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Messaggi - Raffaele Pisani

#1
Tematiche Filosofiche / Dove va l'umanità? Boh!
17 Settembre 2018, 21:07:06 PM
La domanda è del giornalista Edgard Snow,  la risposta è di Mao Zedong, è posta all'inizio del film "Uccellacci e uccellini" di Pasolini. Si può intendere in tante maniere, ma suscita anche l'interrogativo di dove va la storia o anche semplicemente se la storia ha un senso e se la ragione umana è in grado quantomeno di affrontare il tema.
Se un tempo filosofie della storia, perlopiù derivanti da teologie inquadravano gli avvenimenti in un orizzonte che dava loro un senso che andava oltre l'avvenimento stesso, il méta-récit di cui accenna Lyotard, ora la narrazione, sarà magari sempre più curata e puntuale, ma non sembra andare oltre se stessa. 
Il tema dell'Homo faber, che da circa 10.000 anni trasforma l'ambiente e produce la storia, mi sembra sia naturalmente collegabile con quello del senso stesso della storia.
#2
In linea di principio mi sento di poter dire che il "VOGLIO e POSSO mi dà come risultato necessario il FACCIO", naturalmente devono essere vere entrambe le affermazioni  di volere e potere, basta che una sola sia falsa e il risultato pragmatico non c'è. Naturalmente è necessaria una conoscenza  della possibilità e questo porta alla questioni iniziale del topic. 
L'impraticabile, come dice bene paul 11 si adopera in altri campi, con altri registri di linguaggio; in economia e in politica domina il condizionale e il discorso non è sempre limpido.
Quello che si potrebbe fare, ma che in questa determinata situazione non è opportuno fare, è sempre è pur sempre il risultato di una carenza del VOGLIO e del POSSO.
#3
La psicologia e la psichiatria hanno valore di scienza? Bisognerebbe anche chiedersi cosa s'intende per scienza, dai discorsi mi par di capire che si fa riferimento alle scienze cosiddette esatte, quelle che quantificano matematicamente l'oggetto di studio e ne traggono delle leggi generali inter-soggettivamente accettate.
Se è così, bisogna ancora distinguere: la psicologia ha certamente degli aspetti di scienza NOMOTETICA, penso al comportamentismo nel quale si misurano delle correlazioni stimolo-risposta  potendo agevolmente inferire delle leggi generali; se invece ci si riferisce alla psicoanalisi e si parla di "traumi rimossi nell'inconscio", è evidente che, se di scienza si vuol parlare, bisogna classificarla come IDIOGRAFICA, cioè del particolare. Quindi nella stessa psicologia ci sarebbero due anime.
Sono d'accordo con i tanti interventi che riconoscono il valore di quelle scienze che descrivono il particolare; penso al rapporto tra sociologia e storia: se la prima, che ambisce ad essere nomotetica, tratta della fenomenologia della rivoluzione, la seconda mi parla della rivoluzione inglese o di quella francese nelle loro particolarità.
Penso che abbiamo bisogno di entrambe le spiegazioni. 
#4
Avevo posto la questione sull'indagabilità  del possibile ed ho potuto leggere una serie di risvolti che francamente non avevo pensato, d'altra parte è questa il l'opportunità che si può cogliere in un forum di riflessione. 
bobmax scrive: "Se vogliamo davvero vedere le cose per come stanno, ossia che ciò che avviene può essere o solo o necessario o casuale, dobbiamo forzatamente ammettere che non vi è nessuna responsabilità individuale". Su questo mi sento abbastanza d'accordo. Che il libero arbitrio sia un'illusione, come dice poco dopo, mi pare invece alquanto discutibile, o meglio, ci sono scuole di pensiero che lo sostengono. 
Tornando al discorso sul possibile e sulla sua indagabilità, io pensavo alla considerazione del suo contrario: il non possibile, altrimenti detto, impossibile. Sappiamo con certezza che certe cose sono impossibili, con gradi diversi di impossibilità: una montagna d'oro è meno impossibile di una senza avvallamenti laterali, la prima è ancora immaginabile, ciò che non vale per la seconda. 
Ma è un'affermazione necessaria quella che dice: "E' impossibile che tutto sia impossibile" o anche"L'impossibile è impossibile". Ne segue che è necessario che qualcosa sia possibile ed è pure necessario che qualcosa di possibile si realizzi.
Possibilità, realtà e necessità non coincidono ma si trovano in un rapporto di inclusione.
La realtà non è tutta casualità né tutta necessità, quanto poi all'esistenza umana, è difficile negare la libertà, certamente non una libertà assoluta ma pur sempre una libertà, che in un certo senso (è chiaramente quello sartriano) ci condanna comunque  ad agire.
#5
Se per le verità logico-matematiche ci si poniamo già nel campo del necessario; se una struttura resiste ad una determinato carico ci poniamo nel campo del reale e siamo autorizzati nel dire che un'altra con le stesse caratteristiche sarà altrettanto resistente; ragioniamo su di un possibile umanamente (non in senso assoluto) certo.
Quando parliamo delle azioni degli uomini, intesi come singoli o come aggregazioni più o meno vaste, a meno che non si leghi la possibilità ad un  certo umore psicologico, siamo impotenti nel prevedere ciò che può accadere, solo a posteriori, cioè: osservando il reale, veniamo a sapere che era possibile.
Sarà possibile per l'umanità ricreare un equilibrio ecologico sulla terra, servendosi delle tecnologie ecologiche? Penso sia necessario agire ancor prima di rispondere alla domanda.
#6
Tematiche Filosofiche / Re:Filosofia ...ecologica.
08 Agosto 2018, 16:25:10 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 07 Agosto 2018, 02:28:30 AM
Forse non tutti sanno che... per fornire TUTTA l'energia che oggi consuma l'umanità (circa 15 Terawatt) bruciando foreste, carbone, e soprattutto petrolio, e inquinando così in modo gravissimo l'atmosfera (effetto serra, aumento della febbre della Terra, scioglimento dei poli, ecc.), sarebbe sufficiente un impianto fotovoltaico di "soli" 300 x 300 km!!

Che la situazione del pianeta in cui viviamo sia grave è un'amara constatazione che ogni persona di buon senso può fare. Che il buon senso sia "la cosa del mondo meglio ripartita" (Cartesio, Discorso sul metodo) non mi è mai stato chiaro. A me sembra che tanti vivano senza preoccuparsi di ciò che sta accadendo in riferimento alle fonti energetiche, all'inquinamento, ai cambiamenti climatici che mettono in pericolo la nostra esistenza. La gaia apocalisse è il titolo di un libro di A. Pieroni che descriveva il vivere spensierato della società austriaca alla vigilia della catastrofe del primo conflitto mondiale, a me sembra che valga anche per il nostro mondo attuale.
Arrivando ai dati tecnici riportati da Carlo Pierini, prendiamo per vero che un impianto fotovoltaico formato da un quadrato di 300Km di lato possa fornire tutta l'energia che l'umanità consuma attualmente, a questo punto bisognerà chiedersi quanta energia sarà necessaria per produrre un impianto di quelle dimensioni e quanta ce ne vorrà per mantenerlo efficiente nel tempo. Osservando ingenuamente un singolo impianto fotovoltaico ci sembra di poter dire che trasforma in modo ecologico l'energia solare il energia elettrica; un bilancio razionale si può fare considerandola spesa energetica per la sua realizzazione, il tempo nel quale può esplicare la sua funzione in modo adeguato e poi la rimozione e lo smaltimento, tutto ciò non avviene senza consumo di energia.
#7
Sul rapporto tra l'ampiezza degli stati e le forme istituzionali che li reggono penso sia opportuno considerare L'esprit des lois di Montesquieu. Per tornare alla democrazia diretta di matrice rousseauiana, ben vengano gli strumenti informatici, può darsi che siano d'aiuto all'esercizio della democrazia. Resta chiaro comunque che costituiscono una causa strumentale, la causa principale è la persona educata all'agire politico cosciente. Democrazia ed educazione, a 102 anni dalla pubblicazione del famoso scritto di John Dewey, rimangono un binomio inscindibile.
#8
Le assemblee cantonali svizzere potevano in un certo senso attuare una sorta di democrazia diretta, il numero ristretto dei membri poteva permettere questo. In una comunità di dimensione nazionale, il popolo sovrano che tramite i suoi portavoce, commissari, come è stato detto nel precedente intervento, domanda che siano messi in atto i propri desiderata, trova qualche difficoltà. 
Che tramite i sistemi informatici si possa rendere praticabile quella sorta di assemblea generale permanente che esprime la volontà popolare è tutto da vedere.
#9
Citazione di: viator il 03 Agosto 2018, 13:11:36 PMMa Rousseau era un idealista ! Si occupava di enunciare principi bellissimi trascurando completamente i dettagli della loro applicazione che, ovviamente, risultava IMPOSSIBILE.
"manda i suoi rappresentanti come semplici portavoce..." Li manda dove? A fare che? Ne troveremmo molti di candidati disposti a fare i postini ? E le istanze popolari in una repubblica democratica da 300milioni di cittadini in qual modo vengono trasmesse senza alterarne il contenuto, la lettera e l'intenzione ? Su foglietti tipo "Post It"?.

Sono d'accordissimo sul fatto della irrealizzabilità, almeno così è stato fino ad ora, dei principi di Rousseau in campo politico e per certi aspetti anche per quello pedagogico. L'ho scritto in precedenza e lo riscrivo ora. Per quel che ne so, qualcosa dei principi roussoiani  (uguaglianza, libertà e sicurezza della proprietà) venne recepita dalla Costituzione francese del 1793, che comunque rimase lettera morta.
La mia preoccupazione era di non mescolare il pensiero di Rousseau da quello di Viator.
Cordiali saluti.
#10
La domanda mi pareva orientata a chiarire il pensiero di Rousseau, in tal caso la risposta è che non è lecito opporsi alla volontà generale. Questa si esprime, dovrebbe farlo perché storicamente non è mai avvenuto, nell'assemblea generale e permanente che è il popolo.Questo manda i suoi rappresentanti come semplici portavoce delle istanze popolari, non come delegati ad agire, secondo propri criteri, sia pure in nome del popolo. 
Bisognerebbe chiarire un po' il pensiero del filosofo ginevrino e poi magari vedere se qualche principio possa trovare attuazione nel presente.
#11
Citazione di: Carlo Pierini il 31 Luglio 2018, 17:18:21 PM


CARLO
Non pretenzioso, ...pretenziosissimo!!!  :)
Ma la colpa non è mia. I principi universali sono fatti così! Vedi il principio di gravità: anch'esso fa un miscuglio di tante cose diverse, come la caduta dei corpi, le maree, le eclissi di Sole e di Luna, il moto dei pianeti, delle stelle e delle galassie, ecc..
Io mi accontenterei di dimostrarne la validità in Fisica (il "riscontro empirico"), poi andrebbe avanti da solo, con le sue proprie gambe. Ma purtroppo si tratta di un argomento colossale che va molto al di là delle possibilità intellettuali di una persona sola e che, per essere sviluppato come merita, avrebbe bisogno dell'impegno di una molteplicità di menti consapevoli della sua importanza
Infatti, quando una ventina di anni fa mi resi conto che avevo davvero a che fare con un principio universale, cioè, con un criterio ultimo di verità, avendo ancora un'idea romantica della filosofia e non sapendo nulla di quanto essa fosse "passata al nemico", mi affacciai a un NG di filosofia immaginando frotte di pensatori in cerca della verità ("filo-sophia") che mi avrebbero accolto a braccia aperte e che si sarebbero affiancati alla mia ricerca in così tanti, che nel giro di qualche anno avremmo rivoluzionato il mondo!
Ecco, da quel giorno non ho trovato che ostilità, insulti e dileggiamenti personali da una parte, e dall'altra un silenzio sepolcrale di fronte a qualunque tentativo di mostrare la fondatezza dell'argomento. Un vero trionfo!
Ma devo dire che tu sei uno dei pochi, anzi dei pochissimi (non più di cinque in vent'anni) che si è degnato di esprimere un parere, sia pur negativo, sulla questione. A te vanno comunque i miei ringraziamenti.


Per ciò che riguarda le imprese intellettuali di cui tu parli, non si può non essere d'accordo sul fatto che sono delle azioni metaindividuali,, anche se uno scritto porta la firma di un individuo, c'è un soggetto molteplice che che ne è alla base; in questo la Chiesa e gli ordini religiosi in particolare hanno dimostrato di essere maestri. San Tommaso, anche se empiricamente poteva stare in una cella a scrivere le sue opere, era unito e nutrito da una comunità spirituale. Dovendo indagare sull'impegnativo tema che ti sta a cuore, io indugerei ancora un po' sul pensiero di Tommaso d'Aquino e sulla riflessione che ne è seguita nei secoli successivi, fino al neotomismo otto e novecentesco, che difende la conoscenza ontologicamente fondata, non temendo di confrontarsi con il pensiero filosofico e scientifico moderno.
Un cordiale saluto.
#12
Mi sembra un progetto grandioso e, spero mi si permetta di dirlo, anche pretenzioso. Oriente e Occidente, filosofia e teologia, fisica e scienze sociali; da questo miscuglio dovrebbe uscire la risposta di cui l'umanità potrà godere? Io mi sento più portato alla considerazione di cose più modeste, che possano comunque trovare qualche nesso logico e qualche riscontro empirico. Comunque vedremo, intanto, en attendant Godot, candidamente mi dedico a coltivare il mio orto.
#13
Sì, noi usiamo delle parole a cui non corrisponde alcuna entità ontologica, diciamo il nulla come fosse un sostantivo, ma sappiamo che non ha sostanza. Saluti e grazie per l'attenzione.
#14
Citazione di: viator il 27 Luglio 2018, 12:42:22 PM
Salve. "Cosa" è termine e concetto che ha la funzione di unificare altri concetti di uso e significato più particolare una volta che noi non si riesca a riconoscere, specificare, determinare analiticamente tali concetti (oppure non lo si voglia fare).

Tali termini e concetti CHE APPUNTO VENGONO GENERALIZZATI CHIAMANDOLI "COSE" sono : "essere"(come sostantivo), "ente", "entita", "essenza", "oggetto" ed alcuni altri termini generici che non sto ad inventariare.

Sì è così, ma noi chiamiamo cose non solo quelle che sono. Possiamo infatti dire: la mutilazione è una brutta cosa. Chiamiamo cose anche quelle che, non solo non sono di fatto. ma non possono essere: il triangolo a quattro lati è una cosa assurda.
#15
Tematiche Filosofiche / Re:La morale dei positivisti
25 Luglio 2018, 20:41:01 PM
Gabelli compare nei manuali di storia della filosofia accanto ad Ardigò e ad altri, pochi per la verità, positivisti italiani, quasi a chiudere il capitolo che vedeva all'estero i più rilevanti esponenti. Se esaminiamo il pensiero di Mill, Spencer e Comte vediamo che ognuno di loro è positivista in un modo suo proprio. 
Tornando al discorso della coscienza e della libertà, mi pare di poter dire che Ardigò non le nega, ma semplicemente ne descrive un'altra genesi. La sua argomentazione non poteva non trovare forti opposizioni in Italia, il pensiero spiritualista cristiano e quello neoidealista, opposti tra di loro, erano certamente concordi nell'opporsi al positivismo.