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Messaggi - Gasacchino

#1
I problemi che ti poni sono più che leciti, ma credo sia inutile farseli, perché trovare una risposta è impossibile. Qualsiasi sia il punto di vista dal quale si parte, non si può negare un fatto ormai riconosciuto e accettato, almeno in ambito cattolico (quello che ho modo di vedere più da vicino): i testi sacri sono fatti su misura per le genti dei loro tempi, per essere compresi da costoro e alle volte racchiudono norme sociali ricavate dall'esperienza accumolata in tanti anni di vita sulla Terra. Che lo si guardi con occhio da credente o meno, questo è un fatto riconosciuto, quindi estrapolare informazioni attembili su cosa ci sia dopo la morte credo sia difficile. Certo ci sono riferimenti, ma non è dato nulla di "definitivo" o dettagliato. 
Come agisce Dio, cosa ci aspetta, il perché di tutto il suo operato e delle nostre vite, non sono domande alle quali in alcun modo si possa rispondere, ovviamente se non per intercessione di Dio stesso.
#2
Tematiche Spirituali / Re:Considerazioni sulla Fede
08 Settembre 2016, 00:05:43 AM
Caro acquario69,
ti do la mia visione della fede, vedi te che prenderne.

A mio vedere la fede è un sentimento, in quanto tale irrazionale e probabilmente di conseguenza anche cieca.
Penso che la fede sia alla base di tutto ciò che si possa definire religione, e anche non, infatti, chi si professa ateo afferma di "aver fede" nel fatto che non vi sia nessuna divinità, niente al di là della vita che viviamo. La fede in pratica credo che sia quel sentimento che ti porta ad avere determinate tendenze, le quali verranno poi definite con il ragionamento e con una ricerca negli ambiti che si crederanno opportuni.

Citazione di: acquario69 il 07 Settembre 2016, 02:05:12 AMinnanzitutto affermo che la fede non ha niente a che vedere col sentimento,ma credo sia più attinente dire sentimentalismo[/font][/size] perché questo sfocia nel moralismo e infine nell'irrazionalità la Conoscenza si intende come conoscenza interiore (conosci te stesso) quindi e' arrivare al centro di se che corrisponde e coincide a quel "contatto" Spirituale dove non vi e' piu dualità (DIO non e' un entità "esterna" a noi,come penso finisca per intenderlo a torto la religione) e simbolicamente e' sede nel cuore (che non va inteso in senso umano e sentimentale ma Spirituale che e' profondamente diverso) la Fede percio e' aver realizzato la visione attraverso la Conoscenza.
Riguardo a questa parte, noto che abbiamo davvero una definizione diversa di fede, non posso far altro che ribadire che trovo sia la base la fede, base irrazionale, un sentimento che può esserci, nascere o sparire in una persona. In fin dei conti se penso alla questione "Dio esiste?" non cerco argomentazioni a supporto o contro, che credo siano superflue, uniche argomentazioni da ritenersi valide sarebbero scientifiche, ma non né abbiamo né pro ne contro; pensando a tale domanda piuttosto mi vien da rimuginarci un attimo e sentire se per me è accettabile o meno come idea. La fede credo sia il la base comune di ogni religione (compreso l'ateismo), le costruzioni sopra di essa sono invece di altra natura.
#3
Attualità / Re:Burkina
02 Settembre 2016, 15:15:48 PM
Io credo assolutamente che i burkini non siano un problema, sono un capo di abbigliamento che va incontro alle esigenze di una religione. In fin dei conti credo si stia ingigantendo la cosa: io ho trovato che siano una bella idea, mettetevi nei panni di una donna islamica, meglio i soliti abiti o un indumento che comunque è più leggero e sicuramente comodo per una spiaggia? 
Trovo anche assurdo dover per forza imporre un vestiario, in spiaggia poi, tutt'ora si vede il viso direi sia abbastanza, o si deve fare polemica per una trovato che ha in un certo senso "facilitare" l'esperienza di queste donne che altrimenti dovrebbe rinunciarvi del tutto per non affondare.
Se poi si tira fuori la sottomissione della donna e il fatto delle religioni opprimenti, innanzitutto trovo che sia fuori luogo trattandosi di un "adeguamento alle esigenze della persona", seppur piccolo, del resto non penso che sia giusto dire cosa possano fare o meno persone che hanno una cultura differente, solo perché ci sembra strana. Loro se la gestiscono fra di loro a modo loro. Questo vale anche a "casa nostra" dove penso di aver imparato che la libertà è importante e mi sembra una contraddizione limitarla, soprattutto per una piccolezza simile.
#4
Tematiche Filosofiche / Re:Perché fare filosofia?
30 Agosto 2016, 22:22:10 PM
Allora Phil
Citazione di: Phil il 27 Agosto 2016, 16:06:00 PMAnche stavolta temo non si possa prescindere dal chiarire il termine centrale: cosa si intende con "filosofia"?
Proporrei due osservazioni:
- "fare filosofia" non credo comporti sempre "dedicare la propria vita alla filosofia"(semi-cit.): la prima è una laboriosa attività mentale (semplificando), la seconda sembra quasi alludere ad un mestiere (che quindi richiede qualifiche, orari, "dipendenze" ed una certa "produttività"...).
- Gasacchino, perché hai l'impressione che la filosofia "poggi sul nulla"(cit.)? Per me è il contrario: la filosofia è "parassitaria", non può prescindere dallo "sfruttare" ciò che è altro da lei (basta pensare alle cosiddette filosofie "al genitivo": filosofia della scienza, della religione, dell'arte, della politica, della matematica, della storia, etc.). La filosofia si può applicare a tutto ciò che è linguaggio (verbale, artistico, scientifico o altro...), e se ciò non è possibile, allora Lei traduce in linguaggio ciò che non lo è (l'esperienza sensibile, un intuizione metafisica, un meccanismo inconscio, etc.) per poterci "lavorare".  
Ammetto che potrei essere stato impreciso, quindi mi correggo subito. Con filosofia intendo fondamentalmente quella non applicata, perché (così rispondo anche al secondo punto) parlare di filosofia politica, vuol dire parlare di politica. In questo caso il termine filosofia è abbastanza superfluo, al massimo specifica che tipo di approccio si ha, ma si rimane pur sempre inerenti al campo al quale la filosofia si appoggia. Detto ciò non trovo convincente come risposta al "poggiarsi su nulla" della filosofia, quando mi sembra si tratti di tutt'altro. 
Ritornando a cosa intendo per filosofia, direi che un esempio possa essere la metafisica. Questa filosofia che davvero sembra essere fine a sé stessa e fondate sulle fantasie del filosofo di turno.

Citazione di: Phil il 27 Agosto 2016, 16:06:00 PMConiugando i due punti precedenti possiamo, secondo me, iniziare a tratteggiare una risposta alla domanda su cosa sia la filosofia: è un'attività mentale (che quindi produce direttamente poco di materiale, al massimo qualche libro o filmato di conferenza... anche se indirettamente le sue conseguenze cambiano la storia...), che è comprensiva e comprendente di ciò che la circonda, ovvero è "curiosità problematizzante".  
Sì la filosofia dovrebbe essere questo, l'ho sempre amata pensando al teorico "amore per il sapere" che ad essa dovrebbe essere insito, ma con non poco sconforto mi sono reso conto che purtroppo non comprende poi tanto bene la realtà, altrimenti (come già ho proposto nella risposta a Jacopus) si avrebbe un sapere unitario e non un agglomerato di teorie e filosofie opposte le une alle altre. Diciamo che vedo abbastanza tradito questo obiettivo professato dalla filosofia.
#5
Tematiche Filosofiche / Re:Perché fare filosofia?
30 Agosto 2016, 22:05:56 PM
Grazie della risposta Jacopus, ma vorrei fare alcune osservazioni/domande:
Citazione di: Jacopus il 27 Agosto 2016, 15:56:09 PMBella domanda. A cui possono seguire tanti diverse risposte. La prima che mi è venuta in mente è questa: "la filosofia è uno dei più potenti antidoti alla violenza". Anche le teorie che giustificano la violenza hanno infatti un nucleo "discorsivo". La spada, con il suo freddo metallo che taglia il collo è una cosa, l'incitazione a tagliare il collo con la spada tramite filosofia è un atto diverso. La filosofia è inoltre depositata nei libri, nei frammenti greci, in atti scritti che possono essere confrontati e che possono dialogare fra loro, come saggi sempre disponibili, che possono metterci in guardia, che possono farci vedere il passato per non ripetere gli stessi errori e che soprattutto cercano di andare al fondamento delle cose e delle azioni, per capire chi è l'uomo e qual'è il suo compito nel mondo.
Non nego che questo uso della ragione possa essere attribuito alla filosofia, piuttosto tendo a discutere le basi dalle quali esso si sviluppa. Vorrei però sottolineare come il discorso razionale non sia una prerogativa unica della filosofia, come la creazione di un sapere al quale fare riferimento, che anzi potrei ritenere discutibile vista a frammentarietà di questo in ambito filosofico.

Non dico nulla sul secondo punto perché ci sta anche per me.

Citazione di: Jacopus il 27 Agosto 2016, 15:56:09 PMC'è anche una terza motivazione. Per capire il mondo occorre esercitarsi e la filosofia è la palestra più attrezzata che vi sia. Occorre però avere spirito critico, senso di abnegazione e anche forse una certa dose di intuitività, di capacità di leggere le connessioni fra gli eventi. Ovviamente prima di "fare filosofia" occorre conoscerla, e quindi penso che il tuo sia un invito a studiare la filosofia, poiché "fare" filosofia è riservato solo a pochi di noi, persone davvero speciali e che hanno una specie di missione da assolvere.
Alla terza motivazione rispondo riprendendo la frammentarietà del sapere filosofico, davvero è un Sapere? Mai un filosofo ha detto qualcosa di simile ad un altro. La missione del filosofo alla quale alludi, che solo pochi possono compiere quale sarebbe per te? Studiando storia filosofia ho incontrato solo tante teorie che non hanno mai portato a nulla di unitario.
#6
Tematiche Filosofiche / Perché fare filosofia?
27 Agosto 2016, 15:10:57 PM
In questo topic pongo una questione molto semplice: 
     ha senso fare filosofia? Ha un'utilità? Se sì cosa?

Una persona che dedica la sua vita alla filosofia, fa un dono all'umanità o solo o sé stessa? In fin dei conti ho come l'impressione che la filosofia poggi sul nulla e sia fine a sé stessa. 
Mi rendo conto che per quanto porsi la domanda sia semplice, la risposta o le risposte, non sia altrettanto facili da dare. Per quanto mi riguarda la pongo qua che credo che potrò avere sicuramente risposte quantomeno interessanti.

Ringrazio coloro che si cimenteranno nel rispondere a questo mio quesito.
#7
Mi ritrovo in quello che dici, ci vorrebbero persone competenti piuttosto che rappresentanti eletti dal popolo con criteri molto opinabili. Certo che anche Sariputra non ha tutti torti nell'obbiettare:

Citazione di: Sariputra il 19 Giugno 2016, 10:55:32 AMChi seleziona le persone competenti? Chi stabilisce il grado di competenza? Chi è così illuminato, obiettivo e super partes da formare queste commissioni di esperti? Io non ne vedo...

e mi permetto di aggiungere altre due obiezioni:

  • Anche si riuscissero a formare queste commissioni, chi garantirebbe per loro? Chi assicurerebbe una loro condotta onesta?
  • Direi che sia anche opportuno notare che 60 milioni di persone sono ingovernabili, si tratta di cifre troppo grandi. A tal proposito forse non sarebbe opportuno rivedere solo il sistema di eleggere i governanti, ma tutto il sistema in generale.
#8
giona2068 noto con dispiacere che non hai preso molto in considerazione quello che ho consigliato. Fondamentalmente ho solo proposto di esprimersi con più moderazione, il contenuto in gran parte lo condivido, son cristiano pure io, ma non approvo più di tanto questo "fazionismo". Provo a dirtela anche con termini religiosi, il mio pensiero non si basa tanto su questi, quanto sul semplice buon senso, ma magari saranno più efficaci:

Spero che saremo concordi nel dire che siamo tutti Figli di Dio. Ora appurato ciò siamo tutti fratelli e dobbiamo amarci, e scusa qua se faccio un attimo la punta, tutti allo stesso modo, non esistono nemici da amare diversamente dagli amici (almeno questa è la mia interpretazione), ovviamente sperando che per te ateo non sia sinonimo di nemico, altrimenti la situazione mi preoccuperebbe non poco. Continuando, se dei fratelli non credenti si interessano a tematiche spirituali, non dovrebbe essere questo un motivo di gioia e volendo anche di speranza, portandoci ad aprirci al dialogo piuttosto che erigere un muro per dividere gli atei dai credenti? 

Infine come nota finale, magari mi sbaglio, e non dubito sul fatto che mi succeda spesso, ma il nome di quest'area del forum non è Area SOLO CredentiVietato l'Accesso ai Non-Credenti o discriminazioni simili. E' Tematiche Spirituali, il che significa che tutti possono accedervi. E niente preclude a chi non afferma di credere in una o più divinità di affrontare certe tematiche, che non per forza non devono far parte della loro vita, anche se poi dipende da individuo ad individuo. Detto questo, se questa zona è una "VIP ZONE" per soli credenti, consiglio ai responsabili del Forum di rinominarla con un nome più appropriato, altrimenti ti do un consiglio spassionato giona2068, comportati da buon cristiano e non da fazionista.

Buona giornata
#9
Mi trovo a dover essere d'accordo con altamarea, pur essendo io credente e praticante.
Io per primo trovo insopportabile che qualcuno, compreso chi come me la pensa, parli per generalizzazioni, soprattutto se con accezioni negative nei confronti altrui. Probabilmente non si tratta che di un errato modo di esprimersi, almeno spero, che tende a far sembrare stupidi e folli tutti coloro che non condividono la propria idea, quando, do per scontato, si creda che l'altrui idea valga quanto la propria.
Il mio consiglio a tal fine, senza voler imporre niente a nessuno, è di esporre i propri discorsi in maniera che siano più aperti al dialogo, piuttosto che affermazioni di una Verità Assoluta ed Intoccabile, che di certo non aprono al dialogo e al confronto costruttivo.
Allo stesso modo trovo poco utile ai fini della crescita individuale, che mi pare essere obiettivo di questo forum, invitare qualcuno al non cimentarsi in certi argomenti solo perché ha fatto una determinata scelta di credo, cioè credere che non ci sia una divinità o simili. Non penso, infatti, che tale posizione debba per forza significare disinteresse per certe questioni di carattere spirituale.
Non predico la rinuncia alle proprie convinzioni, solo un discorrere meno chiuso e "bigotto" (che in questo caso credo sia un aggettivo abbastanza appropriato). La mia non che è solo una modesta opinione che spero possa essere accolta con benevolenza da tutti. Altrimenti ciccia :P.

Buona giornata!
#10
Capisco le tue posizioni Gibran, ma vorrei capire meglio cosa ti porta ad affermare tutto quello che scrivi:

  • Parli di fare esperienza diretta (e condivido appieno il non fermarsi ad uno stato passivo della conoscenza) ma cosa vuol dire? A cosa ti riferisci? 
  • Suppongo, viste le tue argomentazioni, che tu abbia affrontato un certo tipo di percorso: sarei curioso di sapere cosa ti ha portato ad assumere certe posizioni.
#11
Innanzitutto voglio sottolineare che non uso la terza persona per comodità e non per mancanza di rispetto.

Arrivando al dunque, per prima cosa vorrei sottolineare come non credo ci sia alcun male nel far parte di una religione in modo "superficiale" anche solo per avere una speranza e del conforto. Chiedere aiuto e appoggiarsi a qualcosa se se ne ha bisogno, in questo caso la religione non implica nulla di negativo e non tutti sono portati ad una ricerca più profonda.

Per quanto concerne il concetto di religione, purtroppo viviamo in due mondi molto lontani. Non penso ci sia nulla di sbagliato nelle classiche religioni e nemmeno nel avere fede, nel fidarsi, in qualcosa di riportato da altri. Un esempio stupido ma spero efficacie: Gesù è nato, vissuto, morto e risorto una sola volta e ben duemila anni fa, ora coloro che ne potrebbero aver avuto esperienza diretta credo rientrino in un lasso di tempo molto breve paragonato ai duemila anni che ci separano, sulla base di questo ragionamento i cristiani dovrebbero essersi estinti molto tempo fa e non dovrebbe essere sopravvissuto il cristianesimo. 

Ritornando poi a quella che è la questione principale del topic, non riesco a capire su che base affermi che l'Islam è una religione. Giusto per verificare se ho a grandi linee capito la tesi proposta:

   non pensi che l'Islam sia una religione sulla base di quella che è la tua personale concezione della religione stessa
   e di Dio che non concordano con quella che invece risulta essere la realtà proposta dai musulmani?
#12
Solo ora mi sono accorto che è presente una zona per presentarsi, sono molto desolato.

Salve a tutti, sono Gasacchino e spero di poter apprendere assai da queste discussioni.
#13
Per il momento mi limito a rispondere a questo topic con una semplice osservazione:
    
    ma siamo noi a dover decidere cosa un'eventuale divinità debba volere da noi e perché o magari, credendo in tale divinità, è essa stessa a dirci che fare?*

sembra infatti che ci si stia scordando che quando si aderisce ad una religione lo si fa credendo che uno o più dei abbiano creato un sacco di cose, c'è chi dice addirittura tutto. In base a ciò mi sembrerebbe logico fare quanto la o le divinità chiedono/impongono. 

N.B. 
Ho fatto un discorso volutamente molto generale so bene che ci sono strumentalizzazioni e volute forzature, voglio solo sottolineare quello che credo sia il concetto base del normale aderire ad una religione.
#14
Attualità / Re:Folza Italia
08 Giugno 2016, 17:55:45 PM
Ho letto l'articolo e non sono quasi per niente d'accordo. Potrei soffermarmi su piccolezze come: Inter sta per "Internazionale" quindi non stona nemmeno tanto di vederla senza italiani nella dirigenza e nella squadra; o che i club quali Inter, Juve, Milan, ecc. sono privati e spesso anche in conflitto con la Nazionale, la quale direi sia l'unica che effettivamente debba aver l'interesse ad essere italiana. 
Evitando di essere minuziosamente critico, mi sento di osservare che nell'articolo ci si stupisce di fatti normalissimi (vedi il cambiare delle mode), credo sia qualcosa di normale il cambiamento, trovo abbastanza strano chi se ne fa meraviglia. Il mutare delle cose c'è da sempre, non necessariamente positivo o negativo, è quello che è, tanto alla fine ognuno lo vive a modo suo. L'individualità credo sia un elemento non da scordare: sempre ci sono stati dei disgraziati e delle brave persone, un concentrato di luoghi comuni a tal proposito l'articolo. 
Infine l'Italia, l'italiano, la patria, trovo siano concetti restrittivi e insensati. L'Italia è un pezzo di superficie terrestre nel quale per un motivo o per una causa (qui tutti si possono sbizzarrire a modo loro) un determinato numero di persone nascono o arrivano, di fatto non appartiene di diritto a nessuno; italiano è un aggettivo che non dice molto: nato sulla penisola italica, forse parlante la lingua italiana (anche in questo frangente la fantasia spesso ci da dentro) e basta. La patria poi è il concetto più assurdo, patria sarebbe? Io non sono né di Torino, né di Palermo, e non le sento mie in alcun modo, giusto l'essere juventino mi fa provare un po' di simpatia per la città della Mole, ma altrimenti indifferenza più assoluta. Sono entrambe bellissime città da visitare, non si discute, ma anche Parigi, la differenza grossa è che avrò la comunicazione facilitata nei due capoluoghi italiani vista la comunanza del medium linguistico. Questo non mi porterà a provare più simpatia o stima per chi è etichettato come italiano, piuttosto che per chiunque altro, valuto in base alla persona che ho davanti. Piuttosto che soffermarsi a ragionare in base a suddivisioni artificiali e imposte da qualcuno che nel passato ha deciso così, credo sia da notare che l'unica vera base sulla quale vale la pena di ragionare sia l'umanità, unico vero fattore in comune individuabile, il resto sono distinzioni che osteggiano la pacifica convivenza. 
Ovviamente si tratta del mio parere e, in quanto acceso sostenitore della libertà individuale, non ho pretesa alcuna di imporre la mia idea, rispetto pienamente chi afferma di sentirsi italiano e vive per la sua Patria e do tanta importanza alla sua idea quanto alla mia, la mia opinione vale tanto quella di chiunque altro.
#15
Citazione di: Phil il 02 Giugno 2016, 23:44:37 PMIn precedenza ho cercato di allargare il discorso a quattro poli: fede dogmatica (nell'esistenza di Dio), fiducia razionale (nella non-esistenza), indecidibilità del "non lo so" (agnosticismo) e indifferenza (non porsi la domanda)
Sono pienamente d'accordo con questa tua suddivisione, e condivido nel suddividere ulteriormente il concetto di agnostico in indecidibilità ed indifferenza, non è scontato per tutti.

Citazione di: Phil il 02 Giugno 2016, 23:44:37 PM
Citazione di: Phil il 31 Maggio 2016, 21:51:13 PMnon sono solo fede e fiducia a guidare il nostro agire, ma, sembrerebbe stando ai fatti, anche indecisione (fiducia/fede non trovata) e indifferenza (fiducia/fede non cercata)
Ammetto di non essere esperto di agnosticismo (nonostante la mia apologia del "non-sapere"), ma, concretamente, la prassi di un agnostico non è la stessa prassi di un ateo? La differenza fra i due non è tutta solo nella risposta a quella specifica domanda? Non voglio ridurre gli agnostici ad "atei non dichiarati", ma, se non sbaglio, entrambi hanno una "visione del mondo" senza dogmi, entrambi fondano la propria morale su principi "terreni", entrambi non praticano culti, etc. insomma, l'unico modo per distinguerli è fargli la fatidica domanda... o forse non ho ben chiaro cosa significhi essere agnostico?
Per quanto concerne il tuo assimilare così tanto atei ed agnostici credo che non sia totalmente corretto per due semplici ragioni:

  • io personalmente sono credente quindi mi esprimo per ipotesi, ma istintivamente mi verrebbe da dire che un agnostico, almeno secondo la logica dell'indecidibilità, potrebbe porsi il problema del se ci fosse qualcosa di "divino" che potrebbe giudicarmi per il mio operato? Credo non sia così improbabile che qualcuno possa affrontare il dubbio con cautela, senza al contempo negare che altri possano avere una condotta molto più serena avvicinandosi più all'indifferenza.
  • non mi allontano più di tanto dal primo punto, ma credo sia una sottolineatura doveroso: di base ognuno agisce in quanto individuo a sé stante, anche all'interno di una realtà dogmatica come quella cattolica si possono vedere modi di approcciarsi e di vivere la fede molto differenti (io faccio riferimento all'ambiente cattolico per esperienza personale, ma non credo sia l'unico esempio possibile). Tornando quindi al nocciolo della questione: ci sarà l'agnostico che dimostrerà più o meno preoccupazione per il suo operato in base alla propria soggettività, magari dimostrando più "cristianità" di uno che invece professa di avere fede. 
Infine una piccola osservazione che è sorta mentre scrivevo il punto 2 e si allaccia al tuo discorso: alla fine dei valori più o meno generali per tutta l'umanità ci sono, c'è chi li attuerà in un modo chi nell'altro, ma una base è rintracciabile. Quindi non è poi così facile individuare un credente in qualsiasi cosa (sopratutto in Italia) da un non credente, pochi sono gli indizi che lo testimoniano: andare in un luogo di culto (non è una pratica poi così frequente nemmeno tra chi crede); bestemmiare, generalmente i credenti tenderebbero ad evitarlo (non sempre, sorprende il numero di quanti lo fanno), inoltre non mancano le persone che o per rispetto o coscienti nell'inutilità del farlo, anche se non credenti, evitano; professare apertamente, alle volte anche fastidiosamente, ciò che si pensa (bigotti, fanatici vari, ecc.).