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Messaggi - Il cercatore

#1
Uno sguardo esterno per controllare non la correttezza di un approccio, ma per ritrovare un pensiero che sia al'altezza delle mie esigenze in termini di rigore - un pensiero quasi logico-matematico nel senso di uno Spinoza, di un Russell o di un Wittgenstein. Una mano professionale d'aiuto prima di ripartire da solo.

Questo è il motivo per il quale mi sento il bisogno di una struttura formale, accademica, per ritrovare una cosa che avevo prima e attraverso la quale potevo dare forma alle mie idee.

A molti ciò sembrerà fuor di luogo - ma a me poco importa. Seguo la mia intuizione, e questa è la mia intuizione per il momento.
#2
Io ho una vecchia "maîtrise" francese e un master inglese. Avevo pure iniziato un PhD a Londra, ma ho dovuto rinunciarvi per motivi personali.

Non credo che io possa iniziare un dottorato in Italia e anche se volessi, credo non sarei in grado di farlo. Mi piacerebbe un master per poi proseguire con progetti personali. Ma studiare dopo i 50 anni non è una cosa comune in Italia, a me sembra. Invece, in Inghilterra, studiavo con una vecchia professoressa di primaria e un agente della funzione pubblica di più di 40 anni perchè ci si può decidere di studiare ad ogni età. Non è solo una cosa da ragazzi, ed è anche apprezzato dai docenti universitari

Le università dovrebbero essere un luogo di scambi intellettuali e culturali attraverso gli studi perchè sono strutture propizi agli studi - sono studiate proprio per questo.
#3
Sono molto isolato in un lavoro che poco ha in comune con la filosofia. Ho bisogno di una spinta esterna, di un legame con il mondo accademico per riprendere un pò la misure delle realtà del mondo della filosofia, ma anche come una sfida fonte di motivazione. Non è il diploma in se stesso che m'interessa e anche un corso online mi andrebbe bene, o a distanza, purchè abbia un legame con il mondo accademico che è più esigente. 

Sono un sognatore stressato, e così non faccio niente. Sento che mi manca qualcosa. E poi, ho studiato in due paesi, mi interessa provare in un terzo, con un spirito magari anche diverso...
#4
Domanda un pò scema, lo so.

Ho studiato tanto tempo fa, in Francia prima, poi quasi 10 anni dopo in Inghilterra. Sono anche diplomato in filosofia. Avevo scelto questa materia per problemi personali, come spesso accade penso. Uno non fa degli studi universitari in legge per problemi esistenziali o peggio, ma filosofia, si.

Questi problemi sono del tipo che non possono sparire, però. 

Non ho fatto carriera in filosofia, perchè è un cosa rara per questa materia. Invece, ho fatto tutt'altro.

Oggi, arrivato da poco in Italia, mi chiedevo se ci fossero modi per ritornare sui banchi dell'università anche per persone coi capelli quasi grigi. In Francia, non è certo una cosa comune, ma lo è molto di più in Inghilterra. 

E com'è in Italia ? A me m'interessano i concetti del sapere, della verità, sia nelle scienze o la logica che alla frontiera con la fenomenologia o anche con la metafisica, per così dire. Sto rileggendo Wittgenstein per esempio.

Qualcuno avrebbe dei consigli sull'argomento?

È vero che ho avuto così poco tempo per continuare a pensare, e anche a leggere, che sono quasi una tabula rasa, anche con i diplomi. Penso che le ricerche filosofiche sono andate molto avanti da quando ho lasciato l'università di Londra quasi 20 anni fa. Ma m'interessa sapere lo stesso. Poi a me determinare che cosa voglio fare dopo.

Se qualcuno mi può dire qualcosa, ciò potrebbe certamente essermi utile.

Grazie!
#5
Non ho potuto seguire il file della discussione fino in fondo perchè siete stati tanti a contribuire. Continuerò a leggere, ma intanto, mi permetto di intervenire osservando che l'argomento della falsificabilità non è il criterio ultimo di ciò che è scientifico o no. È il criterio che ha permesso a Popper di condannare sistemi di pensiero come la psicoanalisi freudiana come sistemi che si mettevano al di fuori di ogni possibilità di giudizio perchè ogni argomento contro la psicoanalisi poteva essere usato contro l'autore stesso dell'argomento - cioè sotto forma di resistenza del contradittore della psicoanalisi motivata da forti pulsioni inconscie.

Non c'è niente di tutto ciò nella teoria dell'evoluzione. Peraltro, un buona parte della matematica non regerebbe ad un'applicazione rigida del principio di falsificabilità - per esempio l'esistenza di spazi non-euclidiani. E che cosa pensare dei paradossi della fisica quantica e dell'opposizione tra la fisica di Einstein e quella di Planck ?

La teoria dell'evoluzione non è forse "falsificabile" allo stato attuale delle scienze, ma non è detto che non lo diventi ad uno stato ulteriore. Nel frattempo, ha dato molti frutti nello sviluppo di diversi settori delle scienze moderne ed ha trovato applicabilità anche in settori che non esistevano affatto all'origine della teoria stessa (per esempio, sistemi informatici): ciò solo basta a farne un pilastro della scienza attuale.

Una teoria come quella della creazione divina al contrario è rimasta tale e quale dall'inizio del pensiero cristiano e se ha subito qualche modifiche, è solo per contrastare l'evoluzione delle scienze - dunque per reazione - e non perchè si sono trovati argomenti rivoluzionari. Questa teoria non ha minimamente contribuito allo sviluppo delle scienze fisiche, matematiche o umane, ma spesso è stata di ostacolo. Il concetto dell'esistenza di Dio non è falsificabile: non potrà mai essere "dimostrato" falso o vero. Ripone interamente sulla presenza o l'assenza di fede.

Non ho niente contro chi ha fede o meno, ma che sia ben chiaro che non si tratta di una verità di tipo scientifico. Che poi la verità debba o no essere solamente scientifica è un altro discorso, ma questo non ha niente a che vedere con la tesi dell'evoluzione delle specie secondo Darwin o altri. A questo punto, la domanda è quali tipo di rapporto ci può essere tra il sistema di pensiero religioso e il sistema di pensiero scientifico: cioè, che cos'è la scienza moderna per uno che crede nella creazione?

Non posso rispondere a questo tipo di domanda perchè non ho fede. Appartiene a chi ha fede di chiarire le sue posizioni in confronto al pensiero scientifico, e più precisamente in termini di "verità"/ Per chi ha fede in un Dio, sono "verità" le rappresentazioni scientifiche dei processi osservati con l'aiuto di metodi e strumenti moderni? Ci sono diversi gradi di verità? Ci sono verità più alte che possono contradirre o ridurre a nulla le conoscenze scientifiche? 

Ultima osservazione: c'è modo per il scienzato moderno di dire che l'approccio scientifico non mira al vero o almeno al verosimile? Dunque, anche lì, il sistema di pensiero "scientifico" non si sottrae in un certo qualmodo al principio di falsificabilità? Secondo me, questo principio non può bastare, da solo, a fare di criterio per definire quel che è scientifico o no, anche se rimane importante.
#6
Percorsi ed Esperienze / Re:Primo ricordo
17 Dicembre 2018, 10:14:28 AM
Anche io mi pongo tante domande sulla natura della memoria e sopratutto sul legame con la realtà vissuta, ma per motivi un pò speciali.

Mi spiego. Io sono stato vittima di violenze sessuali da mia madre nell'adolescenza e di ricordo della mia infanzia, non mi ricordo (nel senso convenzionale del termine) quasi niente. Poi ho ripreso contatto con una persona, una delle figlie della migliore amica di mia madre, che mi ha fatto sapere che queste violenze, le aveva anche subite lei e che, infatti, i bambini dele due famiglie erano presi, fin da piccoli, in una rete di violentatori.

Da lì, mi sono tornati pezzi di immagini, parole pronunciate da mia madre, dal mio fratello. Poi alcuni dettagli estranei alla nostra famiglia, ma che confermavano tutto ciò. E nel frattempo, quello che alcuni chaimano "flashbacks" ed altri "falsi ricordi".

Ho studiato filosofia prima in Francia, poi in Inghilterra. In Inghilterra, mi sono posto la domanda del rapporto tra la scienza e la psicoanalisi di Freud e ho scoperto le nuove idee in neurologia - quelle di Damasio ed altri - proprio sul costituzione di un inconscio neurologico prima della memoria propria. Damasio ritrovava così il primo progetto di Freud, pre-psicoanalisi, quello di un progetto di psicologia scientifica che riponeva interamente su un modello materilista del cervello umano a basi di neuroni. 

Purtroppo, Freud ha poi abandonato questa via, perchè la scienza non era ancora pronto e lui doveva fare carriera.

Dunque, per tornare alla memoria, che cosa chiamiamo memoria vera e propria: un'immagine rimasta in mente dai primi anni, ho anche dai primi mesi di vità, o una narrativa, una ricostruzione o piuttosto una costruzione che serve a definire in un certo qualmodo ciò che riteniamo di essere. I flashback, in questo senso, non fanno parte della memoria, ma si possono definire come ricordi?

E quale rapporto ha la memoria con la costruzione del soggetto: è un rapporta di vera e propria costruzione del soggetto, o solo una parte? Attraverso la memoria, ci sarebbe tanto da dire sull'individualità di ognuno, sul rapporto del soggetto ala realtà, sulla definizione del vissuto o dell'esperienza. Ricordo tra l'altro una dichiarazione di un altro scienzato, credo G. Edelman, che diceva che il sistema nervoso di una zanzara non è mai assolutamento identico a quello di un altro perchè si sviluppa in corrispondenza delle esperienze vissute individualmente da ciascuna zanzara vivente. A maggior ragione per gli esseri umani.

Ecco a cosa mi fa pensare questa riflessione sulla memoria. E così torno ai miei studi in Francia dove la mia tesi di Laurea trattava del "gioco" tra quello che si definisce come Io, il soggetto, ed il mondo: Il soggetto come riflesso del mondo materiale nel quale non rappresenta quasi nulla, ma il mondo come mera riflessione, rappresentazione, del soggetto, seguendo in tutto ciò il pensiero di Schopenhauer.

Mi fermo lì. Forse ho già scritto troppo. Spero comunque aver portato qualcosa a questo filo di discussione.