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"Effetto san Matteo"

Aperto da doxa, 30 Giugno 2025, 23:34:00 PM

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anthonyi

Citazione di: InVerno il 02 Luglio 2025, 11:01:06 AMLa monarchia è stato il sistema di governo di maggior successo nella storia dell'umanità, l'ereditarietà del potere tiene a bada l'invidia, con la caduta delle monarchie il potere diventa più contendibile e l'invidia diventa un valido strumento per avanzare nella società. Ma anche nelle monarchie era necessario dare la colpa a qualcuno e quale miglior candidato delle classi mercantili, le uniche che avevano una ricchezza facilmente misurabile e la capacità di generarla in maniera non ereditaria, Gesù si inserisce senza elementi di rottura in questa tradizione ribaltando i tavoli dei mercanti mica quelli dei romani, il suo popolo subirà per secoli le conseguenze dell'essere troppo vicino ai soldi. Ci sono studi che descrivono come anche nel mondo animale vi sono forme di regolazione della diseguaglianza, un ratto grosso e un ratto piccolo fanno la lotta per un pò, il ratto grosso vince continuamente finchè il ratto piccolo si stufa di giocare per perdere, a quel punto il ratto grosso perde "volontariamente" per incoraggiorare il ratto piccolo a giocare ancora, il fair play nei ratti è un interessate spunto sull'origine della morale. Sono anche segnalate molte tribù aborigerene dove il miglior cacciatore anzichè essere premiato viene deriso, si ipotizza che serva a prevenire che il bravo cacciatore alla fine chieda una fetta di zebra più grande degli altri, si sacrifica un pò di efficienza nella caccia per salvaguardare la coesione nel gruppo, io l'ho visto accadere anche negli "spogliatoi tribali" di calcio. Altri studi suggeriscono che la relazione tra il denaro e la felicità comincia a diventare inversamente proporzionale oltre ad una certa soglia di reddito (se ricordo bene 70mila?) 
Non mi risulta sia proprio così, la correlazione tra felicità e reddito é positiva fino a un certo livello, anche più basso dei 70 mila dollari, dopodiché abbiamo semplicemente un effetto nullo. 

iano

#16
Citazione di: anthonyi il 02 Luglio 2025, 18:29:58 PMNon mi risulta sia proprio così, la correlazione tra felicità e reddito é positiva fino a un certo livello, anche più basso dei 70 mila dollari, dopodiché abbiamo semplicemente un effetto nullo.
La felicità ha breve durata, perchè  nel caso in esame, ad esempio, essa non sta nell'esser ricchi, ma nel diventarlo.
Quando smettiamo di diventarlo e iniziamo ad esserlo è relativo.
In ogni caso non è l'esser ricchi a dare felicità, a meno che non ci accontentiamo in subordine di godere dell'invidia altrui per i nostri ''tacchi 12'', perchè quella in effetti si rinnova in continuazione.
Questo è l'unico caso in cui la felicità, seppur perversa, aumenta in proporzione alla ricchezza, essendo l'invidia altrui proporzionale alla nostra ricchezza.
Scriviamo con la mano, ma la miglior  scrittura è quella che ci prende la mano.

iano

#17
Insomma, non sarebbe la ricchezza a farci felici, ma ''la ricerca di felicità a farci ricchi'', perchè ricerchiamo la felicità che immaginiamo di provare nel diventare ricchi.
Sembra che non potremo mai essere ricchi di felicità, perchè questa felicità continuativa sarebbe controproducente.
Infatti, se fossimo stati felici di vivere nelle caverne, ci abiteremmo ancora, secondo Tali Sharot e Cass R: Sunstein, autori di  ''Guardate meglio'', Raffaello Cortina Editore.''
Scriviamo con la mano, ma la miglior  scrittura è quella che ci prende la mano.

Il_Dubbio

Citazione di: doxa il 30 Giugno 2025, 23:34:00 PMIl divario si riferisce alla disparità nella distribuzione del reddito e della ricchezza tra le persone all'interno di una società. Questo fenomeno,  evidente in ogni epoca, crea problemi per la stabilità sociale e l'uguaglianza delle opportunità.

Le cause del divario sono complesse e dipendono da molteplici fattori, tra cui la crescita economica ineguale, le politiche sociali inadeguate e gli svantaggi sociali ereditati.
Visto che la felicità non è immediatamente ad appannaggio dei più ricchi, ma l'estrema povertà porterebbe sicuramente a instabilità sociali, le politiche sociali, anche quelle di destra (liberiste), ammettono dei sostegni al reddito.

Il tanto misfrattato reddito di cittadinanza rappresenta questo sostegno. Chi lo ha delegittimato ed infine eliminato non ha capito nulla. 

InVerno

Anthonyi potrebbe aver ragione, ammetto di non essere mai andato a leggere gli studi in questione ma solo articoli che li citavano e potrei ricordarmi male o aver letto brutti riassunti, nutro una certa "incertezza epistemologica" riguardo gli studi che si basano sull'autoreport dei propri stati interiori quindi non ci perdo troppo tempo, allo stesso tempo "effetto nullo" non saprei cosa significhi in questo contesto. Nel senso che se aumentare il mio reddito contiene la promessa di migliorare il mio benessere psicologico, nel momento in cui invece ricevo un "effetto nullo" sulla mia felicità, non è esattamente un risultato neutro, perlomeno in riferimento alle aspettative. Suppongo sul lato economico abbia a che fare con il valore marginale, sul lato psicologico potrebbe riferirsi al proverbiale effetto asino-carota, continuare ad accumulare ricchezze e non raggiungere mai la carota della felicità deve provocare una certa frustrazione? Sto facendo quel che non andrebbe fatto, speculare su studi che non ho letto, ma il nocciolo del problema risiede nell'origine della felicità, se essa è endogena o esogena, la cultura occidentale moderna tende a enfatizzare l'idea che la felicità sia esogena, questo il problema collegato all'utilità marginale. La prima auto che compro potrebbe aiutarmi ad avere un lavoro o a trovare degli amici, la seconda auto che compro non cambia nulla a riguardo, la prima macchina soddisfa un mio bisogno endogeno, contribuire alla società o avere una vita sociale, la seconda nasce dalla errata premessa che fosse l'auto stessa ad essere il motivo per cui sono felice, e fallisce nel riprodurre gli stessi risultati della prima.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

anthonyi

Ciao Inverno, in effetti la questione é complessa. La felicità é un concetto più complicato di quanto sembra, certamente più complesso di quel concetto tecnico di utilità che gli economisti usano. 
In particolare c'é la differenza tra una felicità percepita e una felicità effettiva rilevabile da indagine psicoanalitica. Molte persone oggettiviz zano la felicità con il denaro, per cui credono di essere più o meno felici a seconda di quanto denaro hanno. E' l'universale dilemma di Erich  Fromm, avere O essere? Si ha il denaro, si é felici.
Poi c'é il condizionamento culturale, é dimostrato ad esempio che coloro che studiano l'economia main stream ripropongono nelle loro scelte comportamentali quei modelli che hanno studiato, per cui per loro la logica denaro uguale felicità dovrebbe essere automatica. 
Per coloro che invece credono in modelli di società egualitaria invece dovrebbe valere il contrario, avere denaro in più viene percepito come ingiusto e quindi genera sofferenza. 

iano

Citazione di: anthonyi il 03 Luglio 2025, 09:55:55 AME' l'universale dilemma di Erich  Fromm, avere O essere?
La felicità sembra essere un mezzo per raggiungere il  benessere, più che una prova di raggiunto benessere, e se pure ci lamentiamo di quanto sia effimera, sembra che proprio nell'essere effimera stia la sua utilità.
L'uomo che è felice di aver fatto di una caverna la propria abitazione, se continua ad esserlo, nella caverna ci rimane.
Scriviamo con la mano, ma la miglior  scrittura è quella che ci prende la mano.

baylham


Per sottolineare l'incoerenza del Vangelo, nei panni del servo "inutile" avrei raccontato al boss (" io mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso") la parabola degli uccelli (Matteo 6, 25-33, Luca 12, 22-34).

Questa sciocca parabola è comunque interessante per conoscere e interpretare l'economia e la società di quel tempo: le classi (il padrone, i servi, i "banchieri" ), la moneta, l'interesse, il fine dell'arricchimento), le dinamiche (come si diventa padroni o servi, che attività, alternative al prestito, "fruttano" il raddoppio del capitale "dopo molto tempo").

Nel merito  l'affermazione "Poiché a chiunque ha, sarà dato ed egli sovrabbonderà; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha" non ha logicamente alcun senso.
 
Invece l'effetto San Matteo di Robert Merton ha spiegazioni economiche e sociali deterministiche e stocastiche.
La causa economica deterministica più importante dell'effetto è l'ereditarietà. Altre cause economiche sono l'apprendimento, le economie di serie, le barriere alla concorrenza, la diversificazione delle attività economiche.
Accenno anche alle politiche economiche pubbliche, che molto spesso hanno un effetto San Matteo.

Il_Dubbio

come dicevo in un argomento affine qualche tempo fa, la felicità è uno stato di equilibrio.

Ad esempio io ho stabilito alcune cose da fare, le faccio e sono contento e felice. Se arriva un evento che scombina questo equilibrio perdo la mia felicità. 
Penso ad una bolletta piu grossa da pagare. Sono comunque previdente e prendo l'eccedenza dal fondo che avevo accumulato per le spese straordinarie. Perdo però comunque il mio stato di equilibrio perchè per ricomporre il fondo devo fare dei sacrifici. Questo fino a quando il fondo si è svuotato, e non riesci piu a fare nulla fino alla povertà assoluta. 
Ristabilire un equilibrio è complicato, perchè ora non hai nulla, mentre prima ti accontentavi del poco ma sufficiente. 

Provate a pensare quale sarebbe il minimo di denari da spendere per avere una vita felice. 
Il minimo potrebbe essere un vagabondo, senza fissa dimora che vive sulle panchine. Alcuni di questi sono forse felici, perchè si accontentano di vivere quel tipo di vita. Alcuni dicono di averla scelta. 
Si perde la felicità quando il minimo (e ognuno potrebbe avere il suo minimo, e potrebbe anche avercelo il vagabondo) scende. Bisogna trovare quindi un nuovo equilibro nel nuovo minimo. 

Se i denari invece salgono all'improvviso, è chiaro che anche in quel caso si perde l'equilibrio.  

Quindi non è la quantità di denari che uno ha a renderlo felice, ma l'equilibrio che raggiunge ad una certa soglia (ogni volta differente per ciascuno).


 

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