Buonasera, sono un pittore emergente che utilizza la pittura come pratica per una ricerca filosofica (meglio, cerco di leggere la pittura italiana contemporanea in termini filosofici).
Ho frequentato l'Accademia di Venezia e studio filosofia.
Ho scritto un paio di testi lunghi (circa 200 facciate) ma vi riassumo qui il mio pensiero, perché vorrei tanto un confronto, dato che non ho colleghi pittori che abbiano voglia di pensare un po' più a fondo...
Se vi fa piacere posso allegarli!
La mia riflessione sulla pittura nasce dalla consapevolezza di un errore che attraversa gran parte del pensiero occidentale: l'aver ridotto la pittura a oggetto concluso, da contemplare come feticcio o da studiare come documento storico. In questo modo si perde la sua natura originaria: la pittura come evento, come accadere nel presente. Ogni dipinto, per me, non è un'opera chiusa ma un frammento di un linguaggio che vive nel divenire, sempre aperto all'interpretazione e mai definitivo.
Da pittore, e osservando i giovani pittori italiani che come me cercano nuove vie, ho trovato in questa pratica non soltanto un mestiere ma un esercizio filosofico: un modo per interrogare la pittura stessa su ciò che essa è, al di là del gesto o del soggetto. Dipingere diventa allora una ricerca ontologica volta a mostrare che l'essere e il divenire coincidono nell'atto stesso della pittura, che resiste e si manifesta nel presente come esperienza viva.
Fatemi sapere se può interessarvi questo argomento!
Grazie mille!!
Ho frequentato l'Accademia di Venezia e studio filosofia.
Ho scritto un paio di testi lunghi (circa 200 facciate) ma vi riassumo qui il mio pensiero, perché vorrei tanto un confronto, dato che non ho colleghi pittori che abbiano voglia di pensare un po' più a fondo...
Se vi fa piacere posso allegarli!

La mia riflessione sulla pittura nasce dalla consapevolezza di un errore che attraversa gran parte del pensiero occidentale: l'aver ridotto la pittura a oggetto concluso, da contemplare come feticcio o da studiare come documento storico. In questo modo si perde la sua natura originaria: la pittura come evento, come accadere nel presente. Ogni dipinto, per me, non è un'opera chiusa ma un frammento di un linguaggio che vive nel divenire, sempre aperto all'interpretazione e mai definitivo.
Da pittore, e osservando i giovani pittori italiani che come me cercano nuove vie, ho trovato in questa pratica non soltanto un mestiere ma un esercizio filosofico: un modo per interrogare la pittura stessa su ciò che essa è, al di là del gesto o del soggetto. Dipingere diventa allora una ricerca ontologica volta a mostrare che l'essere e il divenire coincidono nell'atto stesso della pittura, che resiste e si manifesta nel presente come esperienza viva.
Fatemi sapere se può interessarvi questo argomento!
Grazie mille!!