Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Discussioni - Nicola12

#1
Mi sono trovato davanti ad un ragazzo che ho conosciuto in età infantile, ora cresciuto e poco più piccolo di me (22 anni), il quale però ha sempre vissuto in una piccola frazione, di un piccolo comune.
Lui, mentre si stava parlando del fatto che io amo le scienze, ha pensato ad alta voce di voler calcolare 3×4 (credendo che le scienze siano la matematica, e la matematica siano solo tabelline come 3x4) ed ha detto: "3×4=10".

La domanda è: è realmente responsabile il ragazzo di non sapere le tabelline? Mi spiego meglio: lui purtroppo vive in una famiglia poco attenta all'educazione dei figli e purtroppo ha fatto una scuola dove non gli è stato insegnato a fare le tabelline. Quindi l'unico modo per cambiare è, ad es., trovarsi di fronte a qualcuno o ad un libro che gli spieghi questo determinato fatto e poi; dovrà essere lui a ragionarci attivamente. Ma questa realtà impattante sulla quale ragionarci attivamente, è una realtà CASUALE/INDIPENDENTE da lui. Cioè lui NON LA SCEGLIE. Lui non sceglie quando capire le tabelline che non sa, proprio perché pensa di saperle. Aprirà un libro con le tabelline, se lo aprirà, per altri motivi e casualmente capirà di aver sbagliato. Oppure indipendentemente dal suo volere, incontrerà una persona che gli spieghi il suo errore e solo allora, lui ci ragionerà e capirà. Dunque, come possiamo ritenerlo realmente responsabile di non voler comprendere le tabelline, se le comprende solo andando incontro ad una realtà, alla quale lui non sceglie di andare incontro?