Leggendo gli ultimi inserimenti in questa sezione contribuisco a questa atmosfera nostalgica che pervade con una tra le liriche che amo in modo esagerato. Tratta dalla raccolta Le occasioni (Einaudi, 1939), è sublime.
Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t'attende dalla sera
in cui v'entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto.
Libeccio sferza da anni le vecchie mura
e il suono del tuo riso non è più lieto:
la bussola va impazzita all'avventura.
e il calcolo dei dadi più non torna.
Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s'addipana.
Ne tengo ancora un capo; ma s'allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pietà.
Ne tengo un capo; ma tu resti sola
né qui respiri nell'oscurità.
Oh l'orizzonte in fuga, dove s'accende
rara la luce della petroliera!
Il varco è qui? (Ripullula il frangente
ancora sulla balza che scoscende ...)
Tu non ricordi la casa di questa
mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.
Bellissima, tra l'altro in metrica libera pur con rima. Mi appartiene il senso di smarrimento che accompagna la poetica di Montale. E la sua espressione unica.
E' grande Montale quando dice ,in una poesia, che la moglie praticamente cieca era quella che vedeva veramente.Un grande!
La mia preferita del grande Poeta:
EUGENIO MONTALE, Ossi di seppia (Torino, Piero Gobetti Editore 1925).
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
Perduto in mezzo a un polveroso prato.
Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo
Non la leggevo dai tempi delle superiori, Ossi di seppia. Interessante quella citazione dell'ombra a metà poesia. Chissà se Montale aveva letto Jung.