A Napoli durante la Guerra Fredda. Memorie sul nostro tempo, sui numeri...

Aperto da PhyroSphera, 23 Giugno 2025, 14:20:21 PM

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PhyroSphera

A Napoli durante la Guerra Fredda (tutti i link presentano video non ufficiali la cui resa è varia e la eventuale pubblicità commerciale aggiunta non è mia scelta)...
https://www.youtube.com/watch?v=S0SzyunRNZ8


Le opere cinematografiche neorealiste contengono sempre alcunché di ideale o idealistico, oppure non sono un realismo diretto. Non così la successiva corrente del realismo, che pur essendo priva di tanta e univoca risonanza nondimeno ha fatto epoca anch'essa.
Per esempio la scena del bagno della fontana ne La dolce vita non era una invenzione ma una citazione poetica, perciò accanto alla realtà c'era l'idea. Non così le inquadrature del suicidio in Morte di un matematico napoletano. Certo non un campione di realismo, come pure il cinema di Fellini era neorealista solo per un verso; e una regia diversa, ignorante ma nel senso di farsi capace di accogliere l'alterità nella mente visionaria. Difatti il film di Martone è anche un collage di testimonianze. Ciò che non fu reso immagine per lo Schermo corrispondeva alla misteriosità dei fatti, di un uomo che, quanto a personaggio sociale, era una "creazione della città di Napoli", ma la cui vita era molto e altro di più. Nipote di Bakunin e comunista sui generis, matematico insigne del Secolo XX°, tra pretese sempre più grandi del mondo della tecnica e neoinquisizioni non solo cattoliche i suoi Teoremi avviavano di fatto una comprensione diversa dei simboli matematici, inclusi così nello stesso oggetto di ricerca e acquisizione scientifica. Questo io notavo da studente del Politecnico di Napoli, all'Università dove tanti anni prima Renato Caccioppoli era stato professore e dove sarebbe stato schedato suicida. Mentre studiavo per ingegneria edile mi dedicavo anche ad altre attenzioni; anche alla Fisica dei Quanti oltre che ad approfondimenti personali della Analisi Matematica. Proprio alla stessa Università Federico II mi si venne a dire un giorno: "il Professor Renato Caccioppoli, la pensava proprio come lei", in merito alla mia amara sorpresa a fronte dei pregiudizi contro la nuova analisi matematica.
Fisica e mtematica sono distinte ma non fino al punto che le formule della fisica non abbiano un valore matematico; non intrinseco ma pur sempre esistente e quanto a questo valutabile scientificamente solo dal matematico.
E=mc2 ha un significato fisico ma quale espressione reca anche un senso matematico coincidente ma non identico. Quella E non si volatilizza nel campo matematico, neppure le altre due lettere, ma il risultato non è equiparabile al significato fisico. Il volerne dimenticare, nella supposizione che il campo multidimensionale non sia oggetto concreto degli studi scientifici matematici e che si fosse arrivati all'ultimo atto della scienza occidentale, questo era pregiudizio dello stesso Albert Einstein. I rapporti tra le due scienze sarebbero rimasti sterili, se non si fosse scoperto che quella E non era semplicemente traducibile con una x nella teoria matematica ma con una a...; cioè la E corrisponde matematicamente a una realtà!
Come è possibile questo, ci si domanda, se ciò che è oltre lo spaziotempo non è oggetto di scienza? La risposta pare impossibile ma c'è: quella a indica concretamente ciò che attraverso il confine dello spaziotempo è entrato quale effetto. Per fare un paragone non ideale (dato che esiste la analogia psicofisica), dico che anche per la Psicologia transpersonale accadono queste 'registrazioni', di effetti da estremità di confini. La E della Equazione della Relatività è matematicamente una non incognita che è assegnabile a un confine e indica una provenienza oscura... che solo un filosofo potrebbe decifrare.
Tutto ciò quindi non conferma il pregiudizio che la Relatività sia l'atto finale della scienza occidentale e ci permette di contemplare lo sviluppo successivo della Fisica dei Quanti, perché bisogna ammettere che la comprensione matematica della Relatività fisica è di un ordine diverso, non metafisico ma di limiti solo unilaterali del campo scientificamente studiabile...

Al tempo che io frequentavo l'università Federico II lo stato delle ricerche fisiche si era spostato oltre, con lo studio della fisica delle particelle, mentre c'era negli ambienti scientifici internazionali chi sognava di costruire una scienza unica direttamente cosmologica della fisica. C'era chi restava ad Einstein e alla pretesa che la Relatività fosse sistematizzabile come base di tutto il resto scoperto, chi affidava la speranza di unità ai calcoli di Newton, chi credeva a una pseudoheisenberghiana quantizzazione generale... chi tentava invece di affidarsi ad Aristotele ed Archimede (appoggiato dai neoinquisitori). La mia indagine intellettuale - mentre nella mia immaginazione a volte apparivano le memorie e immagini delle Rune che avevo visto nelle Lande del Nord e si affollavano pensieri sulla filosofia dei greci antichi - si fermò su questo punto: l'idea che tutto si risolvesse in uno schema di funzionamento di particelle incontrava sospetti e negazioni, dato che queste nel loro funzionamento, che si supponeva di poter un giorno dimostrare, riassumevano tutto,... e come fare allora a trovare una formula matematica significativa per il fisico, dato che il risultato sarebbe stato una entità simbolica, una espressione in quanto tale?
Questo appunto la Scuola napoletana con Caccioppoli, io notavo, si era portata a poter spiegare. Tutto, anche il simbolo, descrive concretamente la realtà cui i numeri fanno riferimento. Questa è, in riferimento all'attuale stato delle altre scienze, conseguenza di quanto cominciava a spiegare alla Facoltà di matematica di Napoli.

Al proposito iniziale di dedicarmi specificamente allo studio delle scienze matematiche seguì l'incontro da parte mia col mistero dei numeri del verso poetico. Per tale ragione, dopo aver fatto da mediatore culturale tra fisici e matematici in qualità di studente ma pure studioso diverso, passai inosservato agli inquisitori. Certo, dato che non la teologia biblica ma la demonologia degli scritti dei poeti simbolisti francesi era il mio oggetto dell'intervenuto altro interesse, c'era da stare ancor meno tranquilli per parte mia. Difatti ricevetti minacce di fanatici, visto che i dottoroni diversi che curiosavano nello stesso Politecnico erano finiti fuori gioco. Non mancò neanche un prete che presentandosi nella casa in cui vivevo in fitto voleva farmi capire, con la chimera di guai da evitare, che io stavo oramai 'esagerando per sempre'; e tanta l'assurdità suscitata nel quartiere dal suo ed altri interventi, che mi venne spontaneo rappresentarla con gli occhi sbarrati a un grosso cane che faceva il randagio nei paraggi. A uno strano discorso per citofono, di chi diceva idiotamente che dovevo andare in ospedale, lui stava proprio lì accanto a ringhiare protettivamente; così la notte seguente si presentò, probabilmente suonando lui stesso al mio citofono perché aveva visto quale bottone i persecutori usavano per entrare in contatto con me. Ritrovatomelo di fronte alla porta dell'appartamento, lasciavo la bestia, il cane da guardia, vagare per le scale, fino al mattino seguente...
Le mie riflessioni sulla nuova matematica io le organizzavo sulle Enneadi e le enadi e in Facoltà non sapevano cosa rimediarci.
Anni dopo, un critico sedicente scienziato in tivù gridava quasi: cosa ce ne facciamo di un simbolo? L'aver reperito e descritto il particolare bosone il cui studio adatto a far ruotare i dati delle grandi teorie fisiche moderne attorno al comportamento delle particelle era uno sorta di shock per i positivisti che sognavano di sostituire la cosmologia filosofica con un'altra a loro detta scientifica. Il filosofo sa che è impossibile ma i positivisti si lambiccavano il cervello appresso ai modelli integrati. Risultava dopo gli studi sul cosiddetto bosone di Higgs (espressione che mi pareva equivalente, nelle ricerche umane, a Oceano di Ross) invece solo uno schema unitario generale, nessun sistema, e allora i critici si appuntavano su un particolare, un "dannato simbolo" che sarebbe stato, nella sua presunta insignificanza, la prova che era "tutta una sciocchezza". Era questo fantasma che tratteneva i neoinquisitori, comunque il coordinamento ottenuto trovando riscontro alle ipotesi di Higgs sulle particelle fisiche non genera rischi su rischi ma segna la riduzione dei rischi delle applicazioni scientifiche. Plotino, Ipazia, anche i neoplatonici cristiani, cercavano questa sinergia!

La morte del matematico napoletano pareva soltanto, non era veramente il segno di una scienza andata troppo oltre; era solo la maschera sociale che così terminava, e mentre dalla Città di Napoli veniva questa macabra apparenza - denuncia di intromissioni intollerabili - la scienza proseguiva il suo corso, dalla Russia con amore...
In tutto ciò io cominciavo a constatare che la filosofia stava per rimanere senza forza sociale e culturale e notavo che sarebbe stata la Sofiologia a ripresentarla come ospite inquietante (mentre si era costretti a parlarne nei termini storici della tradizione giudaica dell'Antico Testamento, troppo cara ai neoinquisitori). Questo salto forse il Professor Caccioppoli non aveva potuto intravederlo e lo scenario opposto lo aveva spinto all'inedia? A parte questo, la sua era tattica sociale diversa da quella di Albert Einstein, che per farsi lasciare in pace dai falsi fisiologi li compiacque con disposizioni testamentarie di grottesco reliquiario. Il nipote di Bakunin non voleva lasciare una salma comprensibile né studiabile, forse era l'ultimo spasimo per far coincidere una morte già sopravveniente con una sopraggiungente - questo pensavo, anche quando mi ritrovavo ad esser rimproverato di aver parlato con sua stessa inflessione. Il campo simbolico ha un senso anche così, uno stato cadaverico non è un altro, un gesto di protesta può stare assieme a una morte naturale... ictus e colpo da arma da fuoco tutto insieme per avere un po' di riservatezza.


https://www.youtube.com/watch?v=2BvCBVyPVTo
https://www.youtube.com/watch?v=JIVJyqHUMuQ
https://www.youtube.com/watch?v=ySqEP7zCFgs



MAURO PASTORE

PhyroSphera

Citazione di: PhyroSphera il 23 Giugno 2025, 14:20:21 PMLe opere cinematografiche neorealiste contengono sempre alcunché di ideale o idealistico, oppure non sono un realismo diretto. Non così la successiva corrente del realismo, che pur essendo priva di tanta e univoca risonanza nondimeno ha fatto epoca anch'essa.

Per evitare incomprensioni che potrebbero essere penose o in ogni caso incresciose, specifico che il cinema neorealista italiano aveva per riferimento il verismo in letteratura e genericamente in arte, in particolare quello italiano. Quel che fu ed è stato detto realismo o corrente realista nel cinema italiano sorse successivamente, segnato dall'Opera di Federico Fellini, che può considerarsi a chiusa della stagione neorealista ed anche, limitatamente alla dimensione psicologica, viatico all'altra.
Questo realismo sorgeva dall'esigenza, a volte polemica, di non perdere il contatto con realtà dimenticate, trascurate dai grandi registi neorealisti, oppure come continuazione dei loro lavori, secondo un maggiore avvicinamento alla realtà sociale e nazionale e non solo. Alcuni film neorealisti ad argomento politico erano già su tale linea.
I film realisti - fermo restando che intendo con questo termine la descrizione di un movimento artistico - si distinguono da quelli neorealisti in quanto in essi il sogno in cui consiste lo scorrere cinematografico è direttamente lo sguardo visionario sul mondo, secondo un'estetica documentarista o documentaristica e non romanzesca o romanzata come nel neorealismo.
In entrambi i casi possono trovarsi film storici o non storici, trame inventate o non inventate, ma secondo diversa visionarietà. La differenza estetica che passa tra documento e letteratura illustra bene quanto ho definito. Non si trova una scansione temporale precisa nell'avvicendarsi dei due movimenti (neanche i film di Fellini ne assommano una), inoltre alcuni registi si dedicarono ad entrambi.
Sul Cinema Neorealista italiano sono scorsi fiumi di parole, anche scritte; su quello Realista ben poche che io sappia. Non so al momento se per entrambi siano disponibili pubblicazioni degne; forse sul realismo non si è trovato niente di sufficientemente precisato o politicamente neutrale ed è possibile anche che siano rimasti solo critici e critiche in arbitraria rivolta contro questi concetti o solo verso il secondo. Da ciò, questa mia circostanziata precisazione su un Forum di filosofia: dal percepire tutto sull'orlo di un ingiusto oblio.
Non si può dire che il realismo sia finito, forse neppure il neorealismo lo è del tutto. Ma attualmente il cinema italiano è segnato da un'estetica affatto diversa, che richiama l'umiltà e radicale rovesciamento delle raffigurazioni medioevali bizantine a fronte dei classici antichi greci; il cinema-televisione, prefigurato negli anni '60 e inoltrato negli anni '70 (del Secolo Ventesimo) è stato avvicendato da un altro motivato dagli schermi degli elaboratori elettronici, dai pixel e non dai fasci luminosi della Sale cinematografiche di una volta.

Nota Bene:
Da non prendersi in considerazione in questo novero è il cosiddetto "Realismo Magico" in arti figurative durante la prima metà del Secolo Ventesimo. E' evidente che è altra cosa, a maggior ragione considerando quale era la tecnologia cinematografica dell'epoca.


MAURO PASTORE