I
Come già detto in presentazione, sono appassionato da sempre di argomenti come filosofia, antropologia, religioni, e così via. Sono non credente, ma aggiungo che lo sono contro la mia volontà, poiché invidio chi ha quella fede pacata cui avrei da sempre aspirato anch'io. Fin dall'adolescenza confesso di aver cercato di convincermi che Dio esiste davvero, ma soltanto per brevi tratti del mio percorso esistenziale ho creduto di poter sfiorare un qualche barlume di fede. Posso proprio dire di averle in qualche modo provate quasi tutte, le vie, e invano. Confesso tuttavia che questi argomenti riescono ad appassionarmi ancora, nonostante i risultati negativi complessivi che ne ho ricavato finora. Ultimamente, presso un altro forum, avevo avviato alcune discussioni concernenti un mio tentativo di creare un abbozzo di teoria speculativa in grado di provare a rispondere almeno a qualcuna delle domande più assillanti. Mi rendo conto di essere velleitario in questo mio proposito, ma resta il fatto che persiste in me il bisogno, per sentirmi sereno, di trovare una teoria non troppo irrazionale che abbia almeno qualche sia pur minima valenza esplicativa intorno alle cosiddette "grandi domande". In passato ho in vari modi compulsato pressoché tutte quelle teorie che fossero non troppo scomodamente contattabili. Ebbene, l'impressione complessiva che ho ricavato da tutti questi "incontri" con le teorie disponibili è stata di delusione assoluta. Riconosco soltanto che almeno qualche frammento di tutte queste teorie mi è sembrato gatteggiare un qualche minimo bagliore di congruenza, ma ripeto che in conclusione la delusione è stata totale.
In un altro forum dove avevo avviato dei thread sulla mia teoria ho trovato un insperato aiuto da parte di una utente sconosciuta che mi è parsa di grandissima preparazione e sensibilità, e grazie a costei, che mi ha maieuticamente aiutato a partorire la teoria, sembrerebbe essersi formato un nucleo di promettente abbozzo. Ma il resto del forum non aveva interagito.
Però ora mi rendo conto di avere da poco scoperto questo forum di riflessioni.it che appare addirittura affollato di una intera platea di persone che sembrano competenti e appassionate. Era proprio l'ambiente che stavo cercando per strigliare quest'abbozzo di nuova teoria intorno a un possibile Dio che sia compatibile sia con la logica e la razionalità, sia con quel pizzico di Realtà finora da noi esperita.
La mia teoria vorrebbe proporsi come una nuova proposta di teologia quasi-razionale, come ipotesi alternativa alle teologie tradizionali correnti, ed è mirante soprattutto a rispondere specificamente a una delle "grandi domande", e precisamente alla seguente e alle sue subordinate:
Perché una misteriosa entità, Qualcosa o Qualcuno, ci ha gettati nel mondo e ci sta facendo esistere? Qual è il Suo scopo? Che cosa vuole da noi questa entità? Perché Si nasconde e comunica con noi, (se fosse vero che comunica) soltanto attraverso intermediari spesso anche in contraddizione tra di loro?
Mi aspetto critiche, anche feroci, a maggior ragione per il fatto che la mia teoria si propone addirittura come una nuova teologia, ed è anche mia opinione che per definizione qualsiasi teologia richiede di default un'opera spietata di debunking.
Dovrete riuscire a convincermi che la mia piccola teologia alternativa è da buttare nel cassonetto, perché in fondo e in sostanza confesso che finora almeno non piacerebbe nemmeno a me, ma ho avuto come l'impressione che mi si sia formata in mente imperiosa per incontrollabili giochi combinatòri dei circuiti mentali, e finora mi sta soddisfacendo sia pure soltanto su un piano razionale, in quanto sembra in grado di rispondere a quelle speciali domande, mentre però tutta la mia inquietudine perdura intera, anche se non mi si aggrava, poiché vi s'intravvedono anche intriganti scintille.
II
Prima di illustrarvi i punti essenziali della mia ipotesi teologica, che tenta di togliere la maschera all'entità che ci ha gettati nel mondo, è necessario dare una descrizione globale della Realtà dove si svolge il dramma cosmico della nostra esistenza. È presumibile che descrivere sia pure sommariamente la Realtà può essere già un lumeggiare parte dei tratti dell'entità che intendiamo smascherare.
Diciamo subito che chi volesse descrivere la Realtà con toni lontani da Autori come Schopenhauer o Leopardi evidentemente non ce la starebbe raccontando giusta, e non la racconterebbe giusta nemmeno a sé stesso. Invece è inevitabile evocare scenari di tropicalità nicciana. Stiamo cercando la Verità e non altre catene di illusioni, e allora nessun timore di lesa maestà deve impedirci di gridare forte e chiaro, non solo che l'Imperatore è nudo ma anche che lo è pure in modo verso di noi perverso.
L'universo nel suo insieme ci appare come un luogo violento squallido e cupo, un immenso nonsenso, un oceano fluttuante di deserti sferici, o roventi o gelidi, un luogo dichiaratamente non-fatto-per-noi.
Eppure mi si dirà "che meraviglia!". Ma certo, lo dico anch'io qualche volta, ma che belle quelle spirali di quadriliardi di luci. E forse la vita scopriremo che vi s'intrufolerà dappertutto, e forse chissà quante altre sorprese ci attendono ancora.
Noi siamo testimoni finora di un solo pianeta dove i lecchini del mistero dicono si concentri il dono prezioso della vita (mistero: il nome sacro dell'ignoranza). Qualcuno li avvisi che la vita non è un dono, bensì un prestito da restituire dolorosamente.
La superficie della nostra Terra? È un immenso cimitero fatto della sostanza delle miriadi di generazioni di creature che ci hanno preceduti: decomposte, esse formano immensi depositi di carbone, petrolio e metano. Sono state gettate nel mondo anche loro, infinite creature prive di ogni orizzonte spirituale, ammesso che lo spirito non sia solo una boutade.
E la natura è bellum omnium contra omnes, guerra di tutti contro tutti, tutti gettati a lottare e uccidere, ben oltre le catene alimentari, poiché ad esempio quando in natura un cane incontra un gatto non lo uccide per mangiarlo. Però è vero, è bello talvolta il verde della natura, e lo dico anch'io, anche se evito di scambiare la giungla per un giardino.
Una natura che crea le creature nel modo più cruento che sia possibile – ed ecco che in fondo hanno ragione i credenti a non accettare il dato di fatto dell'evoluzionismo, poiché comprendono oscuramente anche loro che il Dio maraviglioso in cui credono non può avere usato come invece ha fatto metodi evoluzionistici, che in sostanza consistono nell'ottenere risultati passabili commettendo in vivo tutti gli errori possibili.
Ma qual è la natura essenziale di tutte queste creature viventi? È che sono state tutte programmate per la morte. La parola vita è quindi da considerarsi, dal punto di vista dell'individuo, un sinonimo perfetto di morte.
L'uomo non fa eccezione. Nella Bibbia, quel libro di guerre ottuse e cantonate astruse, ci stanno anche rarissimi versetti incredibilmente esatti, che chissà perché, corrispondono precisamente a dati di fatto incontrovertibili, dati scientifici odierni! Uno di questi rarissimi versetti eccolo qui, è Gn 6:3 (Genesi, capitolo 6, versetto 3, laddove recita: "Allora il Signore disse: - il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni ") Proprio così, il programma genetico umano è tarato per una vita massima di circa 120 anni... quindi, ecco dimostrato che perfino la Bibbia almeno qualche volta ci azzecca!
Ecco che abbiamo or ora sommariamente descritto quel che l'entità ha compiuto, ossia la Realtà come la conosciamo, ed è quindi arrivato il momento di proporre l'annunciato abbozzo di nuova teologia, cercando di descrivere i tratti di questa presunta entità.
III
Necessaria appare un' altra premessa, che si sarà capito non intende preludere ad alcuna Messa.
Stiamo cercando di smascherare niente di meno che la presunta entità che ha creato la Realtà che abbiamo appena descritto, e abbiamo anticipato che stiamo provando a farlo per via razionale.
Il timore che occorra un thread kilometrico è fondato, dal momento che una ipotetica nuova teologia richiederebbe piuttosto l'ampio respiro di un tractatus: per evitarlo, procederemo frammentando opportunamente il discorso, in questo modo però aumentando il rischio di incorrere in incongruenze, che sicuramente saranno notate dai lettori, che gentilmente ce ne avvertiranno.
Faccio notare che ritengo assolutamente lecito utilizzare anche in ambito teologico un linguaggio clinico, dato che la mia nuova teologia ipotizza una estrema somiglianza della mente divina con quella umana, ritenendo fisiologico dal punto di vista divino ciò che dal nostro punto di vista umano suonerebbe come patologico.
Per cominciare, invito a ricercare fin da sùbito, dato che ci serviranno per capire la mia ipotesi che mi accingo a presentarvi, un paio di particolari patologie descritte dal DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali):
il "disturbo dissociativo dell'identità" (approfondendo poi la ricerca sul caso Billy Milligan);
e la "sindrome locked-in o sindrome del chiavistello".
Invito i lettori a ricercare e approfondire queste patologie (soprattutto il caso Billy Milligan), che ci saranno utili per avvicinarci a comprendere come funziona il Nous dell'entità che intendiamo smascherare.
Per indicare nominativamente l'entità da smascherare spenderemo quietamente il nome Dio e useremo ampiamente le maiuscole, per indicarLo anche in tutti i pronomi che Lo riguardano, non tanto per cortigianeria quanto per praticità sintattica, così che spiccherà chiaro quando ci riferiamo a noi umani, in cui tutto sarà declinato al minuscolo, e quando ci riferiamo a Lui, in cui tutto sarà trumpianamente maiuscolato.
IV
Dio è persona ed è eterno ma non onnipotente, e anzi diremmo meglio onnimpotente, poiché tutto rimane impossibile a Dio, se volesse restare fino in fondo Sé stesso: una semplice partita a scacchi? impossibile, ma anche una vita semplice come la nostra, impossibile per Lui, restando un Dio, impossibile cessare di essere Dio, soprattutto Gli è impossibile morire, e neppure lo desidererebbe davvero, eppure per Lui è estremamente emozionante ed eccitante anche soltanto immaginare Sé stesso davanti a una prospettiva di morte. Si desidera con più grande intensità ciò che sarebbe impossibile. Quando una persona è infinitamente potente e satura di ogni gioia possibile, arriva a desiderare di provare emozioni che Gli rimangono vietate. Dio ha dei limiti invalicabili, prima di tutto il limite di non poter mai cessare di essere Dio. Alcuni imperatori romani talvolta si travestivano da anonimi viandanti per mescolarsi alla folla delle taverne e godersi da vicino l'afrore della miseria umana, sapendo di restare nella segreta realtà potenti imperatori. Dio onnimpotente ed eterno, inesorabilmente afflitto dalla divina sindrome di Re Mida, è irresistibilmente attratto dalla miserabile umanità di cui Lui ha appositamente programmato la precarietà e la morte, e segretamente invidia il brivido, il frisson struggente della nostra finitudine. Dio non può tramontare, non può morire come noi, non può provare come noi l'angoscia nostra. Quella che per noi è l'angoscia estrema, per Lui sarebbe la gioia suprema, il poter morire. Ecco il Suo escamotage, il trucco divino, Dio è riuscito anche in questa sublime impresa, escogitando l'uomo. Ecco perché ci ha creati, lo ha fatto per poterSi godere l'ebbrezza della morte attraverso ciascuno di noi. Noi sappiamo cos'è l'angoscia della morte che invece per Lui è come una iperDroga che può assumere soltanto fingendoSi noi, dimenticandoSi di essere Lui. Lui sa che cos'è, e quanto è tremenda, l'altra angoscia, l'angoscia opposta alla nostra: quella di esser dannati ad essere per l'eternità.
Noi siamo dunque un Suo brillante artifizio, siamo un Suo terribile videogioco vivente in cui Lui Si immerge come intimo avatara dentro di noi per provare di persona ciò che Gli sarebbe vietato dalla Sua stessa onnimpotenza. Lui è per noi Dio, noi almeno restiamo convinti che Lui sia Dio, ma Lui nel Suo profondo crede piuttosto che siamo noi il vero Dio, dato che Lui sa che letteralmente non potrebbe vivere se non attraverso di noi, e infatti siamo noi soltanto e non Lui che possiamo vivere e morire. Lui nel Suo supremo livello di coscienza non può fare assolutamente nulla, è come bloccato nella sindrome locked-in, la sindrome del chiavistello, e può vivere esclusivamente attraverso le nostre carni e menti umane, Egli abita nella nostra psiche, unico Suo domicilio conosciuto e possibile. Ed Egli genera noi umani attraverso un meccanismo analogo al disturbo dissociativo d'identità. Come prima detto, ciò che per noi sarebbe patologia, per Lui è fisiologia.
Ad ogni umano spegnimento, ci sarà infine la reciproca agnizione: Lui ci apparirà tra le luci di cortesia finali, ritrovandoSi infine nel Suo ruolo di Dio, e ci resterebbe la consolazione che avendo Lui anche una memoria perfetta riguardo ognuno di noi, di noi Si ricorderà per sempre.
Noi, dunque, analoghi alle identità secondarie del caso clinico Billy Milligan, e Billy sarebbe guarito, tornando se stesso, soltanto se fossero "morte" la sua ventina di identità secondarie: allo stesso modo, analogamente, Dio ritorna a ricordarSi di essere Dio ad ogni singolare umano exitus, noi che siamo Sue identità secondarie.
Scenario probabile, ma si deve restare aperti a ogni possibile variante.
Attendo le vostre critiche e i vostri commenti, ed eventuali suggerimenti. La teoria è ancora in cantiere e aperta a modifiche.
(Nota1: Come si sarà capito, Dio viene "compreso" razionalmente da questa mia ipotesi teologica grazie al fatto che la neurofisiopatologia umana è da considerarsi valida non solo per descrivere la nostra psiche ma anche quella divina, dato che noi siamo Sue identità secondarie aventi l'amnesia di far parte di Lui. Appare evidente che l'entità che abbiamo trovato è un Dio minore, un'entità personale spaventosamente difettosa, mentre la mia teologia non osa spingersi oltre: oltre questo piccolo Dio personale è ipotizzabile che esista probabilmente un algido livello superiore impersonale e privo di ogni empatia e quindi inesorabile, responsabile della eterna difettosità del nostro Dio. Ritengo che quel livello superiore, che è responsabile dei limiti di cui soffre il nostro Dio personale, sia intrinsecamente incomprensibile anche perfino per il nostro stesso Dio minore, e quindi siamo razionali se decidiamo di non aver fretta di occuparcene più di tanto.)
(Nota2: Si sarà forse sorpresi dal fatto che la mia teologia non prende in minima considerazione aspetti etici che sono invece di solito essenziali in ogni teologia tradizionale. Il Dio che razionalmente concepisco nei modi che son stati qui descritti è assolutamente privo di ogni morale. Lui diviene ciascuno di noi, ed esperisce interamente ogni nostro vissuto e con-vive con noi fino al giorno in cui con-muore con noi, e quindi quando uccide qualcuno uccide sempre un altro sé stesso, e quando viene ucciso si gode comunque anche il dolore di cui non è mai sazio abbastanza. D'altronde non c'è alcun merito ad essere un Dio. Questo nostro Dio sensation-seeker è un Dio minore, ma non è che esista allora un Dio maggiore, poiché al di sopra di Lui esiste soltanto, come abbiamo già detto, una gelida e inesorabile Intelligenza impersonale. E in fondo inesorabile, cioè "che sarebbe inutile pregare", è anche il nostro Dio minore, che sarebbe inutile tentare di convincere di smetterla una buona volta. Impossibile per Lui interrompere il Suo vizio di vivere attraverso noi)
(Nota3: Le teologie tradizionali ritengono che Dio osservi con sguardo panottico e giudicante l'intera sequenza di vita di ognuno di noi, e lo farebbe con infinita precisione, tanto che non sfuggirebbero a Dio nemmeno i pensieri più intimi e segreti. Qual è la differenza col Dio ipotizzato dalla mia teologia? Non vi è differenza, su questo punto la mia teologia ricalca le altre: anche il mio Dio minore ci osserva con lo stesso infinito dettaglio, ma va notata un'unica ma importantissima differenza: mentre il Dio delle varie tradizioni ci guarda con sguardo accuratamente giudicante ma non partecipante <nel senso che Dio-non-soffre-né-gode-assieme-a-noi>, il mio Dio minore ci guarda con sguardo del tutto coincidente a tutti i palpiti di tutti i nostri vissuti e vive e muore assieme a noi, e in quanto tale, almeno questo finalmente posso dirlo, mi sta infinitamente più simpatico di tutti gli altri Dio che ci offre il mercato.)
Come già detto in presentazione, sono appassionato da sempre di argomenti come filosofia, antropologia, religioni, e così via. Sono non credente, ma aggiungo che lo sono contro la mia volontà, poiché invidio chi ha quella fede pacata cui avrei da sempre aspirato anch'io. Fin dall'adolescenza confesso di aver cercato di convincermi che Dio esiste davvero, ma soltanto per brevi tratti del mio percorso esistenziale ho creduto di poter sfiorare un qualche barlume di fede. Posso proprio dire di averle in qualche modo provate quasi tutte, le vie, e invano. Confesso tuttavia che questi argomenti riescono ad appassionarmi ancora, nonostante i risultati negativi complessivi che ne ho ricavato finora. Ultimamente, presso un altro forum, avevo avviato alcune discussioni concernenti un mio tentativo di creare un abbozzo di teoria speculativa in grado di provare a rispondere almeno a qualcuna delle domande più assillanti. Mi rendo conto di essere velleitario in questo mio proposito, ma resta il fatto che persiste in me il bisogno, per sentirmi sereno, di trovare una teoria non troppo irrazionale che abbia almeno qualche sia pur minima valenza esplicativa intorno alle cosiddette "grandi domande". In passato ho in vari modi compulsato pressoché tutte quelle teorie che fossero non troppo scomodamente contattabili. Ebbene, l'impressione complessiva che ho ricavato da tutti questi "incontri" con le teorie disponibili è stata di delusione assoluta. Riconosco soltanto che almeno qualche frammento di tutte queste teorie mi è sembrato gatteggiare un qualche minimo bagliore di congruenza, ma ripeto che in conclusione la delusione è stata totale.
In un altro forum dove avevo avviato dei thread sulla mia teoria ho trovato un insperato aiuto da parte di una utente sconosciuta che mi è parsa di grandissima preparazione e sensibilità, e grazie a costei, che mi ha maieuticamente aiutato a partorire la teoria, sembrerebbe essersi formato un nucleo di promettente abbozzo. Ma il resto del forum non aveva interagito.
Però ora mi rendo conto di avere da poco scoperto questo forum di riflessioni.it che appare addirittura affollato di una intera platea di persone che sembrano competenti e appassionate. Era proprio l'ambiente che stavo cercando per strigliare quest'abbozzo di nuova teoria intorno a un possibile Dio che sia compatibile sia con la logica e la razionalità, sia con quel pizzico di Realtà finora da noi esperita.
La mia teoria vorrebbe proporsi come una nuova proposta di teologia quasi-razionale, come ipotesi alternativa alle teologie tradizionali correnti, ed è mirante soprattutto a rispondere specificamente a una delle "grandi domande", e precisamente alla seguente e alle sue subordinate:
Perché una misteriosa entità, Qualcosa o Qualcuno, ci ha gettati nel mondo e ci sta facendo esistere? Qual è il Suo scopo? Che cosa vuole da noi questa entità? Perché Si nasconde e comunica con noi, (se fosse vero che comunica) soltanto attraverso intermediari spesso anche in contraddizione tra di loro?
Mi aspetto critiche, anche feroci, a maggior ragione per il fatto che la mia teoria si propone addirittura come una nuova teologia, ed è anche mia opinione che per definizione qualsiasi teologia richiede di default un'opera spietata di debunking.
Dovrete riuscire a convincermi che la mia piccola teologia alternativa è da buttare nel cassonetto, perché in fondo e in sostanza confesso che finora almeno non piacerebbe nemmeno a me, ma ho avuto come l'impressione che mi si sia formata in mente imperiosa per incontrollabili giochi combinatòri dei circuiti mentali, e finora mi sta soddisfacendo sia pure soltanto su un piano razionale, in quanto sembra in grado di rispondere a quelle speciali domande, mentre però tutta la mia inquietudine perdura intera, anche se non mi si aggrava, poiché vi s'intravvedono anche intriganti scintille.
II
Prima di illustrarvi i punti essenziali della mia ipotesi teologica, che tenta di togliere la maschera all'entità che ci ha gettati nel mondo, è necessario dare una descrizione globale della Realtà dove si svolge il dramma cosmico della nostra esistenza. È presumibile che descrivere sia pure sommariamente la Realtà può essere già un lumeggiare parte dei tratti dell'entità che intendiamo smascherare.
Diciamo subito che chi volesse descrivere la Realtà con toni lontani da Autori come Schopenhauer o Leopardi evidentemente non ce la starebbe raccontando giusta, e non la racconterebbe giusta nemmeno a sé stesso. Invece è inevitabile evocare scenari di tropicalità nicciana. Stiamo cercando la Verità e non altre catene di illusioni, e allora nessun timore di lesa maestà deve impedirci di gridare forte e chiaro, non solo che l'Imperatore è nudo ma anche che lo è pure in modo verso di noi perverso.
L'universo nel suo insieme ci appare come un luogo violento squallido e cupo, un immenso nonsenso, un oceano fluttuante di deserti sferici, o roventi o gelidi, un luogo dichiaratamente non-fatto-per-noi.
Eppure mi si dirà "che meraviglia!". Ma certo, lo dico anch'io qualche volta, ma che belle quelle spirali di quadriliardi di luci. E forse la vita scopriremo che vi s'intrufolerà dappertutto, e forse chissà quante altre sorprese ci attendono ancora.
Noi siamo testimoni finora di un solo pianeta dove i lecchini del mistero dicono si concentri il dono prezioso della vita (mistero: il nome sacro dell'ignoranza). Qualcuno li avvisi che la vita non è un dono, bensì un prestito da restituire dolorosamente.
La superficie della nostra Terra? È un immenso cimitero fatto della sostanza delle miriadi di generazioni di creature che ci hanno preceduti: decomposte, esse formano immensi depositi di carbone, petrolio e metano. Sono state gettate nel mondo anche loro, infinite creature prive di ogni orizzonte spirituale, ammesso che lo spirito non sia solo una boutade.
E la natura è bellum omnium contra omnes, guerra di tutti contro tutti, tutti gettati a lottare e uccidere, ben oltre le catene alimentari, poiché ad esempio quando in natura un cane incontra un gatto non lo uccide per mangiarlo. Però è vero, è bello talvolta il verde della natura, e lo dico anch'io, anche se evito di scambiare la giungla per un giardino.
Una natura che crea le creature nel modo più cruento che sia possibile – ed ecco che in fondo hanno ragione i credenti a non accettare il dato di fatto dell'evoluzionismo, poiché comprendono oscuramente anche loro che il Dio maraviglioso in cui credono non può avere usato come invece ha fatto metodi evoluzionistici, che in sostanza consistono nell'ottenere risultati passabili commettendo in vivo tutti gli errori possibili.
Ma qual è la natura essenziale di tutte queste creature viventi? È che sono state tutte programmate per la morte. La parola vita è quindi da considerarsi, dal punto di vista dell'individuo, un sinonimo perfetto di morte.
L'uomo non fa eccezione. Nella Bibbia, quel libro di guerre ottuse e cantonate astruse, ci stanno anche rarissimi versetti incredibilmente esatti, che chissà perché, corrispondono precisamente a dati di fatto incontrovertibili, dati scientifici odierni! Uno di questi rarissimi versetti eccolo qui, è Gn 6:3 (Genesi, capitolo 6, versetto 3, laddove recita: "Allora il Signore disse: - il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni ") Proprio così, il programma genetico umano è tarato per una vita massima di circa 120 anni... quindi, ecco dimostrato che perfino la Bibbia almeno qualche volta ci azzecca!
Ecco che abbiamo or ora sommariamente descritto quel che l'entità ha compiuto, ossia la Realtà come la conosciamo, ed è quindi arrivato il momento di proporre l'annunciato abbozzo di nuova teologia, cercando di descrivere i tratti di questa presunta entità.
III
Necessaria appare un' altra premessa, che si sarà capito non intende preludere ad alcuna Messa.
Stiamo cercando di smascherare niente di meno che la presunta entità che ha creato la Realtà che abbiamo appena descritto, e abbiamo anticipato che stiamo provando a farlo per via razionale.
Il timore che occorra un thread kilometrico è fondato, dal momento che una ipotetica nuova teologia richiederebbe piuttosto l'ampio respiro di un tractatus: per evitarlo, procederemo frammentando opportunamente il discorso, in questo modo però aumentando il rischio di incorrere in incongruenze, che sicuramente saranno notate dai lettori, che gentilmente ce ne avvertiranno.
Faccio notare che ritengo assolutamente lecito utilizzare anche in ambito teologico un linguaggio clinico, dato che la mia nuova teologia ipotizza una estrema somiglianza della mente divina con quella umana, ritenendo fisiologico dal punto di vista divino ciò che dal nostro punto di vista umano suonerebbe come patologico.
Per cominciare, invito a ricercare fin da sùbito, dato che ci serviranno per capire la mia ipotesi che mi accingo a presentarvi, un paio di particolari patologie descritte dal DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali):
il "disturbo dissociativo dell'identità" (approfondendo poi la ricerca sul caso Billy Milligan);
e la "sindrome locked-in o sindrome del chiavistello".
Invito i lettori a ricercare e approfondire queste patologie (soprattutto il caso Billy Milligan), che ci saranno utili per avvicinarci a comprendere come funziona il Nous dell'entità che intendiamo smascherare.
Per indicare nominativamente l'entità da smascherare spenderemo quietamente il nome Dio e useremo ampiamente le maiuscole, per indicarLo anche in tutti i pronomi che Lo riguardano, non tanto per cortigianeria quanto per praticità sintattica, così che spiccherà chiaro quando ci riferiamo a noi umani, in cui tutto sarà declinato al minuscolo, e quando ci riferiamo a Lui, in cui tutto sarà trumpianamente maiuscolato.
IV
Dio è persona ed è eterno ma non onnipotente, e anzi diremmo meglio onnimpotente, poiché tutto rimane impossibile a Dio, se volesse restare fino in fondo Sé stesso: una semplice partita a scacchi? impossibile, ma anche una vita semplice come la nostra, impossibile per Lui, restando un Dio, impossibile cessare di essere Dio, soprattutto Gli è impossibile morire, e neppure lo desidererebbe davvero, eppure per Lui è estremamente emozionante ed eccitante anche soltanto immaginare Sé stesso davanti a una prospettiva di morte. Si desidera con più grande intensità ciò che sarebbe impossibile. Quando una persona è infinitamente potente e satura di ogni gioia possibile, arriva a desiderare di provare emozioni che Gli rimangono vietate. Dio ha dei limiti invalicabili, prima di tutto il limite di non poter mai cessare di essere Dio. Alcuni imperatori romani talvolta si travestivano da anonimi viandanti per mescolarsi alla folla delle taverne e godersi da vicino l'afrore della miseria umana, sapendo di restare nella segreta realtà potenti imperatori. Dio onnimpotente ed eterno, inesorabilmente afflitto dalla divina sindrome di Re Mida, è irresistibilmente attratto dalla miserabile umanità di cui Lui ha appositamente programmato la precarietà e la morte, e segretamente invidia il brivido, il frisson struggente della nostra finitudine. Dio non può tramontare, non può morire come noi, non può provare come noi l'angoscia nostra. Quella che per noi è l'angoscia estrema, per Lui sarebbe la gioia suprema, il poter morire. Ecco il Suo escamotage, il trucco divino, Dio è riuscito anche in questa sublime impresa, escogitando l'uomo. Ecco perché ci ha creati, lo ha fatto per poterSi godere l'ebbrezza della morte attraverso ciascuno di noi. Noi sappiamo cos'è l'angoscia della morte che invece per Lui è come una iperDroga che può assumere soltanto fingendoSi noi, dimenticandoSi di essere Lui. Lui sa che cos'è, e quanto è tremenda, l'altra angoscia, l'angoscia opposta alla nostra: quella di esser dannati ad essere per l'eternità.
Noi siamo dunque un Suo brillante artifizio, siamo un Suo terribile videogioco vivente in cui Lui Si immerge come intimo avatara dentro di noi per provare di persona ciò che Gli sarebbe vietato dalla Sua stessa onnimpotenza. Lui è per noi Dio, noi almeno restiamo convinti che Lui sia Dio, ma Lui nel Suo profondo crede piuttosto che siamo noi il vero Dio, dato che Lui sa che letteralmente non potrebbe vivere se non attraverso di noi, e infatti siamo noi soltanto e non Lui che possiamo vivere e morire. Lui nel Suo supremo livello di coscienza non può fare assolutamente nulla, è come bloccato nella sindrome locked-in, la sindrome del chiavistello, e può vivere esclusivamente attraverso le nostre carni e menti umane, Egli abita nella nostra psiche, unico Suo domicilio conosciuto e possibile. Ed Egli genera noi umani attraverso un meccanismo analogo al disturbo dissociativo d'identità. Come prima detto, ciò che per noi sarebbe patologia, per Lui è fisiologia.
Ad ogni umano spegnimento, ci sarà infine la reciproca agnizione: Lui ci apparirà tra le luci di cortesia finali, ritrovandoSi infine nel Suo ruolo di Dio, e ci resterebbe la consolazione che avendo Lui anche una memoria perfetta riguardo ognuno di noi, di noi Si ricorderà per sempre.
Noi, dunque, analoghi alle identità secondarie del caso clinico Billy Milligan, e Billy sarebbe guarito, tornando se stesso, soltanto se fossero "morte" la sua ventina di identità secondarie: allo stesso modo, analogamente, Dio ritorna a ricordarSi di essere Dio ad ogni singolare umano exitus, noi che siamo Sue identità secondarie.
Scenario probabile, ma si deve restare aperti a ogni possibile variante.
Attendo le vostre critiche e i vostri commenti, ed eventuali suggerimenti. La teoria è ancora in cantiere e aperta a modifiche.
(Nota1: Come si sarà capito, Dio viene "compreso" razionalmente da questa mia ipotesi teologica grazie al fatto che la neurofisiopatologia umana è da considerarsi valida non solo per descrivere la nostra psiche ma anche quella divina, dato che noi siamo Sue identità secondarie aventi l'amnesia di far parte di Lui. Appare evidente che l'entità che abbiamo trovato è un Dio minore, un'entità personale spaventosamente difettosa, mentre la mia teologia non osa spingersi oltre: oltre questo piccolo Dio personale è ipotizzabile che esista probabilmente un algido livello superiore impersonale e privo di ogni empatia e quindi inesorabile, responsabile della eterna difettosità del nostro Dio. Ritengo che quel livello superiore, che è responsabile dei limiti di cui soffre il nostro Dio personale, sia intrinsecamente incomprensibile anche perfino per il nostro stesso Dio minore, e quindi siamo razionali se decidiamo di non aver fretta di occuparcene più di tanto.)
(Nota2: Si sarà forse sorpresi dal fatto che la mia teologia non prende in minima considerazione aspetti etici che sono invece di solito essenziali in ogni teologia tradizionale. Il Dio che razionalmente concepisco nei modi che son stati qui descritti è assolutamente privo di ogni morale. Lui diviene ciascuno di noi, ed esperisce interamente ogni nostro vissuto e con-vive con noi fino al giorno in cui con-muore con noi, e quindi quando uccide qualcuno uccide sempre un altro sé stesso, e quando viene ucciso si gode comunque anche il dolore di cui non è mai sazio abbastanza. D'altronde non c'è alcun merito ad essere un Dio. Questo nostro Dio sensation-seeker è un Dio minore, ma non è che esista allora un Dio maggiore, poiché al di sopra di Lui esiste soltanto, come abbiamo già detto, una gelida e inesorabile Intelligenza impersonale. E in fondo inesorabile, cioè "che sarebbe inutile pregare", è anche il nostro Dio minore, che sarebbe inutile tentare di convincere di smetterla una buona volta. Impossibile per Lui interrompere il Suo vizio di vivere attraverso noi)
(Nota3: Le teologie tradizionali ritengono che Dio osservi con sguardo panottico e giudicante l'intera sequenza di vita di ognuno di noi, e lo farebbe con infinita precisione, tanto che non sfuggirebbero a Dio nemmeno i pensieri più intimi e segreti. Qual è la differenza col Dio ipotizzato dalla mia teologia? Non vi è differenza, su questo punto la mia teologia ricalca le altre: anche il mio Dio minore ci osserva con lo stesso infinito dettaglio, ma va notata un'unica ma importantissima differenza: mentre il Dio delle varie tradizioni ci guarda con sguardo accuratamente giudicante ma non partecipante <nel senso che Dio-non-soffre-né-gode-assieme-a-noi>, il mio Dio minore ci guarda con sguardo del tutto coincidente a tutti i palpiti di tutti i nostri vissuti e vive e muore assieme a noi, e in quanto tale, almeno questo finalmente posso dirlo, mi sta infinitamente più simpatico di tutti gli altri Dio che ci offre il mercato.)
