@altamarea
"Non vogliono possedere la tua fortuna, vogliono che tu la perda; non vogliono riuscire, vogliono che tu fallisca"
A me non frega proprio niente che gli altri perdano le loro fortune/ricchezze, ti assicuro. Mi fa innervosire che non le ho anche io.
@Phil
- Penso ti sia capitato, almeno in passato, di avere dei momenti di felicità
Prima di poterti rispondere dovremmo raggiungere un accordo sulla definizione di felicità.
- Decentrare troppo le tue attenzioni, secondo me, può essere solo deleterio se ti fa rimpiangere di essere ciò che sei; perché non usare quel tempo e quelle energie (anziché invidiare ed odiare) per tentare invece di migliorarsi, nei limiti del possibile?
Come faccio a concentrare le mie attenzioni a migliorare ciò che non è migliorabile? Come hai appunto precisato, si può migliorare solo ciò che è "nei limiti del possibile" migliorabile. Ma, vedi, di ciò che rientra nei limiti del mio possibile io non provo invidia. io provo invidia per ciò che NON rientra dei limi del mio possibile.
Hai dunque sperimentato che si può vivere anche senza invidiare
No, non ho mai sperimentato che si può vivere senza invidiare, ma ho certamente sperimentato che si può vivere annullando il desiderio. Attenzione, annullare il desiderio non elimina l'invidia, è solo uno stratagemma per autoconvincersi di averla eliminata.Si fa presto a dire: "Eh guarda come sono felice io che non voglio quella Maserati!!!". Sotto sotto te la stai raccontando, quella Maserati la vorresti tantissimo ma se non ti convincessi che non la vuoi diventeresti pazzo di frustrazione e invidia. Il "convincersi di non volere" è un meccanismo di autodifesa del cervello, purtroppo però con me ha funzionato tra i 16 anni e i 19, dopodichè non sono più riuscito a mentire a me stesso con questa baggianata, ecco perchè ho vissuto la mia seguente vita con un costante ed ineliminabile senso di frustrazione per ciò che sono consapevole di non poter mai avere.
La tua felicità potrebbe anche essere indipendente dall'accettazione del gruppo: i traguardi di felicità potrebbero anche riguardare solo te (e un paio di persone); l'accettazione del gruppo produce sicurezza, che non è necessariamente felicità...
Ci sono entrambi, sicuramente, ma prova a soffermarti a pensare a una cosa: nelle carceri la massima punizione per i detenuti è l'isolamento. Uno dovrebbe dire: "Ma io sto in prigione con attorno a me solamente gentaglia della peggior specie, perciò se mi isolano mi fanno un favore.". Per la serie, appunto, "meglio soli che male accomagnati". Eppure, nonostante attorno a te ci sia solo della gran feccia umana, l'isolamento è comunque la peggior punizione possibile (tortura fisica a parte) infliggibile ad un essere umano.
Questo per farti soffermare a pensare quanto possa essere la proporzione tra "felicità che riguarda solo te" e "felicità derivante dall'accettazione del gruppo". A meno che tu non sia un narcisista patologico, pronto a sterminare l'umanità in nome del proprio io, direi che il secondo tipo di felicità è molto più importante, nella vita di un uomo, del secondo, pur esistendo entrambi.
Difficilmente la tua indole può assecondare realmente tutte queste possibilità (al di là dei vincoli sociali...).
Invece ti assicuro che le può assecondare tutte, dipende solo dal tipo di società in cui ti trovi. La mia "indole" non esiste, è solo un riflesso della società e dell'ambiente in cui sono cresciuto. Un uomo, prima di nascere, esiste solo in potenza, e l'esistenza in forma di potenza comprende l'infinito dell'essere.
Perchè non puoi essere felice per quello che hai? Non è affatto inevitabile darlo per scontato (vedi sopra il discorso sull'"educarsi alla realtà"...).
Sono d'accordo, non è inevitabile dare per scontato quello che si hama anche se sei felice per quello che hai, sei comunque ANCHE infelice per quello che non hai. Quindi, come vedi, valorizzare quello che hai non elimina l'invidia.
"Non vogliono possedere la tua fortuna, vogliono che tu la perda; non vogliono riuscire, vogliono che tu fallisca"
A me non frega proprio niente che gli altri perdano le loro fortune/ricchezze, ti assicuro. Mi fa innervosire che non le ho anche io.
@Phil
- Penso ti sia capitato, almeno in passato, di avere dei momenti di felicità
Prima di poterti rispondere dovremmo raggiungere un accordo sulla definizione di felicità.
- Decentrare troppo le tue attenzioni, secondo me, può essere solo deleterio se ti fa rimpiangere di essere ciò che sei; perché non usare quel tempo e quelle energie (anziché invidiare ed odiare) per tentare invece di migliorarsi, nei limiti del possibile?
Come faccio a concentrare le mie attenzioni a migliorare ciò che non è migliorabile? Come hai appunto precisato, si può migliorare solo ciò che è "nei limiti del possibile" migliorabile. Ma, vedi, di ciò che rientra nei limiti del mio possibile io non provo invidia. io provo invidia per ciò che NON rientra dei limi del mio possibile.
Hai dunque sperimentato che si può vivere anche senza invidiare
No, non ho mai sperimentato che si può vivere senza invidiare, ma ho certamente sperimentato che si può vivere annullando il desiderio. Attenzione, annullare il desiderio non elimina l'invidia, è solo uno stratagemma per autoconvincersi di averla eliminata.Si fa presto a dire: "Eh guarda come sono felice io che non voglio quella Maserati!!!". Sotto sotto te la stai raccontando, quella Maserati la vorresti tantissimo ma se non ti convincessi che non la vuoi diventeresti pazzo di frustrazione e invidia. Il "convincersi di non volere" è un meccanismo di autodifesa del cervello, purtroppo però con me ha funzionato tra i 16 anni e i 19, dopodichè non sono più riuscito a mentire a me stesso con questa baggianata, ecco perchè ho vissuto la mia seguente vita con un costante ed ineliminabile senso di frustrazione per ciò che sono consapevole di non poter mai avere.
La tua felicità potrebbe anche essere indipendente dall'accettazione del gruppo: i traguardi di felicità potrebbero anche riguardare solo te (e un paio di persone); l'accettazione del gruppo produce sicurezza, che non è necessariamente felicità...
Ci sono entrambi, sicuramente, ma prova a soffermarti a pensare a una cosa: nelle carceri la massima punizione per i detenuti è l'isolamento. Uno dovrebbe dire: "Ma io sto in prigione con attorno a me solamente gentaglia della peggior specie, perciò se mi isolano mi fanno un favore.". Per la serie, appunto, "meglio soli che male accomagnati". Eppure, nonostante attorno a te ci sia solo della gran feccia umana, l'isolamento è comunque la peggior punizione possibile (tortura fisica a parte) infliggibile ad un essere umano.
Questo per farti soffermare a pensare quanto possa essere la proporzione tra "felicità che riguarda solo te" e "felicità derivante dall'accettazione del gruppo". A meno che tu non sia un narcisista patologico, pronto a sterminare l'umanità in nome del proprio io, direi che il secondo tipo di felicità è molto più importante, nella vita di un uomo, del secondo, pur esistendo entrambi.
Difficilmente la tua indole può assecondare realmente tutte queste possibilità (al di là dei vincoli sociali...).
Invece ti assicuro che le può assecondare tutte, dipende solo dal tipo di società in cui ti trovi. La mia "indole" non esiste, è solo un riflesso della società e dell'ambiente in cui sono cresciuto. Un uomo, prima di nascere, esiste solo in potenza, e l'esistenza in forma di potenza comprende l'infinito dell'essere.
Perchè non puoi essere felice per quello che hai? Non è affatto inevitabile darlo per scontato (vedi sopra il discorso sull'"educarsi alla realtà"...).
Sono d'accordo, non è inevitabile dare per scontato quello che si hama anche se sei felice per quello che hai, sei comunque ANCHE infelice per quello che non hai. Quindi, come vedi, valorizzare quello che hai non elimina l'invidia.