Sulla base del mio percorso personale, vorrei provare ad inquadrare la filosofia sotto una luce un pò insolita (anche
per dare una risposta a coloro che "non si sentono all'altezza" di intervenire nelle discussioni; perchè magari le trovano
troppo "difficili", come emerso recentemente in un altro post).
Il mio percorso personale di avvicinamento alla filosofia parte dal mondo dell'informatica (anche se fin da ragazzino
sempre stato appassionato di storia), e in particolare da quello specifico campo chiamato in gergo "hacking".
Insomma, non ero propriamente un "hacker" (termine che, almeno allora, aveva un ben preciso significato), ma ero uno
che, diciamo, bazzicava in quel mondo...
Il mio primo maestro di filosofia hacker (perchè di vera e propria filosofia si trattava) è stato Richard Stallmann, il
padre del cosiddetto "software libero". Da Stallmann io imparai quel concetto di "curiosità per come le cose funzionano"
che mi è stato di fondamentale importanza per "comprendere" la filosofia (per il più o meno che io l'abbia compresa...).
Il passaggio dal mondo dell'informatica a quello della filosofia vera e propria è stato per me naturalissimo.
Sì, perchè naturalissimo è stato il voler capire "come le cose funzionino" (basta un pò di curiosità...) in generale;
nelle, chiamiamole, "strutture nascoste del mondo e della mente umana".
Ma quel mondo informatico (cui fra l'altro anche il mio "strano" nomignolo è riconducibile...) mi ha insegnato anche
un'altra cosa, che adesso voglio sottoporre alla vostra attenzione.
Stallmann era uso ripetere spesso questo concetto: "se noi due abbiamo ognuno una mela e ce le scambiamo restiamo con
una mela a testa; ma se ci scambiamo la nostra conoscenza essa sarà per ciascuno di noi molto aumentata".
Siamo con ciò giunti ad un concetto in quel mondo fondamentale, che ha dato senso e significato allo stesso "appartenere"
a quel mondo: la condivisione gratuita del sapere, della conoscenza.
Ecco quindi, l'"hacker" era (o ancora è, non so...) colui che non solo possedeva una conoscenza "tecnica" profondissima,
ma che metteva a disposizione di tutti i "curiosi" quella conoscenza.
Vorrei quindi un pò portare questa mentalità all'interno del mondo della filosofia, rivolgendomi appunto a coloro che pensano
di "non essere all'altezza" esortandoli ad essere curiosi, a chiedere a chi, almeno presumibilmente, sa senza alcuna remora
o timore di apparire ignoranti ("nessuno nasce professore", dice un saggio adagio popolare).
Il "filosofo", se autentico, vi risponderà con pazienza e senza alcuna ombra di saccenza (direi anzi che vi risponderà con vero
piacere...).
saluti
Spesso in questo forum ho fatto delle considerazioni simili alle tue. La condivisione della conoscenza non è mai un gioco a somma zero e quindi bisognerebbe essere grati a chi ci dona un pò del suo sapere. Il problema penso che nasca dalla difficoltà ad accettare la conoscenza altrui che non sia in qualche modo coerente con il nostro sistema di convinzioni, un parlamento mentale che ognuno di noi coltiva dentro di sè. Bisognerebbe, per fare questo, essere molto aperti mentalmente: essere in grado di accettare le idee altrui, confrontarle con le proprie e in qualche caso anche modificare le proprie idee. Purtroppo con il passare degli anni si diventa rigidi e qui l'età media non credo che sia molto bassa.
Inoltre si scatena in qualche occasione una specie di duello all'OK corral, con tanto di spettatori: chi farà le affermazioni più coerenti e fondate, chi vincerà: il rasoio di Occam o le spalle dei giganti di Bernardo di Chartres?
E ancora, chi sono in un forum, dove siamo tutti sullo stesso piano, gli esperti? Ed inoltre chi sono gli esperti in un mondo dove gli esperti sono visti con sospetto? C'è un libro fondamentale su questo argomento di Flaubert, si intitola Bouvard e Pecuchet. Dovremmo rileggerlo tutti, per capire il mondo approssimativo da bricoleurs che stiamo preparando per le future generazioni.
In questo panorama pessimistico però accade anche che vi siano dei confronti interessanti e condotti sportivamente e che spesso, almeno nel mio caso, mi spingono a documentarmi meglio su un argomento o addirittura a comprarmi un libro. Ad esempio "L'origine delle specie" a seguito delle infinite discussioni sull'evoluzionismo.
Quello che manca è forse l'umiltà. Una persona deve essere umile per sapere accettare la conoscenza altrui, e una persona colta deve essere altrettanto umile per comprendere i ragionamenti di un suo interlocutore senza guardarlo dall'alto in basso.
Parto dalla chiosa di Jacopus, nella mia esperienza mi è capitato di constatare in diverse occasioni quanto più il mio interlocutore conosceva tanto più era umile e aperto al dialogo. Viceversa spesso l'ignoranza e rigide convinzioni si rivelano essere fautrici di gretta arroganza. Per quanto mi riguarda la via della conoscenza forma, educa e insegna l'umiltà, perchè senza umiltà non si può conoscere nè imparare a guardare i n faccia la propria ignoranza, che è uno step necessario.
Beh, Socrate affermava che cosa saggia era mettersi nella condizione di "convincibilità"...
Se poi manca l'umiltà per farlo semplicemente non si è filosofi, ma solo volgari saccenti (e la saccenza è segno certo
di ignoranza).
Per quel che riguarda la, chiamiamola, "autorevolezza" io sono convinto che essa venga fuori così, naturalmente...
Come nel mondo informatico che frequentavo, c'è qualcuno che comincia a dire e a fare delle cose (nel nostro caso
specifico più dire che fare...) e gli altri, appassionati di quella materia (non gente che segue quella materia
per uno specifico interesse materiale), ne finiscono col riconoscerne le qualità.
Non mi meraviglia quanto afferma l'amica (amica, vero?) Lou. In effetti la conoscenza dovrebbe spingere (anzi, se
conoscenza autentica spinge senza condizioni) all'umiltà e all'apertura al dialogo, perchè come ovvio più si conosce
più ci si consapevolizza di non sapere quel che davvero conta (che è inconoscibile).
Penso però che il problema risieda più in chi ha remore a chiedere che in chi sarebbe tenuto a rispondere...
saluti
@Ox, sei un amico di lunga data, ricordo le conversazioni nel tempo e nello spazio di altri fora, sono molto d'accordo sull'autorevolezza così come la presenti. Dal titolo del topic che hai aperto mi permetto una estensione: filosofia come condivisione e integrazione, integrazione perchè è solo attraverso la condivisione dei dubbi e dei saperi che si riesce eventualmente a integrare aspetti della realtà su cui prospettive altre rispetto alla propria invitano a osservare e valutare e aggiornare. Se ci si riesce lo sguardo si trova rinnovato.
Da un link postato da Phil in una recente discussione sono finito in un vecchio 3D, "La nave di Teseo". Dibattito veramente interessante con interventi di qualità notevole (in particolare quello poetico-filosofico di Jean).
Ora, appare chiaro però che molti utenti non si sforzano granché per rendere più leggibili i propri post...
Non si tratta tanto di difficoltà concettuali, quanto di una scrittura a volte pesante nella forma e a volte un po' troppo carica di terminologie tecniche di cui si potrebbe fare tranquillamente a meno (o che si potrebbero accompagnare da qualche spiegazione in più).
Questo per dire che un forum che si voglia porre come progetto di condivisione della conoscenza ha bisogno di utenti consapevoli della necessità di un lavoro di redazione, chiarificazione, a volte faticoso.
Un equilibrio tra desiderio di porre all'attenzione idee che si ritengono interessanti e il desiderio che queste siano ben comprese (e dunque debbano essere ben esposte, nei limiti ovviamente delle proprie capacità "stilistiche").
Forse con delle integrazioni al regolamento, chissà...
Citazione di: 0xdeadbeef il 28 Ottobre 2018, 10:30:25 AM
Stallmann era uso ripetere spesso questo concetto: "se noi due abbiamo ognuno una mela e ce le scambiamo restiamo con
una mela a testa; ma se ci scambiamo la nostra conoscenza essa sarà per ciascuno di noi molto aumentata ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee ".
Da bravo hacker l'ha rubata a G.B.Show o, piuttosto,
Charles F. Brannan. Questo aforisma autoevidente lo porrei come dimostrazione della trascendentalità (tutta) umana.
Io credo che il nobile sentimento della condivisione debba essere dedicato alla cultura più che alla filosofia. È giusto ed essenziale per l'umanità che la cultura venga diffusa e nessuno credo possa pensare che qualcosa di buono possa provenire dall'ignoranza, a meno che ci sia chi prende sul serio la 'parabola' del buon selvaggio. Ma la filosofia è in parte cultura e in parte percorso personale. Si può condividere la filosofia in quanto cultura ed anche il percorso personale come paradigma di un cambiamento che incarni lo spirito stesso della filosofia: l'affrancamento dal pregiudizio.
Per quanto riguarda il primo punto il problema riguarda la genuinità di un insegnamento extrascolastico, nel senso che ognuno tende a filtrare le proprie conoscenze coi propri pregiudizi, tradendo in ciò quello che secondo me è il già citato spirito della filosofia affrancante dai preconcetti. Nel senso che se ti spiego chi è Socrate dovrei farlo attenendomi ai fatti, senza cioè dipingere un Socrate buono o in Socrate cattivo.
Sul secondo punto invece mi incuriosisce la domanda: cosa si può imparare dal percorso filosofico personale di un altro? Forse si potrebbe imparare che in fondo non siamo poi così diversi fra noi come i nostri schieramenti filosofici danno ad intendere.
Citazione di: Kobayashi il 02 Novembre 2018, 09:57:47 AM
Da un link postato da Phil in una recente discussione sono finito in un vecchio 3D, "La nave di Teseo". Dibattito veramente interessante con interventi di qualità notevole (in particolare quello poetico-filosofico di Jean).
Ora, appare chiaro però che molti utenti non si sforzano granché per rendere più leggibili i propri post...
Non si tratta tanto di difficoltà concettuali, quanto di una scrittura a volte pesante nella forma e a volte un po' troppo carica di terminologie tecniche di cui si potrebbe fare tranquillamente a meno (o che si potrebbero accompagnare da qualche spiegazione in più).
Questo per dire che un forum che si voglia porre come progetto di condivisione della conoscenza ha bisogno di utenti consapevoli della necessità di un lavoro di redazione, chiarificazione, a volte faticoso.
Un equilibrio tra desiderio di porre all'attenzione idee che si ritengono interessanti e il desiderio che queste siano ben comprese (e dunque debbano essere ben esposte, nei limiti ovviamente delle proprie capacità "stilistiche").
Forse con delle integrazioni al regolamento, chissà...
Ciao Kobayashi
Per come la vedo io il problema è essenzialmente in coloro che NON intervengono, non in coloro che
intervengono...
Quelli che intervengono parlano il linguaggio che gli è usuale, spesso adattandolo a quello che presumono
essere il "livello" del loro interlocutore (e, certo, dove è presunto un livello "alto" le scorciatoie, per
non stare a specificare troppo, abbondano).
Frequento forum filosofici da molti anni, e mi è capitato molto di rado che alcuni chiedano: "mi spieghi meglio
questo?"
Bah, per me è timore di apparire non all'altezza (timore, chiaramente, assurdo).
saluti
Citazione di: Ipazia il 02 Novembre 2018, 22:41:03 PM
Da bravo hacker l'ha rubata a G.B.Show o, piuttosto, Charles F. Brannan. Questo aforisma autoevidente lo porrei come dimostrazione della trascendentalità (tutta) umana.
Ciao Ipazia
Permettimi di dire che questa non mi piace, perchè dà ad intendere che l'"essenza" dell'hacker sia il rubare
(mi piace invece la seconda parte di quanto affermi).
Ora, io ormai da una vita non bazzico più l'ambiente, per cui rischio di dire inesattezze (sai il segno
semiotico...), ma una volta era diffuso il concetto di "hacking etico", per cui magari l'hacker "arrivava"
fino a un certo punto e non oltre (magari, che so, fino a scoprire una vulnerabilità nella rete della CIA),
anche per non compromettere l'amministratore di sistema (magari di giorno, mentre di notte hacker pure lui).
Comunque e per farla breve, l'hacking autentico è venuto sempre più a coincidere con il "software libero"
e i sistemi operativi di tipo Unix (Linux su tutti).
saluti
La filosofia è senz'altro condivisione. Secondo me per un motivo ben più profondo del semplice scambio di conoscenze.
Seguendo il pensiero di Karl Jaspers, sono infatti convinto che l'esistenza sia comunicazione.
Non nel senso di soggetti che si scambiano informazioni, che è solo l'interpretazione del mero esserci.
No, l'esistenza è pura comunicazione! Dove i soggetti che paiono comunicare sono in realtà secondari, sostanzialmente inesistenti.
Ciò che davvero esiste, nel mondo, è perciò la sola comunicazione.
Che è slancio esistenziale verso la propria Trascendenza.
Persino il pensiero, per svilupparsi deve essere comunicazione. Occorre che mi scinda in due, in modo che il pensiero fluisca tra me e me, pur rimanendo sempre uno...
Pura comunicazione l'esistenza. D'altronde, potrà mai esservi della Verità qui ma non là, tale da doverla trasferire da qui a là?
O non sarà invece che la Verità, essendo il Tutto, sia già ovunque?
E la comunicazione abbia perciò il solo scopo di farla emergere?
Esistenza è comunicazione, e la filosofia è forse la sua più alta espressione.
Caro Ox non te la prendere. Dobbiamo molto ai furti degli hacker: cominciando da WikiLeaks. Grazie a loro sappiamo un po' meglio quanto il re sia nudo.
Il problema però è che la filosofia è ritenuta da moltissimi come qualcosa di noioso e inutile nello stesso tempo, sono questi i due aggettivi che sono spesso associati alla pratica filosofica! Secondo voi, se si ha a che fare con una persona comunque intelligente ma che ha questi preconcetti, è bene lo stesso cercare di avvicinarla alla cultura filosofica o è meglio lasciar perdere?
Citazione di: Socrate78 il 12 Novembre 2018, 19:00:06 PM
Il problema però è che la filosofia è ritenuta da moltissimi come qualcosa di noioso e inutile nello stesso tempo, sono questi i due aggettivi che sono spesso associati alla pratica filosofica! Secondo voi, se si ha a che fare con una persona comunque intelligente ma che ha questi preconcetti, è bene lo stesso cercare di avvicinarla alla cultura filosofica o è meglio lasciar perdere?
Senza il minimo dubbio è meglio lasciar perdere (i consigli si danno solo a chi li chiede, recita un saggio
adagio popolare).
saluti
Citazione di: Socrate78 il 12 Novembre 2018, 19:00:06 PM
Il problema però è che la filosofia è ritenuta da moltissimi come qualcosa di noioso e inutile nello stesso tempo, sono questi i due aggettivi che sono spesso associati alla pratica filosofica! Secondo voi, se si ha a che fare con una persona comunque intelligente ma che ha questi preconcetti, è bene lo stesso cercare di avvicinarla alla cultura filosofica o è meglio lasciar perdere?
È sempre bene.
Ma prestando molta attenzione nello scegliere gli argomenti che possano davvero interessare.
La filosofia è inutile e noiosa se a proporla è chi filosofo non è.
Citazione di: 0xdeadbeef il 12 Novembre 2018, 19:56:43 PM
Citazione di: Socrate78 il 12 Novembre 2018, 19:00:06 PM
Il problema però è che la filosofia è ritenuta da moltissimi come qualcosa di noioso e inutile nello stesso tempo, sono questi i due aggettivi che sono spesso associati alla pratica filosofica! Secondo voi, se si ha a che fare con una persona comunque intelligente ma che ha questi preconcetti, è bene lo stesso cercare di avvicinarla alla cultura filosofica o è meglio lasciar perdere?
Senza il minimo dubbio è meglio lasciar perdere (i consigli si danno solo a chi li chiede, recita un saggio
adagio popolare).
saluti
Ma, io valuterei caso per caso; comunque tentar non nuoce (almeno se non si é fastidiosamente insistenti come quelli delle pubblicità telefoniche...).
Citazione di: Socrate78 il 12 Novembre 2018, 19:00:06 PM
Il problema però è che la filosofia è ritenuta da moltissimi come qualcosa di noioso e inutile nello stesso tempo, sono questi i due aggettivi che sono spesso associati alla pratica filosofica! Secondo voi, se si ha a che fare con una persona comunque intelligente ma che ha questi preconcetti, è bene lo stesso cercare di avvicinarla alla cultura filosofica o è meglio lasciar perdere?
Ma non e' mica detto che con una persona intelligente ci si debba per forza relazionarsi/intendersi in maniera strettamente filosofica, nel senso riduttivo del termine.Alla filosofia ci si può arrivare nei più svariati modi, ognuno in maniera diversa come diverse sono le persone.per farti un esempio,ci sono quelli che pur non avendo un interesse particolare e diretto per la filosofia, sono decisamente più filosofi di quelli che la intendono solo in quel modo sopra (appunto riduttivo) magari solo perché l'hanno "studiata" ...ma la filosofia e' molto di più,perché e' la vita in se stessa ad offrire in ogni suo istante "lezioni" (autentiche) di filosofia a 360 gradi.quindi basterà molto poco, per imparare moltoIl problema sorge solo nel caso in cui si ha a che fare con i cretini e i presuntuosi (che per molti aspetti sono due facce della stessa medaglia)..perche risulteranno impermeabili,innanzitutto ad accogliere, e in secondo luogo a com-prendere..per poi realmente condividere
Citazione di: acquario69 il 12 Novembre 2018, 23:42:54 PM
Citazione di: Socrate78 il 12 Novembre 2018, 19:00:06 PM
Il problema però è che la filosofia è ritenuta da moltissimi come qualcosa di noioso e inutile nello stesso tempo, sono questi i due aggettivi che sono spesso associati alla pratica filosofica! Secondo voi, se si ha a che fare con una persona comunque intelligente ma che ha questi preconcetti, è bene lo stesso cercare di avvicinarla alla cultura filosofica o è meglio lasciar perdere?
Ma non e' mica detto che con una persona intelligente ci si debba per forza relazionarsi/intendersi in maniera strettamente filosofica, nel senso riduttivo del termine.
Alla filosofia ci si può arrivare nei più svariati modi, ognuno in maniera diversa come diverse sono le persone.
per farti un esempio,ci sono quelli che pur non avendo un interesse particolare e diretto per la filosofia, sono decisamente più filosofi di quelli che la intendono solo in quel modo sopra (appunto riduttivo) magari solo perché l'hanno "studiata"
...ma la filosofia e' molto di più,perché e' la vita in se stessa ad offrire in ogni suo istante "lezioni" (autentiche) di filosofia a 360 gradi.
quindi basterà molto poco, per imparare molto
Il problema sorge solo nel caso in cui si ha a che fare con i cretini e i presuntuosi (che per molti aspetti sono due facce della stessa medaglia)..perche risulteranno impermeabili,innanzitutto ad accogliere, e in secondo luogo a com-prendere..per poi realmente condividere
Condivido in toto.
Quanti autentici filosofi ho conosciuto che non avevano mai "studiato" filosofia...
Citazione di: bobmax il 13 Novembre 2018, 07:56:53 AM
Citazione di: acquario69 il 12 Novembre 2018, 23:42:54 PM
Citazione di: Socrate78 il 12 Novembre 2018, 19:00:06 PM
Il problema però è che la filosofia è ritenuta da moltissimi come qualcosa di noioso e inutile nello stesso tempo, sono questi i due aggettivi che sono spesso associati alla pratica filosofica! Secondo voi, se si ha a che fare con una persona comunque intelligente ma che ha questi preconcetti, è bene lo stesso cercare di avvicinarla alla cultura filosofica o è meglio lasciar perdere?
Ma non e' mica detto che con una persona intelligente ci si debba per forza relazionarsi/intendersi in maniera strettamente filosofica, nel senso riduttivo del termine.
Alla filosofia ci si può arrivare nei più svariati modi, ognuno in maniera diversa come diverse sono le persone.
per farti un esempio,ci sono quelli che pur non avendo un interesse particolare e diretto per la filosofia, sono decisamente più filosofi di quelli che la intendono solo in quel modo sopra (appunto riduttivo) magari solo perché l'hanno "studiata"
...ma la filosofia e' molto di più,perché e' la vita in se stessa ad offrire in ogni suo istante "lezioni" (autentiche) di filosofia a 360 gradi.
quindi basterà molto poco, per imparare molto
Il problema sorge solo nel caso in cui si ha a che fare con i cretini e i presuntuosi (che per molti aspetti sono due facce della stessa medaglia)..perche risulteranno impermeabili,innanzitutto ad accogliere, e in secondo luogo a com-prendere..per poi realmente condividere
Condivido in toto.
Quanti autentici filosofi ho conosciuto che non avevano mai "studiato" filosofia...
Io non tanti.
...Ma in compenso fra i professori di filosofia quasi nessuno.
Questa discussione si sta ricollegando a quella in altra sezione dal titolo "Che cos'è la filosofia".
Diciamo (riprendendo la definizione classica etimologica) che il filosofo è colui che ha una relazione con il sapere (amore o amicizia che sia). Io penso non possa essere un rapporto di identificazione. Il filosofo cioè non è il sapiente, o lo scienziato.
Allora il punto è stabilire il fine di questa relazione. Qual'è l'obiettivo che ci si pone nel relazionarsi al sapere? "Scoprire" la verità? Curiosare tra i sistemi che si sono succeduti nella storia? Sviluppare strumenti critici affinché l'uomo sia più libero? Rendere più abitabile il mondo costruendo visioni, valori, etc.?
È solo dal chiarimento di questo obiettivo che si possono poi capire i limiti di un progetto di condivisione della filosofia.
Forse i professori di filosofia perdono l'autenticità della ricerca filosofica poiché si rifanno al pensiero di altri, e quindi al più sono imitatori del pensiero altrui, è l'eccesso di studio che paradossalmente porta ad un ottundimento della facoltà critica, perché la mente si appoggia comodamente alla filosofia degli altri e non indaga oltre. Almeno, mi sembra di poter fare questo tipo di "diagnosi".
Salve Socrate78: Citandoti "a me sembra di poter fare questo tipo di diagnosi"......ed io aggiungo "....perfetta". Saluti.
A Socrate78 e Bobmax
Scusate ma non capisco questo atteggiamento. Da quando in qua la filosofia deve fare proselitismo?
Dal mio punto di vista, io intendevo quelli che leggono le discussioni sul forum ma non intervengono. Cioè
intendevo coloro che hanno una certa forma di interesse verso la filosofia...
saluti
Citazione di: acquario69 il 12 Novembre 2018, 23:42:54 PMIl problema sorge solo nel caso in cui si ha a che fare con i cretini e i presuntuosi (che per molti aspetti sono due facce della stessa medaglia)..perche risulteranno impermeabili,innanzitutto ad accogliere, e in secondo luogo a com-prendere..per poi realmente condividere
Il problema si pone quando sono tutti cretini e presuntuosi, non tanto perchè lo sono di carattere, ma perchè il medium (internet) li invoglia e sollecita a ciò. Una cosa che ho imparato tempo fa, è che nelle relazioni "vis a vis" bisogna prestare attenzione quasi assoluta al proprio interlocutore, e dimostrarlo fisicamente con il linguaggio del corpo. Quando l'altra persona vede che le tue orecchie sono dritte per le sue parole, normalmente ti ricambia con lo stesso trattamento, e questo fa si che instauri una comunicazione efficiente. Su un forum, o un sistema di messagistica qualsiasi, strumenti di questo tipo sono assolutamente preclusi, e anzi, non qui, ma in generale chi la spara più grossa ottiene più likes. Non è solo colpa di internet ci mancherebbe, anzi, ha semplicemente cristalizzato un abitudine instaurata con la televisione, quella della "battuta che umilia l'avversario"... Discutere è un arte complessa fatta di gesti, parole, compromessi.. Farlo su internet è possibile se si ha un po di pratica nella vita reale, ma quelli che cominciano da zero e cominciano su internet..poveracci..perchè la strada è parecchio in salita.
Riguardo all'accademismo, proporrei questo vecchio documento
https://ojs.uniroma1.it/index.php/lacritica/article/download/7713/7695
Citazione di: 0xdeadbeef il 28 Ottobre 2018, 10:30:25 AM
Sulla base del mio percorso personale, vorrei provare ad inquadrare la filosofia sotto una luce un pò insolita (anche
per dare una risposta a coloro che "non si sentono all'altezza" di intervenire nelle discussioni; perchè magari le trovano
troppo "difficili", come emerso recentemente in un altro post).
Il mio percorso personale di avvicinamento alla filosofia parte dal mondo dell'informatica (anche se fin da ragazzino
sempre stato appassionato di storia), e in particolare da quello specifico campo chiamato in gergo "hacking".
Insomma, non ero propriamente un "hacker" (termine che, almeno allora, aveva un ben preciso significato), ma ero uno
che, diciamo, bazzicava in quel mondo...
Il mio primo maestro di filosofia hacker (perchè di vera e propria filosofia si trattava) è stato Richard Stallmann, il
padre del cosiddetto "software libero". Da Stallmann io imparai quel concetto di "curiosità per come le cose funzionano"
che mi è stato di fondamentale importanza per "comprendere" la filosofia (per il più o meno che io l'abbia compresa...).
Il passaggio dal mondo dell'informatica a quello della filosofia vera e propria è stato per me naturalissimo.
Sì, perchè naturalissimo è stato il voler capire "come le cose funzionino" (basta un pò di curiosità...) in generale;
nelle, chiamiamole, "strutture nascoste del mondo e della mente umana".
Ma quel mondo informatico (cui fra l'altro anche il mio "strano" nomignolo è riconducibile...) mi ha insegnato anche
un'altra cosa, che adesso voglio sottoporre alla vostra attenzione.
Stallmann era uso ripetere spesso questo concetto: "se noi due abbiamo ognuno una mela e ce le scambiamo restiamo con
una mela a testa; ma se ci scambiamo la nostra conoscenza essa sarà per ciascuno di noi molto aumentata".
Siamo con ciò giunti ad un concetto in quel mondo fondamentale, che ha dato senso e significato allo stesso "appartenere"
a quel mondo: la condivisione gratuita del sapere, della conoscenza.
Ecco quindi, l'"hacker" era (o ancora è, non so...) colui che non solo possedeva una conoscenza "tecnica" profondissima,
ma che metteva a disposizione di tutti i "curiosi" quella conoscenza.
Vorrei quindi un pò portare questa mentalità all'interno del mondo della filosofia, rivolgendomi appunto a coloro che pensano
di "non essere all'altezza" esortandoli ad essere curiosi, a chiedere a chi, almeno presumibilmente, sa senza alcuna remora
o timore di apparire ignoranti ("nessuno nasce professore", dice un saggio adagio popolare).
Il "filosofo", se autentico, vi risponderà con pazienza e senza alcuna ombra di saccenza (direi anzi che vi risponderà con vero
piacere...).
saluti
Un percorso interessante il tuo.
Io sono uno di quelli che non chiede ulteriori spiegazioni.
Perché?
Credo perché sono marginalmente interessato alla conoscenza della filosofia,attraverso eventuale condivisione , mentre sento pressante il bisogno di filosofare e non riesco a pensare di poterlo fare in modo soddisfacente senza condividerlo.
Non conoscendo la filosofia non corro il rischio di usare termini ad alcuni indigesti , e tuttavia con difficoltà ottengo lo scopo.Magari perché mi devo inventare i termini di volta in volta e succede così che non appaia io meno chiaro ai filosofi di quanto i filosofi non appaiono chiari a me.
Credo quindi che un forum di filosofia non sia il posto giusto in assoluto per le mie esigenze , ma credo anche non vi sia nulla di meglio.
Quindi , anche se a volte mi sento ghettizzato , non ne farei una colpa alla mancata chiarezza o pazienza mell'esporre dei miei amici di forum.
Siccome finora a questa discussione hanno risposto solo filosofi allora ho pensato di dire la mia , visto che quelli come me questa discussione chiamava in causa.
😊
Naturalmente filosofi e non filosofi condividiamo l'amore per il pensiero e il desiderio di scambiarcelo liberamente , ma diversamente condizionati, nel bene e nel male , da ciò che sappiamo e ciò che non sappiamo , e pro e i contro di ciò mi pare siano ben emersi in questa discussione.
Succede poi che io provi a condividere i miei pensieri con chi non ha interesse specifico di alcun tipo in materia filosofica.
E magari non ci riesco , ma senza potermi nascondere dietro l'uso di termini tecnici, visto che non ne possiedo.
Difficilmente però trovo persone , che , alle mie insistenze , non accettino
la discussione mostrando alla fine interesse.
Insomma la filosofia è una ma i livelli sono diversi , e in fondo l'ostacolo per tutti è dare le cose per scontate, sia che ciò derivi da approfondita conoscenza che da inconsapevole pregiudizio.
Ciò che è difficile condividere non è la filosofia (basta volerlo , studiando o chiedendo ) , ma un libero pensiero , che per quanto inevitabilmente condizionato , non si curi di citare direttamente o indirettamente le fonti del condizionamento , e una citazione indiretta del proprio condizionamento è certamente l'insieme dei termini specialistici usati.
Citazione di: InVerno il 13 Novembre 2018, 17:47:00 PM
Il problema si pone quando sono tutti cretini e presuntuosi, non tanto perchè lo sono di carattere, ma perchè il medium (internet) li invoglia e sollecita a ciò. Una cosa che ho imparato tempo fa, è che nelle relazioni "vis a vis" bisogna prestare attenzione quasi assoluta al proprio interlocutore, e dimostrarlo fisicamente con il linguaggio del corpo. Quando l'altra persona vede che le tue orecchie sono dritte per le sue parole, normalmente ti ricambia con lo stesso trattamento, e questo fa si che instauri una comunicazione efficiente. Su un forum, o un sistema di messagistica qualsiasi, strumenti di questo tipo sono assolutamente preclusi, e anzi, non qui, ma in generale chi la spara più grossa ottiene più likes. Non è solo colpa di internet ci mancherebbe, anzi, ha semplicemente cristalizzato un abitudine instaurata con la televisione, quella della "battuta che umilia l'avversario"... Discutere è un arte complessa fatta di gesti, parole, compromessi.. Farlo su internet è possibile se si ha un po di pratica nella vita reale, ma quelli che cominciano da zero e cominciano su internet..poveracci..perchè la strada è parecchio in salita.
Riguardo all'accademismo, proporrei questo vecchio documento
https://ojs.uniroma1.it/index.php/lacritica/article/download/7713/7695
Credo sia interessante notare il fatto che ad un aumento di informazione pare corrispondere analogamente ad un impoverimento di tipo cognitivo e/o di altre capacita che si potrebbero dire più "sottili" ..quelle che non si vedono e ne si possono toccare ma che in realtà sono determinanti,perché e' da quella "dimensione" che poi prende letteralmente forma il resto.aggiungo solo che in tutte le cose esiste una perfetta corrispondenza
Citazione di: iano il 14 Novembre 2018, 00:04:39 AMUn percorso interessante il tuo.
Io sono uno di quelli che non chiede ulteriori spiegazioni.
Perché?
Credo perché sono marginalmente interessato alla conoscenza della filosofia,attraverso eventuale condivisione , mentre sento pressante il bisogno di filosofare e non riesco a pensare di poterlo fare in modo soddisfacente senza condividerlo.
Ciao Iano
Dunque, se ho ben capito, ti piace filosofare ma non conosci il pensiero dei filosofi?
E, se mi è consentito, non senti il bisogno di sapere chi altri prima di te ha pensato le cose che tu pensi e,
forse soprattutto, "come" le ha pensate?
Ti porto la mia esperienza personale. Quando mi dilettavo di computer ero appassionato di storia (e anche un pò
di politica), ma non sapevo nulla di filosofia.
Da certe espressioni, marginalissime, che trovavo sia nell'informatica che nella storia e nella politica ho
"intuito" che forse la filosofia era quel che cercavo...
Ho cominciato così, a caso, il primo frammento di filosofia che ho letto, lo ricordo bene, era del "Tractatus",
di Wittgenstein (figurati...).
Ho quindi cominciato ad approfondire per argomenti (ho ancora quaderni su quaderni di appunti), fino ad incontrare
un certo filosofo: E.Kant.
Leggendo Kant mi stavo accorgendo di una cosa meravigliosa: lui mi stava spiegando, e lo faceva in maniera chiarissima,
come ragionavo io...
Non so se mi sto facendo capire. Io quelle cose le avevo sempre sapute e intuite, ma mai sarei stato in grado di
spiegarle a quel modo: era come se Kant fosse me; come se mi avesse dotato di una intelligenza che mai avrei
sperato di avere.
E' stata una esperienza meravigliosa, che auguro di cuore di fare a chiunque abbia almeno un minimo di interesse
per la filosofia e il filosofare.
saluti
Ciao Ox.
Sono interessato al pensiero dei filosofi , che però diventa solo spunto per i miei pensieri.
È vero poi come dici che ci sorprende l'attualità dei filosofi del passato , che a me sembrano relativamente accessibili rispetto ai moderni.
Evidentemente occorre un tempo di sedimentazione culturale del pensiero filosofico e ad esso attingiamo indirettamente condividendo una cultura.
Non credo che il pensiero dei filosofi nasca con dinamiche particolari , e forse ciò ci viene erroneamente suggerito dal fatto che essi ci appaiono come isole , mentre una volta erano la punta di un iceberg.
Io faccio parte di ciò che sta sotto l'iceberg , che però ormai non ne è più la gran parte , ciò che gli dava un senso.
Bisogna ricostruire la base del pensiero filosofico.
Si può fare in un forum come questo?
Temo di no.
Ma se non qui dove?
Sono interessato al pensiero dei filosofi Ox , ma di gran lunga di più al tuo.
Ciao Iano
Ma in fondo chi o cosa pensi che sia un "filosofo"?
Molti pensano sia una specie di "inventore" che tira fuori concetti che segnano un'epoca; io penso invece sia
l'esatto contrario...
Il "filosofo" è per me un interprete del suo tempo; uno che più di altri ha la sensibilità di capire ciò che
il suo mondo pensa. Ecco perchè conoscere la storia della filosofia vuol dire conoscere la storia del pensiero
dell'uomo; vuol dire conoscere come gli uomini hanno pensato nelle varie epoche: una conoscenza meravigliosa...
Da questo punto di vista "ricostruire la base del pensiero filosofico" manca di significato. Perchè a ricostruire
un pensiero degno di questo nome non possono essere gli interpreti, cioè i filosofi, ma dev'essere il "mondo".
I filosofi possono, sì, sottolineare le incongruenze e le contraddizioni dell'attuale pensare (come del resto
facevano nel passato), ma da qui a "proporre"...
saluti
Sono sostanzialmente d'accordo.
Penso sia importante più che trovare il proprio quadro filosofico , più o meno coincidente coi quello dei filosofi di grido, capire i meccanismi che sottostanno all'evoluzione del pensiero, per poterli riprodurre con metodo.
Nel mio piccolo cerco di farlo seppur a scapito di un discorso coerente .
All'interno di un quadro coerente è possibile fare domande che non trovano risposta , finché non si riformula la domanda uscendo dal quadro.
Questo è quello che prima o poi succede.
Ma perché aspettare che ciò succeda invece di farlo accadere con metodo.
Peccato che le domande sbagliate siano sempre le più attraenti e intriganti, e perciò tendono a divenire dei mantra .
All'interno di un quadro filosofico coerente e completo ci sono termini dati per scontati , ma che tali non sono.
Quando entrano a far parte di domande senza risposta ce ne rendiamo conto.
Quando succede bisogna cambiare quadro avendo acquisito l'elasticita' mentale per farlo.
Questa elasticità, questa ricerca di metodo , sono più importanti di ogni possibile quadro filosofico che è possibile dimostrare non poter essere mai definitivo.
Infatti la possibilità che ciò succeda equivale a fissare un linguaggio , quello attraverso cui il quadro filosofico si definisce , da non mutare più.
Assurdo no?
Come volevasi dimostrare.☺️
Per me la filosofia è la palestra del pensiero dove chi si ferma è perduto.
Ricostruire la base filosofica per me significa far rientrare in palestra i troppi fuoriusciti , e non credo che spiegare la filosofia sia la porta giusta per rientrare , posto che apprezzo moltissimo i tuoi buoni propositi.
Quando i più saranno rientrati in palestra inevitabilmente ne verrà fuori un campione,e quello noi chiameremo filosofo.
Ciao Iano
Io penso che la "verità filosofica" sia, per così dire, nascosta fra le pieghe delle affermazioni più semplici e banali
che le persone, tutte, fanno ogni giorno.
E questo proprio perchè la filosofia non "inventa", ma studia ed interpreta ciò che il "mondo" dice.
Ti faccio un esempio che ho giusto in questi giorni fatto in un'altra discussione: "con la volontà si ottiene tutto",
viene spesso detto ai bambini. Beh, dietro questa "innocente" affermazione si nasconde tutto un modo di pensare...
Si nasconde un concetto, quello di "volontà", che nel periodo che parte dalla metà dell'800 segna indelebilmente
ogni nostro agire o pensare; una volontà che "piega" e riduce a se stessa ogni "oggetto" (cioè ogni cosa fuori da se
stessa).
Certa filosofia (ad esempio la mia) dice che questo modo di pensare è sbagliato. Ne spiega il perchè, lo argomenta,
e questo dovrebbe servire ad arrivare a dire a bambini: "devi metterci tutta la buona volontà, ma non sempre otterrai
ciò che ti proponi".
Ecco dunque, "ricostruire la base filosofica" può voler dire rendersi conto di come un certo tipo di pensiero ci
permei e penetri senza che se ne abbia consapevolezza; può ovvero voler dire rendersi conto di come ogni nostra
azione o pensiero quotidiani siano, essi stessi, "filosofia".
saluti
Ciao Ox , sono d'accordo.
Il punto è che ognuno ha una sua filosofia , anche quando non lo sa' , o peggio lo nega, e questa influenza pesantemente la nostra vita , nel bene e nel male.
Avere consapevolezza di ciò significa poter mutare il quadro , se occorre , con minore inerzia.
In questo mondo di rapidi cambiamenti questa esigenza diventa pressante.
Perché , se anche non fossimo capaci in questo modo di risolvere i nostri problemi , eviteremmo almeno di cercare un capro espiatorio , sapendo che il problema è dentro ognuno di noi.