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LA RETE DEL PENSIERO

Di J. Krishnamurti
Da: discorsi a Saanen e ad Amsterdam 1981

Ed. AEQUILIBRIUM - Milano
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Il pensiero non è soltanto responsabile della costruzione di meravigliose cattedrali, ma è anche responsabile di tutte le sciocchezze che accadono dentro le cattedrali. Grandi dipinti, poemi, musica, sono attività del pensiero. Percepire un suono, ascoltarne la straordinaria bellezza e scriverlo sulla carta: è questo che fa il pensiero. Il pensiero è responsabile di tutti gli dei, dei salvatori, di tutti i guru e dell'obbedienza e della devozione che vengono loro tributate. Tutto è conseguenza del pensiero, che cerca soddisfazione e fugge dalla solitudine. Tutta l'umanità ha in comune il pensiero. Il più povero abitante di un villaggio in India pensa, così come pensa il dirigente d'azienda o il capo religioso. Si tratta di un fatto quotidiano. È su questo terreno che si trova qualsiasi essere umano. Non potete sottrarvi a questa situazione.
Il pensiero ha fatto cose meravigliose, che sono d'aiuto per l'uomo; ma ha anche prodotto incredibili distruzioni, e ha portato il terrore nel mondo. Così dobbiamo capire la sua natura, i suoi movimenti: perché pensate in un certo modo; perché rimanete legati a certe forme di pensiero; perché vi tenete strette certe esperienze; perché il pensiero non ha mai capito la natura della morte. Dobbiamo prendere in esame la struttura stessa del pensiero. Non stiamo prendendo in considerazione il vostro modo particolare di pensare, perché è ovvio come pensate, dato che siete stati programmati. Ma se esaminerete seriamente in che cosa consiste il pensiero, allora entrerete in una dimensione del tutto diversa. Tale dimensione non è quella dei vostri piccoli problemi quotidiani. Dovete capire la tremenda energia del pensiero e la natura del pensiero, non dal punto di vista del filosofo, dell'uomo di religione, del professionista, della casalinga, ma dovete rendervi conto di quale enorme vitalità ci sia nell'atto di pensare.
Il pensiero è responsabile di ogni genere di crudeltà: le guerre, le macchine per uccidere, le brutalità della guerra, le uccisioni, il terrore, il gettar bombe, il prendere ostaggi in nome di una causa o senza di essa. Il pensiero è anche l'artefice di cattedrali, delle loro meravigliose strutture, di poemi incantevoli; è l'artefice di tutto lo sviluppo tecnologico, dei computer, con la loro straordinaria capacità di imparare e di superare la capacità di pensare dell'uomo. Che cosa significa pensare? Pensare è una risposta, una reazione della memoria. Se non aveste memoria non sareste in grado di pensare. La memoria si imprime nel cervello come conoscenza, che è il risultato dell'esperienza. È questo il modo di funzionare del nostro cervello: prima c'è esperienza. Esperienza può significare anche quella fatta dall'uomo all'inizio della sua esistenza e che noi abbiamo ereditato. L'esperienza dà conoscenza, quindi la conoscenza è immagazzinata nel cervello dando luogo alla memoria e dalla memoria proviene il pensiero. In base a quello che pensate, voi agite. E dall'azione imparate ulteriormente. Così il ciclo ricomincia. Esperienza, conoscenza, memoria, pensiero, azione; l'azione determina altre esperienze e quindi il ciclo torna a ripetersi. È così che siamo programmati.
Ci comportiamo sempre allo stesso modo: avendo il ricordo della sofferenza, cerchiamo di evitarla in futuro, non facendo quelle cose che la provocano. Questa diventa conoscenza, e ripetiamo sempre lo stesso schema. Con il piacere sessuale non facciamo altro che ripetere. È così che si muove il pensiero.
Guardate la meccanicità con cui funziona il pensiero, vedetene la bellezza. Il pensiero dice a sé stesso: "Sono libero di funzionare". Ma il pensiero non è mai libero, perché si basa sulla conoscenza e la conoscenza è ovviamente sempre limitata. La conoscenza deve sempre essere limitata perché fa parte del tempo. Imparerò di più, ma per imparare altre cose devo avere tempo. Non conosco la lingua russa e voglio impararla. Mi saranno necessari sei mesi, un anno o tutta la vita. Così la conoscenza è un movimento nel tempo. Tempo, conoscenza, pensiero, azione costituiscono il ciclo nel quale viviamo. Il pensiero è limitato; perciò qualsiasi azione compiuta dal pensiero deve essere limitata. Ma ogni limitazione del pensiero crea inevitabilmente divisione e conflitto.
Se dico di essere indù, se dico di essere indiano, pongo una limitazione e questa limitazione porta con sé corruzione e conflitto, perché qualcun altro dice: "Sono cristiano", "Sono buddista". Così c'è conflitto fra noi. Tutta la nostra vita, dalla nascita fino alla morte, non è altro che una serie di sforzi, di conflitti; e i tentativi per uscire da questa situazione a loro volta generano altri conflitti. Così viviamo e moriamo in un conflitto senza fine e non ci chiediamo mai quale sia la radice di tale conflitto.
Questa radice è il pensiero, perché il pensiero è limitato. Ora, per favore, non dite: "Come faccio a fermare pensiero?". Non è questo il punto. Il punto è osservare e capire la natura del pensiero.

      J. KRISHNAMURTI

 

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