Ciao a tutti!
Questo è il mio primo post, vi leggo da un po' e trovo molto interessanti le tematiche trattate in questo forum, avevo letto qualcosina anche nel vecchio che è adesso in modalità solo lettura.
Ma bando alle ciance. Sicuramente si susseguono dei pareri, idee, visioni molto suggestive in ciascun topic, però vorrei provare a spostare le discussioni su un altro piano: ogni volta che cominciamo ad argomentare riguardo ad un qualsiasi tema, automaticamente l'intelletto inizia a ingranare, spaziando dall'induttivo al deduttivo, dal generale al particolare passando per l'a-priori e l'a-posteriori, ecc. ecc.
Ma se l'intelletto fosse fallace? Se ogni ragionamento fosse un paralogismo?
Qualcuno mi catalogherà nell' '' autocontraddittorio mondo degli scettici '' , però, in un certo qual modo, credo che anche il ragionamento e la fede nell'intelletto siano dei dogmi.
Porto a sostegno della mia tesi un appassionante visione di un filosofo scettico del I secolo d. C., Agrippa (Spero possa fare quello che sto per fare, in ogni caso ringraziamenti a filosofico.net e a Marco Machiorletti):
Questo è il mio primo post, vi leggo da un po' e trovo molto interessanti le tematiche trattate in questo forum, avevo letto qualcosina anche nel vecchio che è adesso in modalità solo lettura.
Ma bando alle ciance. Sicuramente si susseguono dei pareri, idee, visioni molto suggestive in ciascun topic, però vorrei provare a spostare le discussioni su un altro piano: ogni volta che cominciamo ad argomentare riguardo ad un qualsiasi tema, automaticamente l'intelletto inizia a ingranare, spaziando dall'induttivo al deduttivo, dal generale al particolare passando per l'a-priori e l'a-posteriori, ecc. ecc.
Ma se l'intelletto fosse fallace? Se ogni ragionamento fosse un paralogismo?
Qualcuno mi catalogherà nell' '' autocontraddittorio mondo degli scettici '' , però, in un certo qual modo, credo che anche il ragionamento e la fede nell'intelletto siano dei dogmi.
Porto a sostegno della mia tesi un appassionante visione di un filosofo scettico del I secolo d. C., Agrippa (Spero possa fare quello che sto per fare, in ogni caso ringraziamenti a filosofico.net e a Marco Machiorletti):
CitazioneIl filosofo scettico Agrippa non rimase soddisfatto della tavola dei dieci «tropi» redatta da Enesidemo.Egli ne formulò una nuova, composta da cinque «tropi», che andò ad affiancarla al fine di rafforzare la conclusione della necessità di sospendere sempre il giudizio.Il primo «tropo» concerne la discrepanza dei giudizi (diaphonia) rilevabile sia presso i filosofi, sia nella gente comune, a proposito di qualsiasi questione si prenda in esame.Il secondo «tropo» rileva come, se si vuole risolvere una questione, occorra addurre una prova: ora, nessuna prova si rivela esaustiva: ogni prova ha bisogno di un'altra prova, e, questa, di una ulteriore prova, e così si cade in un processo all'infinito.Il terzo «tropo» chiama in causa la relatività, evidenziando come ogni oggetto appaia in un certo modo solo in relazione al soggetto che lo giudica.Il quarto «tropo» mostra come i filosofi dogmatici, per tentare di sfuggire al processo all'infinito, assumano i loro principi primi senza dimostrazione, pretendendo che essi siano immediatamente degni di fede.Il quinto «tropo» riguarda il «diallele», che si verifica quando, per voler dar ragione della cosa ricercata, la si presuppone dalla ragione stessa che si adduce per spiegarla, o, meglio ancora, quando la cosa che si assume per spiegazione e la cosadi cui si vole dare spiegazione hanno bisogno l'una dell'altra. Scrive Sesto Empirico:Citazione"nasce il diallele quando ciò che deve essere conferma della cosa cercata ha bisogno, a sua volta, di essere provata dalla cosa cercata: allora, non potendo assumere nessuno dei due per concludere l'altro, sospendiamo il giudizio intorno ad ambedue". (Schizzi pirroniani, I, 169).I «tropi» di Agrippa cercano di colpire non solo le rappresentazioni, ma la possibilità stessa dei ragionamenti: chi si propone di spiegare qualcosa attraverso i ragionamenti, infatti, si ritrova imprigionato: (a) si perde in un processo all'infinito (b) o incappa nel circolo vizioso del diallele, (c) oppure assume punti di partenza ipotetici, quindi indimostrati.La necessità di sospendere il giudizio su tutto ne risulta definitivamente confermata.
Resto in attesa di vostri pareri, un saluto a tutti!
(Ho notato che non riesco a togliere i ''justify'' dal testo, mi sento molto impedito in questo momento)