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Guerra in Ucraina III

Aperto da InVerno, 21 Febbraio 2023, 13:39:02 PM

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niko

Citazione di: anthonyi il 07 Dicembre 2025, 14:13:58 PMMai saputo che ci fossero elezioni nei paesi comunisti. Presumibilmente con un ruolo ristretto, scegliendo tra i candidati che il partito aveva già selezionato. E naturalmente non é possibile votare per un sistema differente da quello Marxiano. Quando é crollata l' URSS, merito di quel benefattore di Gorbaciov, il dissenso nei confronti del socialismo era quasi totale, oltre il 90 %, e tu parli di maggioranza al potere?
Nei sistemi occidentali I lavoratori votano, e presumibilmente la maggioranza dei parlamentari sono eletti con il loro voto, solo che non votano per sistemi di tipo Marxiano.


Si si', sono d'accordo su tutto (tranne che su Gorbaciv "benefattore", che quello, bisogna vedere "benefattore" per chi, e in favore di chi); nel socialismo e' come nella vita: quando si sta bene, non c'e' motivo di cambiare  ;D

Ma capisco che tu trovi certe elezioni, troppo poco "significative"...  saranno significative le nostre invece, di elezioni, dove chiunque voti, va tutto uguale e tutte le principali decisioni sono gia' prese o vengono prese altrove...

Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Adalberto

#2401
Citazione di: niko il 06 Dicembre 2025, 19:24:30 PMIl marxismo, prevede di far funzionare correttamente la democrazia, in quanto, i proletari, sono, sempre e comunque, in una societa' moderna la maggioranza!

Proletariato = maggioranza!

Proletariato al potere = maggioranza al potere!

Questa e'  l'unica vera possibile democrazia, in quanto democrazia anche economica, tendente all'egualitarismo anche nella distribuzione delle risorse e nella gestione democratica dei processi produttivi, esemplificata dai soviet...  la democrazia totale, anche economica, che porti e mantenga al potere la reale e strutturale maggioranza, dell'umanita' in un dato luogo, e quindi la cosiddetta dittatura del proletarato, e' la struttura, realmente attuabile nell'immediato, piu' vicina possibile all'unanimita', nell'impossibiita', almeno immediata, di una societa' umana realmente senza conflitti, cioe' realmente unanime... la conoscenza e' nulla se non e' conoscenza do questo... la teoria e' nulla, se non e' teorizzazione di questo.

E dato che il marxismo prevede di far funzionare correttamente la democrazia, come spero con cio' di aver una volta per tutte dimostrato, presso la volonta' popolare non dovranno mai esserci "correzioni" (elitaria ed esterne alla reale azione e coscienza popolare) ma semmai, sempre e solo "autocorrezioni"...correzioni si', ma da parte di funzionari regolarmente eletti dal popolo, con incarico non pagato di piu' di quello di un comune operaio, e con mandato revocabile...  o, in altre parole, tutte le "correzioni", dovranno risolversi in autocorrezioni...

Le "correzioni" che restano tali, sono spazzatura fetida, e vivremo benissimo senza di esse... le correzioni, che in autocorrezioni NON si risolvono sono solo i deliri di certi "liberali", che pero' in nome dell'anticomunismo arrivano sistematicamente a giustificare le dittature di destra, come alcuni che scrivono spesso qui...

Non sono interessato alla "battaglia delle idee", ma al più banale confronto delle esperienze.
Se hai voglia di fare un discorso senza polemica (perché forse hai notato che  queste ultime le ignoro) vorrei porti alcune domande preliminari.
Hai  militato in una organizzazione comunista?
Hai  fatto quello che un tempo si chiamava lavoro di massa?
Hai fatto l'operaio per incontrare la classe o per aiutarli a formare la loro coscienza?

Io sì e proprio per questo vorrei sapere come ti trovavi (non come ideologo, ma come militante) quando  emergeva uno scollamento fra il nostro dire e il loro fare.

Perché è relativamente facile "prevedere" le esigenze dei proletari leggendo, ma quando si tratta di  intercettarle nella prassi?  o accenderle nella loro coscienza?
Certo molti obiettivi minimali si ottenevano con la lotta, in diverse aree. Ma era solo robetta, rispetto al compito storico che ci attendeva.
Ci credevamo alle  autocorrezioni...E anche  autocritiche, sincere e personali, mica come quelle parodistiche di Servire il Pollo
E quindi ci si chiedeva dove  non si era studiato abbastanza, perché non si erano valutate  correttamente le circostanze, le alleanze, la comunicazione. Le riunioni non avevano approfondito altri importanti aspetti, insomma: non si era fatto di più e meglio. Tutti processi mentali  che mi sono risultate utilissimi nella vita, ma non nella realizzazione della mia visione politica.

E arrivo qui alla vera domanda, sincera e priva di contrapposizione perché a me stesso non sono stato in grado di dare risposta affermativa.
Se dovevo sempre autocriticarmi come avrei potuto fidarmi di una struttura gerarchica di POTERE realizzata da gente come me?
In segno di assenza di un mio fare polemico ti offro la mia convinzione di possedere una buona dose di stupidità. Ma questa consapevolezza non mi bastò quando mi chiesi se potevo fidarmi se fossero arrivati al  POTERE  altri compagni, bravi e affidabili più di me.
Perchè alla fine qui parliamo del potere nella dittatura del proletariato.
 
Ci son dei giorni smègi e lombidiosi...
ma oggi è un giorno a zìmpani e zirlecchi.
(Fosco Maraini)

niko

#2402
Citazione di: Adalberto il 07 Dicembre 2025, 17:26:04 PMNon sono interessato alla "battaglia delle idee", ma al più banale confronto delle esperienze.
Se hai voglia di fare un discorso senza polemica (perché forse hai notato che  queste ultime le ignoro) vorrei porti alcune domande preliminari.
Hai  militato in una organizzazione comunista?
Hai  fatto quello che un tempo si chiamava lavoro di massa?
Hai fatto l'operaio per incontrare la classe o per aiutarli a formare la loro coscienza?

Io sì e proprio per questo vorrei sapere come ti trovavi (non come ideologo, ma come militante) quando  emergeva uno scollamento fra il nostro dire e il loro fare.

Perché è relativamente facile "prevedere" le esigenze dei proletari leggendo, ma quando si tratta di  intercettarle nella prassi?  o accenderle nella loro coscienza?
Certo molti obiettivi minimali si ottenevano con la lotta, in diverse aree. Ma era solo robetta, rispetto al compito storico che ci attendeva.
Ci credevamo alle  autocorrezioni...E anche  autocritiche, sincere e personali, mica come quelle parodistiche di Servire il Pollo
E quindi ci si chiedeva dove  non si era studiato abbastanza, perché non si erano valutate  correttamente le circostanze, le alleanze, la comunicazione. Le riunioni non avevano approfondito altri importanti aspetti, insomma: non si era fatto di più e meglio. Tutti processi mentali  che mi sono risultate utilissimi nella vita, ma non nella realizzazione della mia visione politica.

E arrivo qui alla vera domanda, sincera e priva di contrapposizione perché a me stesso non sono stato in grado di dare risposta affermativa.
Se dovevo sempre autocriticarmi come avrei potuto fidarmi di una struttura gerarchica di POTERE realizzata da gente come me?
In segno di assenza di un mio fare polemico ti offro la mia convinzione di possedere una buona dose di stupidità. Ma questa consapevolezza non mi bastò quando mi chiesi se potevo fidarmi se fossero arrivati al  POTERE  altri compagni, bravi e affidabili più di me.
Perchè alla fine qui parliamo del potere nella dittatura del proletariato.
 



Io ho militato la maggior parte della mia vita in organizzazioni studentesche, quindi tutte persone piu' o meno di sinistra, ma certo non tutti comunisti, e la lotta era focalizzata sulle rivendicazioni studentesche e il punto di vista studentesco sulle questioni di interesse nazionale e internazionale e li' in quel contesto come puoi immagginare di operai se ne vedevano pochi...

Ho militato solo un paio di anni di anni in una organizzazione non di studenti e specificamente comunista, e li' ho avuto occasione di partecipare a incontri sia con operai (italiani), sia con lavoratori dei call center (italiani), sia con i disoccupati organizzati di Buenos Aires dopo la grande crisi economica che ha devastato l'Argentina riconsegnandola aime' definitivamente al terzo mondo (le meraviglie del neoliberismo: oggi dal bancomat se spingi il bottone escono, se li hai, tuoi soldi, domani, neanche quelli), e tutto questo "scollamento" tra teoria e prassi io non l'ho visto, ma ti dico, l'approccio del gruppetto nostro era sinceramente operaistico, alla Toni Negri prima che diventasse un venduto e un integrato per intenderci; lo scopo, il nostro scopo intendo, quando ci "mischiavamo" con gli operai e soprattutto con i disoccupati, era di imparare noi qualcosa da loro, non che loro imparassaro qualcosa da noi, non c'era una teoria preconfezionata da portare, non c'erano correzioni, solo voglia di stare insieme e lottare insieme.

La lezione piu' grande che abbiamo, appunto imparato, e' che il lavoratore-disoccupato, non aspetta solo di essere reintegrato nel sistema come lavoratore "ufficiale" (lotta per riavere il posto o per avene un altro) e non aspetta solo di vivere di sussidio (lotta per l'ottenimento di tutti gli strumenti simili all'italico reddito di cittadinanza) ma gia', pur da disoccupato, lavora, cioe' produce, se stesso e il suo prodotto, al di fuori dei formali rapporti capitalistici e cerca non solo di sopravvivere, ma di vivere con dignita', anche e soprattutto in assenza di sussidio o reintegrazione, e cioe' delle due (sacre) forme-standard di riccoglimento (fantozziano) della sua persona nella ideologica "grande famiglia", padronale e statale. Il lavoratore/disoccupato produce panetterie autorganizzate, gruppi di acquisto, allevamenti di maiali di fortuna, fabbriche occupate rimesse o mantenute in funzione a gestione completamente operaia e con appropriazione completamente operaia dei profitti, insomma con la sua stessa esistenza, dimostra che il lavoro, come prassi, puo' esistere anche al di fuori dei rapporti di potere capitalistici, e appunto il lavoratore/disoccupato e' la figura di questo esodo, che sostituisce/anticipa la presa del potere agendola realmente, come autogestione e autoorganizzazione. Al di la' del (cattivo) eternamento capitalistico, che merita in assoluto di essere smascherato di fronte al tempo storico per quello che e' come mero contrat/tempo, il lavoro "liberato", produce il nuovo, e non riproduce il vecchio. La prima risorsa e' la Terra.



Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

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