Percorsi ed Esperienze

Aperto da Angelo Cannata, 24 Ottobre 2016, 01:58:44 AM

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Angelo Cannata

Ho l'impressione che questa sezione del forum, denominata "Percorsi ed Esperienze" sia sottovalutata. Per certi versi è comprensibile, logico che in un sito che si chiama riflessioni.it le Tematiche Filosofiche siano le più trattate. Ma siamo sicuri che la via filosofica sia oggi la migliore per riflettere? La mia sensazione è che filosofia viene a significare il peggio, cioè presunzione di aver capito, o il meno peggio, cioè pretesa di capire, un capire che sotto sotto significa agguantare, possedere, impadronirsi, per esercitare un potere; salvo quello che avviene in diverse correnti filosofiche, in cui si passa il tempo a prendere atto del fallimento del capire e del voler capire.
Forse dovremmo notare che noi esseri umani, prima di essere soggetti che capiscono o cercano di capire, siamo esseri che camminano, che portano avanti dei percorsi, oppure vengono portati avanti da certi percorsi, spinti dalle correnti che ci trascinano, dentro e fuori di noi.
L'idea di percorso comporta un lavoro di programmazione, che fai tu o viene fatto da altri, o è dentro di te, sotto forma di DNA. Cioè, se non pensi tu a contribuire al progetto del tuo percorso, ci penseranno altri, i politici, i potenti di questo mondo, ma anche il tuo DNA, a farlo al posto tuo.
Ma mi sembra che questo non venga percepito, la gente preferisce impiegare tempo ad arricchirsi, a godere, a cercare di costruirsi un potere, eventualmente un potere sulle idee, sotto forma di filosofie, piuttosto che programmarsi un cammino di crescita. Diverse volte mi è stato obiettato che farsi troppi programmi nella vita dà la sensazione di far perdere la spontaneità, la sorpresa, la novità; secondo me costoro non si accorgono che avviene esattamente il contrario, cioè se non pensi tu a programmarti qualcosa, spontaneità e novità saranno ciò che il tuo DNA e i poteri di questo mondo hanno prestabilito per te, presentandoteli come novità affinché tu segua come pecora di un gregge i percorsi che loro vogliono.
Programmarsi dei percorsi comporta umiltà perché significa ammettere, anzitutto con se stessi, di aver bisogno di formarsi, migliorarsi, crescere, cambiare, insomma, significa destabilizzarsi, mettere a nudo il disorientamento, aprirsi all'essere in crisi, che fondamentalmente è una cosa positiva.
Ci sono tante piccole forme di percorso che attuiamo nella vita: per esempio la lista della spesa è già un semplicissimo esempio di percorso; altri esempi sono il progetto di una casa, il diario dei compiti da fare a casa, il programma scolastico. Se per cose così secondarie, rispetto all'intera vita, si fanno progetti accurati, perché poi abbandonare la vita intera alla casualità? Una casualità che in realtà è apparente, come ho detto sopra.
Direi addirittura che non ha importanza quale tipo di percorso ci si programma, purché si parta; correzioni, aggiustamenti, modifiche anche radicali si faranno dopo essere partiti, ma prima bisogna partire; partire prima di riflettere, prima di capire; dopo, mentre si sta camminando, si proverà anche a capire.
Che ne pensate?

acquario69

se non interpreto male, (e ad ogni modo a prescindere) quello che stai dicendo e l'invito che rivolgi e' prendere in considerazione del fatto che oltre ad avere un cervello che pensa,ce' anche qualcos'altro in noi,forse ancora più importante o comunque sempre presente,ma che stranamente viene messo da parte o peggio si finisce per dimenticare quasi del tutto...o almeno cosi si crede.

solo per comodità gli darei il nome di anima..
ma e' una parola che evidentemente non va di moda (oggi va tutto di moda) e credo che siano molti a ritenerla una mera fantasia o qualcosa del genere.

probabilmente perché crediamo solo a cio che vediamo o esclusivamente ai nostri sensi fisici,insomma tutto si deve ricondurre rigorosamente al corpo,alla materia,ai neuroni..

ma noi siamo solo corpo e cervello?!

ritengo oltretutto che stiamo assistendo sopratutto in questi ultimissimi anni e ne siamo più o meno tutti coinvolti, ad un processo di "over-mentalizzazione"..e' un termine mio,non so se esiste ma per rendere l'idea,ossia un super lavoro mentale che a parer mio anziché aprirci,ci sta chiudendo e ci sta rendendo piuttosto insensibili,sia dentro che fuori di noi.

..e se effettivamente vi e' una chiusura,allora vuol dire pure che non e' più possibile un percorso.

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