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Messaggi - Ilsolitariosocievole

#1
Tematiche Filosofiche / Re:Amor fati
24 Novembre 2019, 18:33:16 PM
A viator:

Con la tua analisi, hai centrato il problema fondamentale di ogni fede: fino a quale punto il credente deve accettare incondizionatamente, o meglio acriticamente, i modi in cui agiscono il suo dio o i suoi dei? La fede, per sua stessa natura, non esige il dubbio, o al massimo lo tollera se può già darvi una risposta basata su un dogma.

Eppure, davanti all'orrore delle camere a gas e dei crematori, quasi nessun cristiano ha, giustamente, il coraggio di dire che tutto questo fu volontà di Dio. Quale Dio avrebbe tollerato tutto questo? Quale Dio non avrebbe reagito? Domande tremende, domande come pugnalate al cuore, perché nessuno l'ha ancora udita, la risposta di Dio... Il silenzio purtroppo perdura... 

Tu hai detto che il solo dubitare della volontà divina, anche in casi estremi come i lager, dovrebbe essere considerata una bestemmia da parte del credente. È un fatto che molti di loro, laici o clericali, rispondono proprio così: come osate dubitare dei piani divini? Anche nella pestilenza, c'è provvidenza, parafrasando Manzoni. 
Follia? Insensibilità? Bigottismo? Dal mio punto di vista, una delle tre, ma, da un punto di vista dogmatico, la coerenza è estrema: Dio c'è, non è lecito dubitarne. 

Altri invece, dopo le tremende domande e i tremendi dubbi, dopo aver insomma commesso l'eresia (secondo quanto detto sopra) del dubbio, vedono questa fede paradossalmente confermata: "Non so il perché di tutto questo, non so perché Dio non abbia fatto nulla, ma alla fine, dopo il Giudizio, ci sarà una risposta". 

Quindi, nel primo caso, il problema del destino viene risolto, perché Dio viene accettato, sempre e comunque; nel secondo invece, viene leggermente aggirato, perché non è affatto chiaro quanta responsabilità e quindi quanta colpa fosse dei nazisti, né quindi quanto sia scusabile l'impassibilità di Dio davanti a quanto succedeva... 

Ribadisco che si tratta di un problema insolubile, se non nel primo caso della accettazione totale della volontà divina. Fiumi di inchiostro vennero e vengono versati su questo rapporto tra Dio e agire umano, ma ogni volta ci si imbatte in dilemmi senza risposta, come quelli evidenziati sopra. Si può perfino arrivare a fare di Dio un feticcio, da usare come scusante assoluta quando più fa comodo, per poi disfarsene nei momenti meno opportuni...

Ad altamarea:

Infatti nell'inconscio hanno sede tutta una serie di condizionamenti, prevalentemente genetici ma anche socioculturale, tali per cui la maggior parte della gente agisce col pilota automatico. Non si pone nemmeno il problema. Non si domanda se ciò che fa è frutto di una sua libera scelta, o se qualcun altro o qualcos'altro lo hanno indotto a fare così. Ecco che allora vive schiava di questi condizionamenti inconsci, purtroppo, e li chiama appunto destino, prigione, carcere. 
#2
Tematiche Filosofiche / Re:Amor fati
24 Novembre 2019, 12:02:42 PM
Il problema eterno del destino, qualunque sia la definizione che se ne dia, è questo: se esiste il destino, non può esistere la libertà. A meno che non mi si spieghi come queste due realtà così incompatibili possano coesistere. 

Ampliamo il discorso: destino significa, ridotto all'osso, che "quel che succede, deve succedere". Punto. Non c'è spazio per l'alternativa, la probabilità, la possibilità: doveva andare così e così è andata, e inoltre così andrà, qualunque sia l'evento o la situazione del futuro. 

Dal punto di vista cristiano, questo è inaccettabile: se Dio è destino, allora anche Auschwitz era destino. A meno che non si sia calvinisti e si creda nella, appunto, predestinazione, che è la versione cristiana della sottomissione musulmana ad Allah. Già qui c'è una contraddizione insanabile: esiste Dio e la sua volontà è il destino, ma poi nella vita pratica esiste il libero arbitrio... Ma allora nessuno è veramente colpevole...  :-X

Dal punto di vista stoico, l'accettazione del destino è già più sensata: esiste una Volontà cosmica, questa Volontà tende al Bene, il saggio si consacra e adegua a tale Volontà, per quanti ostacoli e accidenti possa trovare sul proprio cammino. È una presa di posizione già più condivisibile, perché non prevede una frattura tra ciò che il Cielo vuole e ciò che l'uomo vuole: l'uomo fa parte dell'universo e questo è soggetto alla Volontà di cui sopra, tutto qui. Il problema allora è capire se esiste o no, questa Volontà... 

Nietzsche fa effettivamente coincidere la volontà del superuomo col destino, e questa è la sua definizione di amor fati. Non ricordo esattamente la citazione in proposito, ma suonava più o meno così: "Non così andarono le cose , ma così VOLLI CHE ANDASSERO." Il problema di questa sua concezione è nel vedere gli eventi esterni come puro caos, cui solo il volere del superuomo può imporre un ordine. Il caos esiste, certo, ma anche l'ordine: se tutto è caos, perché allora gli alberi là fuori non si sgretolano in mille pezzi ogni secondo? Perché il moto delle onde non si arresta all'improvviso? E potremmo seguitare... Esiste anche un ordine, per quanto fragile e di vetro esso sia: né la mia volontà né quella del superuomo lo cambierà mai. 

Veniamo al nostro secolo: le scienze hanno evidenziato come la nostra specie sia effettivamente meno libera di quanto credesse... Ho forse scelto io i miei geni? Ho scelto io di avere questo cervello e quindi questo carattere? Ho scelto io il clima e la zona geografica dove sono nato, i quali mi hanno influenzato fin dalla nascita? 
Sembrerebbe quindi che il determinismo sottostante queste verità ci privi della libertà e quindi ci costringa a una sorta di scientifico amor fati, per così dire. 
Personalmente, la ritenga una soluzione che gronda ipocrisia : se la materia è destino, allora amiamo il cancro, amiamo l'Alzheimer, amiamo la sclerosi laterale amiotrofica e via dicendo... Tanto, tutto è materia, non c'è libertà, perché dovremmo lamentarcene? 

Ma qui sta il punto: NOI CE NE LAMENTIAMO. E GIUSTAMENTE LO FACCIAMO. Noi non accettiamo, e non dobbiamo accettare, il destino della natura (malattia, carattere, ecc.), proprio perché questo destino è inaccettabile. Chi vuol tenersi il cancro? Chi vuole morire col cervello intaccato dalle placche della beta amiloide? Nessuno che sia sano di mente. Ed ecco allora che scatta la reazione: si cercano le cure, si mette in atto la prevenzione. E lo stesso discorso vale per tutti gli altri mali, morali, etici e via dicendo, da cui è afflitto l'essere umano. 
REAGIRE: ECCO IL NOSTRO SCHIAFFO IN FACCIA AL DESTINO. ECCO LA NOSTRA LIBERTÀ.  8)
#3
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Marketing e istinti
17 Novembre 2019, 11:23:58 AM
Ed è proprio da questo perverso pilotamento degli istinti che nasce la depressione, in duplice maniera:
1) La continua secrezione di dopamina ed endocannabinoidi affini porta il cervello allo stesso stato di un drogato o tossicodipendente. Lo stimolo continuo pretende ed esige soddisfazione continua, che mai avviene e quindi precipita nella noia di vivere. Principio della schiavitù mentale... 
2) Chi si accorge finalmente di tutto questo, si ritrova generalmente isolato e ostracizzato, perché la maggioranza, persa nel meccanismo indicato sopra, non vuole e non sa capire in che razza di circolo vizioso si è cacciato.
La speranza, paradossalmente, deriva proprio da quest'ultima condizione: chi ha capito può rendere libero intanto sé stesso e anche gli altri che hanno il coraggio di reagire. MAI IDENTIFICARSI CON LA MERCE: TU SEI TU. LA MERCE È E RIMANE UN MEZZO.  8)
#4
Tematiche Spirituali / Re:Meditazione
17 Novembre 2019, 11:12:52 AM
Non avrei saputo dirlo meglio, Daniele. 
Alla tirannia (voluta) del fatalismo contemporaneo, reagire come da te indicato è il primo passo verso l'autorealizzazione.  ;D