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Discussioni - Yeliyel79

#1
Una riflessione... è più realistico il "determinismo" oppure che tutto si basa sulla nostra pura scelta? Siamo veramente liberi di scegliere o questo è utopico più del determinismo? Siamo veramente autori delle nostre scelte? Ritengo che la nostra scelta finale non sia mai realmente "pura e assoluta", veramente ritenete che le vostre scelte sono sempre autentiche e autonome e pure?

Le nostre scelte sono determinate da una serie di variabili e fattori, non intendo scomodare il cielo ne gli astri (essendo un astrologo) e vi elenco le variabili prime, le più tangibili: le nostre scelte dipendono da ciò che ereditiamo, dipendono da dove nasciamo quindi dal luogo geografico politico e sociale che permette certe potenzialità ed altre non le consente, dal contesto culturale e dal periodo culturale, inoltre da funzioni cerebrali e organiche specifiche perché ognuno di noi "produce" neurotrasmettitori in modo specifico e unico, dettato da un codice genetico che è già di per sé una "traccia" su cosa siamo e su come saremo, il genoma individuale è l'esempio di come non esista alcuna "autonomia" e "libertà" di essere perché siamo già configurati all'interno di "realtà precostituite".

L'autenticità infatti io la associo al simbolo di URANO e ai contenuti della simbologia dell'Aquario (portatore di acqua, ma un segno d'aria, simbolo del Liquor Vitae di Paracelso: essere autentici ed esprimere la VERA VOLONTA' chi pratica studi di filosofia, magia ed esoterismo sa bene che è una "operazione iniziatica", che non tutti sanno fare o sanno esprimere e se si arriva ad espletare in modo puro la propria "vera volontà" si incarnerebbe il ruolo del Magus il grado più alto dell'iniziazione.
Quindi non è vero che siamo noi a decidere le cose... noi possiamo "scegliere" ma la scelta è sempre di fronte cose specifiche e precostituite da una realtà biologica, genetica, culturale, politica e geografica. Questo in breve il perché penso che il determinismo in astrologia, visto in quest'ottica, è realistico e per nulla superstizioso, ma molto logico. Trovo invece illogico e molto IDEALISTA E UTOPICO direi ALIENATA l'idea che esista una "VOLONTA' PURA" e che tutti noi siamo ciò che siamo per "atti di volontà" priva di orientamento predetermimanto da fattori esterni micro e macrocosmici.
Se cosi fosse saremmo un mondo di asceti... e infatti tale consapevolezza ci porterebbe alla SAPIENS quella che anche gli astrologi antichi ritenevano in grado di rendere l'uomo non più soggetto al Destino e agli Astri: Sapiens dominabitur astris.
Esiste un luogo del mondo in cui una "leggenda" vuole che non ci siano influenza degli astri, dove appunto non c'è assoggettamento del Cielo. Questo aspetto rievoca molto la Sapiens dominabitur astris, ma ci dice pure che è un qualcosa da raggiungere non un qualcosa con cui nasciamo.
La forza di volontà non esiste è una invenzione della new age, esistono I BISOGNI dell'individuo, fisici psicologici emotivi. Null'altro.
L'astrologia per esempio e le discipline ermetiche e magiche cii ricordano che non siamo liberi legandoci per esempio ai GENISU LOCI e ai Daimon del Corpo fisico ed eterico, cioè anche i luoghi dove nasciamo e che frequentiamo sono soggetti a un Daimon o ad una LEGGE, che è al di sopra e stabilisce e regola le cose.... liberarsi da questa legge è il vero processo iniziatico di chi vuole raggiungere il grado di Magus

#2
Ho avuto molte discussioni polemiche su Greta, in particolare nei confronti di quelle persone che la identificano come una psicopatica, figlia di alien, manovrata, una bimbaminchia, una esaltata, e via dicendo. Mi sono scontrato contro chi ritiene Greta "ingrata", perché parla solo di problemi ambientali ma non si cura della fame nel mondo, delle armi nucleari, delle disugualianze tra le minoranze sessuali o delle condizioni delle donne in certe parti nel mondo. Come se Greta fosse la responsabile di tutti i disastri del mondo. Alcune derisioni verso Greta vengono definite "un solo gioco ... tanto per ridere...", insomma un atteggiamento bullizzante finalizzato ad un momento di "riso libero e felice".

A questi individui direi: abbiate la decenza di prendervi le responsabilità di ciò che dite... la derisione o una critica "vuota", giusto per "ridere o deridere qualcuno" è una cosa che ultimamente leggo un po' ovunque. Come in chi scrive libri sul karma ma poi se qualcuno deride, offende e bullizza una ragazzina asperger, difende la derisione dicendomi "esageri... che pesante che sei... si sta solo ridendo..." e certo perché prendere in giro o deridere gli altri è un passatempo cosi, leggero... ma si... certo.

Questa leggerezza non identifica il mio essere POLEMOS ma identifica l'insulsaggine altrui.

Sto notando una cosa: se si prova a fare un ragionamento, in cui si cerca di capire le cose, si diventa solo maleducati. Io ho una concezione diversa di educazione: per me l'educazione è saper rispettare le idee degli altri, e cmq saper esprimere le proprie con rispetto. Ma si sa, quando andiamo contro l'idea di qualcuno, anche con educazione, ci scontriamo con l'ego e in una società in cui il soliloquio è diventato unico verbo possibile, è impossibile poter dialogare, confrontarsi, anche con idee diverse. Non c'è più il gusto del confronto e del ragionamento, tutti chiusi nel loro dire o nei loro convincimenti, così il Dubbio (nel concetto socratico) lo abbiamo sostituito in "verità e certezza assoluta di ciò che pensiamo": ciò ci porta a ritenere chi la pensa diversamente da noi un nemico, piuttosto che un possibile interlocutore.

Ogni cosa che io dico o affermo è sempre rappresentato da un "dubbio" e quindi pongo sempre dubbi nel mio dire, e amo verificare se ciò che dice uno o l'altro ha un criterio, una sua giustezza intellettuale.

Ma tutto ciò è impossibile in questi tempi. Il che però porta almeno al sottoscritto la consapevolezza - questa si assoluta - su quali sono le persone con cui si può fare un ragionamento, o con cui è proprio inutile dialogare.

LA DOMANDA: il quesito che vorrei porre a voi tutti riguarda la capacità di mettere in "dubbio" le nostre idee, partendo dal fatto che questa capacità non esiste, perché siamo tutti concentrati su noi stessi e sul trovare in modo assoluto tesi, teorie, che avvalorino nostre "ipotetiche" convinzioni. Forse dirò una cosa grave ma ritengo che c'è un momento storico in cui la società umana ha cominciato un cammino di ipertrofia dell'ego, sfociando in società si moderne ma narcisistiche, dove il Totem collettivo prende le sembianze del sé-stessi, in un Soliloquio improduttivo. Questo periodo è l'ILLUMINISMO da cui faccio partire le peggiori relativizzazioni del pensiero umano, del dubbio, dall'illuminismo in poi - a mio avviso - abbiamo perso il gusto di pensare cretativamente, di immaginare, fantasticare, sperare, ponendo ogni pensiero possibile sotto la lente della razionalità assoluta, che il più delle volte è un parlare a vanvera solo con sé stessi. Cosa ne pensate? Dove è finto il dubbio socratico? Dove la capacità di ascolto? Dove la capacità di pensarla diversamente, dialogando in modo costruttivo? .....
#3
Parto da un presupposto, forse sbagliato. La scienza è un atto di fede, della ragione.
Mi si dice che ritenere che l'Universo sia l'opera di "dio" è profondamente sbagliato. Per quale motivo è sbagliato questo pensiero? Perché, secondo i razionalisti, ogni cosa ha un suo perché, una sua spiegazione razionale. Siamo certi che la razionalità è la risposta più convincente al Tutto?

Sono un esistenzialista e credo che fino al mio exitus mi domanderò che senso ha la vita e l'esistenza in genere, e in cuor mio so che morirò con questa domanda inevasa. La fisica quantistica ultimamente sta proponendo "teorie" sull'universo sempre più spirituali (che noi astrologi chiamiamo teorie aquariane, senza c), come per esempio nella teoria dell'Universo pensante e intelligente. Ho sempre immaginato Dio come Universo, e l'Universo l'ho sempre ritenuto una entità. Qualcuno tempo fa mi ha criticato dicendomi "ora basta nel credere a cose astratte... le cose esistono perché c'è una logica dietro". Ma quale è la logica del tutto? Io non vedo nessuna logica assoluta nelle cose che ci circondano, il Tutto non ha senso, siamo noi a riempire il tutto di un contenuto che altrimenti sarebbe Vuoto.

Mi soffermerei sul concetto di "entità astratta": chiamatela come volete, ma di fatto per ora l'unica certezza sull'esistenza del Tutto, è che si è generato da una "unità astratta" (che alcune mitologie chiamano germe d'oro) e indefinibile che ha dato vita al tutto. Lo stesso big bang è teoria: e non spiega affatto l'origine del "principio", che non sapremo mai da cosa è stato a sua volta generato...
L'idea che esista una spiegazione a tutto, è una idea sbagliata. Ebbene l'unica certezza è il "Dubbio" che Socrate conciliava con la "Verità" da cui deriva la consapevolezza che è una cosa diversa dall'idea di poter possedere una "conoscenza assoluta delle cose".

Penso, e questo pensiero mi crea mite-frustrazione, che molte domande dell'uomo non saranno mai evase. Tra queste la "domanda delle domande" che non sarà mai evasa: perché esiste l'Universo? E quale è il Principio Generatore, il celebre Archè dei greci (ἀρχή)? E' impossibile dare una risposta a questo quesito usando la sola Logica. Ma una risposta possibile è deducibile se la scienza dell'uomo avrà il coraggio di riunificare il Logos al Mytos: allora si che sarà possibile (forse) rispondere.
Franz
#4
Presentazione nuovi iscritti / Saluti da Francesco
24 Settembre 2019, 12:39:30 PM
Ciao mi chiamo Francesco e sono romano.
Vi leggo da diverso tempo e molte tematiche che affrontate sono per me un valido spunto di riflessione. Sono un astrologo, con una formazione morpurghiana e teosofica, e l'astrologia è il sistema filosofico-simbolico che utilizzo nell'osservazione del mondo fenomenico.

La mia disciplina è impregnata di pregiudizi, e luoghi comuni. E mi piacerebbe condividere con voi spunti di riflessione filosofica anche dal punto di vista del simbolo astrologico. Un caro saluto a tutti.
Francesco