Osservare un quadro è come essere invitati a ballare da una donna (se si è un uomo). Può funzionare più o meno bene, ma resta fatto oggettivo, pur nella diversità delle "tecniche" , la capacità della partner di ballare. Può non piacerci ballare proprio con lei, ma ne riconosciamo le qualità in ogni caso.
Il criterio dell'originalità è stato ipervalutato nell'ultimo secolo perché lo si è confuso con quello di novità. In realtà la corrente globale ed onnicomprensiva del XX secolo potrebbe chiamarsi "il Nuovismo". Finiti gli esercizi di base, divenne un valore tagliare una tela, inscatolare escrementi, mostrare il retro di un telaio e così via, nuovo dopo nuovo, ma senza originalità.
Il temine "originale" mostra un aspetto non estrinseco, ma interiore: cosa che proviene dall'origine, dal profondo della personalità, che è unica. L'aspetto della novità pertanto è una eventuale conseguenza, non può né deve essere un punto di partenza.
Bach non fu mai "nuovo", anzi, però fu sempre personalissimo, quindi originale (anche se l'esempio, riferendosi a periodi ben diversi dello sviluppo umano, non va proprio benissimo).
Poi, i casi possono variare: Seurat creò la corrente del puntinismo e rimane ben superiore al seguace Signac; però Gauguin ha saputo superare chi gli mostrò la strada precedendolo nel percorso, e cioè Emile Bernard.
D'accordissimo sul discernere quanto non sia dovuto alla volontà dell'artista: un'opera d'arte è tale in quanto necessariamente vi riconosco l'azione di un io, pur se una apprezzabile abilità nel tener sotto controllo certi elementi spuri amplia la presenza dell'io anche in zone non del tutto presidiabili, e tuttavia regolabili all'ingrosso, come accade nella continua serendipity di un Jorn, o nel semi-controllo dell'effetto nei casi di pittura assai grassa e pennellate dense di colore, tipo Soutine.
Quanto al "suo tempo", l'artista non deve affatto "rappresentarlo". per questo ci sono già i giornali ecc. L'artista deve "ricrearlo". Nel far ciò potenzialmente lo modifica.
Il criterio dell'originalità è stato ipervalutato nell'ultimo secolo perché lo si è confuso con quello di novità. In realtà la corrente globale ed onnicomprensiva del XX secolo potrebbe chiamarsi "il Nuovismo". Finiti gli esercizi di base, divenne un valore tagliare una tela, inscatolare escrementi, mostrare il retro di un telaio e così via, nuovo dopo nuovo, ma senza originalità.
Il temine "originale" mostra un aspetto non estrinseco, ma interiore: cosa che proviene dall'origine, dal profondo della personalità, che è unica. L'aspetto della novità pertanto è una eventuale conseguenza, non può né deve essere un punto di partenza.
Bach non fu mai "nuovo", anzi, però fu sempre personalissimo, quindi originale (anche se l'esempio, riferendosi a periodi ben diversi dello sviluppo umano, non va proprio benissimo).
Poi, i casi possono variare: Seurat creò la corrente del puntinismo e rimane ben superiore al seguace Signac; però Gauguin ha saputo superare chi gli mostrò la strada precedendolo nel percorso, e cioè Emile Bernard.
D'accordissimo sul discernere quanto non sia dovuto alla volontà dell'artista: un'opera d'arte è tale in quanto necessariamente vi riconosco l'azione di un io, pur se una apprezzabile abilità nel tener sotto controllo certi elementi spuri amplia la presenza dell'io anche in zone non del tutto presidiabili, e tuttavia regolabili all'ingrosso, come accade nella continua serendipity di un Jorn, o nel semi-controllo dell'effetto nei casi di pittura assai grassa e pennellate dense di colore, tipo Soutine.
Quanto al "suo tempo", l'artista non deve affatto "rappresentarlo". per questo ci sono già i giornali ecc. L'artista deve "ricrearlo". Nel far ciò potenzialmente lo modifica.