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Messaggi - Riccardo

#1
@altamarea
"Non vogliono possedere la tua fortuna, vogliono che tu la perda; non vogliono riuscire, vogliono che tu fallisca"
A me non frega proprio niente che gli altri perdano le loro fortune/ricchezze, ti assicuro. Mi fa innervosire che non le ho anche io.

@Phil
- Penso ti sia capitato, almeno in passato, di avere dei momenti di felicità
Prima di poterti rispondere dovremmo raggiungere un accordo sulla definizione di felicità.

- Decentrare troppo le tue attenzioni, secondo me, può essere solo deleterio se ti fa rimpiangere di essere ciò che sei; perché non usare quel tempo e quelle energie (anziché invidiare ed odiare) per tentare invece di migliorarsi, nei limiti del possibile?
Come faccio a concentrare le mie attenzioni a migliorare ciò che non è migliorabile? Come hai appunto precisato, si può migliorare solo ciò che è "nei limiti del possibile" migliorabile. Ma, vedi, di ciò che rientra nei limiti del mio possibile io non provo invidia. io provo invidia per ciò che NON rientra dei limi del mio possibile.

Hai dunque sperimentato che si può vivere anche senza invidiare
No, non ho mai sperimentato che si può vivere senza invidiare, ma ho certamente sperimentato che si può vivere annullando il desiderio. Attenzione, annullare il desiderio non elimina l'invidia, è solo uno stratagemma per autoconvincersi di averla eliminata.Si fa presto a dire: "Eh guarda come sono felice io che non voglio quella Maserati!!!". Sotto sotto te la stai raccontando, quella Maserati la vorresti tantissimo ma se non ti convincessi che non la vuoi diventeresti pazzo di frustrazione e invidia. Il "convincersi di non volere" è un meccanismo di autodifesa del cervello, purtroppo però con me ha funzionato tra i 16 anni e i 19, dopodichè non sono più riuscito a mentire a me stesso con questa baggianata, ecco perchè ho vissuto la mia seguente vita con un costante ed ineliminabile senso di frustrazione per ciò che sono consapevole di non poter mai avere.

La tua felicità potrebbe anche essere indipendente dall'accettazione del gruppo: i traguardi di felicità potrebbero anche riguardare solo te (e un paio di persone); l'accettazione del gruppo produce sicurezza, che non è necessariamente felicità...
Ci sono entrambi, sicuramente, ma prova a soffermarti a pensare a una cosa: nelle carceri la massima punizione per i detenuti è l'isolamento. Uno dovrebbe dire: "Ma io sto in prigione con attorno a me solamente gentaglia della peggior specie, perciò se mi isolano mi fanno un favore.". Per la serie, appunto, "meglio soli che male accomagnati". Eppure, nonostante attorno a te ci sia solo della gran feccia umana, l'isolamento è comunque la peggior punizione possibile (tortura fisica a parte) infliggibile ad un essere umano.
Questo per farti soffermare a pensare quanto possa essere la proporzione tra "felicità che riguarda solo te" e "felicità derivante dall'accettazione del gruppo". A meno che tu non sia un narcisista patologico, pronto a sterminare l'umanità in nome del proprio io, direi che il secondo tipo di felicità è molto più importante, nella vita di un uomo, del secondo, pur esistendo entrambi.

Difficilmente la tua indole può assecondare realmente tutte queste possibilità (al di là dei vincoli sociali...).
Invece ti assicuro che le può assecondare tutte, dipende solo dal tipo di società in cui ti trovi. La mia "indole" non esiste, è solo un riflesso della società e dell'ambiente in cui sono cresciuto. Un uomo, prima di nascere, esiste solo in potenza, e l'esistenza in forma di potenza comprende l'infinito dell'essere.

Perchè non puoi essere felice per quello che hai? Non è affatto inevitabile darlo per scontato (vedi sopra il discorso sull'"educarsi alla realtà"...).
Sono d'accordo, non è inevitabile dare per scontato quello che si hama anche se sei felice per quello che hai, sei comunque ANCHE infelice per quello che non hai. Quindi, come vedi, valorizzare quello che hai non elimina l'invidia.
#2
Io non odio gli altri, io odio il fatto che tutto si basi sulla fortuna.
E' un odio concettuale, non rivolto verso qualcuno in particolare.
#3
Ma infatti, come hai ben detto, il desiderio sprona a migliorare.
Ma quando uno è spronato a migliorare qualcosa che non può essere migliorato (il proprio corpo, il proprio passato, la propria condizione sociale, per rimanere attinenti ai miei esempi), cosa rimane?
Frustrazione.
La frustrazione genera fastidio e il fastidio prolungato genera insofferenza, che alla lunga genera odio.
E' ovvio che io odio, non potrei fare altrimenti. Le cose che desidero cambiare non sono cambiabili.
PS: desiderare di avere una famiglia che ti ami non c'entra nulla con il farsi una propria famiglia. Tra l'altro, avere vissuto l'eperienza familiare come un trauma ti assicuro che spegne parecchio il desiderio di farsene una.
#4
Citazione di: acquario69 il 08 Giugno 2016, 08:52:56 AM
http://www.maurizioblondet.it/gottardo-consacrato-satana/

altro articolo che posto volentieri e che merita di essere letto...
sarà forse il momento di cominciare a considerare certe cose e di aprire gli occhi?

secondo me si...
Senza offesa, ma questo post e l'articolo che hai linkato sono veramente una gran "trollata", in gergo internettiano. Le interpretazioni di questa cerimonia possono essere talmente tante e talmente diverse che elevarsi a dire che sono tutti adoratori del diavolo è veramente un discorso "da bar",  da farsi davanti ad un bel bicchiere di frizzantino bianco. Direi che qui si abbassa di molto il ivello del forum.
#5
Tematiche Spirituali / Re:Ma Dio...è buono o cattivo?
14 Settembre 2016, 23:54:25 PM
Per quel che ne so io, che non sono un esperto di religione, se fai come dice Dio allora egli ti premia (paradiso, serenità, harem pieno di donne, a seconda di quale Dio credi), se invece non fai come dice lui ti punisce (piaghe, condanna all'Inferno e svariate altre amenità sempre a seconda della religione).
A casa mia si chiama CORRUZIONE il primo caso e INTIMIDAZIONE il secondo, perciò direi che si, Dio tira più al cattivo che al buono.
#6
Citazione di: Sariputra il 14 Settembre 2016, 22:45:57 PMMa la tua felicità consiste solo nel possedere le cose?

Non stai tenendo a mente ciò che ho detto.
Le mie mancanze sono il voler avere un altro corpo, il voler avere una famiglia che mi ami, il voler avere l'accettazione da parte del prossimo e il volere avere la libertà.
Non sono "cose" da possedere, ma desideri emotivi.
"Cose" sono un DVD, una bicicletta, un telefono etc...
Non capisco perchè dici che voglio possedere cose.
#7
Praticamente mi sono risposto da solo alla domanda che mi ero posto.
E' possibile non provare invidia?
No, non è possibile e vi spiego perchè.
Come sappiamo la vita è un continuo mutamento, e così come il corpo cambia, anche i desideri cambiano. Il moto della vita è dato dal desiderio, se non si desidera nulla non ha senso fare nulla.
Quindi tutto nasce da un desiderio, il desiderio di creare, fare o avere. Ma dopo che una cosa è stata creata, fatta o posseduta, essa non vale più nulla perchè ne si vuole un'altra.
Se non se ne volesse un'altra, allora significherebbe che la nostra esistenza avrebbe perso ogni significato, poichè è il mutamento l'essenza stessa della vita.
Il mutamento è però il continuo tendere verso ciò che non si ha,  e ciò che non si ha è ciò che genera l'invidia.

Vita = Mutamento
Mutamento = Invidia
Vita = Invidia

Chi non prova invidia ha smesso di mutare, quindi di vivere.
#8
Citazione di: Sariputra il 14 Settembre 2016, 01:55:25 AM
Non sei offensivo , è una domanda lecita. Ma il non attaccamento alle cose non ha nulla a che fare con l'apatia. Al contrario apre un campo enorme di possibilità d'agire. Solo che sarà un agire autentico, privo di illusioni. E non significa nemmeno non voler niente. Per esempio, domani vorrei poter finire di verniciare gli infissi di Villa Sariputra. Ma, nel caso non dovessi farcela, non ne proverei frustrazione.
Non è un "non far niente". Si fa tutto quello che va fatto, semplicemente senza attaccarcisi sopra...
Se vedo una bella auto osservo il mio desiderio di possederla. Vedo come sorge questo desiderio e lo lascio andare per la sua strada...
Pensa a tutte le cose che magari hai avuto nella tua vita finora e che...non son riuscite a farti felice. Si passa tutta la vita sperando che altre lo possano fare. E poi altre ancora e altre ancora. La felicità è sempre più in là. Irragiungibile. L'attaccamento è paragonato ad un fuoco che brucia senza sosta. Pensi che il gesto di ritrarre la mano sia poco saggio ?
Capisco quello che dici, ma è come un cane che si morde la coda. Se non posso essere felice per quello che ho, poichè lo dò per scontato, e non posso essere felice per quello che non ho, poichè mi è impossibile averlo, allora l'unica cosa che mi resta è l'infelicità.
#9
@ Aniel
I tuoi esempi non mi sembrano essere pertinenti, senza offesa. Mi spiego meglio provando ad applicare il tuo ragionamento alle mie mancanze:  
- se non sono bello....cosa faccio? Vado dal chirurgo plastico? Lasciamo stare.
- se non sono ricco....cosa faccio? Entro in banca e gli schiedo se per favore mi regalano dei soldi? Oppure mi faccio il c**o a lavorare per 50 anni risparmiando ogni centesimo e poi divento ricco a 70 quando a malapena mi reggo col bastone in piedi? Scusa ma non mi chiamo Mazzarò. O si nasce ricchi o non lo si diventa, a parte in estremi rarissimi casi.
- se i miei genitori non mi amano....cosa faccio? Entro in casa di qualcuno e mi faccio adottare?
Come vedi le tue soluzioni non sono applicabili, ma sono sicuramente d'accordo con te sul fatto che la gelosia e l'invidia siano velenose. Ecco perchè ho chiesto qualche vostro parere, siccome su questo forum mi sembra esserci un certo numero di persone competenti e, diciamo così, "sopra la media". Sinceramente non sono felice di provare invidia, ma non riesco a non provarla perchè essa si poggia su basi troppo solide di ragionamento, che in un certo senso spererei voi foste in grado di "smontare".
Riguardo al "Meglio soli che male accompagnati" faccio presto a rispondere: "Meglio bene accompagnati che soli".
Mi pare che tu elimini il problema alla radice facendo semplicemente finta che esso non esista, "Tutto verrà da sè" è una frase molto fatalista. Alla fine è facile ignorare ciò che non ci piace, il difficile è vederlo e affrontarlo e ancora di più accettare di non poterlo affrontare.

@acquario69
- Il mio problema è che io non posso accettare me stesso, perchè è proprio quello che sono che mi rende infelice. O meglio, vorrei essere me stesso in un altro corpo, in un altro tempo e in un altro spazio. Spesso mi sento imprigionato in questa carcassa di carne che mi è stata affibbiata senza che potessi scegliere quale mi piacesse di più.
- La cernita di amici selezionati me la sono già creata, sono due e sono come dei fratelli per me. Ma non è questo il mio problema, non provo invidia per le cose che ho ma per quelle che non ho.
- Riguardo alla relazione con noi stessi, io sono della profonda convinzione che un uomo da solo può essere tutto, e solo il modo in cui lo percepiscono gli altri lo definisce in uno schema. Cerco di spiegarmi meglio.
Prendiamo come esempio un uomo che vive nella nostra società attuale, egli sa benissimo che azioni come rubare, stuprare, uccidere, mentire etcc...sono intese come negative, quindi egli cercherà di reprimere questi comportamenti per essere accettato dalla società. Ora prendiamo un uomo che è nato in una tribù di cannibali dell'amazzonia, per lui uccidere e mangiare un altro essere umano è normale e non cercerà di reprimere questo istinto, anzi è possibile che se lo facesse sarebbe visto come "lo strano" e allontanato dalla società.  Oppure un altro esempio, un soldato in guerra che vorrebbe essere altruista e risparmiare la vita dei nemici. Come sarebbe visto? O come un debole, o come un pericolo per i suoi compagni oppure come un traditore, quindi in guerra l'altruismo va represso perchè non è visto come positivo.
Questi esempi per dire cosa? Che un uomo, senza le relazioni con il prossimo, in potenza può essere qualunque cosa. Solo il prossimo ti limita, perchè i bisogni di tanti individui diversi devono essere regolati da leggi altrimenti sarebbe il caos più completo. Che un uomo può essere qualunque cosa significa che può essre altruista, allegro, buono, cattivo, assassino, malvivente, filantropo e così via...ogni uomo contiente tutti gli aspetti della natura umana nello stesso tempo, ma sceglie di mostrare solo quelli che vengono accettati dalla società in cui è nato, o in cui si trova al momento, e che non necessariamente sono quelli che lo rendono felice.
Benissimo, quando mi sento dire che "Devo accettare me stesso", o che "La relazione è innanzitutto con noi stessi" mi nasce spontanea una domanda: Se io sono in potenza tutti gli uomini in un unico uomo, quale di questi milioni di aspetti di me stesso dovrei accettare? Se li accettassi tutti, e quindi mi mostrassi per la pluralità di tutte le mie possibili sfaccettature, probabilmente la società mi sbatterebbe in un manicomio bollandomi come "personalità schizoide" o "multipolare", e non sarei felice. Se invece ne accettassi solo alcuni e decidessi di mostrare solo quelli, che necessariamente sarebbero quelli considerati accettabili dalla società in cui vivo, sarei infelice perchè sto sopprimendo tutti gli altri me stessi. In qualunque caso, sarei infelice ed impossibilitato ad accettare la totalità di me stesso.
#10
Condivido pienamente, una volta scrissi una canzone il cui testo diceva appunto: "Una perla persa in fondo al mare, giureresti che non ha valore?". Volevo sottolineare che il solo fatto che questa perla non sia stata ancora trovata da nessuno, non ne pregiudica la bellezza e quindi il suo valore. E' facile il paragone con l'animo umano. Un uomo di grande valore, è forse di meno valore se non lo conosce nessuno? Difficile rispondere vero?

Però vorrei sottolineare anche un altro importante aspetto. Il conoscere sè stessi non basta ad essere felici, perchè la felicità poggia gran parte della sua forza sull'accettazione del gruppo. Se il gruppo non ti accetta, tu puoi anche pensare di essere il più gran intelligentone, simpaticone, figone del pianeta, ma è l'ambiente esterno che ti conferma questi pensieri. Un uomo da solo, completamente isolato da tutti, è un uomo solo in potenza, e potenzialmente può essere tutto, quindi niente.
Perciò il semplice fatto di credere di conoscersi, o di conoscersi davvero, non potrà mai renderti felice, perchè sarai sempre felice in potenza e mai in atto.
Da qui nasce l'importanza dell'ambiente esterno. Possiamo dare tutte le colpe che vogliamo a questa società, governata da mercanti, in cui non esiste più il valore interiore, ma io scommetto che il desiderio di essere amati e liberi è lo stesso da milioni di anni, a priori del tipo di società. Se io fossi nato in una tribù primitiva sarei stato invidioso del compagno che magari, avendo un fisico migliore del mio, piace di più alle femmine del branco. Oppure sarei stato invidioso di chi, avendo una vista migliore della mia, è un miglior cacciatore e quindi riconosciuto come più importante dai maschi del branco. Come vedi questa società oppure un'altra non fa differenza, il problema è sempre una mera questione di fortuna. Questa maledetta fortuna che non ha corpo e non si può sconfiggere.
#11
Percorsi ed Esperienze / Re:Parere per percorso personale
14 Settembre 2016, 01:35:27 AM
Difficile consigliarti su un post così generico. Non ci sono elementi per capire cosa vorresti perseguire nella vita, ma sicuramente oggi c'è un gruppo per ogni cosa, che sia un'attività criminale o che sia un circolo degli scacchi.
#12
Spero di non risultare offensivo, ma sei sicuro che non provi invidia solo perchè hai smesso di volere delle cose?
C'è stato un periodo della mia vita in cui non provavo invidia, ma col senno di poi ho capito che non la provavo solo perchè avevo smesso di volere. Mi ero annullato nel grande vortice della vita e accettavo tutto per quello che era, come dici tu. Eppure non ero felice, ero semplicemente non triste. Ne parlai con un amico che considero un fratello, e lui mi disse che se non volevo niente, non potevo essere felice, perchè è il desiderio di realizzare qualcosa che crea il moto nell'uomo. Un uomo che non vuole niente è immobile, perchè dovrebbe agire? Chi glielo fa fare? Ma c'è chi dice che nel non agire risieda la morte stessa, che poi sia vero non lo so. Alcuni la chiamano apatia.
Comunque, dopo quello che mi disse il mio amico, mi chiesi che cosa volevo e le risposte erano sempre le stesse, seppur banali. Essere libero ed essere amato, dai genitori o da chi altri.
Volevo essere libero dalla schiavitù del lavoro, in primis, poichè il lavoro (così come è strutturato nella nostra società, che ti lega a ripetere per 8 ore al giorno sempre al stessa azione per il resto della tua vita) distrugge l'uomo. E come potevo essere libero dal lavoro? Risposta: essendo ricco. E come potevo essere ricco? Risposta: non potevo, essendo nato in una famiglia povera.
Stesso si applica agli altri desideri, tutti irrealizzabili per mere questioni di fortuna. Qualcuno potrebbe dire che avere successo con le ragazze è una cosa che dipende dal carattere ed in parte è vero, ma quando continuamente vedi che chi è bello ha successo anche senza aprire bocca, quando invece tu sei costretto a fare salti mortali per attirare l'attenzione di una ragazza ogni cento (che puntualmente non è quella che ti piaceva) e devi affrontare ogni giorno il rifiuto, che ti distrugge emotivamente, alla fine diventi invidioso di chi è "nato con la camicia". Per quel che riguarda l'amore della famiglia nemmeno mi esprimo, non ho chiesto di venire al mondo e se mi hanno odiato è perchè i mei genitori erano infelici a loro volta e hanno scaricato tutto sui figli.
Non volere niente è l'unica soluzione, ma a non volere niente si è davvero felici?
#13
Attualità / Re:Femminicidio: degenerazione del uomo
14 Settembre 2016, 01:05:40 AM
Sta aumentando perchè i mezzi di comunicazione di massa ne riportano di più. Però non mi fiderei del tutto di questi mezzi, in quanto sono manipolatori del pensiero delle masse. Arrivo al dunque: se tutti i giornali riportano solo gli omicidi che gli uomini commettono nei confronti delle donne, omettendo volontariamente di riportare tutti quelli che le donne commettono nei confronti degli uomini, allora si percepirà in maniera univoca che gli uomini sono violenti nei confronti delle donne e non viceversa.
Con questo non giustifico alcun omicidio, che sia esso commesso da uomini o da donne, voglio solo dire che la parola "Femminicidio" è fuorviante, perchè nei fatti vuole sottolineare che solo le donne sono le vittime e quindi creare un senso di paura nelle donne nei confronti degli uomini. Legalmente esiste solo l'omicidio, indistintamente dal sesso della vittima, poichè tutti siamo "uomini" in quanto facenti parte della razza umana. La parola "femminicidio", a mio avviso, è stata creata ad arte ed è una pericolosa manifestazione di manipolazione del pensiero di massa atta a svolgere un secondo fine, ovvero la divisione sociale e quindi l'indebolimento.
#14
Siamo al terzo Presidente del Consiglio che sale al potere senza essere stato eletto da nessuno. Qualcuno ancora crede che esiste la democrazia?
#15
Se ti riferisci nello specifico ai guerrafondai, non credo che abbiano nè voglia nè tempo di andare dallo psicologo per farsi analizzare. Semmai quello che gli interessa è come usare la psicologia per colpire emotivamente l'avversario.

L'imbarbarimento dei rapporti è da dividere in istintivo e morale, a mio avviso. Gli uomini preistorici erano cannibali, più barbari di così si muore e sul piano istintivo non credo siamo tanto più barbari oggi di quanto non lo fossimo prima, vedi le svariate guerre per il possesso di terre e risorse.
Per quanto riguarda l'imbarbarimento morale addosserei la colpa a chi sta ai cosidetti vertici, a chi potrebbe inviare messaggi più positivi attraverso i canali di comunicazione di massa. Questo eleverebbe la morale di tutta la società. Se ci fai caso oggi diventa più famosa una velina che mostra il seno piuttosto di un filosofo che scopre il senso della vita. Se si elevano i soggetti più beceri ad esempio per la collettività e si oscurano le menti che potrebbero inviare messaggi di evoluzione all'umanità, certamente l'imbarbarimento morale, e quindi sociale, non potrà mai svanire.