Protovangelo di Giacomo

Aperto da doxa, 21 Dicembre 2025, 15:16:03 PM

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doxa

Va beh, anziché il silenzio è meglio se scriviamo dei post sul tema natalizio.

Oggi voglio argomentare sul "Protovangelo di Giacomo".

Il sostantivo "protovangelo" (usato in teologia e nella letteratura) è composto da "proto-" (= primo) + "vangelo" (= buona notizia): significa "primo annuncio" o "prima buona notizia".

Il nome "protovangelo" fu coniato dal linguista francese Guillaume Postel (1510 – 1581) per significare l'antecedenza cronologica degli eventi in esso narrati nel confronto con i quattro vangeli canonici.

Quel Giacomo autore del protovangelo dice di essere l'apostolo Giacomo il Giusto, "fratello del Signore", morto nel 62. Gli studiosi, però, sono concordi nel considerare falsa tale attribuzione, infatti  lo stile letterario e la carente conoscenza di usi civili e religiosi giudei, ne rendono impossibile quella paternità.

Fu il filosofo e teologo  cristiano Origene (noto anche come Origene Adamanzio, nato ad Alessandria d'Egitto nel 185 d.C. circa  e morto a Tiro nel 254 d.C.) a menzionare per primo il cosiddetto Protovangelo di Giacomo nel suo  "Commentario al Vangelo di Matteo", scritto tra il 246 e il 248.

Nel "Decretum Gelasianum", noto anche come "Decreto Gelasiano de libris recipiendis et non recipiendis", redatto nel VI secolo e tradizionalmente attribuito al papa Gelasio I, che pontificò dal 492 al 496, c'è un elenco di testi considerati canonici e un altro elenco di testi considerati apocrifi.

Il Protovangelo di Giacomo fu redatto nel secondo secolo d. C.,  tra il 140 e il 170. E' dedicato alla nascita e all'infanzia di Maria e di Gesù di Nazaret; è il più antico testo cristiano che afferma la verginità di Maria, prima, durante e dopo il parto di Gesù.

È uno dei vangeli apocrifi (cioè non incluso nel canone biblico: nell'ambito ebraico e cristiano non è nell'elenco dei testi biblici considerati ispirati da Dio, perciò sacri), ma la tradizione cristiana ha accolto alcune delle informazioni in esso contenute, in particolare relativamente alla vita di  Maria e dei suoi genitori, Anna e Gioacchino.

L'autore di questo protovangelo utilizzò fonti diverse. Tre sono le fonti principali:

le tradizioni extra-canoniche per la descrizione della nascita di Gesù  in una stalla o grotta;

l'Antico Testamento  nella redazione della "Septuaginta" (= la Bibbia dei Settanta), versione del Vecchio Testamento in lingua greca, tradotta dall'ebraico da 72 saggi ad Alessandria d'Egitto per la locale comunità ebraica;

i racconti dell'infanzia di Gesù contenuti nel Vangelo di Matteo e nel Vangelo di Luca,  riguardanti  la nascita e l'educazione di Maria e la natività di Gesù.

Del Protovangelo di Giacomo (capitolo 18) mi piace la descrizione della scena  fantastica nel momento delle doglie di Maria: "Trovò  quivi una grotta: ve la condusse, lasciò presso di lei i suoi figli e uscì a cercare una ostetrica ebrea nella regione di Betlemme.
Io, Giuseppe, camminavo e non camminavo. Guardai nell'aria e vidi l'aria colpita da stupore; guardai verso la volta del cielo e la vidi ferma, e immobili gli uccelli del cielo; guardai sulla terra e vidi un vaso giacente e degli operai coricati con le mani nel vaso: ma quelli che masticavano non masticavano, quelli che prendevano su il cibo non l'alzavano dal vaso, quelli che lo stavano portando alla bocca non lo portavano; i visi di tutti erano rivolti a guardare in alto.
Ecco delle pecore spinte innanzi che invece stavano ferme: il pastore alzò la mano per percuoterle, ma la sua mano restò per aria. Guardai la corrente del fiume e vidi le bocche dei capretti poggiate sull'acqua, ma non bevevano. Poi, in un istante, tutte le cose ripresero il loro corso".



Giotto, Natività di Gesù, affresco, 1303 – 1305 circa, Cappella degli Scrovegni, Padova.

La scena è compresa nelle "Storie di Gesù" del registro centrale superiore, nella parete destra guardando verso l'altare.
Come fonti  per dipingere le scene Giotto usò i Vangeli, il Protovangelo di Giacomo e la Leggenda aurea di Jacopo da Varazze.

Il paesaggio roccioso fa da sfondo alla scena della Natività.

Maria è distesa su un declivio, coperto da una struttura lignea, ha partorito Gesù, e lo mette, già fasciato, nella mangiatoia con l'aiuto di una donna (è la levatrice ebrea ?).

Sulla sinistra ci sono il bue e l'asinello. Giuseppe sta seduto ed ha l' espressione sognante, tipica dell'iconografia che vuol evidenziare il suo ruolo non attivo nella procreazione di Gesù.

Il Protovangelo di Giacomo ha avuto  un ruolo importante nella tradizione cristiana e nella storia dell'arte, influenzando le rappresentazioni  della "Sacra famiglia".

p. s. spero che la foto  riguardante la natività non susciti apprensioni per risarcimento danni  ;D
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anthonyi

Ciao Doxa, la sensazione che ho leggendo il Protovangelo é che sta descrivendo un presepe. E' nel presepe infatti che si rappresenta un mondo fermo dove tutti sono nell'atto di fare qualcosa, ma nella realtà sono fermi come statue. 
Quanto all'immagine che hai postata io non so come regolarmi, spero tu abbia rigorosamente controllato che non ci sono problemi di diritto d'autore. 
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Meglio morire liberi che vivere da schiavi! 🤗

doxa

Buonasera Anthonyi,

non ci sono vincoli nelle foto dei dipinti. Le immagini fanno comprendere meglio ciò di cui si sta parlando, altrimenti diventa una noiosa sezione di filosofia.

Hai ragione nel dire che il Protovangelo di Giacomo  sembra una descrizione del presepe, in particolare quello napoletano con le statuine.

Mi piacerebbe partecipare a quel fermo immagine del creato immobile,  avvolto dal silenzio, pochi secondi di quiete, incanto che non si ripete.

Alla nascita di Gesù tutto si ferma, il creato "s'affigge" nello stupore e nel silenzio. Dopo "tutte le cose ripresero il loro corso".
 
Anche l'apocrifo "Vangelo armeno dell'infanzia": racconta episodi miracolosi della nascita e dell'infanzia di Gesù. L'ottavo capitolo è dedicato al censimento di Augusto; Giuseppe parte con Maria da Nazaret a Betlemme, dove la donna  ha le doglie. Si rifugiano in una grotta adibita a stalla. Giuseppe cerca una levatrice. Il tempo si ferma..."Nell'attimo del parto della Vergine santa, tutti gli elementi rimasero come immobili nella loro posa".
 
Nel poema  "De partu Virginis" scritto da Jacopo Sannazzaro e pubblicato nel 1526, l'autore descrive il concepimento, la nascita e il destino  Gesù.  Il parto della Madonna è  il tema principale: "Parte alla celeres sistunt vaga flumina cursu" [= In un'altra parte (al suo passare) i fluenti fiumi fermano il loro celere corso].
 
Per la tradizione popolare  quel gesto del pastore che alza la mano per percuotere le pecore, ma la sua mano rimane immobile in aria, è presente nel presepe napoletano col "pastorello  meravigliato".

Il presepe napoletano è come una rappresentazione teatrale, ogni personaggio interpreta una parte ed è in relazione con gli altri.
 

Maestro di Tolentino, Annuncio ai pastori, terzo decennio del '300, Cappellone di San Nicola da Tolentino,  nell'omonima basilica a Tolentino (prov. di Macerata).
 
San Nicola da Tolentino era un frate agostiniano,  vissuto  dal 1245 al 1305,  noto per la sua santità e i miracoli compiuti.
 

Maestro di Tolentino, il cosiddetto "Cappellone", nella basilica di San Nicola da Tolentino, prov. di Macerata.
 
Questo ciclo pittorico rappresenta una delle testimonianze più significative della diffusione della pittura giottesca nelle Marche.
 
Il Maestro di Tolentino è il nome convenzionale un  anonimo pittore, attivo nel primo trentennio del Trecento.
 
L'identificazione del Maestro di Tolentino è stata oggetto di dibattito tra gli storici dell'arte. Alcuni studiosi propendono per l'identificazione con Pietro da Rimini, un pittore giottesco  attivo nello stesso periodo, morto nel 1345 circa.  Questa ipotesi si basa su affinità stilistiche tra gli affreschi nella chiesa a Tolentino e altre opere attribuite a Pietro da Rimini.
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niko

Si' ma scrivetelo, che i "fratelli" di Gesu' citati nel testo erano fratellastri e figli solo di Giuseppe, senno' chi legge pensa che il protovango non sostenga la verginita' di Maria, e invece, la sostiene.

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Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

doxa

Niko ha scritto
CitazioneSi' ma scrivetelo, che i "fratelli" di Gesu' citati nel testo erano fratellastri e figli solo di Giuseppe, senno' chi legge pensa che il protovango non sostenga la verginita' di Maria, e invece, la sostiene.
Buongiorno Niko,

sembra facile dire che quando Maria sposò Giuseppe, questo era vedovo (?) con prole, perché nei Vangeli non c'è tale affermazione.

Ho anche il testo con i Vangeli apocrifi, ma non mi metto a leggere tutte le pagine per sapere lo stato civile di Giuseppe (con figli) prima del suo incontro con Maria.

Che Giuseppe ebbe dei figli prima di conoscere Maria per me, non credente, è irrilevante. Considero mitologica la religione cristiana.

Ora ti dedico questo post come ringraziamento per la tua osservazione  ;D

La tradizione cristiana ha accettato solo  alcuni dei dati storici contenuti nel Protovangelo di Giacomo, in particolare relativamente alla vita di Maria e dei suoi genitori: Anna e Gioacchino.
 
Tutto il testo è impregnato di miracoli incredibili, conforme al genere mitico o fiabesco.  che appaiono spesso gratuiti e plateali. Questo è più conforme al genere mitico o fiabesco.
 
Secondo l'apocrifo Protovangelo di Giacomo si chiamavano Gioacchino e Anna i genitori di Maria, la madre di Gesù. Lo sapete che quel Bambino aveva quei  nonni !
 
A Padova, nella Cappella degli Scrovegni, Giotto nel registro superiore della parete destra dipinse l'Incontro di Anna e Gioacchino alla Porta d'Oro: "... ad Anna, che stava pregando, apparve un angelo del Signore e le disse: 'Va alla Porta che si chiama 'Aurea' e fatti incontro a tuo marito, perché oggi egli verrà da te. ...".


Giotto, Incontro di Anna e Gioacchino alla Porta d'Oro, affresco, 1303 – 1305 circa, Cappella degli Scrovegni, Padova.
La scena mostra l'incontro tra i due coniugi, dopo la grazia di Dio che concesse loro  di poter avere  una figlia, Maria,  anche se in tarda età.
Da sinistra giunge Gioacchino, seguito da un pastore. Da destra Anna, seguita da un gruppo di donne. I due coniugi  sono l'una di fronte all'altro e, subito fuori dalla porta, su un ponticello, si scambiano un bacio, simbolo della procreazione (senza macchia) di Maria.
Gioacchino, pastore di Gerusalemme, anziano sacerdote, sposato con Anna, donna israelita della tribù di Giuda, figlia del sacerdote betlemita Mathan, con discendenza quindi dalla stirpe davidica. I due coniugi non hanno figli, e non sono più giovani. Tanti anni sono passati da quando si sono scambiati gli anelli nuziali. Eppure per volere divino Anna diventa madre di Maria: il nome di questa significa  "amata da Dio".
 
Storicamente in Palestina né a Gerusalemme né altrove  c'è stata la Porta d'Oro o Porta Aurea.
 
Le Storie di Gioacchino e Anna si ispirano oltre che  al Protovangelo di Giacomo, a quello del Pseudo Matteo e al De Nativitate Mariae
 
Nel capitolo quinto del Protovangelo di Giacomo  si legge: "Nel nono mese Anna partorì e domandò alla levatrice: "Che cosa ho partorito?". Questa rispose: "Una bambina".
 
Il culto dedicato a Gioacchino e Anna risale al X secolo circa. Nell'Oriente cristiano già nel VI secolo si svolgevano manifestazioni liturgiche dedicate ai "nonni di Gesù". 
 
Nel 1584 papa Gregorio XII  fissò al 26 luglio la commemorazione dei santi Anna e Gioacchino.
 
Anna era figlia di Achar e sorella di Esmeria, madre di Elisabetta, la cugina di Maria,  dunque è anche la nonna di Giovanni Battista.
 
Gioacchino è un uomo virtuoso che discende dalla stirpe di Davide.
 
Gioacchino e Anna abivano a Gerusalemme. Dopo vent'anni di matrimonio ancora non avevano figli. In quel tempo non avere una discendenza era considerata una mancanza della benedizione e del favore di Dio nei confronti di quella famiglia.
 
Anna si rivolse a Dio per chiedere la grazia della maternità. Le apparve un angelo che le dice: "Anna, Anna, il Signore ha ascoltato la tua preghiera e tu concepirai e partorirai e si parlerà della tua prole in tutto il mondo".
 
Una creatura angelica compare anche a Gioacchino per avvertirlo che sta per diventare padre.
 
L'incontro sulla porta di casa fra i due, dopo l'annuncio, si arricchisce di dettagli leggendari. Il bacio che i due sposi si sarebbero scambiati è stato tramandato dinanzi alla Porta Aurea di Gerusalemme, il luogo in cui, secondo una tradizione ebraica, si manifestava la presenza divina e si sarebbe manifestato l'avvento del Messia.
 
Nel Protovangelo di Giacomo non si fa cenno  all'età di Anna e Gioacchino, né alla loro morte.
 
Leonardo da Vinci in un celebre quadro ha rappresentato Gesù Bambino che gioca con un agnello in compagnia della Madre e della nonna.
 

Leonardo da Vinci, Sant'Anna con  la Vergine e il Bambino, olio su tavola,  1510  - 151,3 circa.  Museo del Louvre, Parigi
 
L'opera raffigura le tre generazioni della famiglia di  Gesù: Anna, sua figlia Maria e Gesù Bambino. 
 
Maria è piegata in avanti e poggiata sulle gambe della madre Anna. La Vergine con le mani regge il figlio che gioca con un agnello.
 

dettaglio
 

dettaglio
 
Anna, sorridente,  guarda la figlia Maria e il Bambino Gesù.
 
La luce soffusa e la cromia sapientemente modulata legano le figure in primo piano con il paesaggio montano sullo sfondo.
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Kephas

Citazione di: doxa il 21 Dicembre 2025, 15:16:03 PMVa beh, anziché il silenzio è meglio se scriviamo dei post sul tema natalizio.

Oggi voglio argomentare sul "Protovangelo di Giacomo".
Salve..e auguri per un felice Natale!

Volevo solo rendere un poco di chiarezza, quello che un'altra fonte scriveva su questo argomento!:

" Quest'Evangelo, che deve esser stato scritto in lingua ebraica, fu considerato nei primi tempi della Cristianità, perfettamente autentico, come anche menzionano e dimostrano  fra gli antichi padri della Chiesa : Epifanio, Ilario, Crisostomo, Cirillo, Eutimio, Teofilasto, Occumenio, ed in realtà tutti gli antichi padri latini della Chiesa fino ad Ambrogio, e dopo di lui anche i padri greci della Chiesa. Però da quella volta in seguito alle diverse traduzioni ed ai trapassi da un'epoca all'altra e da un paese all'altro, questo Evangelo è stato talmente svisato da non poter venire accolto come autentico nella Sacra Scrittura.
Nei libri apocrifi di Home è detto che Postello portò il manoscritto dal Levante, e dopo averlo tradotto in latino lo consegnò ad un tipografo di nome Sporimo in Basilea, dove Bibliander, sacerdote protestante e professore all'Università di Zurigo, lo diede alle stampe nell'anno 1552. Postello dichiara che nelle chiese orientali esso viene letto publicamente come libro canonico e viene considerato come scritto da Giacomo, Però i sacerdoti moderni cattolici e protestanti lo ritengono tuttavia apocrifo, e nessuno che lo legga può davvero esimersi dal condividere pienamente questa opinione, giacché il contenuto bene spesso apparisce evidentemente tirato per i capelli, ed in singoli fatti ivi narrati sta in contraddizione con lo Spirito divino.

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L'amore è come il mare in tempesta, che tutto travolge nei primi momenti, poi l'arcobaleno che tutto colora, i sogni ed i momenti, poi tutto con il tempo si placa, rimane l'onda tranquilla che torna e ritorna a lambire le sponde.