Il tema è di attualità, ma presuppone previamente una disamina del problema razziale nordamericano nel suo complesso; il quale non poteva che essere affrontato, sia pure in modo molto sintetico e sommario, in un mio TOPIC a parte (di carattere eminentemente storico), di cui qui vi riporto il LINK, sempre che abbiate il tempo e la voglia di leggerlo.https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-culturali-e-sociali/il-problema-razziale-americano/msg44568/#msg44568***Per quanto, invece, concerne il caso specifico, secondo me, occorre tenere ben distinti:
- il problema generale del "razzismo" negli USA, che si manifesta in svariati casi di "discriminazione", sui quali in questa sede non ritengo di potermi soffermare;
- il problema più circoscritto della "discriminazione" che avviene nel trattamento dei fermati e dei sospetti da parte della Polizia.
Quest'ultimo è un caso a parte, con caratteristiche proprie.
***A tale riguardo, occorre previamente considerare alcuni aspetti:
1)La diffusione delle armi negli USA è così estesa e capillare, che i poliziotti americani sono particolarmente sul chi vive, ed hanno quindi il grilletto molto facile; secondo me forse anche troppo, visto che, secondo l'ultimo report di "Fatal Encounters", nel 2018 la polizia ha ucciso (a torto o a ragione) ben 1810 cittadini statunitensi di ogni colore, ripartiti per "etnia" come meglio dirò in prosieguo.
2)Oltre alla eccessiva diffusione delle armi nella popolazione civile, moltissimi incidenti sono dovuti anche alle specifiche "regole di ingaggio" a cui si attiene la polizia; ed infatti, molto spesso, quando al fermato viene ingiunto di mettere le mani sul cofano della macchina o di stendersi a terra con le mani dietro la schiena, quello, istintivamente, fa spesso il gesto di estrarre i documenti o di prendere il cellulare per chiamare qualcuno.
Il che costituisce un errore fatale, perchè, in tal caso, visto:
- che il fermato non ha obbedito all'ordine;
- che potrebbe estrarre un arma;
molto spesso l'agente gli spara e lo fa secco con la mano ancora in tasca.
Il che è, a livello "tattico" di ingaggio, è perfettamente comprensibile, ma purtroppo è fonte di tragici "misunderstanding" (malintesi); l'agente dovrebbe essere addestrato ad evitarli, valutando il "contesto"...ma qualche volta questo non accade.
3)Questo non accade soprattutto se il fermato è un nero o un ispanico, in quanto il loro tasso di criminalità è percentualmente più elevato degli altri cittadini statunitensi; per cui l'agente, in tal caso, ha il grilletto più facile, perchè è più sul chi vive.
Al riguardo occorre fugare subito un equivoco: il tasso di criminalità di costoro non dipende minimamente dal colore della loro pelle o dalla loro etnia, bensì dal fatto che, percentualmente si tratta di popolazioni:
- con un più alto tasso di giovani;
- con un più alto tasso di emarginati.
E la maggior parte dei crimini di strada (anche in Italia), viene commesso, appunto, dai giovani e da emarginati; il che vale pure per i bianchi, solo che sono di meno (in proporzione).
Che io sappia, non è ancora stata fatta una "media ponderata" che stabilisca una maggiore o minore tendenza a delinquere esclusivamente "per etnia", tenendo conto del numero di "giovani" e di "emarginati" di ciascuna etnia, e traendone, quindi, una comparazione "ceteris paribus", al netto di tali fattori.
4)Fatto sta che, comunque, divise per razza, le vittime in quell'anno sono state:
- 649 bianchi;
- 377 neri;
- 240 ispanici;
- 23 nativi americani
- 23 asiatici;
- 497 di origine non specificata.
Il che, in rapporto alla popolazione totale, significa che
la polizia USA, in proporzione, uccide in maggioranza membri della popolazione di colore che non di quella bianca.Di 133 vittime (7,3%) non si conosce l'età, mentre, della restante parte, 15 avevano meno di 10 anni, 27 tra gli 11 e i 16 anni, 59 tra i 17 e i 18, 281 tra i 19 e i 25, 720 tra i 26 e i 40 anni, 464 tra i 41 e i 60, 81 tra i 60 e i 70 anni, 20 tra i 70 e gli 80 anni, e 10 tra gli 81 e i 90 anni.
Il che, più o meno, dimostrerebbe quanto sopra.
***Occorrerebbe anche tenere conto della composizione dei dipartimenti di polizia locale per razza, che, in USA, sono i seguenti:
- bianca 72,8%
- nera 12,2%
- latina 11,6%
ecc.
Ma non stiamo a farla troppo complicata!
***CONCLUSIONITirando le somme, "in generale", secondo me se ne potrebbero trarre le seguenti conclusioni:
- la polizia USA, in proporzione, uccide "intenzionalmente" in maggioranza membri della popolazione di colore che non di quella bianca, ma non per "razzismo", bensì semplicemente perchè ritiene che il fermato di colore possa essere "più pericoloso" di quello bianco;
- la polizia USA, invece, in proporzione, dopo averli arrestati e resi innocui, "brutalizza" maggiormente i fermati di colore (con maltrattamenti fisici) rispetto a quelli bianchi, anche se, al riguardo, mancano ovviamente statistiche ufficiali.
Il che, invece, effettivamente, in molti casi può essere imputabile alle devianze "razzistiche" di determinati agenti; visto che non si trovano più in una situazione di pericolo personale.
E talvolta, più o meno volontariamente, ciò può anche comportare la morte del "brutalizzato"!
***Ciò premesso, Derek Chauvin, il poliziotto che ha barbaramente ucciso, soffocandolo con un ginocchio, l'afroamericano George Floyd lo scorso 26 maggio a Minneapolis, pur rientrando nella seconda categoria di poliziotti, è tuttavia, ormai, da classificare nella categoria degli omicidi.
Chauvin non era certo nuovo a violenze in divisa, anche se ovviamente non avevano mai raggiunto tale gravità: si è scoperto infatti che nel corso della sua carriera era stato denunciato già la bellezza di 18 volte per comportamenti violenti.
Se è vero che la maggior parte di essi erano stati rivolti nei confronti di persone di colore (cosa da verificare), a mio avviso non ci sarebbe alcun dubbio che il suo comportamento nei confronti di Floyd sia da considerarsi ispirato dal "razzismo"!
***Mi pare che sia stato incriminato per "omicidio colposo", il quale si verifica quando qualcuno, per colpa, cagiona la morte di uomo; cioè quando l'autore del reato, pur agendo con volontà, non ha preso coscienza delle conseguenze della sua azione.
Ma a me non sembra affatto questo il caso!
A voler essere benevoli, semmai, secondo me si potrebbe ipotizzare il cosiddetto "omicidio preterintenzionale", il quale viene commesso quando un soggetto, ponendo in essere atti diretti a far del male ad una persona, o a procurarle delle lesioni, ne causa involontariamente la morte; come nel caso di Floyd, che, essendo ammanettato ed a faccia a terra, non abbisognava certo di essere "torturato" pure con un ginocchio sulla nuca.
Però, secondo me, nel caso di specie si potrebbe configurare un vero e proprio "omicidio volontario", con un "coefficiente psichico della condotta" individuabile nel cosiddetto "dolo eventuale.
Ed infatti, il criterio distintivo tra l'"omicidio volontario" e l'"omicidio preterintenzionale" risiede nel fatto che nel secondo caso la volontà dell'agente esclude ogni previsione dell'evento morte, mentre nell'omicidio volontario la volontà dell'agente è costituita dall' "animus necandi", ossia dal "dolo intenzionale"; però, a mio avviso, nel caso in esame si potrebbe ipotizzare anche il "dolo eventuale", che è un tipo di manifestazione del dolo in cui l'agente ha la precisa coscienza e volontà di attuare un evento lesivo e, pur di raggiungere tale scopo - già di per sé illegittimo e illegale - accetta anche che le conseguenze della sua condotta possano essere più gravi di quanto non sia strettamente necessario per ottenere lo scopo primario.
Però:
- non conosco approfonditamente tutte le circostanze di fatto (non ho neanche visto la ripresa);
- non conosco il diritto penale locale.
Per cui prendete le mie conclusioni con cauto beneficio d'inventario :)
A Inverno. A me l'assalto ai negozi per fare shopping gratis non sembra un gran modo di fare rivoluzione. Non si fa altro che accettare il modo di vivere che ha causato quella rivolta, e si coglie l'occasione. Ben diverso sarebbe stato se dopo i saccheggi, la merce fosse stata messa su cataste di legna e bruciata. Solo in questo modo questo movimento ipotetico potrebbe assumere un ruolo antagonista.
Ovvio, c'è molto malessere, non solo dovuto alla povertà reale ma anche a quella percepita, visto che hanno arrestato anche un paio di avvocati che lanciavano molotov, ma non vi è alcuna coscienza rivoluzionaria. Con i saccheggi, la mentalità accumulatorio-capitalistica, che è anche una causa della violenza della polizia viene ancor più esaltata.
Inoltre non ci sono leaders, non c'è una classe di quadri come serve in qualsiasi rivoluzione.
Capisco sempre meglio i film sugli zombies e il loro successo nella nostra epoca: gli zombies siamo tutti noi.
Pronti alla rivolta ma privi di una reale prospettiva di cambiamento, almeno finora, e pronti a tornare nel nostro loculo, dopo la sfuriata.
Jacous, non voglio né vederci un evento eroico e mitico, né una porcheria selvaggia senza un senso, ho paura che se avessimo avuto telecamere addosso a ogni individuo, anche durante rivoluzioni più antiche e romanzate come guidate da nobili ideali, ci avrebbero fornito un menù di barbarie, idiosincrasie e ipocrisie non da poco. Pare anche a me che le premesse non siano sufficientemente mature e un gruppo come antifa non possa guidare una panda, figurarsi una rivoluzione. Sono però in disaccordo sul fatto che non c'è una coscienza di classe, non è interpretata o guidata da nessuno, ma una coscienza di classe (una classe molto ampia, quella del famoso 99% che sta cuore anche a te) esiste ed è radicata, sorprendentemente, più in america che in qualsiasi stato europeo, non sottavalutare i movimenti egualitari americani. Io mi chiedo solamente a quali termini sono disposti di cessare, cosa possono ottenere, e se con la violenza possono ottenere ciò che altrimenti non avevano mai ottenuto.