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Il vero valore della religione

Di Giacomo Bo e Nadia Damilano

Tratto da “Chi sono io? – L’eterna ricerca della verità” (Jubal 2005)

 

“Là ilàha ill’Allàh” – Non vi è Dio fuorché Dio   (Corano)

La parola religione deriva dal latino religo che significa unire, collegare. Essa è la “scienza dello spirito” ed ha come scopo quello di connettere o, meglio, riconnettere uomo e Dio.
Le testimonianze archeologiche, mitologiche e letterarie che riguardano un’antichità assai remota nella storia del genere umano, rivelano come la religione permeasse ogni aspetto della vita e della società. Esisteva un notevole equilibrio tra le esigenze materiali e quelle spirituali, le prime realizzate per la sopravvivenza del corpo e le seconde per la realizzazione dell’anima.
L’uomo viveva in pace con se stesso, con gli altri e con l’ambiente che lo circondava.
Lungo la storia umana ad un certo punto tale equilibrio ha iniziato a sfaldarsi in favore degli aspetti più materiali. Tale processo viene oggi chiamato secolarizzazione e consiste nello svuotare ogni cosa del significato spirituale.
Così, la politica, la legge e il governo furono i primi ad essere privati della componente divina. Ad esempio, nell’antico Egitto dapprima governavano i sacerdoti, in seguito i faraoni (con i sacerdoti come consiglieri) ed infine il popolo con la democrazia.
Poi fu il pensiero ad essere laicizzato, sotto forma di filosofia e successivamente toccò alla scienza divenire atea. Fu poi il turno delle arti in tutte le loro manifestazioni ed infine anche la religione si secolarizzò perdendo di vista la propria vera funzione.
Ecco la società occidentale che con i propri valori, fondamentalmente materiali, rapidamente conquista l’est e il sud del mondo, mentre la spiritualità vera viene osteggiata, derisa e considerata una debolezza dell’uomo che non sa vivere la vita di tutti i giorni.
La vita ha perso la sacralità ed ognuno si sente libero di agire come crede. La libertà intesa come trascendenza dell’umano ha lasciato il posto ad un concetto molto più limitato che significa poter fare ciò che si desidera, non sottostare al volere altrui.
Una buona parte dell’umanità non considera più valide e significative le verità eterne e la saggezza della religione e della spiritualità che per migliaia di anni sono state vissute e seguite dai saggi, le rifiuta poiché non è in grado di comprenderle veramente.
Laddove la morale di un recente passato repressivo e puritano si sgretola e dove anche i valori più semplicemente materiali perdono presa, subentra poi una tendenza ancora più pericolosa a livellare tutto in nome della libertà di scelta e di espressione, tutto si equivale, tutto è consentito.
Gli esponenti politici che cavalcano tale tendenza hanno affermato con fierezza la conquista della libertà della donna grazie alla legge che permette l’aborto, senza rendersi conto di aver dato in mano a ragazzi di diciott’anni uno strumento assai pericoloso e troppo grande per essi.
I giovani, di oggi come del passato, hanno bisogno di indicazioni, di insegnamenti, di valori guida con cui vivere la propria esistenza. Da soli non sono in grado di percorrere la lunga strada chiamata esistenza senza commettere errori fatali che possono compromettere l’esito di una vita intera.
Siamo d’accordo che è giusto avere una mente aperta in grado di assorbire ogni tipo di influsso, ma è necessario che questa mente abbia dei punti di riferimento che facciano da muro per contenere e guidare l’energia vitale e la creatività umana. Quando l’uomo respinge la spiritualità sotto forma di religione in nome di una maggiore apertura mentale, egli in realtà perde il criterio con cui discernere il vero dal falso.
Di nuovo, una ragazzina che non riconosce più la sacralità della vita, si ritroverà schiava del piacere sessuale e dell’infatuazione, e senza una guida sicura commetterà errori che peseranno sulla sua coscienza tutta la vita.
Il ruolo della religione è fondamentale, quanto quello di un buon governo e di leggi giuste, o quanto quello di una buona famiglia e di una giusta educazione. La nostra società commette un grave errore nell’ignorare questo dato di fatto e nell’affermare che il mondo può proseguire anche senza religione.
Molti obietterebbero a tale visione sostenendo che le religioni hanno perso il vero valore e che non sono più in grado di compiere la loro funzione fondamentale, che è condurre l’uomo al divino.
Ciò è in parte vero; è vero che il processo di secolarizzazione ha colpito in profondità ed oggi la maggior parte dei religiosi non incarna più l’ideale di uomo santo, di rinunciante in preghiera.
È vero altresì che rare sono le persone che veramente si impegnano per comprendere il significato ed il ruolo della religione. Ci si limita ad uno studio storico o teologico, oppure la si tollera come si tollera il dolore, che è inevitabile, ma che si vorrebbe che non ci fosse.
Comprendere una religione significa invece conoscere la verità interiore da cui scaturisce la manifestazione esteriore. Significa in altre parole passare dalla forma esteriore all’essenza, a quell’unica essenza comune a tutte le religioni.
Prima di dire che una religione è solo un mucchio di falsità create per annebbiare o drogare le persone, bisognerebbe sperimentare la Verità da cui essa è nata e intorno alla quale si è sviluppata. Chi erano Cristo, Buddha, Krishna, Maometto e tutti gli altri grandi maestri? Cosa hanno insegnato e soprattutto come vivevano? Qual era la vita delle prime comunità sorte intorno a queste grandi figure? Ed infine, come e dove oggi è ancora presente lo spirito di quei fondatori; dove sono Cristo, Buddha, Krishna e Maometto?
Senza questa visione dell’aspetto interiore delle religioni, ogni discussione rimane superficiale e nella peggiore delle ipotesi genera conflitto, come la storia spesso ha dimostrato.
I conflitti nascono dal fatto che ogni parte afferma più o meno apertamente di essere l’unica depositaria della Verità e ovviamente nega la validità delle altre vie spirituali. È un comportamento comune ad ogni religione e contiene al tempo stesso una verità e un’impurezza.
Per comprendere l’aspetto vero dobbiamo avvalerci di un’immagine. L’uomo vive in un universo costellato di stelle, ognuna delle quali meravigliosa e lucente. Però di giorno appare solo il sole, la cui luce nasconde tutte le altre. Egli ha da sempre venerato la sua stella considerandola prima unica e poi, quando la scienza gli ha aperto gli occhi, comunque la più bella e la più grande. È pur vero che, per gli abitanti di un pianeta che orbita intorno ad una stella lontana, il loro astro apparirà nel medesimo modo. Tutte le stelle sono uguali, ma anche completamente diverse a seconda del punto di osservazione.
Allo stesso modo, il fondatore di una religione, essendo un uomo divino, risplende come un sole al centro del proprio sistema e viene venerato come unica emanazione di Dio. Ogni fondatore ha in qualche modo rotto il sistema religioso prima esistente e ne ha creato uno nuovo mettendosi al centro di esso. Così hanno fatto Buddha con l’Induismo, Gesù con l’Ebraismo e Maometto con il Cristianesimo, solo per fare alcuni esempi.
Come l’uomo crea la sua esistenza materiale intorno ad un unico sole, così allo stesso modo egli crea la sua spiritualità intorno ad un’unica religione, scaturita da quel fondatore che egli riconosce come unica emanazione divina. La sua necessità di conoscere altre religioni e maestri è pari a quella di conoscere altre stelle del firmamento; è una conoscenza intellettuale.
Con questo elemento di verità coesiste però una falsità, perché come il sole di per sé non nega le altre stelle, ma semplicemente le nasconde con la propria luce, allo stesso modo la religione non dovrebbe negare le altre espressioni di vera spiritualità e soprattutto dovrebbe rispettarle profondamente perché tutte scaturiscono dalla stessa verità, ossia da Dio.
Nella storia umana ciò è avvenuto raramente; molto più spesso abbiamo assistito a squallidi tentativi di “accaparramento” delle persone, a conversioni forzate, fino a vere guerre religiose.
La decadenza all’interno della religione è ciò che ha spinto le persone a ricercare religioni e vie spirituali diverse dalla propria. Si tratta di un movimento “innaturale” perché la propria religione, essendo scaturita dalla medesima Verità di tutte le altre, dovrebbe bastare alle necessità spirituali del praticante. Anzi, potremmo dire che ogni religione cammina con il linguaggio verbale e figurativo tratto dalla cultura a cui fa riferimento, parla cioè per persone nate in un determinato periodo storico e in una determinata area geografica, attinge alle loro abitudini, alla loro storia, al loro clima, ai tratti somatici ed alla struttura stessa della loro mente. Per questo è ragionevole per ognuno coltivare la religione della propria terra e da essa partire nella ricerca dell’Assoluto.
Il dilemma se rimanere fedeli alla propria religione oppure ricercare altre tradizioni, così come la scelta di non seguire alcuna religione, è il prodotto finale del processo di secolarizzazione. La religione, da un lato “aggredita” dalle filosofie moderne e laiche, e dall’altro sempre meno capace di produrre religiosi di valore, in grado di accendere nei fedeli l’anelito per la ricerca spirituale, viene sottoposta ad un lento, ma costante processo di frantumazione dei propri valori. A molti tali valori appaiono “vecchi” e vuoti, non in grado di dare risposta alle domande che la vita moderna pone: in verità è proprio la mentalità che rifiuta tali valori perenni e universali ad essere immatura. Si preferisce criticare tutte le religioni facendone risaltare i limiti e le imperfezioni piuttosto che rivolgere verso se stessi l’analisi critica e scoprire di aver perso la propria religiosità e spiritualità, nonché il vero valore della vita.
L’elemento centrale di ogni religione è la sua universalità. Ogni differenza appare tale solo in superficie ed è dovuta a differenze geografiche, climatiche, culturali, storiche... Ogni tradizione religiosa autentica è in realtà rivelazione di Dio, dell’Assoluto, ad una parte dell’umanità che in quel momento era pronta ad accoglierla. La Verità che ha dato origine ad ogni via spirituale è sempre la stessa e il suo scopo è sempre il medesimo: ricondurre l’uomo a Dio.
Per comprendere a fondo una religione occorre saper distinguere tra forma ed essenza. La forma è la manifestazione esteriore, fatta di simboli, rituali e credenze. Il suo scopo è quello di dare all’uomo un comportamento elevato che lo emancipi dalla sua natura animale e lo avvicini alla divinità. Ogni tradizione dà un nome a tale codice etico: i comandamenti cristiani, la Shari’ah mussulmana, il Dharma indù e così via.
L’essenza invece è il cuore dell’insegnamento, quell’unica Verità che è Dio, l’Assoluto, l’Uno. Tale essenza è sempre nascosta e vive in secondo piano rispetto alla forma. Ecco perché è facile rimanere ingannati e ritenere erroneamente “eretica” una manifestazione religiosa diversa dalla propria.
Forma ed essenza sono profondamente collegate. La prima scaturisce dalla seconda e il suo significato può essere veramente compreso solo conoscendo l’essenza.
Ogni religione ha da sempre un aspetto essoterico, cioè di massa, alla portata di tutti, fatto di semplici precetti di vita, di sacramenti, di feste, di preghiera collettiva. Ed uno esoterico, riservato a chi ha reale brama di conoscere Dio, di sperimentare direttamente l’unione con l’Assoluto e conoscere i misteri dell’universo.
Il primo ha la funzione ed il valore di guidare la vita, di elevare i gesti quotidiani, di condurre l’energia vitale verso il mondo esterno attraverso i sensi. Il secondo ha il compito di ispirare, di dare un senso al tutto, di guidare l’energia vitale verso il mondo interiore, chiudendo le porte dei sensi fino all’unione con Dio.
Nelle religioni moderne l’aspetto esoterico è invisibile, poco accessibile, spesso quasi rinnegato, e ciò rende sterile l’aspetto essoterico, che si svuota dei propri significati e diventa qualcosa in cui credere come mistero della fede, qualcosa che va difeso con la forza perché non può più essere compreso con la ragione né con l’esperienza.
La lacuna, se di lacuna si vuole parlare, è data dalla mancanza di uomini di Dio, di veri ricercatori interessati a conoscere l’essenza, e capaci di affascinare, di infiammare l’anima di coloro che sono alla ricerca della via per conoscere direttamente Dio.
Come è possibile conoscere l’essenza? Essa è nascosta alla persona comune, ma si mostra a chi sa andare oltre l’ordinario, il mondo duale, e percepire l’unità di quanto esiste. È solo con la pratica della meditazione, nelle sue infinite modalità, che è possibile perforare maya, l’illusione delle forme, e pervenire alla realtà unica da cui scaturiscono tutte le religioni e le vie spirituali. Si tratta dunque di un’esperienza e non di una conoscenza intellettuale ed è accessibile con una pratica intensa e genuina, scevra da preconcetti e pregiudizi, perché come sempre la Verità stupisce nella sua infinita capacità di mostrarsi sempre uguale e sempre diversa al tempo stesso.
Conoscere una religione in profondità significa sperimentarne l’essenza: solo allora se ne comprenderà il valore fondamentale per l’esistenza umana. Chi parla in modo critico lo fa perché non ha mai sperimentato in prima persona.

 

Chi sono io? L'eterna ricerca della verità
di Giacomo Bo, Nadia Damilano Bo
Jubal - 2005

 

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