Ciao a tutti, spero sia la sezione giusta per questo argomento.
È un po' che medito sul contrasto fra bene e male, in particolare su una questione: può capitare, non so quanto di frequente, che una persona senta dentro di sé il richiamo al male. Nel mio ragionamento semplifico la cosa con tre gruppi di persone: quelli che resistono (vuoi per un motivo o per un altro) sapendo di avere quella seconda natura ma anche di poterla tenere in gabbia, quelli che lottano di continuo e non sanno da un giorno all'altro se resisteranno ancora o meno, e quelli che cedono.
Ora il primo e il terzo gruppo sono 'facilmente' schematizzabili: uno è buono, l'altro cattivo. Ciò che mi interessa è come considerare la via di mezzo: pensatelo come un potenziale serial killer, pedofilo, ladro "compulsivo", ecc. Ripeto, mi riferisco a una persona che ha sempre resistito al suo "lato malvagio", ma non è certo di poterlo fare in modo continuo; insomma, alti e bassi.
Il punto è che questa persona può sia considerarsi buona che cattiva: in base al suo carattere potrà giustificarsi con sé stesso o temere il suo lato oscuro. Visto che tutti viviamo in una società, come dovrebbe agire una persona del genere?
Finora sono dell'opinione che la cosa migliore per questa persona sarebbe cercare di farsi curare, ma questa scelta presenta diversi 'nei': una simile scelta richiede, ad esempio, che la persona parli di ciò che sente dentro, lo analizzi, lo affronti, perciò dovrà guardare dentro sé stesso col rischio di farsi più male che bene.
Che ne pensate? Se in qualcosa non sono chiaro, chiedete pure.
È un po' che medito sul contrasto fra bene e male, in particolare su una questione: può capitare, non so quanto di frequente, che una persona senta dentro di sé il richiamo al male. Nel mio ragionamento semplifico la cosa con tre gruppi di persone: quelli che resistono (vuoi per un motivo o per un altro) sapendo di avere quella seconda natura ma anche di poterla tenere in gabbia, quelli che lottano di continuo e non sanno da un giorno all'altro se resisteranno ancora o meno, e quelli che cedono.
Ora il primo e il terzo gruppo sono 'facilmente' schematizzabili: uno è buono, l'altro cattivo. Ciò che mi interessa è come considerare la via di mezzo: pensatelo come un potenziale serial killer, pedofilo, ladro "compulsivo", ecc. Ripeto, mi riferisco a una persona che ha sempre resistito al suo "lato malvagio", ma non è certo di poterlo fare in modo continuo; insomma, alti e bassi.
Il punto è che questa persona può sia considerarsi buona che cattiva: in base al suo carattere potrà giustificarsi con sé stesso o temere il suo lato oscuro. Visto che tutti viviamo in una società, come dovrebbe agire una persona del genere?
Finora sono dell'opinione che la cosa migliore per questa persona sarebbe cercare di farsi curare, ma questa scelta presenta diversi 'nei': una simile scelta richiede, ad esempio, che la persona parli di ciò che sente dentro, lo analizzi, lo affronti, perciò dovrà guardare dentro sé stesso col rischio di farsi più male che bene.
Che ne pensate? Se in qualcosa non sono chiaro, chiedete pure.