoscenza che voi avete dell'oggetto. La parola microfono è l'occhio. Non vi è altro là, a parte la parola microfono.

 

pagina 11/12
.: pagina precedente .: pagina successiva


I contenuti pubblicati su www.riflessioni.it sono soggetti a "Riproduzione Riservata", per maggiori informazioni NOTE LEGALI

Riflessioni.it - ideato, realizzato e gestito da Ivo Nardi - copyright©2000-2024

Privacy e Cookies - Informazioni sito e Contatti - Feed - Rss
RIFLESSIONI.IT - Dove il Web Riflette! - Per Comprendere quell'Universo che avvolge ogni Essere che contiene un Universo