Cristianesimo ed ebraismo: il primo non ha mai sentenziato contro il secondo.

Aperto da PhyroSphera, 22 Dicembre 2025, 16:52:04 PM

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PhyroSphera

La condanna all'antisemitismo risuona nella cultura e spesso anche a sproposito. Semita è termine culturale ed etnico che indica il mondo orientale e solo per questa via connesso all'ebraismo, invece si fanno coincidere del tutto le due realtà. Non accade di rado che sulla scia del rifiuto all'antisemitismo si rifiuti anche la dottrina cristiana, pensando che l'episodio evangelico del martirio di Gesù sia uno strumento nelle mani dei razzisti e dei fanatici. Ma, pur considerando la dottrina più estrema del cristianesimo ovvero quella riformata della Predestinazione, resta che la Parola di Dio così come indicata nella Bibbia non è un peso per l'ebraismo e il giudaismo. Ad essere decretato da prima è l'arrivo di Dio sulla Terra, cioè il suo avvicinarsi al mondo, il suo farsi carico della sofferenza per superare la cattiva dipartita dalla Terra stessa; l'episodio del Tradimento di Giuda è invece un accadimento umano che poteva anche essere diverso. Il martirio di Gesù di Nazareth fu tragico ma poteva anche andare diversamente; Dio determinando tutto non causa tutto. Ad esser segno e mezzo poteva esser altri, anche una donna; solo necessità puramente umane, coincidenze, fecero sì che il caso fosse proprio quello che fu.
Il tradimento di Giuda, benché lo stesso Nazareno fosse ebreo, è una vicenda che ha pesato molto sui rapporti fra ebraismo e cristianesimo e sulla storia ebraica e giudaica. Fu una vicenda tutta umana che è stata indebitamente proiettata e confusa con l'eternità stessa, venendo meno la distinzione tra sfondo eterno e orizzonte del tempo senza la quale non si può capire cosa sia Gesù Cristo cioè l'uomo-Dio. Questa unione non è una confusione. Ugualmente il tradimento dell'apostolo Giuda e la sciagura conseguente in cui incorse il suo Maestro non vanno confuse con la partecipazione di Dio alle umane vicende, anche le più negative. Dio, onnipotente, resta distaccato partecipando del nostro dolore; così il male estremo viene sconfitto.

Quale rappresentante di ebrei e giudei, il rabbi Gesù di Nazareth ne volle condividere il destino, responsabilmente. Dunque il suo travaglio non è umanamente inspiegabile, non risulta un paradosso contraddittorio. Quel che il Messaggio cristiano comunica è la presenza di Dio nel colmo delle sciagure, senza però negare la plausibilità e umanità dei fatti. Certo va considerato che la Provvidenza di Dio in Cristo agisce in ciò che è novità, imprevedibile per noi e non causata da Dio e da questi completamente prevista solo in abstractum. Non c'è alcun destino di morte che grava sul mondo ebraico e giudaico e nessuna sentenza di morte è contenuta nel Messaggio di Cristo contro la religione ebraica e giudaica, tra i cui dogmi non c'è per davvero la vendetta. Torah è l'insegnamento che si manifesta attraverso le intere scritture ebraiche, un significato che non invita alla vendetta, così come la regola cristiana evangelica:
"Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge ed i profeti"
non contiene condanna per alcuno. E' vero però che essa riconsidera gli scritti antichi differentemente che nell'ebraismo, per il quale non vale reciprocità tra appartenenti e non appartenenti. In ciò il Testamento cristiano si rivela altra cosa dall'Insegnamento ebraico-giudaico, che si fonda sugli aspetti non rivelabili di Dio. Come il destino di ebrei e giudei dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme ad opera dei romani, raminghi per il mondo, così la dottrina dell'ebraismo - definita proprio a sèguito di quel peregrinare - è un perenne viaggio in mezzo alle insondabilità del Mistero. Non c'è opposizione tra i due mondi e la forza del pensiero ebraico non è fatta per smentire o sminuire la forza della Rivelazione in Cristo.


MAURO PASTORE
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