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Messaggi - HollyFabius

#1
Citazione di: Webmaster il 03 Maggio 2018, 17:58:20 PM
Citazione di: HollyFabius il 03 Maggio 2018, 11:29:42 AMIn ogni caso pensavo di chiedere l'autorizzazione ai singoli utenti mentre mi pare che sia sufficiente chiederla all'amministratore.
Salve HollyFabius,
esatto, è sufficiente chiedere l'autorizzazione all'amministratore e ovviamente, poi, citare nel testo la fonte dei contenuti e chiaramente non manipolarli.
Le consiglio di richiedere tale autorizzazione a tutti gli amministratori dei forum che prenderà in esame, anche in quelli dove non sono evidenziati particolari obblighi, solo così potrà tutelarsi dopo la pubblicazione del suo libro.
Quando richiederà l'autorizzazione spieghi bene il progetto.
Buon lavoro

Grazie mille. Appena maturato pienamente le idee e i contenuti lo farò sicuramente.
#2
Citazione di: baylham il 02 Maggio 2018, 14:40:52 PM
Ti suggerisco di leggere il regolamento del forum Logos, in particolare le note legali.

La forma dialogica è ideale, ma dovresti rielaborare i testi dei dialoghi in modo personale.

Ho letto quella parte e ho trovato questa frase:
"Ogni utente decidendo di rendere pubblici i propri scritti inviandoli al forum, non potrà più considerare i suoi scritti "privati", e purché conformi agli originali ne autorizza la riproduzione su qualsiasi altro supporto."

Non ho trovato specificato chi abbia il diritto di riproduzione ma il senso della frase si può interpretare con il fatto che tutti abbiano diritto di riproduzione mantenendo la conformità con il testo scritto.

La cosa è in contrasto con quanto scritto nelle note legali:
"I contenuti pubblicati nel sito www.Riflessioni.it  sono soggetti a ''Riproduzione Riservata''; ne è quindi vietata la riproduzione, anche parziale, su altri siti Web, mailing list, newsletter, riviste cartacee, cdrom e tutte le reti di comunicazione elettronica, senza la preventiva autorizzazione di Riflessioni.it.
L'autorizzazione va chiesta per iscritto via posta elettronica e si ritiene accettata soltanto con un preciso assenso dell'amministratore di Riflessioni.it, sempre per iscritto.
Il silenzio non dà luogo ad alcuna autorizzazione."


In ogni caso pensavo di chiedere l'autorizzazione ai singoli utenti mentre mi pare che sia sufficiente chiederla all'amministratore.
#3
Buongiorno a tutti, sto meditando l'idea di realizzare un testo leggero sull'arte contemporanea, realizzato in forma di dialogo e basato sui temi e i post di vari forum, compreso questo.
Quando ho cominciato a pensarci la cosa mi è parsa interessante perché la forma dialogo, se usata bene presenta degli aspetti molto piacevoli nella lettura e lo dimostrano i classici (per contro se usata male diventa noiosa).
Ho pensato di dedicare un 3D qui e sugli altri forum che pensavo di usare per raccogliere commenti e considerazioni.
Tra gli aspetti da considerare sono sicuramente:
la proprietà intellettuale
la eventuale necessità di consenso da parte degli autori dei dialoghi
l'uso dei nickname o di sigle al loro posto
Chiederei un parere agli amici del forum e in particolare a chi conosce anche gli aspetti normativi.
#4
Riflessioni sull'Arte / Re:Cos'è per voi l'arte?
20 Agosto 2017, 16:49:40 PM
Qualche parola sull'ispirazione e sulla volontà dell'Artista.
Ispirazione è una parola la cui etimologia deriva da inspirazione, ovvero dall'atto di assorbire ossigeno con i polmoni per poi espirare, ovvero riemettere anidride carbonica. L'inspirazione è fondamentale nel ciclo vitale degli esseri viventi animali. Una inspirazione lenta e profonda aiuta anche la concentrazione e la comunicazione della nostra mente con l'esterno, immettendo grandi quantità di ossigeno al cervello. L'ispirazione è una derivazione di questo atto, è un atto meno prosaico e più concettuale ma conserva la natura di collegamento della mente con la realtà percepita. In questo senso però non ha una sua natura legata all'Arte bensì è uno strumento dell'uomo animale. L'uomo è ispirato anche nella realizzazione di attività meno eliache, quali gli atti sportivi di elevata difficoltà o la serata miracolosa alla scopa con gli amici.
Aggiungo qualcosa sulla volontà dell'artista, e forse ripetendo qualcosa che già ho scritto altre volte.
L'Arte è volontà di creazione, si dice che l'artista "crea", riferendoci al suo momento realizzativo, detto anche "creativo". Con questo atto si pone, desidera, avvicinarsi al creatore, in un atto spiritualmente megalomane.
Chi crede ad un creatore razionale della realtà e contemporaneamente vuole creare oggetti, lo fa ispirandosi al creatore, in questo senso ispirazione e creazione artistica realizzano razionalmente proprio un atto di fantasia di onnipotenza: l'artista si avvicina al creatore, dal quale è ispirato, creando esso stesso.
Se l'Arte si fermasse a questo, dovrebbe essere agli occhi di un fervente credente monoteista cosa deprecabile.
In realtà dobbiamo dare un significato all'Arte anche da una posizione atea, partendo dall'uomo e dalla sua cultura storica di arricchimento progressivo.

#5
Riflessioni sull'Arte / Re:Cos'è per voi l'arte?
18 Agosto 2017, 14:35:15 PM
Citazione di: paul11 il 17 Agosto 2017, 22:30:06 PM
ciao HollyFabius,
sono d'accordo sulla tua disamina, ma non ti sembra che il cammino dell arte sia simile alla filosofia?
Siamo sicuri che il logos interpretato nella postmodernità anche dall'arte  sia più  scienza e tecnologia, relativizzazione e perdita conseguente di quella"spiritualità" ,di quell'ancestrale archetipo ,di quel mistero che invece contraddistingueva e incorporava ad esempio un paesaggio di sfondo in quadro rinascimentale ,ma che aveva simboli come in Piero della Francesca?

Non è che filosofia e arte hanno perso il mistero scegliendo la scienza per mancanza di idee?
In fondo alcuni concetti,pensieri, interpretazioni, sono stati più abbandonati che superati:che cos'è l'uomo, la natura, il sacro,
la vita? L'uomo postmoderno non ha mai risolto il mistero in cui vive e lui stesso incarna
Nel momento in cui l'arte si fa prosaica e perde la poeticità espressiva ed evocativa, siamo ancora nell'arte scientifica o nella scienza artistica?
Ogni tanto penso all'uomo di tre quattrocento anni fa. Senza elettricità, senza motori a scoppio, senza l'industria, senza una percezione chiara del nostro mondo terreno. Penso a cosa, in quei tempi, potesse significare la capacità di rappresentare. Il pittore allora si doveva preoccupare della produzione del pigmento, della produzione degli strumenti di lavoro. La natura, il sacro, la vita allora, rappresentati su una superficie, dovevano apparire come un aspetto magico, come una capacità soprannaturale di percepire e rappresentare il reale o il simbolico.
Non si torna però indietro, la fotografia ha spazzato via molte delle necessità di rappresentazione del reale, l'industria molte delle necessità a contorno dell'artigianato e dell'arte. L'uomo ha potuto concentrarsi su aspetti più elevati, teorici, l'artista ha potuto chiedersi se la visione della realtà non potesse passare da visioni parziali e ricostruita poi, nella sua intierezza, dall'intelletto. Non è la mancanza di idee che ha cambiato il nostro modo di intendere l'arte, bensì l'eliminazione delle idee meno potenti, meno espressive, meno pertinenti.
Certo, la questione del mistero è rimasta intatta ma oggi il nichilismo ha eliminato molte sovrastrutture fasulle, rimane forse intatto il mistero e la contraddizione dello stesso. Ma non è l'Arte l'anima di queste riflessioni, bensì la Filosofia, l'Arte rimane solo come traccia, come testimonianza del sociale e come, nei casi più alti, di ambizione di un sociale diverso.
Il confine tra scienza e arte è labile, entrambe ambiscono alla conoscenza della realtà ma diverso è lo scopo, l'Arte tende a rappresentare la volontà di creazione, la Scienza la volontà di controllo.
#6
Riflessioni sull'Arte / Re:Cos'è per voi l'arte?
17 Agosto 2017, 16:24:10 PM
E' tempo che vorrei rispondere a questa domanda in modo sintetico e comprensibile, nell'incertezza di riuscire a farlo ho sempre evitato.
Un paio di cose però vorrei comunque dirle:
la prima è che l'Arte vive all'interno della cultura umana, è un frutto dell'uomo e sparirà se l'uomo dovesse estinguersi. Nel vivere all'interno della cultura umana ne è frutto comune, ovvero la sua natura è storica: l'arte senza la storia dell'arte ho poco senso. Questo principio che si può esprimere come ho fatto in una semplice e banale frase è però difficile da comprendere ed esprimere senza un grado di complessità che porterebbe troppo lontano. Il punto credo che sia che l'Arte è si frutto di individualità (umane) ma assume un valore e un senso all'interno di una condivisione comune, ovvero all'interno di una storia. Questo principio è diventato evidente proprio nell'ultimo secolo quando le arti visive hanno smesso di inseguire la sola estetica ed hanno portato la loro riflessione al chiedersi cosa ci fosse di logos all'interno dell'Arte, sino all'estremo di arrivare persino a supporre che l'Arte fosse tutto e solo logos e la sua dimensione finisse proprio lì.
Ecco che la seconda caratteristica dell'arte diventa evidente, l'Arte è riflessione, pensiero sulla natura e proposta di punti di vista estetici e linguistici sulla stessa, intendendo linguistici nel più ampio senso possibile.
La terza caratteristica è essere espressione del proprio tempo e contemporaneamente anticipatrice dei tempi futuri, con un approccio esplorativo delle varie nuove percezioni possibili, spesso frutto delle nuove tecnologie.
L'intimismo, il desiderio che l'arte sia espressione di sé e che possa venire riconosciuta e condivisa come spirito individuale è una idea sorpassata e tutto sommato oggi probabilmente neppure tanto interessante, sia per la sua scarsa originalità sia per la sua già estesa rappresentazione esistente, questo approccio rischia di diventare per l'arte ciò che è l'alchimia rispetto alla chimica, oppure l'astrologia rispetto all'astronomia.
#7
Riflessioni sull'Arte / Re:Arte moderna?
11 Luglio 2017, 09:44:35 AM
Citazione di: maral il 10 Luglio 2017, 22:17:58 PM
Bellissimo l'esempio dei numeri complessi, la cui applicazione grafica a mezzo di algoritmi ricorsivi può dare luogo a qualcosa che potrebbe essere inteso anche come opera d'arte, l'incantevole bellezza dei frattali, ma non credo che il pur sempre interessantissimo lavoro di Gauss possa essere considerato arte, come non credo che si possono considerare opera d'arte le formalizzazioni dei teoremi di Godel sull'indecidibilità aritmetica, sempre per rimanere in ambito matematico .
Il lavoro di Fontana risulta certamente più comprensibile alla luce del suo essere stato prima di tutto scultore: come si fa a scolpire una tela, trasformando il supporto bidimensionale tipicamente utilizzato per la pittura in un'opera tridimensionale? La si taglia,, la si fora, la si piega ? Tutto questo è interessantissimo, ma di nuovo: questa è arte? Cos'è arte?
Ho visto alcune tele tagliate di Fontana esposte e non nego che qualcosa sia risuonato in me, mi spingo fino a immaginarlo come una sorta di richiamo metafisico e forse inconsciamente sessuale, ma quanto questo richiamo metafisico non era ispirato dal solo nome dell'autore sull'etichetta sotto il quadro? Quanto dalle luci, dal luogo e dall'allestimento espositivo? Sarebbe cambiato qualcosa se al posto del taglio di Fontana ci fosse stato un taglio qualsiasi su una tela qualsiasi esposta nel medesimo contesto? Chi avrebbe mai capito la differenza? Quale critico d'arte? Come collegare quella tela tagliata all'opera concettuale geniale ed esclusiva di Fontana se non con una spiegazione a posteriori che non si coglie per nulla da quel taglio esposto che è lo stesso di qualsiasi taglio sia pure ben fatto? Come riconoscere la mano e l'idea di Fontana in quella tela tagliata? E' nota l'estrema falsificabilità di questo genere di lavori, ma è poi lecito parlare di falsificabilità? Cosa vuol dire qui falsificabilità? Qualsiasi taglio su tela potrà richiamare il lavoro concettuale di Fontana, se sta lì ciò che fa di lui un artista, esattamente come qualsiasi viaggio nello spazio o qualsiasi sasso che cade potrà richiamare la concettualizzazione della legge gravitazionale di Newton o la relatività generale di Einstein in cui sono addirittura tempo e spazio a diventare la stessa cosa, il tridimensionale a scoprirsi quadridimensionale!
Forse non si tratta nemmeno di "fruibilità" dell'opera. Le figure di Cro-Magnon non erano per nulla fruibili, nascoste nel buio più profondo di una grotta, per essere partorite eternamente come da un utero materno. E nemmeno in un passato storico più recente l'arte è mai stata così immediatamente fruibile , almeno non sempre. Le fughe di Bach sono di una novità sconvolgente rispetto alla musica rinascimentale che le ha precedute. Che dire della novità della pittura di Giotto o di quella di Caravaggio, frutto di lavori a dir poco geniali sulla prospettiva, sulla luce, per non parlare del continuo susseguirsi di novità sconvolgenti nella pittura e nella scultura del '900. E anche parlare di Fontana, oggi, a 60 anni e più di distanza dai suoi lavori è come parlare di preistoria.... Perché non dovremmo considerare arte allora un Rave Party o anche un concerto di musica Rock o Tekno che suscita l'entusiasmo incontenibile di decine o centinaia di migliaia di spettatori, cosa ha di minor valore la musica più banale e minimalista rispetto a quella dodecafonica? Cosa c'è di diverso nel ripetersi assordante di un puro battito fino allo sfinimento?
Io temo che non riusciamo a capirci davvero più nulla, che arte sia ormai solo una parola antiquata, ormai divenuta priva di ogni significato avendo perso qualsiasi riferimento formale (e in un certo senso non poteva che essere così) è rimasto solo l'informe, come un viso che si distorce e si scioglie  come in un autoritratto di Bacon. Che l'arte sia morta, come il Dio di Nietzsche e non so se abbia senso sperare in una qualsiasi resurrezione. Resta solo un balbettio, un rumore di fondo, un'angosciata inquietudine che non riesce più a dire nulla, al massimo a decorare con vuoti incorniciati una parete vuota,, questa è l'ultima arte concessa. in attesa che ogni cornice si dissangui a sua volta deformandosi, liquefacendosi, polverizzandosi., puro consumarsi.
Una precisazione, e un paio di riflessioni.
La precisazione è che il mio esempio relativo a Gauss non intendeva portare la sua azione sul piano artistico, l'ho scritto come premessa all'esempio. L'intenzione era di far capire il meccanismo del prima/durante/dopo di una attività culturale umana che divide lo spazio culturale proprio, in questo caso nell'ambito della matematica. Era un esempio sui meccanismi meta-culturali, applicabili ad ambiti diversissimi ma sempre riguardanti la zona dello spirito culturale umano.
La prima riflessione è, invece, legata al fatto che l'Arte (nelle sue diversificate accezioni) è in forte aumento di diffusione rispetto al passato, si parla di Arte in ambito musicale, si parla di Arte nella cinematografica, nella fotografia, si parla di Arte nel teatro, si parla di Arte performativa, si parla di Arte della luce, di Arte in movimento, di video-Arte, di Arte attraverso i media, ecc. ecc., quando si parla di Arte che muore probabilmente si parla di Arte che cambia pelle e il cambio non piace. Il cambio di pelle è quello del quale ho scritto: Arte non più ricerca nel mondo dell'estetica, bensì Arte come ricerca nel mondo del linguaggio.
La seconda riflessione è legata al 'quello lo potevo fare anch'io'. Questo è sempre vero nel mondo dell'Arte, una volta acquisiti dei contenuti culturali e della tecnica ogni forma d'Arte umana è riproducibile da altri. Le forme d'Arte minimaliste sono più semplici da riprodurre.
L'aspetto iconico però è riservato alla primogenitura che realizza la vera forma di autenticità, il resto è replica che nulla aggiunge alla storia dell'Arte. Epigoni e plagi fanno parte di questa categoria sino ad arrivare ai falsi.
L'operazione di bucare e tagliare la tela, come ho già detto, non è una operazione estemporanea in Fontana, ovviamente possiamo fare anche noi un taglio ed esporlo ma non possiamo riprodurre la sua azione culturale complessiva legata a questi tagli.
Ogni ricerca artistica che diventa linguaggio universale (quale quella di Fontana) è soggetta alla critica che stai facendo, ma alla stessa critica sono soggette tutte le costruzioni umane: lo stato, le società culturali non sono esse stesse delle convenzioni tra uomini?
Il Dio è morto è l'esempio più alto di critica radicale alle costruzioni umane, il concetto di Dio è messo in discussione come qualunque altra costruzione intellettuale condivisa, però, probabilmente, acquisita la consapevolezza nichilista che tutto è nulla occorre prendere posizione e oltrepassarla.
#8
Riflessioni sull'Arte / Re:Arte moderna?
06 Luglio 2017, 21:06:22 PM
Citazione di: maral il 06 Luglio 2017, 18:01:03 PM
Citazione di: HollyFabius il 05 Luglio 2017, 09:59:11 AM
Vi è una profonda differenza tra la tela tagliata da Fontana e la tela che possiamo tagliare noi.
Fontana, con il suo taglio, ha rappresentato il primo superamento concettuale della bidimensionalità della tela, la tela ha perso la sua verginità. Noi non possiamo operare questo primo superamento, così come non possiamo scoprire l'elettricità, il motore a quattro tempi o il teorema di Pitagora: ciò è già stato fatto.
Anche Duchamp ha operato un superamento concettuale, ha mostrato per primo come l'Arte possa rendersi evocativa anche con oggetti di uso comune. Le implicazioni di questo superamento sono enormi e ancora oggi non è chiaro dove porteranno.
Tutto giusto, ma pur tuttavia non mi convince. Il fatto che il primo taglio di una tela stia a indicare il superamento concettuale della bidimensionalità della tela o che per una prima volta un orinatoio, come un qualsiasi altro oggetto comune possa più o meno provocatoriamente essere assunto come arte, non basta. Non basta questa spiegazione di primogenitura o di idea primigenia. A meno di non prestabilire su un piano del tutto arbitrario che qualsiasi idea primigenia applicata a un gesto comune o a un manufatto comune è arte perché per la prima volta qualcuno lo ha inteso potenzialmente tale (magari caricandolo a bella posta di tutta la provocazione necessaria). Non basta, come non basta dire che è arte quella  rappresentazione pittorica che segue le regole della sezione aurea o della corretta prospettiva, nemmeno se c'è l'esperto, il critico che ha studiato storia dell'arte e ce lo spiega.
In tal senso credo che davvero sia molto più artistico prendere quattro listelli colorati per incorniciare un pezzo di muro bianco senza preoccuparsi di essere i primi o gli ultimi a farlo, anzi ripetendo all'infinito quel gesto, perché ogni volta quel pezzo di muro incorniciato sarà diverso e nuovo, quindi ogni centimetro di muro esige la sua valorizzazione artistica, la sua ripetuta incorniciatura.
Così come ogni taglio dovrà essere ripetuto su ogni tela per apparire in tutta la sua irripetibile e sublime novità sempre riprodotta.
Qui sta lo spaventoso limite dell'arte concettuale: che non potrà mai essere ingabbiata da nessun concetto, nemmeno quello di chi per la prima volta l'ha concepito in quel gesto, può solo essere incorniciata, definita da un contorno, qualsiasi contorno.
Ma a questo punto, se tutto è lecitamente arte, nulla è arte, nulla ci meraviglia e ci scuote, è come un urlo che non si riesce a sentire e tutto è noia e banalità e riproduzione di noia e banalità, giacché anche la noia e la banalità sono arte, basta concepirle per la prima (la seconda, la terza ...) volta continuando a metterle in cornice rendendole perfettamente autoreferenziali.
Credo di comprendere l'obiezione, cerco di risponderti procedendo con ordine.
Quando parlo del taglio della tela di Fontana sottintendo ovviamente non il primo gesto di tagliare la tela di Fontana bensì l'operazione, prima intellettuale e poi pratica, di superare il limite concettuale bidimensionale della tela. Questo limite concettuale non è stato fatto da lui una volta casualmente senza successive azioni ma è stato fatto all'interno di una sua ripetuta, e costante nel tempo, azione di tagliare la tela. Non è quindi Arte il suo primo taglio della tela bensì la sua azione complessiva ripetuta nel tempo. Fontana ha prodotto tele con un taglio, con più tagli, e prima ancora prodotto tele con buchi con la stessa finalità. Ha studiato i tagli e i buchi su carta, ha proposto l'idea di superamento della bidimensionalità in incontri con altri artisti, ecc. ecc.
Fontana non ha fatto un (uno) taglio della tela, ha fatto un'operazione mentale e culturale che si mostra nella sua forza osservando una delle centinaia (se non migliaia) di tele tagliate (e bucate).
Noi possiamo fare sicuramente dei tagli di tela ma non possiamo fare quell'operazione culturale fatta da lui per arrivare al taglio della tela.
Prima dell'azione culturale fatta da Fontana un taglio su una tela era un semplice rovinare una tela, durante questa azione culturale il taglio sulla tela è stato quel progresso culturale e concettuale detto sopra, dopo Fontana un taglio su una tela è una azione di valore artistico insignificante.

Cerco di spiegarlo meglio parlando di una cosa molto diversa dall'arte, parliamo dei numeri complessi.
I numeri complessi prima di Gauss venivano chiamati numeri immaginari. Composti da una parte reale e una immaginaria venivano usati perché funzionavano nella risoluzione di equazioni di 2° grado. Funzionavano, i matematici li conoscevano, usavano ma già nel nome si capisce come li considerassero qualcosa di strano e non reale. Gauss mostrò come, messi su un piano complesso, essi rappresentino una punto: una lunghezza e un angolo, oppure due punti in proiezione sugli assi del punto stesso. Questa operazione culturale, operata da Gauss, ha chiarito il senso di questi numeri. Oggi vengono chiamati complessi preferibilmente a immaginari.
Spero che si capisca che esiste un'era concettuale e culturale prima di Gauss, che dopo Gauss non può più tornare. La sua operazione culturale, il suo chiarimento logico e concettuale ha cambiato la Storia della Matematica. Con Gauss e dopo Gauss si è poi arrivati ad una comprensione dei numeri complessi molto sofisticata.
Il mondo dello spirito umano, dopo Gauss, è cambiato irreversibilmente. La matematica non potrà più dimenticare la sua azione culturale e non si potrà tornare ad un mondo precedente al chiarimento sul senso geometrico dei numeri immaginari/complessi.

In Arte (nella concezione occidentale di Arte) è presente un meccanismo simile.
La Storia dell'Arte dopo Fontana è irreversibilmente cambiata, il taglio di Fontana ha creato un prima e un dopo. Questo grazie alla sua azione culturale unica e irripetibile. Ovviamente di non ripetibile non c'è il taglio della tela che possiamo banalmente fare tutti noi, bensì tutta l'operazione culturale da lui realizzata durante la sua proposta artistica durata anni di tagli e buchi con la finalità unica di superare concettualmente l'idea di opera pittorica su tela. Ricordo che Fontana è nato scultore e ricordo che quelle era l'era del superamento dello spazio terrestre con la conquista della luna. Quello che ha rappresentato con i suoi tagli e i suoi buchi è questo e altro ancora. Per esempio se ci chiediamo del perché si ricordino meglio i tagli rispetto ai buchi forse la spiegazione che possiamo darci è che l'evocazione fornita dai suoi particolari tagli unita all'idea di fine della verginità non sono poi cosi lontani (ma qui si aprirebbe un discorso diverso).

L'idea che ogni taglio, che ogni azione sia unica e irripetibile è un'idea corretta ma ovviamente noi stiamo ragionando, non nel mondo della realtà, bensì nel mondo dello "spirito" umano. Ogni taglio è diverso, così come ogni albero è diverso ma certamente l'idea essenziale di albero è una sola e la moltitudine riguardano le specie possibili non le diverse piante del nostro giardino. Possiamo certamente ragionare considerando ogni manifestazione della realtà nella sua unicità ma certamente questo potrebbe diventare un fardello insuperabile per qualunque riflessione.
Infatti (e qui concordo con te) il tutto e il nulla sono pericolosi e su questa pericolosità si possono scrivere non pochi testi (Severino insegna).
#9
Riflessioni sull'Arte / Re:Arte moderna?
05 Luglio 2017, 14:34:58 PM
Citazione di: paul11 il 05 Luglio 2017, 13:15:24 PM
ciao HollyFabius,
chiarito l'equivoco, direi che sono d'accordo in linea di massima con te anche nei giudizi di merito.

Il problema dell'arte contemporanea a mio parere nel limite del possible,delle poche righe che un post può argomentare, lo hai svolto bene.

Sono d'accordo quando  scrivi che l'arte contemporanea è ampliamento dell'estetica preesistente.
Rimane a mio parere sempre un problema fondamentale.
Se prima l'opera dell'artista presentava una immediatezza, si potrebbe dire conoscenza intuitiva? Oggi c'è in più la premessa del"gesto dell'artista" che è ancora concettuale. Il significato dell'opera devo trovarlo nella conoscenza del perchè l'artista compie un determinato "gesto", la merda dell'artista, l'orinatoio. Diversamente è equivocabile e costruisce ambiguità. Non so se ho reso l'idea.

Infatti giustamente rispondi a Maral, che soprattutto le provocazioni sono appannaggio del primo autore e non ripetibili.

ora se un visitatore degli Uffizi è totalmente scevro di storia dell'arte, il bello sarà personale ,ma comunque immediato.
Alla Biennale invece bisogna andarci con una enciclopedia( si fa per dire...) che spiega l'autore e l'opera, oppure ,come avevo scritto in un precedente post, fermarsi a leggere il significato  o le diverse interpretazioni critiche di didascalie vicino l'opera esposta ,sempre se ve ne sia, magari espressa dallo stesso autore.

La dimostrazione e che penso che tu stesso sei in imbarazzo a dover valutare criticamente cosa potrebbe essere arte o meno.
L'arte, a mio modesto avviso è conoscenza intuitiva da dove nasce quel "quid".

Direi che concordo pienamente.
Aggiungo che sono anche convinto che possano esistere anche oggi forme estetiche che parlano all'immediato, anzi esistono, le conosco, e potrei anche parlarne (qui ora sarebbe probabilmente fuori luogo).  L'Arte contemporanea ha scoperto che esiste il mondo del messaggio e si è dimenticata che esiste anche un mondo dove il messaggio è dato immediatamente ai sensi, questa rimane comunque l'Arte più significativa. Andare alla biennale e doversi 'istruire' su ogni artista per comprenderne le ragioni del linguaggio è oltremodo negativo, sintomo di uno smarrimento culturale generale che non esclude (anzi rende colpevoli) gli operatori.
#10
Riflessioni sull'Arte / Re:Arte moderna?
05 Luglio 2017, 09:59:11 AM
Citazione di: maral il 04 Luglio 2017, 23:02:07 PM
Citazione di: Angelo Cannata il 03 Luglio 2017, 13:08:25 PM
Allora io vedo, tra l'altro, la provocatorietà di tante opere d'arte come invito al dialogo, al tentativo di scoprire orizzonti più vasti e profondi. Stabilire dei canoni significa ingabbiare, ma che motivo c'è di ingabbiare l'arte, che vantaggio ricaviamo dal vietare all'arte certi orizzonti? È un guadagno vietare che un orinatoio possa essere presentato come opera d'arte? Ciò può essere disorientante per chi ha vietato a se stesso il piacere di allargare i propri orizzonti. Bisogna anche tener presente che un'opera d'arte come l'orinatoio non ha alcuna pretesa di mettere in discussione un quadro più tradizionale come la Gioconda: essa si pone semplicemente come invito a camminare, andare oltre, esplorare altri orizzonti. Ci guadagniamo a vietare a noi stessi questo?
Certamente c'è un intento provocatorio e di liberazione da qualsiasi canone dell'arte moderna che si accentua ancora di più nell'arte contemporanea. Direi anche che nella storia dell'arte questa profonda revisione di ogni canone si presentò anche nel passato (nel passaggio dalla pittura medioevale a quella rinascimentale, dal romanico al gotico, dal gotico al classico e quindi al barocco, e così e forse anche di più nella musica), in fondo l'arte proprio in quanto legata alla capacità (non progettabile dall'artista) di creare una risonanza profonda non può che essere in qualche misura sempre provocante rispetto alla quotidianità del gusto, rivoluzionaria in se stessa, in quanto arte. Niente quindi di assurdo nel presentare un orinatoio come oggetto artistico. Il problema che vorrei a questo punto evidenziare è però: cosa fa sì che si possa considerare quell'orinatoio come oggetto artistico rispetto a un altro orinatoio qualsiasi? O tutti gli orinatoi dopo Duchamp sono diventati oggetti artistici? Evidentemente no. Cosa fa sì da poter considerare una tela tagliata di Fontana arte e una tela tagliata da me no? La fattura del taglio? Quella particolare tela così tessuta? L'idea di tagliare una tela ed esporla al pubblico? Secondo me quello che produce l'effetto artistico è a questo punto solo il contesto in cui quell'orinatoio o quel taglio sono messi, l'incorniciatura, il momento espositivo in sé. E per questo l'arte contemporanea è sempre più solo performativa, è un accadere su un palco, perché è solo il palco, l'allestimento che crea il momento artistico che tenta l'evocazione. E' legata al puro attimo e in nessun modo al suo durare come oggetto nel tempo.
Il tempo però si ripresenta in questa arte esclusivamente performativa da un lato come attimo irripetibile ed estremamente fugace, mantenuto in piedi solo da un allestimento espositivo di contorno, dall'altro come possibilità di ripetizione all'infinito del medesimo atto completamente astratto da qualsiasi particolare oggetto che continuamente ripete se stesso, lo stesso taglio. La durata che prima era garantita da un canone ora è garantita dal poter ripetere potenzialmente all'infinito il medesimo atto, il medesimo tecnicismo rituale. Paradossalmente l'arte contemporanea torna così a essere quel puro rito sciamanico da cui ebbe origine l'arte stessa e, come il rito, funziona solo in virtù della sua capacità evocativa, prima ancora di diventare racconto mitico. Paradossalmente con l'arte contemporanea si torna all'ossatura più primitiva e originaria dell'arte, la si scarnifica all'essenza, fino alla pulsazione, ma questo nella contemporaneità la espone pure alla nullificazione della moda più superficiale e all'essere assunta solo come prodotto di mercato che evoca il profitto monetario come unica divinità ormai evocabile.  
Vi è una profonda differenza tra la tela tagliata da Fontana e la tela che possiamo tagliare noi.
Fontana, con il suo taglio, ha rappresentato il primo superamento concettuale della bidimensionalità della tela, la tela ha perso la sua verginità. Noi non possiamo operare questo primo superamento, così come non possiamo scoprire l'elettricità, il motore a quattro tempi o il teorema di Pitagora: ciò è già stato fatto.
Anche Duchamp ha operato un superamento concettuale, ha mostrato per primo come l'Arte possa rendersi evocativa anche con oggetti di uso comune. Le implicazioni di questo superamento sono enormi e ancora oggi non è chiaro dove porteranno.
Se da una parte l'evoluzione di questo concetto ha portato gli operatori a sfruttare il 'readymade' e a proporre ogni cosa come Arte (a fini spesso meramente commerciali), dall'altra sono nate le premesse proprio per una nuova è più ampia definizione di Arte che richiederà ancora anni per assestarsi. Se diciamo la stessa cosa detta per il taglio di Fontana, ovvero che la di oggetti comuni come Arte è già stata fatta, possiamo tranquillamente declassare molta della proposta contemporanea ad Arte non autentica. Arte di emulazione (più o meno mascherata) senza introduzione di novità artistiche di rilievo. Attenzione che occorre tenere nettamente separato il mercato (e il valore di mercato) dall'Arte (e il valore dell'autore nella Storia dell'Arte): per i contemporanei non coincidono mai.
#11
Riflessioni sull'Arte / Re:Arte moderna?
05 Luglio 2017, 09:30:22 AM
Citazione di: paul11 il 04 Luglio 2017, 19:48:04 PM
Hollyfabius,
abbiamo due focus diversi.E' da prima dell'ottocento che si dice che concettualizzare significa togliere psiche,anima, sensibilità, ecc.
come se l'uomo fosse un vuoto a perdere nel tempo del commercio e dell'industria dove tutto ha un prezzo.
Frege, il primo Wittgenstein nella logica moderna ,nella filosofia del linguaggio, premettevano che non si dovessero inficiare i concetti
con la psiche,anima ,ecc. Come dire lasciamo stare quello che siete il vostro valore è in quello che fate:tipico di una cultura produttivistica e basata sull'utilità,
Se tu poni anche nell'arte questa problematica avrai non più un'estetica, ma un prodotto concettuale come un design, magari progettato dall'ingegnere.
Noi oggi siamo pieni di arte concettuale, che sono nozioni, trapassati solo dopo qualche decennio, minimalismo, particolarismo.
ma se togli la passione anche il rock'n'roll non è più niente, perchè viene anche dal blues, che viene dai gospel che viene dallo spiritual
Per me il valore aggiunto è quel "quid" che l'autore ha mischiato con la materia la vera significazione, in fondo è un demiurgo, arte-fice, come
art-ista, perchè crea ,non è il concetto che è nozione, bensì narrazione.
Non vorrei aver generato un equivoco.
Nel mio tentativo di identificare gli elementi strutturali dell'Arte non ho dato giudizi di merito.
Se devo farlo, anzi, direi pure che molta parte dell'Arte concettuale non mi piace (per mancanza di prospettiva). Se, io autore, nella mia ricerca concettuale, arrivo ad un punto minimale -ovvero se realizzo la mia ricerca togliendo progressivamente ogni aspetto della realtà-, la potenza evocativa delle mie opere sarà limitata, il destino del mio operare artistico è raggiungere un punto oltre il quale non vi è più nulla. L'obiettivo non dichiarato ma evidente è che nella Storia dell'Arte nessun altro artista potrà partire dalla mia ricerca e nella stessa direzione andare oltre. La mia "volontà" di artista è rappresentabile come la ricerca di un punto nello spazio. Io considero positiva, in alternativa, una ricerca che offra ulteriori punti di sviluppo, una ricerca rivolta a esplorare nuove dimensioni, poiché questo offrirà ad altri artisti, posteriori, di partire dal mio linguaggio ed evolverlo.
Non so se il mio discorso sia sufficientemente chiaro. L'Arte intesa come liberazione per "toglimento" (mi libero della tela, mi libero del colore, mi libero della forma, mi libero dell'estetica, ecc.) è destinata a raggiungere un punto morto, tolto tutto non rimane nulla. In alternativa l'Arte intesa come liberazione di "vincoli" ed esplorazione di nuovi mondi è l'unica che può porre dei nuovi confini ulteriormente esplorabili dai posteri.

Quando parlo di ricerca di linguaggio, alternativo alla passata ricerca estetica, io opero una sostituzione per ampliamento: il linguaggio include l'estetica e la amplia, non togli nulla di essa. Il mio linguaggio è inteso con una accezione più ampia di quella dei filosofi della logica strutturale, operativa. Se vuoi è forse vicina a filosofi come Hofstadter, dove il quid, la sostanza autentica è operata dal meccanismo misterioso e magico del 'saltar fuori'. E' chiara ai miei occhi anche l'influenza di Schopenhauer, ove vi è una separazione chiara tra linguaggio (rappresentazione) e irrazionalità essenziale (volontà). Citando questi autori forse si chiarisce che quando dico che l'Arte esprime nuove rappresentazioni  (quindi arricchenti del corpo complessivo della Storia dell'Arte) lo fa attraverso l'azione dell'individualità dell'artista (la sua volontà razionale e le sue pulsioni irrazionali). Questo rimane però nell'ambito della formazione di linguaggio e nella trasmissione (riuscita o meno attraverso la risonanza tra simili) di messaggi. Il tentativo nell'Arte contemporanea di oltrepassare il linguaggio con l'azione diretta (performativa) è, tutto sommato, fittizio, la realtà si trasforma in messaggio ove si cerca di trasmettere ad altri (il quid?), la condivisione, però, sposta la realtà (qualunque realtà) nel mondo della narrazione, ovvero del linguaggio.
#12
Riflessioni sull'Arte / Re:Arte moderna?
04 Luglio 2017, 14:09:08 PM
Citazione di: paul11 il 04 Luglio 2017, 13:27:07 PM
Penso che un uomo abbia un anima, o se volete chiamarla, psiche, intimità, abisso, o più semplicemente sensibilità.
L'opera d'arte ha un anima ed è quella nascosta dalla matericità, dai suoni, da una danza, da una ceramica,scultura, dipinto ,architettura ,ecc.
L'opera d'arte porta con sè l'anima dell'artista e gli sopravvive. Questa per me è creazione artistica.Per questo l'opera d'arte non è moda del tempo fuggente,ma rimane lì  a vivere di vita propria.
Tutto ciò è indipendente dai tempi, dalla cultura, dalle tecnologie, dal passato e dal futuro. Semplicemente l'artista ha posto in un'opera fisca, che i sensi di un osservatore percepiscono, ma che altre anime devono svelarne i significati.

Questo per me è il canone universale dell'arte che non ha tempo.
L'artista quindi poggia sulla propria autenticità e originalità individuale come umanità e grazie alla tecnica, alle conoscenze, veicola con la materia come un segnale portante ciò che è la vera significazione del messaggio, la su sensibilità, la sua anima.
Io vedo, ascolto, la bravura tecnica,compositiva dell'artista, ma qualcosa di suo è rivelato dentro la frequenza elettromagnetica dei color i,suoni, movimenti.E' una comunicazione da anima a anima.
Il messaggio è quindi intrinseco ,è anima, è sensibilità umana.Che poi l'artista la racchiuda nell'opera , è una sua sapienza che le conoscenze tecniche, il suo talento o genialità sapranno estrinsecare.ma quell'oggetto fisico di nuovo rivela e svela il suo arcano messaggio,deve cogliere altre umane anime, altre sensibilità.
Un quadro o una fotografia non sono mai solo copia di un volto o della natura , c'è sempre qualcosa che individua la caratteristica
dell'autore.

Il linguaggio non è così fondamentale, è il veicolo che porta il vero signifcato. Anche un Raffaello dipinge nei costumi della sua epoca, ma sono gli sguardi, la composizione, i simboli disseminati nei quadri, la totalità e le particolarità del quadro che lo fanno un capolavoro artistico e fuori dal tempo consegnandolo all'eternità.
Questa dimensione di eternità dei capolavori è già più difficoltosa trovarle negli happening, performance ,installazioni contemporanee, perchè si bruciano nella' attualità, possono sì testimoniare il momento storico a cui si riferiscono, ma rischiano di essere moda
Mi piace quanto hai scritto e concordo quasi su tutto.
E' chiaro che una definizione di Arte può partire da angoli diversi e si può porre enfasi su aspetti diversi.
Sebbene l'arte sia figlia del proprio tempo, quella maiuscola fuoriesce dal tempo, ambisce a vivere in un tempo che non è coevo, desidera l'immortalità: con parole più fredde entra con forza nella storia dell'Arte.

Sul linguaggio vorrei chiarire alcuni aspetti. Quando parliamo di anima o sensibilità o psiche però entriamo in un ambito pericoloso perché questi concetti non hanno lo stesso significato per tutti e si rischia anche di introdurre concetti dal valore storico indubitabile ma dal valore filosofico incerto.
La cosa certa è che prima della contemporaneità l'artista cercava un suo canone di bellezza che riusciva a trasmettere entrando in sintonia con le sue opere, oggi tutto è più complicato perché la ricerca artistica si è liberata del fardello del canone estetico. Gli esiti di questa liberazione sono incerti ma quello che conta è che l'estetica tradizionale non è più al centro del processo di produzione artistica.
Il linguaggio, nella sua accezione più ampia, è oggi quello che ieri era l'estetica. L'artista costruisce un suo canone, fatto di segni, di simboli, di azioni e di altro ancora. Con questo canone costruisce dei messaggi, delle opere, che trasmette a chi entrando in sintonia è in grado di leggerli, Non necessariamente si passa dal mondo umorale, dall'anima, dalla sensibilità (in senso stretto); a volte è il puro intelletto che entra in risonanza e non necessariamente esiste una correlazione con il senso del bello.
Ovviamente se citi Raffaello, parli di un tempo nel quale l'immagine era intesa diversamente da oggi, anche il bello era inteso diversamente e del linguaggio non si aveva neppure una percezione chiara. Il cambio progressivo che la storia ha introdotto nella filosofia umana è passato dalle evoluzioni tecniche e tecnologiche umane. Si sono inventate le macchine che hanno rivoluzionato il modo di intendere la produzione meccanica, si è inventata o scoperta l'elettricità che ha rivoluzionato il modo di intendere la relazione con la luce (si pensi a come Caravaggio si occupava della luce) e nel secolo scorso si sono inventati i mezzi di riproduzione dell'immagine che hanno messo in crisi la tradizionale idea di costruzione del bello quale riflesso del reale. Il concetto moderno di linguaggio è l'ultima (per ora) tappa di questa evoluzione del pensiero, e si deve a tutta la ricerca informatica moderna, anche questo trasforma e trasformerà sempre più l'idea stessa di Arte.
#13
Riflessioni sull'Arte / Re:Arte moderna?
03 Luglio 2017, 20:43:52 PM
Citazione di: paul11 il 03 Luglio 2017, 16:09:24 PM
permettimi di relazionare alcuni concetti partendo dai tre esposti da te ,HollyFabius.

Essere autentici e originali significa cogliere un quid che è interno a se stessi o è esterno?
La storia è la cultura dominante in cui opera l'artista, che potrebbe benissimo fare controcultura.
Il messaggio si avvale di un linguaggio e padronanze tecniche.

Può essere che mi sbagli ,ma io penso che un artista è tanto più originale ed autentico quanto più il messaggio che desidererebbe arrivasse al pubblico ( a prescindere se sarà o meno un successo commerciale) assomigli a se stesso, all'artista che lo ha creato .Una creazione autentica è una parte di sè, è un partorire.
Trovo, ma potrei sbagliarmi, che proprio perchè un messaggio è originale ed autentico e tanto più deve essere "rivoluzionario" verso la cultura dominante che opera. Per cui spesso quell'autenticità è sinonimo di esclusione, poi a posteriori sarà un genio magari.

L'arte ha un linguaggio tecnico, ma a priori ha un linguaggio umano, che una melodia o delle pennellate abbiano capacità di evocazione, il problema è proprio quale archetipi fondano le significazioni.
Poi che sia una melodia barocca o del jazz, oppure un quadro del Botticelli, o una performance post moderna
Tu fai delle categorizzazioni di logica da storia dell'arte che canonizzano gli stilemi con i tempi:va bene, ma non esauriscono ( e io dire  per fortuna.......) quel qualcosa ,quel "quid" che sarà spirituale, sarà psicologico, sarà......... diciamo non lo so ,ma sappiamo che esistono. Ma è proprio quì che è l'arte ,non nei concetti. C'è qualcosa di arcano, alchemico, misterico, di archetipi ( utilizzo questi termini non per fare  l'esoterico ,sia chiaro) che sono nel nostro profondo che solo l'arte sa "tirar fuori".
Penso che un'opera d'arte autentica unisce e nello stesso tempo disunisce le persone.
Penso che il vero successo dell'artista sia un messaggio tanto profondo da commuovere chi gli arriva quel messaggio, da averlo toccato nel profondo, pur non sapendo esprimere a parole a concettualizzare cosa sia da parte di chi lo riceve e forse nemmeno da chi lo ha creato
Penso che sia propria questa alchimia, questa ispirazione intuitiva che non si può elaborare concettualmente ,ma viene e va, il vero segreto del fare Arte. E' necessaria quindi una certa sensibilità profonda da dove pescare o meglio da dove partono le intuizioni che poi la mano tradurrà in poesia, dipinto, musica. Ma  è proprio questo che unisce l'artista e chi usufruisce dell'opera: non è anche questo......una forma d'amore?
Sicuramente si può generare il quid sia dall'interno che dall'esterno. La capacità di cogliere, la sensibilità dell'Artista può avere origini misteriose, io non voglio togliere magia al processo di generazione dell'Arte. Interno od esterno peraltro sono categorie relative, ciò che è interno per me è esterno per te, quindi se il mio fare Arte proviene da una mia naturale predisposizione interna e viene scatenato dal mio subconscio profondo, il risultato di ciò che produrrò sarà all'atto della presentazione esterno per te. Capisco che in questo caso si potrebbe condividere il fatto che la generazione sia interna ma ci sono altri casi di produzione dell'Arte la cui causa scatenante è fuori dall'intimo e l'artista, con la sua sensibilità, diventa un medium del messaggio. Per esempio molta arte che esplora nel nuove tecnologie ha una causa primaria esterna.
Sul concetto generale di Storia concordo che essa sia frutto della cultura dominante, l'Arte che rimane è spesso proprio quella che viene riconosciuta da chi domina. L'Arte prodotto dalla contro-cultura rimane nella Storia solo quando la contro-cultura viene integrata in qualche forma. Parlando però della sola storia dell'Arte il tempo elimina alcune distorsioni dovute proprio alle influenze culturali, è possibile che autori e espressioni artistiche vengano riscoperte dopo secoli proprio perché la situazione culturale cambia e vengono valorizzate proprio in funzione della cultura allora dominante. 
L'alchimia che si crea nell'Arte è un valore certamente e fa parte delle riflessioni sul valore del messaggio, e certamente posso condividere che sia una forma d'amore.
#14
Riflessioni sull'Arte / Re:Arte moderna?
03 Luglio 2017, 15:07:31 PM
Mi sono accorto di aver risposto ad un post di pagina 2, senza aver letto le pagine successive, piuttosto interessanti e meritevoli di commento.

Una nota sulle creazioni rupestri: mi domando e vi domando se senza conoscere lo scopo di quelle creazioni si possa definirle Arte.
Se si risponde di si implicitamente si ammette che possa esistere Arte senza scopo.
Riflettendoci bene alla fine mi accorgo di ritenerle Arte (e dopo dirò perché) e quindi mi accingo ad ammettere -anche a me stesso -che può esistere Arte senza scopo.

Perché sono Arte? Semplicemente perché nella mia idea di Arte esistono solo tre componenti necessarie: il messaggio. l'autenticità (nel senso di originalità) e la prospettiva storica (nel senso di possibilità di evoluzione).
Io ritengo che qualunque fosse la ragione di quelle creazioni esse passavano un messaggio, in fondo lo passano anche oggi alla nostra osservazione. L'originalità (relativa se vogliamo) dipende semplicemente dal fatto che non sono note analoghe attività umane precedenti.
La prospettiva è data dallo sviluppo dell'arte figurativa posteriore.

Qui arrivo alla mia personale concezione dell'Arte, in ordine Autenticità, Storia, Messaggio.
Autenticità perché ciò che è Arte non è ripetizione, la forma più alta di ripetizione manuale umana è se vogliamo una forma di artigianato o magari un esercizio tecnico, queste diventano Arte se presentano delle caratteristiche di novità, ovvero di autenticità; in caso contrario sono solo forme di produzione artigianale che sebbene possano avere tutto il nostro rispetto non arricchiscono il corpus complessivo dell'Arte.
Storia perché ogni produzione artistica va calata all'interno della storia dell'uomo che viene arricchita, nel suo orizzonte, solo dalle forme innovative. La Storia dell'Arte cresce con nuove espressioni, rimane teoricamente inalterata da espressioni già viste ed esplorate.  
Messaggio perché l'Arte vive di concepimento e creazione di Autenticità ma si rivela solo tramite le forme di condivisione, e queste passano sempre attraverso lo stato di messaggio.

Escludo volutamente dal significato di Arte tutte le verità contingenti (legame con il mercato, legame con l'apparato museale, legame con lo spirituale, ecc. ecc.) per varie ragioni che le rendono secondarie rispetto a quanto sopra.
 
Una conseguenza piuttosto importante di questa mia definizione di Arte è che esclude che l'Arte possa esserci in natura all'esterno della esistenza umana. Non nego affatto che si possa produrre qualcosa di analogo alieno rispetto all'uomo.
Per esempio è evidente che se esistessero civiltà aliena in altri mondi, essa produrrebbero qualcosa di classificabile come la nostra storia dell'arte; ed è peraltro evidente per chi crede ad una creazione razionale che le forme della natura possano venire viste come forme di un'Arte superiore che include l'uomo stesso tra le produzioni di questa Arte.

Io però vedo l'Arte della quale stiamo parlando come un qualcosa di umano (Autenticità), per l'uomo (Messaggio) e con l'uomo (Storia) e null'altro. Mi sto facendo l'idea che togliendo da tutte le varie definizioni di Arte il contradditorio rimanga questo come minimo comune multiplo.
#15
Riflessioni sull'Arte / Re:Arte moderna?
03 Luglio 2017, 09:49:56 AM
Citazione di: InVerno il 01 Luglio 2017, 23:02:22 PM
Citazione di: Angelo Cannata il 01 Luglio 2017, 16:44:12 PMSe intendete dire che l'arte moderna non è arte, dovete poi armarvi di pazienza e sforzarvi di spiegarlo con motivi controllabili, verificabili, riscontrabili, altrimenti ci riduciamo a passare il tempo a dire mi piace, non mi piace, bello, brutto, suggestivo, insignificante, profondo, superficiale, cioè parole completamente vuote. Altrimenti è più leale ammettere che non siamo in grado di parlare d'arte, il che non significa che non siamo in grado di gustarla o produrla; ma parlarne, ridurla a descrizioni fatte di parole, è tutt'altra cosa, si chiama critica d'arte, e se non sappiamo farla, lasciamola fare ai critici d'arte.
L'arte moderna è vecchia, era moderna per i nostri bisnonni.
Questo è un esperimento https://arxiv.org/pdf/1706.07068.pdf di un AI che attraverso un algoritmo produce "arte" che è poi stata fatta vedere a esperti e meno esperti. Non solo nella maggior parte dei casi non è stato riconosciuta la mano "digitale" dell'AI confusa per un artista in carne ed ossa, ma le opere dell'AI hanno ricevuto mediamente valutazioni migliori.
E  come dare torto, alcuni quadri piacciono pure a me.
Probabilmente il titolo del 3D è mal posto, esiste una differenza tra arte moderna e arte contemporanea che pone nel passato l'arte moderna e nell'attualità l'arte contemporanea. La linea di demarcazione non è univocamente delineata, scuole di pensiero la pongono alla fine del secondo conflitto mondiale, altre in periodi più ravvicinati. In ogni caso si parla di almeno 40/50 anni fa all'inizio delle forme artistiche concettuali.
In ogni caso la domanda è chiara e, sostituendo moderna con contemporanea, provo anch'io a dare il mio contributo.
In sintesi estrema nella contemporaneità si intende sempre più l'Arte appartenente alla sfera del linguaggio mentre nel passato l'Arte apparteneva alla sfera della sola estetica.
Questo differente posizionamento si è dato proprio quando si è sviluppata una concezione di linguaggio, di comunicazione, di messaggio innovativa rispetto al passato, probabilmente come parte della riflessione rispetto allo sviluppo dell'informatica e a tutte le sue implicazioni filosofiche.
La ricerca estetica, concentrata sulla rappresentazione della realtà in funzione di emozioni sensoriali di taglio mistico (la rappresentazione del divino, la bellezza del particolare, la potenza del ricordo, la forza dell'icona) ha esaurito la sua forza espressiva innovativa. L'osservatore non ha oggi più lo stesso atteggiamento nei confronti dell'immagine. Si pensi anche allo sviluppo di tutta la tecnologia fotografica e cinematografica e di quanto questo abbia spostato la valenza dell'immagine verso il basso. Il re una volta chiedeva all'artista di realizzare un ritratto di sé e della sua famiglia, delle sue epiche battaglie; Un papa chiedeva all'artista di realizzare icone rappresentanti i santi, immagini rappresentanti della retorica cristiana, rafforzative della evocazione. Oggi tutto ciò è anacronistico perché queste immagini possono venire realizzate con fotografie e rappresentazioni cinematografiche con una forza maggiore.
Ecco che l'Arte ha cercato ragioni diverse del suo essere e le ha oggi trovate nello spostamento del focus verso il linguaggio, intendendo del vocabolo linguaggio una accezioni diversa e allargata rispetto al passato.
La confusione attuale nel confronto con l'Arte è principalmente dovuto alla perdita (io credo temporanea) di relazione diretta con l'uomo e la sua creatività: mi spiego meglio.
Nella descrizione di cosa sia linguaggio vi sono forme che non includono l'uomo, la stessa realtà è intesa, nella cultura occidentale, come espressione del linguaggio di una entità superiore. Gli stessi elaboratori elettronici costruiscono attraverso un linguaggio che, sebbene creato dall'uomo, si pensa possa raggiungere una sua autonomia indipendente dall'uomo (tesi dalla AI forte).
Ecco che l'Arte assume una realtà descrittiva così larga da non necessitare dell'uomo, forme artistiche si pensa possano generarsi in natura senza intervento umano, prima dell'uomo e anche teoricamente dopo l'uomo.
Questa nuova realtà dell'Arte implica un grado di complessità molto più alto rispetto al passato e richiede una preparazione adeguata anche solo per 'leggere' i suoi autori contemporanei. Purtroppo questa nuova realtà permette anche un grado di 'inclusione' delle espressioni artistiche molto ampio e spesso soggetto a 'mistificazioni' e 'mercificazioni'.
Il paradosso è che L'arte contemporanea è da una parte allargamento della sua realtà concettuale (un inno alla libertà), dall'altra un condizionamento sempre più stretto al mondo in grado di governarla (un inno al condizionamento). Liberata da una parte dalle briglie della pura estetica verso un più ampio mondo espressivo, per altro canto imbrigliata dagli operatori dell'Arte incapaci essi stessi di riconoscere le forme significative da quelle non significative, riducendo infine la proposta verso il pubblico a quello vicino all'interesse personale.