L'alterità è stata una categoria necessaria alla cultura del Ventesimo Secolo e lo è ancora adesso, ma è circondata da incomprensioni e falsificazioni.
La teologia della crisi con Karl Barth ne fece la via per affermare ancora Dio e Cristo, senza confondere quest'ultimo col mondo. Già Kierkegaard ne aveva usato per affermare la non partecipazione del Singolo, solo davanti a Dio, alla ossessione del proprio diretto circondario e al non-riconoscimento della Folla.
Con E. Lévinas l'Altro è quello che divide, che torna a dividere, di nuovo pagani da ebrei, ma senza mentire. Derrida lo vedeva nelle giuste recriminazioni del debole, che identificava con Gesù di Nazareth crocifisso.
La teologia cristiana è giunta a considerare il Totalmente altro una espressione etica non metafisica per Dio, che è ancor più radicalmente differente e proprio per questo può esser più vicino di quanto si creda; mentre il Pensiero Debole (anche col suo massimo teorico Gianni Vattimo) spesso è andato fuori contesto venendo meno dalla distinzione monoteismo/panteismo.
La politica cosa fa, cultura e politica assieme come sono schierate?
Qui di sèguito un mio messaggio, di protesta (già pubblicato altrove), contro una disastrosa dichiarazione pubblica di L. Segre rilasciata ieri 28 gennaio 2025, all'indomani del cosiddetto Giorno della memoria:
| Giornata della memoria, L. Segre, senatrice a vita, raccomanda: studiare storia e geografia e non attaccarsi al telefonino, "accoglienza, all'altro - accoglienza", qualunque sia il colore, religione, etnia, nazionalità.
Parole rivolte ad altri contesti oltre il suo e che sono irrealizzabili o proprio immorali. Non è il prossimo, ma l'altro... e l'altro può essere anche un assassino intruso.
Quanti intrusi hanno ucciso, negli Stati, nelle società, civiltà, tra selvaggi, primitivi? La senatrice sa che ci sono anche nazionalismi fanatici non solo le glorie nazionali, intrusioni e sopraffazioni etniche non solo convivenze meravigliose, intolleranze religiose non solo scambi e dialoghi, razzismo non solo orgoglio razziale, ma non considera che l'accoglienza può essere un'arma a doppio taglio. Può essere proprio la causa stessa dei mali denunciati.
Esempio: se la civiltà teutonica non avesse accolto incautamente le masse di ebrei orientali ma li avrebbe solo accettati cercando di costruire una convivenza diversa da un tentativo di un unico popolo, non sarebbe mai nato il dissidio sociale sfociato poi nella intolleranza antigiudaica; e se si fossero mantenute le distanze religiose questo dissidio si sarebbe potuto evitare; e una volta accaduto era assurdo voler organizzare una convivenza senza tener conto delle differenze razziali, che, fosse puro caso e coincidenza, spesso c'erano davvero ed estreme: accogliere tutti significava ammetterli in tutte le attività, secondo diritto, senza tener conto delle diverse capacità legate alle diversità di razza, ed era disastroso e creava insofferenze in ambienti basati ancora del tutto su capacità particolari. Culturalmente: come organizzare una istruzione tedesca, se moltitudini non volevano integrarsi e pretendevano una istruzione internazionale, non europea? E come fare, in queste condizioni, a difendere la vita nazionale, visto che gli Stati Nazionali risalgono perlopiù soltanto al Secolo XIX e non era giusto abortirli?
Accogliere tutti in tutto? Come fare a difendere nazioni, conservare etnie, continuare con la propria religione, vivere la propria appartenenza razziale? E' impossibile.
Accogliere indistintamente crea una confusione, poi fusione e infine morte, implica contrarietà non solo a volontà innocenti ma pure a bisogni ineludibili, forti e necessari. Tranne che non si voglia essere criminali - come lo furono Stalin e gli stalinisti - bisogna dare un grande no all'appello alla indistinta e generica accoglienza all'altro... che non è il prossimo!
Non si scorge nel discorso di Segre la traccia dell'etica del monoteismo, neanche di quello ebraico, e neppure della morale pagana e politeista... ma il segno dell'ateismo prepotente che non intende i problemi e si pone contro il modo per risolverli.
Attualmente le sinistre politiche in maggioranza agiscono per un meticciato che è un destino indesiderato o impossibile per svariate moltitudini che hanno bisogno di altro che una unica grande chimerica società mondiale dove si ignorano le differenze. Una nazione dimidiata, incapace poi di sussistere? La vergogna delle proprie caratteristiche razziali? L'ignoranza religiosa, finanche smarrendo la nozione di "prossimo"? L'impossibilità di seguire la propria destinazione etnica? Quale società, civiltà, cultura, così? Infatti l'accoglienza generica all'altro genera claustrofobia e penuria.
Si vogliono dare lezioni di storia e geografia, con questo mandato liberticida e dissennato, di accogliere sempre e senza distinzioni?
Invece di proporsi tanto sacralmente, imitando la funerea freddezza di "Stalin", la Segre potrebbe imparare dalla storia sovietica che Stalingrado ebbe un significato, di nome e di fatto, per l'Unione Sovietica, proprio liberando le energie dei singoli, non delle masse. Lo potrebbe, non fosse che proprio l'accoglienza che Segre vanta fece invadere le culture dagli impostori e alterare i libri di storia.
E che dire delle contestazioni del Quarto Mondo, che l'intellettualità filàntropa legata a Marx (e Stalin) ancora ignora volontariamente? Il Quarto Mondo non vuole aiuti, ovvero non vuole che si cancelli la vita selvaggia o primitiva e le civiltà direttamente in contatto con esse... non vuole essere accolto, ma sopravvivere e vivere, anche accanto se non separatamente.
Non solo questo mondo, anche altri, non hanno bisogno dell'appello all'accoglienza, devono rifiutarlo per durare come vogliono; e una senatrice, per essere realmente tale, non deve fare cattiva demagogia, offendendo tutti quanti in volontà di serietà, protagonisti, coinvolti, non coinvolti, estranei alla Shoah.|
MAURO PASTORE
Al seguente link la dichiarazione in questione:
https://www.rainews.it/video/2025/01/il-giorno-della-memoria-il-racconto-di-liliana-segre-e-il-messaggio-ai-giovani-accoglienza-0158df9c-abd8-4660-96d6-ecb48cab1e60.html
MAURO PASTORE
Se ho capito bene, la Segre si riferiva al respingimento della sua famiglia subìto dalle autorità svizzere e che le costò molto caro.
Citazione di: sapa il 29 Gennaio 2025, 11:27:40 AMSe ho capito bene, la Segre si riferiva al respingimento della sua famiglia subìto dalle autorità svizzere e che le costò molto caro.
Non mi risulta che intendesse questo, pur includendone. Risulta il suo un comizio politico fuori posto per tutti.
L'altro che la cristianità vuole accogliere è nella prossimità ed io non ho detto e non sto dicendo che quella famiglia che tu dici non era il prossimo nella sua volontà di vivere, di non perire a causa di assassini. Non ho detto e non sto dicendo che la Segre non ha vissuto una tragedia.
MAURO PASTORE
Citazione di: PhyroSphera il 29 Gennaio 2025, 10:43:49 AMaccogliere tutti significava ammetterli in tutte le attività, secondo diritto, senza tener conto delle diverse capacità legate alle diversità di razza, ed era disastroso e creava insofferenze in ambienti basati ancora del tutto su capacità particolari.
Io sono d'acccordo con la Segre che bisogna aumentare le ore di storia, senza aumentare il monte totale di ore che sono già più che sufficienti, i tuoi scritti potrebbero dare l'impressione che siano le ore di filosofia quelle a dover far spazio a quelle di storia, se la filosofia serve a biforcare la lingua di turlupinatori che parlano di "diverse capacità razziali" e dargli dignità tra un Barth e un Derrida, è meglio che questi concetti vengano espressi nella loro crudità senza nascondersi tra ampollose sciocchezze che potrebbero inavveritamente nobilitarli.
Lo stato italiano è laico e non è in alcun modo legato alle prerogative dell'etica cristiana, che meglio farebbe a fare mille meaculpa di fronte alle fanfaluche del deicidio che hanno costituito la base etica per tutte le persecuzioni degli ebrei, ben prima che i teutonici meccanizzasero i processi di persecuzione. Esiste certamente una non integrabilità dei monoteismi, ma il problema dell'integrare zucconi con complessi di superiorità può essere tuttavia risolto ignorando le loro pretese suprematiste e sostituendole con un educazione moderna e liberale.
Citazione di: InVerno il 29 Gennaio 2025, 14:14:17 PMIo sono d'acccordo con la Segre che bisogna aumentare le ore di storia, senza aumentare il monte totale di ore che sono già più che sufficienti, i tuoi scritti potrebbero dare l'impressione che siano le ore di filosofia quelle a dover far spazio a quelle di storia, se la filosofia serve a biforcare la lingua di turlupinatori che parlano di "diverse capacità razziali" e dargli dignità tra un Barth e un Derrida, è meglio che questi concetti vengano espressi nella loro crudità senza nascondersi tra ampollose sciocchezze che potrebbero inavveritamente nobilitarli.
Lo stato italiano è laico e non è in alcun modo legato alle prerogative dell'etica cristiana, che meglio farebbe a fare mille meaculpa di fronte alle fanfaluche del deicidio che hanno costituito la base etica per tutte le persecuzioni degli ebrei, ben prima che i teutonici meccanizzasero i processi di persecuzione. Esiste certamente una non integrabilità dei monoteismi, ma il problema dell'integrare zucconi con complessi di superiorità può essere tuttavia risolto ignorando le loro pretese suprematiste e sostituendole con un educazione moderna e liberale.
😂😂😂😂
Niente di più, nulla di meno.
Citazione di: PhyroSphera il 29 Gennaio 2025, 13:15:03 PML'altro che la cristianità vuole accogliere è nella prossimità
L'invito di Liliana Segre ad accogliere l'altro è rivolto a tutti, l'accoglienza è quindi una relazione di reciprocità.
Il prossimo del comandamento cristiano è proprio lo straniero, il nemico: l'esempio del samaritano che aiuta il giudeo è chiaro in questo senso. Nei Vangeli Gesù afferma che a voler bene agli amici son capaci tutti, voler bene al nemico è molto più difficile.
Citazione di: baylham il 29 Gennaio 2025, 15:30:27 PML'invito di Liliana Segre ad accogliere l'altro è rivolto a tutti, l'accoglienza è quindi una relazione di reciprocità.
Il prossimo del comandamento cristiano è proprio lo straniero, il nemico: l'esempio del samaritano che aiuta il giudeo è chiaro in questo senso. Nei Vangeli Gesù afferma che a voler bene agli amici son capaci tutti, voler bene al nemico è molto più difficile.
Il suo è un Vangelo minimalista.
Citazione di: PhyroSphera il 29 Gennaio 2025, 13:15:03 PMNon mi risulta che intendesse questo, pur includendone. Risulta il suo un comizio politico fuori posto per tutti.
L'altro che la cristianità vuole accogliere è nella prossimità ed io non ho detto e non sto dicendo che quella famiglia che tu dici non era il prossimo nella sua volontà di vivere, di non perire a causa di assassini. Non ho detto e non sto dicendo che la Segre non ha vissuto una tragedia.
MAURO PASTORE
Lo so, non hai detto quelle cose e io non te le ho mai attribuite. Ho detto però che ciò che ha affermato la Segre non si limitava ad includere, come sostieni, la sua vicenda tragica, perchè essa era, a mio avviso, la base del discorso. La sua esperienza di "respinta" fu la continuazione di un incubo orrendo, in questo senso io ho letto quello che chiami un comizio politico. Non credo che Liliana Segre non si sia resa conto della potenziale pericolosità di un aumento delle popolazioni musulmane attorno a lei, che è ebrea. Non sono più i tedeschi o gli italiani, o almeno la stragrande maggioranza di loro, il pericolo per gli ebrei in Europa.
Citazione di: sapa il 29 Gennaio 2025, 15:57:39 PMLo so, non hai detto quelle cose e io non te le ho mai attribuite. Ho detto però che ciò che ha affermato la Segre non si limitava ad includere, come sostieni, la sua vicenda tragica, perchè essa era, a mio avviso, la base del discorso. La sua esperienza di "respinta" fu la continuazione di un incubo orrendo, in questo senso io ho letto quello che chiami un comizio politico. Non credo che Liliana Segre non si sia resa conto della potenziale pericolosità di un aumento delle popolazioni musulmane attorno a lei, che è ebrea. Non sono più i tedeschi o gli italiani, o almeno la stragrande maggioranza di loro, il pericolo per gli ebrei in Europa.
In effetti la stragrande maggioranza degli attentati in Europa contro ebrei o sinagoghe è stato compiuto da islamici radicalizzati, spesso di seconda generazione, mai veramente integratisi nelle cultura europea.
La domanda è un'altra: in un mondo individualistico, atomizzato perché dovrei accogliere l'altro? Quale sarebbe la motivazione? Perché l'altro è un essere umano come me? E con ciò? Se il suo valore non viene stabilito esterno all'uomo ("un dio l'ha creato") ci si deve basare sull'empatia? Troppo poco. Non tutti gli "altri" ispirano empatia. Nemmeno tra noi in questo forum.
Citazione di: InVerno il 29 Gennaio 2025, 14:14:17 PMIo sono d'acccordo con la Segre che bisogna aumentare le ore di storia, senza aumentare il monte totale di ore che sono già più che sufficienti, i tuoi scritti potrebbero dare l'impressione che siano le ore di filosofia quelle a dover far spazio a quelle di storia, se la filosofia serve a biforcare la lingua di turlupinatori che parlano di "diverse capacità razziali" e dargli dignità tra un Barth e un Derrida, è meglio che questi concetti vengano espressi nella loro crudità senza nascondersi tra ampollose sciocchezze che potrebbero inavveritamente nobilitarli.
Lo stato italiano è laico e non è in alcun modo legato alle prerogative dell'etica cristiana, che meglio farebbe a fare mille meaculpa di fronte alle fanfaluche del deicidio che hanno costituito la base etica per tutte le persecuzioni degli ebrei, ben prima che i teutonici meccanizzasero i processi di persecuzione. Esiste certamente una non integrabilità dei monoteismi, ma il problema dell'integrare zucconi con complessi di superiorità può essere tuttavia risolto ignorando le loro pretese suprematiste e sostituendole con un educazione moderna e liberale.
Tu provi con la retorica dell'uguaglianza e suscitando un po' di emotività con qualche offesa davvero immeritata per me. E' innegabile che alle differenze etniche, anche quelle di tipo razziale, corrispondono capacità diverse e che queste vanno rispettate e messe in conto nel portare avanti uno Stato politico. Tra i selvaggi e primitivi contano assai le razze, ma anche la società civile non può ignorarle. L'Europa, quanto a civiltà viene quasi dal nulla, dai primordi coi greci o dalla barbarie dei germani o degli altri; gli europei non hanno tanta necessità di arginare la natura come invece gli africani, non hanno tanta raffinatezza e distanza come gli asiatici e nuovo e nuovissimo mondo ripetono più o meno diversamente. Insomma in Europa ragioniamo un po' come i selvaggi. Ribadire che bisogna considerare e rispettare anche le differenze razziali non significa sostenere la violenza del razzismo ma togliere ad essa un presupposto fondamentale.
Se si insiste sulla uguaglianza a prescindere, lo Stato procede per astrazioni, si ritira, lascia la società nel caos o diventa stupido e violento. Dare còmpiti uguali a tutti crea insolazioni a certuni e reumatismi a cert'altri. Io non sto a dire che scienziati e tecnici devono decidere ma che bisogna accogliere le manifestazioni direttamente dai cittadini.
Allora se in una società occidentale si accolgono elementi civili orientali cercando di creare una unica comunità lavorativa, sociale e civile, non si fa giustizia ma si creano guai.
Il mio discorso sulla assurdità e sconvenienza di accogliere genericamente tutti non riguarda solo il particolare delle razze, si vada a rileggere quello che ho scritto.
Il resto della risposta di tal "InVerno" è peggio ancora. I criminali nazisti non erano tèutoni né teutonici ma disadattati impauriti e in ogni caso fossero stati tèutoni o teutonici non era in quanto tali che facevano i criminali. Le identità etniche non sono occasione di crimini, lo sono il volersene dimenticare e il negarle.
E' poi davvero luttuoso che si insinui il pensiero dell'apartheid ai danni dei religiosi monoteisti profittando della affermazione, in realtà atea, del deicidio. Non esiste alcuna "non integrabilità dei monoteismi" se non nelle dittature atee, che ci sono state in interi Stati e si annidano ancor oggi in tanti settori degli Stati. Menzionare infine complessi di superiorità significa invocare lo spettro della malasanità, senza riconoscere che invece le religioni sono sistemi terapeutici, come afferma la psicologia analitica a proposito dell'inconscio collettivo.
MAURO PASTORE
Citazione di: baylham il 29 Gennaio 2025, 15:30:27 PML'invito di Liliana Segre ad accogliere l'altro è rivolto a tutti, l'accoglienza è quindi una relazione di reciprocità.
Il prossimo del comandamento cristiano è proprio lo straniero, il nemico: l'esempio del samaritano che aiuta il giudeo è chiaro in questo senso. Nei Vangeli Gesù afferma che a voler bene agli amici son capaci tutti, voler bene al nemico è molto più difficile.
Non si devono fare sillogismi sul Messaggio cristiano pensando di estrapolare delle essenze di pronto uso. Il prossimo è innanzitutto quel che il linguaggio umano schiude ma soprattutto quel che si intende con ciò nel Messaggio cristiano.
MAURO PASTORE.
Citazionegli europei non hanno tanta necessità di arginare la natura come invece gli africani,
Direttamente dalle teorie razziste di un secolo fa. Sarei curioso di sapere le fonti di questa affermazione. Se ce ne sono di successive alla fine del XX secolo, direi che siamo messi maluccio. Del resto con l'espansione dell'industria editoriale è possibile trovare le fonti a qualsiasi argomento. Ad ogni modo gli africani sono esattamente come noi e se inseriti ad Harvard riescono ad avere un self-control come il norvegese Olaf. Se, viceversa, Olaf, viene adottato da una famiglia Zulù, imparerà ad impaurirsi del Dio dei fulmini.
La cosa veramente buffa è rilevare che queste affermazioni non vengono da un novello Gobineau ma da un dichiarato fedele del cattolicesimo, ovvero dell'unico monoteismo che ha insegna l'universalismo e la necessità del superamento delle differenze.
Citazione di: Jacopus il 31 Gennaio 2025, 08:17:16 AMDirettamente dalle teorie razziste di un secolo fa. Sarei curioso di sapere le fonti di questa affermazione. Se ce ne sono di successive alla fine del XX secolo, direi che siamo messi maluccio. Del resto con l'espansione dell'industria editoriale è possibile trovare le fonti a qualsiasi argomento. Ad ogni modo gli africani sono esattamente come noi e se inseriti ad Harvard riescono ad avere un self-control come il norvegese Olaf. Se, viceversa, Olaf, viene adottato da una famiglia Zulù, imparerà ad impaurirsi del Dio dei fulmini.
La cosa veramente buffa è rilevare che queste affermazioni non vengono da un novello Gobineau ma da un dichiarato fedele del cattolicesimo, ovvero dell'unico monoteismo che ha insegna l'universalismo e la necessità del superamento delle differenze.
Io ho dichiarato già, su questo forum, di non essere cattolico e lo ribadisco e invito a non fare illazioni, a non contrariare dichiarazioni necessarie. Io non faccio parte della chiesa cattolica per ragioni di vita e invito "Jacopus" a chiedersi se il suo è davvero un errore o una abitudine a non pensare l'argomento religioso per non veler gestire le proprie paure.
Il fatto che in Africa la natura è assai esuberante e richiede un particolare distacco è un dato disponibile a varie comprensioni: scientifiche, filosofiche, semplici... Non è questione di freddo o caldo o di non freddo o non caldo.
Non è vero che etnie diverse non rispecchino caratteri diversi e a negarlo si diventa presenze sgradite ed è inutile fare confusione con gli aspetti religiosi particolari o con le forme religiose generali.
Le differenze non si possono superare. Esistono accanto alle uguaglianze le differenze e il "cattocomunismo" non è che una mostruosità se preso tanto sul serio. Va bene per creare litigi nelle piazze e "Jacopus" e i suoi compari dovrebbero capire come aprirsi gli orizzonti mentali e conoscitivi con altri argomenti, ad esempio: gestire i propri conflitti senza creare guai o sciagure per gli altri. Non siamo ai tempi di G. Mazzini, quando soggetti in volontà di morire venivano convinti a metter fuori gli oppressori della patria. Uno che va troppo oltre non riceverà la visita di un reclutatore, deve imparare la propria responsabilità da solo e imparare a non mettere in difficoltà la vita altrui con distrazioni e illazioni motivate da svogliatezze, imparare a pensare la propria vera inquietudine.Non si può evitare l'incontro tra filosofia ed etica, in questi casi.MAURO PASTORE
Phyrosphera scrisse:
CitazioneLe differenze non si possono superare
Le differenze genetiche tra bianchi, neri o altre differenze fisiche sono irrilevanti in homo sapiens ed eventualmente le differenze comportamentali sono riferibili alla loro storia culturale. Ovvio che chi ha in casa una biblioteca, sarà mediamente più curioso intellettualmente di chi vive in un ghetto di zingari. Ma non esiste una predisposizione razziale, semplicemente perché non esistono razze umane. Homo sapiens è stato sempre così mobile nella sua storia da aver sempre mescolato i suoi geni. Hanno fatto studi dai quali risultavano geneticamente più simili soggetti lontani come giapponesi e brasiliani rispetto a due vicini di casa italiani (digitare Barbujani su YouTube). Se insisterai con queste scemenze chiudo la discussione, visto che stai anche violando la legge.
Citazione di: Jacopus il 17 Febbraio 2025, 19:47:57 PMPhyrosphera scrisse:Le differenze genetiche tra bianchi, neri o altre differenze fisiche sono irrilevanti in homo sapiens ed eventualmente le differenze comportamentali sono riferibili alla loro storia culturale. Ovvio che chi ha in casa una biblioteca, sarà mediamente più curioso intellettualmente di chi vive in un ghetto di zingari. Ma non esiste una predisposizione razziale, semplicemente perché non esistono razze umane. Homo sapiens è stato sempre così mobile nella sua storia da aver sempre mescolato i suoi geni. Hanno fatto studi dai quali risultavano geneticamente più simili soggetti lontani come giapponesi e brasiliani rispetto a due vicini di casa italiani (digitare Barbujani su YouTube). Se insisterai con queste scemenze chiudo la discussione, visto che stai anche violando la legge.
So di fare un discorso scomodo, e inoltre chiedo perdono se mi ripeto.
Ma categorizzare gli esseri viventi, che si usi come criterio il patrimonio genetico, o qualunque altro criterio, che li suddividano in razze o qualunque altro nome si voglia dare alle conseguenti categorie di esseri viventi, dovrebbe avere solo un puro valore descrittivo, non potendosi descrivere gli esseri viventi nominandoli uno ad uno, come si dovrebbe, se solo si potesse, essendo ognuno unico e irripetibile.
Se in base all'uso di questi criteri UNO crede che esistano gli uomini, allora ALTRO parimenti potrà credere che esistano le razze umane, ed ALTRO ancorra le sottorazze umane, e anche perfino le sottosottorazze, e così via.
Se non volgiamo sentir parlare più di razze umane è sufficiente smettere di parlare di specie umana.
Se esistono solo gli individui viventi, allora è vero che ognuno di essi ha carattere irriducibile a quello degli altri, senza che ciò possa giustificare che ogni individuo vivente diventi un ghetto, smascherando così la logica tendenziosa di Mauro Pastore.
Per tacere del fatto che un qualunque raggruppamento di questi esseri, non ha una carattere, perchè non è persona, perchè non esiste come essere vivente.
Finché non si esce da questo equivoco ci saranno sempre dei Mauro Pastore che ne faranno le spese, dedicando la loro vita al nulla.
Mauro Pastore è il prodotto parossistico che nasce da un equivoco in cui però tutti siamo coinvolti bene o male.
E' un esempio in negativo da non censurare, ma da tenere sempre presente, come colui che ognuno di noi, cioè ogni ALTRO da lui, avrebbe potuto essere.
Se una qualunque cultura produce Pastore, Vannacci e Trump, Stalin e Putin, è da rivedere, non in sua parte, quella destra o sinistra, ma in toto.
Siamo tutti Mauro Pastore.
Caro Jacopus, solo quelli che fanno come te, che dedicano la loro vita all'ALTRO, come fai tu, al di la di ciò che professano a parole, se c'è un paradiso ''unificato'' per esseri viventi generici, senza un genere preciso, lo meritano.
Ma siccome temo non ci sia, ti basti il nostro riconoscimento, il riconoscimento di noi che pur siamo altro da te.
Citazione di: iano il 17 Febbraio 2025, 23:25:20 PMSo di fare un discorso scomodo, e inoltre chiedo perdono se mi ripeto.
Ma categorizzare gli esseri viventi, che si usi come criterio il patrimonio genetico, o qualunque altro criterio, che li suddividano in razze o qualunque altro nome si voglia dare alle conseguenti categorie di esseri viventi, dovrebbe avere solo un puro valore descrittivo, non potendosi descrivere gli esseri viventi nominandoli uno ad uno, come si dovrebbe, se solo si potesse, essendo ognuno unico e irripetibile.
Se in base all'uso di questi criteri UNO crede che esistano gli uomini, allora ALTRO parimenti potrà credere che esistano le razze umane, ed ALTRO ancorra le sottorazze umane, e anche perfino le sottosottorazze, e così via.
Se non volgiamo sentir parlare più di razze umane è sufficiente smettere di parlare di specie umana.
Se esistono solo gli individui viventi, allora è vero che ognuno di essi ha carattere irriducibile a quello degli altri, senza che ciò possa giustificare che ogni individuo vivente diventi un ghetto, smascherando così la logica tendenziosa di Mauro Pastore.
Per tacere del fatto che un qualunque raggruppamento di questi esseri, non ha una carattere, perchè non è persona, perchè non esiste come essere vivente.
Finché non si esce da questo equivoco ci saranno sempre dei Mauro Pastore che ne faranno le spese, dedicando la loro vita al nulla.
Mauro Pastore è il prodotto parossistico che nasce da un equivoco in cui però tutti siamo coinvolti bene o male.
E' un esempio in negativo da non censurare, ma da tenere sempre presente, come colui che ognuno di noi, cioè ogni ALTRO da lui, avrebbe potuto essere.
Se una qualunque cultura produce Pastore, Vannacci e Trump, Stalin e Putin, è da rivedere, non in sua parte, quella destra o sinistra, ma in toto.
Siamo tutti Mauro Pastore.
Ciao Iano, non prendo le difese di Pastore, perchè spesso non capisco bene i suoi discorsi e anche perchè non credo ne abbia bisogno, però mi permetto di eccepire un passo del tuo post: le razze umane esistono e lo si vede soprattutto nei tratti somatici. Un asiatico non è uguale a un africano ed entrambi sono diversi da un indo-europeo, la diversità è talmente evidente, da essere facilmente riconoscibile. Diversità somatica non vuol dire per forza diversità culturale, ma spesso le 2 cose si fondono tra loro. Detto ciò, il problema nasce quando si tenta di affermare la supremazia di una razza sull'altra. Nel post iniziale di questa discussione non mi è parso che si sia parlato di supremazia, ma di diverse attitudini e abitudini, tali però da rendere impensabile, secondo l'autore del post, l'integrazione. Tante circonlocuzioni verbali, condite con un pizzico di citazioni filosofiche, per dire in pratica che è meglio che gli immigrati stiano a casa loro. Tutto qui. A presto.
Citazione di: Jacopus il 17 Febbraio 2025, 19:47:57 PMLe differenze genetiche tra bianchi, neri o altre differenze fisiche sono irrilevanti in homo sapiens ed eventualmente le differenze comportamentali sono riferibili alla loro storia culturale. Ovvio che chi ha in casa una biblioteca, sarà mediamente più curioso intellettualmente di chi vive in un ghetto di zingari. Ma non esiste una predisposizione razziale, semplicemente perché non esistono razze umane. Homo sapiens è stato sempre così mobile nella sua storia da aver sempre mescolato i suoi geni. Hanno fatto studi dai quali risultavano geneticamente più simili soggetti lontani come giapponesi e brasiliani rispetto a due vicini di casa italiani (digitare Barbujani su YouTube). Se insisterai con queste scemenze chiudo la discussione, visto che stai anche violando la legge.
E quale sarebbe la legge che Pastore starebbe violando?
Legge 13-10-1975 n. 654. DL 26 aprile 1993 n. 122.
Citazione di: Jacopus il 18 Febbraio 2025, 11:12:07 AMLegge 13-10-1975 n. 654. DL 26 aprile 1993 n. 122.
Non mi pare proprio.
Sostenere l'idea di una differenza tra razze e che sia cosa buona mantenere tale differenza, non significa incitare alla discriminazione.
Voglio dire che un conto è criticare con forza un'idea che si ritiene pericolosa oltre che scientificamente errata, altro è censurarla appellandosi alla legge.
Cioè fino a quando non si dichiara l'inferiorità di una razza rispetto ad un'altra (presupposto di discriminazione, ghettizzazione e condotte violente), ma si insiste solo sulla loro differenza, si rimane all'interno di un dibattito culturale – per quanto scientificamente superato.
Citazione di: Koba il 18 Febbraio 2025, 11:24:30 AMNon mi pare proprio.
Sostenere l'idea di una differenza tra razze e che sia cosa buona mantenere tale differenza, non significa incitare alla discriminazione.
Koba, tu cosa intendi con "essere cosa buona mantenere la differenza".
Cosa vuoi mantenere? Forse una differenza giuridica, magari fondata sull'idea di differenti propensioni legate alla differenza tra razze?
Capisco che si tratta di un confine sottile, ma parlare di "differenze tra razze" vuol dire descrivere la società, in un modo comunque discutibile, parlare di "mantenere le differenze tra razze" vuol dire ragionare in maniera discriminatoria razziale.
Mi ero espresso male e ho cercato di rimediare con il post successivo.
Ma la domanda è: Mauro Pastore ha commesso un reato scrivendo quello che ha scritto?
Perché c'è una bella differenza tra un'idea di cui si può anche provare una certa ripugnanza e un'idea che va censurata perché la sua espressione pubblica costituisce un reato.
Citazione di: sapa il 18 Febbraio 2025, 09:39:37 AMUn asiatico non è uguale a un africano ed entrambi sono diversi da un indo-europeo, la diversità è talmente evidente, da essere facilmente riconoscibile. Diversità somatica non vuol dire per forza diversità culturale, ma spesso le 2 cose si fondono tra loro. Detto ciò, il problema nasce quando si tenta di affermare la supremazia di una razza sull'altra.
La realtà non è come noi la vediamo, ma il modo in cui la vediamo ha un suo motivo che raggiunge mediamente un utile scopo.
Vedere la realtà come fatta di mele rosse mature e mele verdi acerbe è utile alla mia sopravvivenza nella misura in cui la mia sopravvivenza dipende dal modo in cui mi alimento.
Un individuo la cui sopravvivenza non dipenda da ciò potrebbe non distinguere una mela verde da una rossa perchè ciò non è a lui utile.
Se affermo che la razza di mele rosse esiste altri potrebbero dunque smentirmi.
Una cosa è distinguere la realtà, una altra è dire che siccome io la distinguo essa è fatta da ciò che io in essa distinguo.
Forse che noi gli altri uomini dobbiamo mangiarli se è vero che ne distinguiamo il colore?
No, ma è che la nostra capacità di discriminare la realtà può andare oltre i suoi scopi fino a ritorcercisi contro.
A cosa serve distinguere a noi gli uomini per il loro colore? A nulla.
Può servire invece distinguerli per il loro patrimonio genetico al fine di trovare cure mediche mirate.
Qualunque criterio con cui distinguiamo fra loro gli esseri viventi è parimenti arbitrario, ma non tutti hanno la stessa utilità, e possono essere usati in modo tendenzioso, come fa Mauro Pastore in modo che ci fa scappare la censura, ma che tutti noi in parte pratichiamo in modo più o meno cosciente.
Il rischio nel voler tacitare Mauro Pastore, (quante volte io stesso lo avrei tacitato potendolo fare) sta appunto nel voler tacitare la nostra cattiva coscienza.
Trasformare ciò che salta agli occhi in ciò che è può avere controindicazioni.
La buona filosofia di cui Mauro Pastore si ritiene detentore privilegiato, dovrebbe evitarci di fermarci alle apparenze che ci salutano agli occhi, nelle quali il mauro invece sguazza, e noi a nostra volta seppure in minor misura.
Che sia Mauro Pastore per noi il manifesto della non filosofia da attaccare nella nostra camerata.
La mela verde e la mela rossa hanno una differenza evidente ai sensi. Per colui che non si ciba della mela possono sembrare uguali solo perché non interessano e quindi non attraggono la sua attenzione. Ma per colui che se ne ciba è molto importante distinguere la mela rossa da quella verde ( per nutrirsene, per il raccolto,ecc). Penso che la paura del diverso sia ancestrale: è probabile che distinguere una tribù dall'altra in base ai colori, ai tratti somatici , ecc, fosse essenziale per la sicurezza ai primordi dell'umanità. È noi siamo ancora in parte condizionati da queste distinzioni. Quando il diverso entra a far parte del tuo cerchio ( il migrante che diventa tuo vicino, e poi tuo amico e poi parte della tua quotidianità) questa paura più che passare si "sposta": il ladro slavo , il musulmano barbuto, ecc. Non credo sia facile sbarazzarsi di queste paure che fanno parte di noi. Non funziona semplicemente imponendolo dall'alto, da un piedistallo illuminato. Certo, la cultura è fondamentale, ma non può far tutto. "Indovina chi viene a cena", vecchio film cult con S. Tracy mostra con ironia come il pregiudizio e le paure siano radicate anche in chi se ne dichiara privo.
Citazione di: Pio il 18 Febbraio 2025, 14:22:02 PMLa mela verde e la mela rossa hanno una differenza evidente ai sensi.
Condividendo in generale il tuo post, e solo a mò di battuta, faccio notare che ciò che salta ai nostri sensi , l'essere rosso della mela, è ciò che la mela respinge per sua natura.
Cioè, essa trattiene tutte le frequenze elettromagnetiche della luce, respingendo solo quella rossa, come altro da se, proprio ciò che noi invece attribuiamo alla sua natura.
E'possibile che la paura dell'uomo nero come dici sia scritta nel patrimonio genetico, ed anzi ricordo di aver letto questa ipotesi in un articoletto sulla rivista Le Scienze.
La notizia buona , sempre secondo quell'articolo, è che il patrimonio genetico si può tacitare, secondo l'epigenetica, quando controproducente.
In effetti come ben dici è sufficiente una occasionale frequentazione dell'uomo nero come vicino di casa , e la paura passa, se non proprio il pregiudizio culturale, più duro a morire.
Il pregiudizio più che essere un male è una necessità.
la nostra visione della realtà è necessariamente pregiudiziale, e non è possibile averne una di altro tipo.
La notizia cattiva dunque è che non si può fare a meno dei pregiudizi. La notizia buona è che i pregiudizi si possono cambiare.
Se però uno vive immerso dentro una biblioteca piena di vetusti testi, solo in prima edizione, mai riveduta e aggiornata, come immagino nella mia fantasia faccia il buon Mauro Pastore, quali pregiudizi vuoi che possa rivedere?
Se poi, sempre a mo di battuta, la paura dell'uomo bianco stesse scritta nel patrimonio genetico dell'uomo nero, allora vuol dire che, mutatis mutandis, il risultato non cambia, cioè siamo proprio uguali.
Quindi se fossimo noi a dover migrare verso il continente nero non avremmo miglior sorte dell'uomo nero.
L'unica cosa certa è che nella storia dell'uomo a tutti prima poi è toccato farlo, e ancora lo sarà.
Non solo dobbiamo trattare bene i migranti perchè anche noi lo siamo stati, ma perchè anche noi lo saremo.
Il cambiamento delle condizioni climatiche , prossima causa di migrazioni, non distingue il colore della pelle.
A chi tocca tocca.
Sembra che siamo condannati a dar corpo ai nostri pregiudizi, scambiando con essi la realtà, e tanto più lo facciamo siamo di destra, e quanto più ne dubitiamo siamo di sinistra, ed ecco perchè la sinistra è inconcludente, perchè il dubbio è nemico dell'azione.
Ma se proprio vogliamo dirci ''uomini',' e non festoni colorati, forse dovremmo tentare un altra strada.
Citazione di: Pio il 18 Febbraio 2025, 14:22:02 PM
La mela verde e la mela rossa hanno una differenza evidente ai sensi. Per colui che non si ciba della mela possono sembrare uguali solo perché non interessano e quindi non attraggono la sua attenzione. Ma per colui che se ne ciba è molto importante distinguere la mela rossa da quella verde ( per nutrirsene, per il raccolto,ecc). Penso che la paura del diverso sia ancestrale: è probabile che distinguere una tribù dall'altra in base ai colori, ai tratti somatici , ecc, fosse essenziale per la sicurezza ai primordi dell'umanità. È noi siamo ancora in parte condizionati da queste distinzioni. Quando il diverso entra a far parte del tuo cerchio ( il migrante che diventa tuo vicino, e poi tuo amico e poi parte della tua quotidianità) questa paura più che passare si "sposta": il ladro slavo , il musulmano barbuto, ecc. Non credo sia facile sbarazzarsi di queste paure che fanno parte di noi. Non funziona semplicemente imponendolo dall'alto, da un piedistallo illuminato. Certo, la cultura è fondamentale, ma non può far tutto. "Indovina chi viene a cena", vecchio film cult con S. Tracy mostra con ironia come il pregiudizio e le paure siano radicate anche in chi se ne dichiara privo.
Esatto Pio. Questo fantasma del nemico, del diverso ce lo portiamo appresso a causa delle decine di migliaia di anni in cui eravamo divisi in piccole tribù che qualche volta collaboravano e altre volte si spaccavano la testa. Fatto sta che o ammettiamo che siamo sempre quelli o invece ci sforziamo di pensarci in un cammino che ci permette di "pensarci altrimenti", e in questo pensarci altrimenti giocoforza dobbiamo superare questo ridicolo considerare:Citazione"gli europei non hanno tanta necessità di arginare la natura come invece gli africani, non hanno tanta raffinatezza e distanza come gli asiatici e nuovo e nuovissimo mondo ripetono più o meno diversamente. "
Ma cosa significa? Che l'africano geneticamente deve arginare la natura, mentre l'europeo ha un codice genetico che non la deve arginare? A parte il fatto che si tratta di una pura farneticazione, ma ci si rende conto che da queste differenze nasce la violenza etnica? Io non sono raffinato quanto un asiatico, che fra i suoi cromosomi ha evidentemente anche quello della raffinatezza.Nessuno pensa che questo viraggio verso l'etnicità ha solo il compito di sviare l'attenzione da ben altri problemi, ovvero dal diktat individualista del capitalismo imperante? Se vedi che conta solo il denaro, il successo, il potere e tu non hai nulla di tutto ciò ed anzi sei colpevolizzato perchè non sei riuscito nell'impresa, allora non resta che lo spirito etnico, pensarti differente e magari leggermente superiore. Ma anche se non ti pensassi superiore, questa diversità etnica (che non ha alcuna base fisiologica) a cosa serve realmente? Di nuovo a fissare dei confini fra società, mentre le merci non ne hanno più da qualche secolo. Una forma di alienazione che viene addirittura perseguita ed osannata. Che miracoli che riesce a fare il capitalismo. Le merci sono più libere delle persone, che in ciò diventano oggetti, strumenti al servizio delle merci, le quali godono di diritti soggettivi ed oggettivi ben più rilevanti della stragrande maggioranze della popolazione umana. E in tutto ciò si straparla di differenze, come se quelle differenze potessero compensare le profonde ingiustizie del mondo attuale. In questo io vedo il pericolo di parlare di differenze etniche. Che è un pericolo politico.Dal punto di vista genetico, invece non esiste alcuna differenza, ovvero le differenze genetiche fra me e un samoano è dell'1 per cento, così come fra un Samoano e un pigmeo. Se si aggiunge a ciò il fatto che il nostro cervello è plastico e fatto per imparare, ne consegue che un Samoano educato a New York sarà un newyorchese e un newyorchese educato a Samoa sarà un samoano, con tanti saluti all'etnicità. Ammesso che con etnicità si voglia dire qualcosa di fisiologico. Se invece si fa riferimento all'imprinting culturale del vivere in un certo ambiente o anche solo all'uso di una particolare lingua che modella i nostri comportamenti e le nostre visioni del mondo, ciò è innegabile, così come è innegabile però che dobbiamo essere in grado nel XXI secolo ad ibridare i nostri modi di pensare, appunto a pensarci altrimenti e non a difendere una identità ristretta o a pensare alla famosa e ridicola "sostituzione etnica". Qui la sola sostituzione che avviene è quella fra valori di solidarietà ed egoismo feroce. Quindi quando sento parlare di differenza etnica mi si rizzano giustamente i capelli, perchè è l'anticamera di ogni pensiero deumanizzante. Se invece vogliamo pensare la diversità come talenti diversi e doti diverse, ben venga questo elogio della diversità, a patto che non nasconda alcun baco di dominio. Purtroppo la storia ci insegna invece che dalla diversità etnica nasce sempre una volontà di potenza e di separazione dominanti/dominati.
Nota a margine per i futuri studiosi di questo forum (tutti psichiatri, naturalmente): anche i bravi bambini, ogni tanto, hanno bisogno di un capro espiatorio.
Citazione di: Jacopus il 18 Febbraio 2025, 16:07:00 PMEsatto Pio. Questo fantasma del nemico, del diverso ce lo portiamo appresso a causa delle decine di migliaia di anni in cui eravamo divisi in piccole tribù che qualche volta collaboravano e altre volte si spaccavano la testa. Fatto sta che o ammettiamo che siamo sempre quelli o invece ci sforziamo di pensarci in un cammino che ci permette di "pensarci altrimenti", e in questo pensarci altrimenti giocoforza dobbiamo superare questo ridicolo considerare:
Ma cosa significa? Che l'africano geneticamente deve arginare la natura, mentre l'europeo ha un codice genetico che non la deve arginare? A parte il fatto che si tratta di una pura farneticazione, ma ci si rende conto che da queste differenze nasce la violenza etnica? Io non sono raffinato quanto un asiatico, che fra i suoi cromosomi ha evidentemente anche quello della raffinatezza.
Nessuno pensa che questo viraggio verso l'etnicità ha solo il compito di sviare l'attenzione da ben altri problemi, ovvero dal diktat individualista del capitalismo imperante? Se vedi che conta solo il denaro, il successo, il potere e tu non hai nulla di tutto ciò ed anzi sei colpevolizzato perchè non sei riuscito nell'impresa, allora non resta che lo spirito etnico, pensarti differente e magari leggermente superiore. Ma anche se non ti pensassi superiore, questa diversità etnica (che non ha alcuna base fisiologica) a cosa serve realmente? Di nuovo a fissare dei confini fra società, mentre le merci non ne hanno più da qualche secolo. Una forma di alienazione che viene addirittura perseguita ed osannata. Che miracoli che riesce a fare il capitalismo. Le merci sono più libere delle persone, che in ciò diventano oggetti, strumenti al servizio delle merci, le quali godono di diritti soggettivi ed oggettivi ben più rilevanti della stragrande maggioranze della popolazione umana. E in tutto ciò si straparla di differenze, come se quelle differenze potessero compensare le profonde ingiustizie del mondo attuale. In questo io vedo il pericolo di parlare di differenze etniche. Che è un pericolo politico.
Dal punto di vista genetico, invece non esiste alcuna differenza, ovvero le differenze genetiche fra me e un samoano è dell'1 per cento, così come fra un Samoano e un pigmeo. Se si aggiunge a ciò il fatto che il nostro cervello è plastico e fatto per imparare, ne consegue che un Samoano educato a New York sarà un newyorchese e un newyorchese educato a Samoa sarà un samoano, con tanti saluti all'etnicità. Ammesso che con etnicità si voglia dire qualcosa di fisiologico. Se invece si fa riferimento all'imprinting culturale del vivere in un certo ambiente o anche solo all'uso di una particolare lingua che modella i nostri comportamenti e le nostre visioni del mondo, ciò è innegabile, così come è innegabile però che dobbiamo essere in grado nel XXI secolo ad ibridare i nostri modi di pensare, appunto a pensarci altrimenti e non a difendere una identità ristretta o a pensare alla famosa e ridicola "sostituzione etnica". Qui la sola sostituzione che avviene è quella fra valori di solidarietà ed egoismo feroce. Quindi quando sento parlare di differenza etnica mi si rizzano giustamente i capelli, perchè è l'anticamera di ogni pensiero deumanizzante. Se invece vogliamo pensare la diversità come talenti diversi e doti diverse, ben venga questo elogio della diversità, a patto che non nasconda alcun baco di dominio. Purtroppo la storia ci insegna invece che dalla diversità etnica nasce sempre una volontà di potenza e di separazione dominanti/dominati.
Ciao Jacopus, nel testo del forumista che si firma Mauro Pastore e da te citato (" gli europei non hanno tanta necessità di arginare la natura....") io faccio fatica a ravvisare un senso compiuto, più che altro, tu invece ne intravvedi l' inizio del razzismo. Ma cosa vuol dire? Che senso ha dire che l'europeo non ha bisogno di arginare la natura, mentre l'africano ce l'ha? Anche ammettendo che in Europa la natura sia sotto controllo, della qual cosa mi permetto di dubitare, non è colpa dell'africano se vive in una zona desertica e per prendere l'acqua deve fare 10 km a piedi. Quindi? Lo stesso periodo, poi, si conclude con quel "..e nuovo e nuovissimo mondo ripetono più o meno diversamente", che per me è l'apoteosi del non senso, anzi mi pare quasi una contraddizione. E quindi, ancora: quindi? Insomma, se devo fare una critica a Pastore è la cripticità dei suoi testi, o se vogliamo delle sue visioni. Razzismo, però, non mi pare.
Citazione di: sapa il 18 Febbraio 2025, 17:35:07 PME quindi, ancora: quindi? Insomma, se devo fare una critica a Pastore è la cripticità dei suoi testi, o se vogliamo delle sue visioni. Razzismo, però, non mi pare.
Distinguo gli uomini perchè diversi fra loro, o è perchè sono diversi che li distinguo?
La differenza sta nel vedere nella diversità una ricchezza o una imperfezione, rimanendo solo da decider dove stia, se da una parte o dall'altra.
Se uno ha un idea preconfezionata di uomo, allora da qualche parte c'è una imperfezione.
Se uno ha un idea di uomo tarata su di me, allora va da se che l'imperfezione stia dall'altra parte.
Se l'umanità esiste perchè ciò viene da se, ciò potrebbe derivare in effetti da un idea preconfezionata che si ha dell'uomo.
Avere questa idea preconcetta, apparentemente innocente, derivante dal fatto che l'umanità sembra esistere, perchè viene da se che esista, secondo me è all'origine del razzismo.
Nell'antica Sparta si credeva che la muscolatura delle persone facesse parte della razza, cioè del materiale biologicamente ereditabile, perciò gli uomini "costringevano" le donne spartane ad allenarsi, cosicché la prole fosse altrettanto muscolosa. Dico questo per dire che l'essere umano si inventa teorie riguardo a ciò che è ereditabile e ciò che non lo è praticamente dalla notte dei tempi. L'antico testamento, contiene decine di nozioni eugenetiche che pretendono di manipolare l'ereditarietà. Le corti europee medievali pullulano di storpi e si deve ricorrere ad un vero e proprio "mercato delle principesse" per evitare che la situazione precipiti. Da sempre l'uomo si accorge che "qualcosa" si eredita, lo intuisce chiaramente dall'ereditarietà dei tratti somatici, ma non ha chiaro precisamente cosa e inventa teorie bislacche e fantasione. Oggi sappiamo "qualcosa" di più sul tema e l'ignoranza non è più una scusa accettabile. Il termine "razza" ha senso logico solo in una prospettiva razzista, altrimenti è un insieme vuoto, inutile. Chi sono gli "africani"? Solo una teoria razzista può rispondere a questa domanda, la sua natura rimane implicita in un concetto che l'autore definisce "innegabile", ma non esiste né l'africa né gli africani, sicuramente NON a livello genetico, visto che l'africa ha il patrimonio genetico (e linguistico, vanno di pari passo curiosamente) più diversificato del mondo. E' come se dicessi che io non credo nella frenologia, e nel frattempo il mio hobby fosse quello di misurare il naso alla gente... ok.