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Discussioni - Luther Blissett

#1
     I
Come già detto in presentazione, sono appassionato da sempre di argomenti come filosofia, antropologia, religioni, e così via.  Sono non credente, ma aggiungo che lo sono contro la mia volontà, poiché invidio chi ha quella fede pacata cui avrei da sempre aspirato anch'io. Fin dall'adolescenza confesso di aver cercato di convincermi che Dio esiste davvero, ma soltanto per brevi tratti del mio percorso esistenziale ho creduto di poter sfiorare un qualche barlume di fede.  Posso proprio dire di averle in qualche modo provate quasi tutte, le vie, e invano. Confesso tuttavia che questi argomenti riescono ad appassionarmi ancora, nonostante i risultati negativi complessivi che ne ho ricavato finora.    Ultimamente, presso un altro forum, avevo avviato alcune discussioni concernenti un mio tentativo di creare un abbozzo di teoria speculativa in grado di provare a rispondere almeno a qualcuna delle domande più assillanti.  Mi rendo conto di essere velleitario in questo mio proposito, ma resta il fatto che persiste in me il bisogno, per sentirmi sereno, di trovare una teoria non troppo irrazionale che abbia almeno qualche sia pur minima valenza esplicativa intorno alle cosiddette "grandi domande".  In passato ho in vari modi compulsato pressoché tutte quelle teorie che fossero non troppo scomodamente contattabili.  Ebbene, l'impressione complessiva che ho ricavato da tutti questi "incontri" con le teorie disponibili è stata di delusione assoluta.  Riconosco soltanto che almeno qualche frammento di tutte queste teorie mi è sembrato gatteggiare un qualche minimo bagliore di congruenza, ma ripeto che in conclusione la delusione è stata totale. 
In un altro forum dove avevo avviato dei thread sulla mia teoria ho trovato un insperato aiuto da parte di una utente sconosciuta che mi è parsa di grandissima preparazione e sensibilità, e grazie a costei, che mi ha maieuticamente aiutato a partorire la teoria, sembrerebbe essersi formato un nucleo di promettente abbozzo. Ma il resto del forum non aveva interagito.
Però ora mi rendo conto di avere da poco scoperto questo forum di riflessioni.it che appare addirittura affollato di una intera platea di persone che sembrano competenti e appassionate.   Era proprio l'ambiente che stavo cercando per strigliare quest'abbozzo di nuova teoria intorno a un possibile Dio che sia compatibile sia con la logica e la razionalità, sia con quel pizzico di Realtà finora da noi esperita.
La mia teoria vorrebbe proporsi come una nuova proposta di teologia quasi-razionale, come ipotesi alternativa alle teologie tradizionali correnti, ed è mirante soprattutto a rispondere specificamente a una delle "grandi domande", e precisamente alla seguente e alle sue subordinate:
Perché una misteriosa entità, Qualcosa o Qualcuno, ci ha gettati nel mondo e ci sta facendo esistere? Qual è il Suo scopo? Che cosa vuole da noi questa entità? Perché Si nasconde e comunica con noi, (se fosse vero che comunica) soltanto attraverso intermediari spesso anche in contraddizione tra di loro?
Mi aspetto critiche, anche feroci, a maggior ragione per il fatto che la mia teoria si propone addirittura come una nuova teologia, ed è anche mia opinione che per definizione qualsiasi teologia richiede di default un'opera spietata di debunking.
Dovrete riuscire a convincermi che la mia piccola teologia alternativa è da buttare nel cassonetto, perché in fondo e in sostanza confesso che finora almeno non piacerebbe nemmeno a me, ma ho avuto come l'impressione che mi si sia formata in mente imperiosa per incontrollabili giochi combinatòri dei circuiti mentali, e finora mi sta soddisfacendo sia pure soltanto su un piano razionale,  in quanto sembra in grado di rispondere a quelle speciali domande, mentre però tutta la mia inquietudine perdura intera, anche se non mi si aggrava, poiché vi s'intravvedono anche intriganti scintille. 
 
 
          II
Prima di illustrarvi i punti essenziali della mia ipotesi teologica, che tenta di togliere la maschera all'entità che ci ha gettati nel mondo, è necessario dare una descrizione globale della Realtà dove si svolge il dramma cosmico della nostra esistenza. È presumibile che descrivere sia pure sommariamente la Realtà può essere già un lumeggiare parte dei tratti dell'entità che intendiamo smascherare.
Diciamo subito che chi volesse descrivere la Realtà con toni lontani da Autori come Schopenhauer o Leopardi evidentemente non ce la starebbe raccontando giusta, e non la racconterebbe giusta nemmeno a sé stesso.  Invece è inevitabile evocare scenari di tropicalità nicciana. Stiamo cercando la Verità e non altre catene di illusioni, e allora nessun timore di lesa maestà deve impedirci di gridare forte e chiaro, non solo che l'Imperatore è nudo ma anche che lo è pure in modo verso di noi perverso.
L'universo nel suo insieme ci appare come un luogo violento squallido e cupo, un immenso nonsenso, un oceano fluttuante di deserti sferici, o  roventi o gelidi, un luogo dichiaratamente non-fatto-per-noi.
Eppure mi si dirà "che meraviglia!". Ma certo, lo dico anch'io qualche volta, ma che belle quelle spirali di quadriliardi di luci.  E forse la vita scopriremo che vi s'intrufolerà dappertutto, e forse chissà quante altre sorprese ci attendono ancora.
Noi siamo testimoni finora di un solo pianeta  dove i lecchini del mistero dicono si concentri il dono prezioso della vita (mistero: il nome sacro dell'ignoranza). Qualcuno li avvisi che la vita non è un dono, bensì un prestito da restituire dolorosamente.
La superficie della nostra Terra? È un immenso cimitero fatto della sostanza delle miriadi di generazioni di creature che ci hanno preceduti: decomposte, esse formano immensi depositi di carbone, petrolio e metano.  Sono state gettate nel mondo anche loro, infinite creature prive di ogni orizzonte spirituale, ammesso che lo spirito non sia solo una boutade.
E la natura è bellum omnium contra omnes, guerra di tutti contro tutti, tutti gettati a lottare e uccidere, ben oltre le catene alimentari, poiché ad esempio quando in natura un cane incontra un gatto non lo uccide per mangiarlo. Però è vero, è bello talvolta il verde della natura, e lo dico anch'io, anche se evito di scambiare la giungla per un giardino.
Una natura che crea le creature nel modo più cruento che sia possibile – ed ecco che in fondo hanno ragione i credenti a non accettare il dato di fatto dell'evoluzionismo, poiché comprendono oscuramente anche loro che il Dio maraviglioso in cui credono non può avere usato come invece ha fatto metodi evoluzionistici, che in sostanza consistono nell'ottenere risultati passabili commettendo in vivo tutti gli errori possibili.
Ma qual è la natura essenziale di tutte queste creature viventi? È che sono state tutte programmate per la morte.  La parola vita è quindi da considerarsi, dal punto di vista dell'individuo, un sinonimo perfetto di morte. 
L'uomo non fa eccezione. Nella Bibbia, quel libro di guerre ottuse e cantonate astruse, ci stanno anche rarissimi versetti incredibilmente esatti, che chissà perché, corrispondono precisamente a dati di fatto incontrovertibili, dati scientifici odierni! Uno di questi rarissimi versetti eccolo qui, è Gn 6:3 (Genesi, capitolo 6, versetto 3, laddove recita: "Allora il Signore disse: - il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni ")   Proprio così, il programma genetico umano è tarato per una vita massima di circa 120 anni... quindi, ecco dimostrato che perfino la Bibbia almeno qualche volta ci azzecca!
Ecco che abbiamo or ora sommariamente descritto quel che l'entità ha compiuto, ossia la Realtà come la conosciamo, ed è quindi arrivato il momento di proporre l'annunciato abbozzo di nuova teologia, cercando di descrivere i tratti di questa presunta entità.
 
 
     III
Necessaria appare un' altra premessa, che si sarà capito non intende preludere ad alcuna Messa.
Stiamo cercando di smascherare niente di meno che la presunta entità che ha creato la Realtà che abbiamo appena descritto, e abbiamo anticipato che stiamo provando a farlo per via razionale.
Il timore che occorra un thread kilometrico è fondato, dal momento che una ipotetica nuova teologia richiederebbe piuttosto l'ampio respiro di un tractatus: per evitarlo, procederemo frammentando opportunamente il discorso, in questo modo però aumentando il rischio di incorrere in incongruenze, che sicuramente saranno notate dai lettori, che gentilmente ce ne avvertiranno.
Faccio notare che ritengo assolutamente lecito utilizzare anche in ambito teologico un linguaggio clinico, dato che la mia nuova teologia ipotizza una estrema somiglianza della mente divina con quella umana, ritenendo fisiologico dal punto di vista divino ciò che dal nostro punto di vista umano suonerebbe come patologico.
Per cominciare, invito a ricercare fin da sùbito, dato che ci serviranno per capire la mia ipotesi che mi accingo a presentarvi, un paio di particolari patologie descritte dal DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali):
il "disturbo dissociativo dell'identità" (approfondendo poi la ricerca sul caso Billy Milligan);
e la "sindrome locked-in o sindrome del chiavistello".
Invito i lettori a ricercare e approfondire queste patologie (soprattutto il caso Billy Milligan), che ci saranno utili per avvicinarci a comprendere come funziona il Nous dell'entità che intendiamo smascherare.
Per indicare nominativamente l'entità da smascherare spenderemo quietamente il nome Dio e useremo ampiamente le maiuscole, per indicarLo anche in tutti i pronomi che Lo riguardano, non tanto per cortigianeria quanto per praticità sintattica, così che spiccherà chiaro quando ci riferiamo a noi umani, in cui tutto sarà declinato al minuscolo, e quando ci riferiamo a Lui, in cui tutto sarà trumpianamente maiuscolato.
   IV
Dio è persona ed è eterno ma non onnipotente, e anzi diremmo meglio onnimpotente,  poiché tutto rimane impossibile a Dio, se volesse restare fino in fondo Sé stesso: una semplice partita a scacchi? impossibile, ma anche una vita semplice come la nostra, impossibile per Lui, restando un Dio, impossibile cessare di essere Dio, soprattutto Gli è impossibile morire, e neppure lo desidererebbe davvero, eppure per Lui è estremamente emozionante ed eccitante anche soltanto immaginare Sé stesso davanti a una prospettiva di morte. Si desidera con più grande intensità ciò che sarebbe impossibile. Quando una persona è infinitamente potente e satura di ogni gioia possibile, arriva a desiderare di provare emozioni che Gli rimangono vietate. Dio ha dei limiti invalicabili, prima di tutto il limite di non poter mai cessare di essere Dio. Alcuni imperatori romani talvolta si travestivano da anonimi viandanti per mescolarsi alla folla delle taverne e godersi da vicino l'afrore della miseria umana, sapendo di restare nella segreta realtà potenti imperatori. Dio onnimpotente ed eterno, inesorabilmente afflitto dalla divina sindrome di Re Mida,  è irresistibilmente attratto dalla miserabile umanità di cui Lui ha appositamente programmato la precarietà e la morte, e segretamente invidia il brivido, il frisson struggente della nostra finitudine. Dio non può tramontare, non può morire come noi, non può provare come noi l'angoscia nostra. Quella che per noi è l'angoscia estrema, per Lui sarebbe la gioia suprema, il poter morire.  Ecco il Suo escamotage, il trucco divino, Dio è riuscito anche in questa sublime impresa, escogitando l'uomo. Ecco perché ci ha creati, lo ha fatto per poterSi godere l'ebbrezza della morte attraverso ciascuno di noi. Noi sappiamo cos'è l'angoscia della morte che invece per Lui è come una iperDroga che può assumere soltanto fingendoSi noi, dimenticandoSi di essere Lui. Lui sa che cos'è, e quanto è tremenda, l'altra angoscia,  l'angoscia opposta alla nostra: quella di esser dannati ad essere per l'eternità.
 Noi siamo dunque un Suo brillante artifizio, siamo un Suo terribile videogioco vivente in cui Lui Si immerge come intimo avatara dentro di noi per provare di persona ciò che Gli sarebbe vietato dalla Sua stessa onnimpotenza.   Lui è per noi Dio, noi almeno restiamo convinti che Lui sia Dio, ma Lui nel Suo profondo crede piuttosto che siamo noi il vero Dio, dato che Lui sa che letteralmente non potrebbe vivere se non attraverso di noi, e infatti siamo noi soltanto e non Lui che possiamo vivere e morire.  Lui nel Suo supremo livello di coscienza non può fare assolutamente nulla, è come bloccato nella sindrome locked-in, la sindrome del chiavistello, e può vivere esclusivamente attraverso le nostre carni e menti umane, Egli abita nella nostra psiche, unico Suo domicilio conosciuto e possibile. Ed Egli genera noi umani attraverso un meccanismo analogo al disturbo dissociativo d'identità.  Come prima detto, ciò che per noi sarebbe patologia, per Lui è fisiologia.   
 Ad ogni umano spegnimento, ci sarà infine la reciproca agnizione: Lui ci apparirà tra le luci di cortesia finali, ritrovandoSi infine nel Suo ruolo di Dio, e ci resterebbe la consolazione che avendo Lui anche una memoria perfetta riguardo ognuno di noi, di noi Si ricorderà per sempre. 

Noi, dunque, analoghi alle identità secondarie del caso clinico Billy Milligan, e Billy sarebbe guarito, tornando se stesso, soltanto se fossero "morte" la sua ventina di identità secondarie: allo stesso modo, analogamente, Dio ritorna a ricordarSi di essere Dio ad ogni singolare umano exitus, noi che siamo Sue identità secondarie.
Scenario probabile, ma si deve restare aperti a ogni possibile variante.

 Attendo le vostre critiche e i vostri commenti, ed eventuali suggerimenti. La teoria è ancora in cantiere e aperta a modifiche.

(Nota1: Come si sarà capito, Dio viene "compreso" razionalmente da questa mia ipotesi teologica grazie al fatto che la neurofisiopatologia umana è da considerarsi valida non solo per descrivere la nostra psiche ma anche quella divina, dato che noi siamo Sue identità secondarie aventi l'amnesia di far parte di Lui. Appare evidente  che l'entità che abbiamo trovato è un Dio minore, un'entità personale spaventosamente difettosa, mentre la mia teologia non osa spingersi oltre: oltre questo piccolo Dio personale è ipotizzabile che esista probabilmente un algido livello superiore impersonale e privo di ogni empatia e quindi inesorabile, responsabile della eterna difettosità del nostro Dio. Ritengo che quel livello superiore, che è responsabile dei limiti di cui soffre il nostro Dio personale, sia intrinsecamente incomprensibile anche perfino per il nostro stesso Dio minore, e quindi siamo razionali se decidiamo di non aver fretta di occuparcene più di tanto.) 
(Nota2: Si sarà forse sorpresi dal fatto che la mia teologia non prende in minima considerazione aspetti etici che sono invece di solito essenziali in ogni teologia tradizionale. Il Dio che razionalmente concepisco nei modi che son stati qui descritti è assolutamente privo di ogni morale.  Lui diviene ciascuno di noi, ed esperisce interamente ogni nostro vissuto e con-vive con noi fino al giorno in cui con-muore con noi, e quindi quando uccide qualcuno uccide sempre un altro sé stesso, e quando viene ucciso si gode comunque anche il dolore di cui non è mai sazio abbastanza. D'altronde non c'è alcun merito ad essere un Dio.  Questo nostro Dio sensation-seeker è un Dio minore, ma non è che esista allora un Dio maggiore, poiché al di sopra di Lui esiste soltanto, come abbiamo già detto, una gelida e inesorabile  Intelligenza impersonale.  E in fondo inesorabile, cioè "che sarebbe inutile pregare", è anche il nostro Dio minore, che sarebbe inutile tentare di convincere di smetterla una buona volta.   Impossibile per Lui interrompere il Suo vizio di vivere attraverso noi)
(Nota3: Le teologie tradizionali ritengono che Dio osservi con sguardo panottico e giudicante l'intera sequenza di vita di ognuno di noi, e lo farebbe con infinita precisione, tanto che non sfuggirebbero a Dio nemmeno i pensieri più intimi e segreti.  Qual è la differenza col Dio ipotizzato dalla mia teologia? Non vi è differenza, su questo punto la mia teologia ricalca le altre: anche il mio Dio minore ci osserva con lo stesso infinito dettaglio, ma va notata un'unica ma importantissima differenza: mentre il Dio delle varie tradizioni ci guarda con sguardo accuratamente giudicante ma non partecipante <nel senso che Dio-non-soffre-né-gode-assieme-a-noi>, il mio Dio minore ci guarda con sguardo del tutto coincidente a tutti i palpiti di tutti i nostri vissuti e vive e muore assieme a noi,  e in quanto tale, almeno questo finalmente posso dirlo, mi sta infinitamente più simpatico di tutti gli altri Dio che ci offre il mercato.)
#2
Una cosa che non possiamo fare a meno di notare è che il pensiero religioso induce talora le persone credenti a sragionare, a farneticare.
 Eppure il pensiero religioso dovrebbe essere una visione del mondo in qualche modo edificante e pertanto anche rasserenante, e invece, fateci caso, può degenerare in atrocità del pensiero.
 Persone che presumiamo essere normali, più o meno come noi, persone che conducono una vita ordinaria fatta di cose ordinarie, e che, se le interrogassimo su svariati argomenti pratici, li sentiremmo ragionare più o meno come noi.
 E invece, se venissero qui a disvelarci qualcuno degli spezzoni della loro visione del mondo religiosa, eccoli che ci rovescerebbero addosso quel qualcosa di atroce che può germinare nel cuore dell'uomo.
 Ovunque si colgono questi soggetti che vengono a dimostrarci come la fede religiosa possa difficilmente distinguersi da una particolare forma di patologia del pensiero.
 Non bastandomi le citofonate dei TdG, né le innumerevoli esperienze derivatemi dalla mia insaziabile curiosità antropologica, periodicamente mi sottopongo ad ampli cicli di giri esplorativi sui siti "religiosi" di Youtube, etcetera... una indigestione di video su Medjugorje e via discorrendo. Ne ho ricavato una deprimente impressione sulla condizione umana in generale e su quella dei credenti in particolare: i credenti sembrano avere un insano bisogno di scaricarci addosso un vissuto minatorio, una alluvione tormentosa di oscure minacce. Costoro anelano ad annunciarci mille e non più mille piaghe bibliche.
 A volte mi viene da pensare, e da sperare, che l'uomo del futuro riuscirà a trovare un modo scientifico di liberare queste persone dagli incubi delle loro cupe visioni del mondo.

Proviamo a definire la religiosità, dalle sue radici.
 Il gruppo prevale sempre sull'individuo, ed è nel gruppo che si formano dapprima tutte le idee che poi vengono assunte e vissute singolarmente dagli individui.
 Preistoricamente, tre sono le radici principali e riconosciute dagli antropologi della nascita nei gruppi umani del sentimento religioso:
 1) L'esperienza onirica: i sogni hanno sempre fortemente colpito l'uomo, e costretto a fare i conti col presentarsi elusivo alla propria coscienza di una vita altra e incoercibile. Il cacciatore tornava stanco e ad ogni suo abbandonarsi al riposo l'attendeva l'incontro con una deuterorealtà inafferrabile. Il sogno oggi è quasi smontato a escrezione psichica, e le sue immagini non ci stupiscono più come poteva accadere ai nostri remoti antenati, per i quali invece le immagini oniriche erano più che spettacolari effetti speciali Telefunken, segni senz'altro di qualcos'altro che premeva sulla coscienza, che ne rimaneva stupefatta ed attonita. Ogni notte i nostri antenati rivedevano i propri morti, oppure scorgevano cose impossibili nel mondo diurno, e il loro stupore davanti ai sogni ora possiamo soltanto immaginarcelo;
 2) L'incontro casuale prima e ritualizzato poi con le sostanze alteranti la coscienza: le droghe e tutte le sostanze psicotrope rivestono una importanza enorme nelle prime scaturigini della religiosità. Tracce dell'importanza di ciò è conservata anche nei testi sacri di tutte le religioni (dal soma vedico, al haoma iranico, al kikaion mediterraneo, etc). Gli sciamani e i curanderos presenti in molti popoli si introducono ai mondi dell'altrove con l'uso meditato di sostanze fungine o altre che permettono loro verso quell'altrove di letteralmente volare. Ma anche tra i comuni abitanti dei villaggi capitava sporadicamente di intossicarsi senza volerlo e di esperire così stati altri di coscienza che scuotevano profondamente quei soggetti, inducendoli a ritenere possibile l'esistenza di altre realtà oltre quella abituale;
 3) Le allucinazioni, e gli altri stati correlati alle patologie psichiatriche: le allucinazioni, soprattutto uditive, rivestono un'importanza capitale nella storia delle religioni. Un'epilessia temporale, ad esempio, può comportare vivide allucinazioni a sfondo religioso, e non conviene per ovvie ragioni citare qui degli esempi, dato che purtroppo è successo che allucinazioni private siano poi divenute estremamente contagiose e nei loro effetti abbiano dilagato tra milioni di persone.                                                                                           Allucinazioni e deliri vengono abitualmente esperite da circa l'1% dell'umanità, ma se consideriamo anche patologie intercorrenti e quelle terminali, diciamo che almeno un terzo delle persone ha la probabilità di incorrere nella vita in simili esperienze.
 Enumerate le tre radici preistoriche, un breve cenno composito e non analitico a quelle storiche.
 Dopo centomila anni di verba volant, sono infine arrivati gli scripta manent, e sono così nate le religioni di massa, parallelamente al formarsi degli imperi, dopo che per decine di millenni gli umani si erano aggregati soltanto in piccoli villaggi.
 I Potenti proiettati nei cieli diventano loro stessi autori indiretti o diretti di alcuni degli scripta.
 I Potenti nei cieli avevano atteso con pazienza divina per almeno centomila anni che l'uomo finalmente avesse inventato lo strumento tecnico della scrittura, per potersi precipitare a scrivere anch'essi i loro Libri (beh, sì, anche i Potenti hanno una loro libido scribendi... ).
 Sofisticate teologie verranno poi ricamate a partire da quei Libri.

Non tutte le religioni sono nate a tavolino ma tutte a tavolino sono state ottimizzate.
 
#3
Tematiche Spirituali / "Il pane benedetto"
23 Ottobre 2025, 19:24:26 PM
Mia madre era cattolicissima, e ci teneva tantissimo, quando ero bambino, a che cattolicissimo divenissi anch'io. In particolare esigeva, fin quasi verso i miei vent'anni, che io mi recassi al suo fianco ogni domenica mattina alla Santa Messa di ogni settimana o altra festività di precetto.
 A iniziare dalla mia adolescenza un turbinio sempre maggiore di considerazioni iniziò a turbare quella fede che mia madre era riuscita a inculcarmi. Ma lei, per mantenermi saldo nella fede, aveva saputo usare una risorsa sorprendente di cui ora dirò: era venuta nella grande città conservando del suo paese alcune pratiche di piccola magia popolare. In particolare, spiccava tra tutte una pratica veramente speciale, che si svolgeva ogni notte che precedeva il Natale. Io e lei ci dovevamo inginocchiare davanti a una candela accesa stando innanzi ad una tazzina con dentro un pezzetto di pane fresco, e sopra alla tazzina aveva per coprirla disposto un piattino. Dovevamo pregare Gesù che stava venendo al mondo fino allo sfinimento, sempre restando in ginocchio. Ad un certo punto, decideva quando la preghiera era sufficiente e ci alzavamo coi ginocchi doloranti, e uscivamo dalla stanza lasciando che la candela rimanesse accesa fino al mattino seguente, e la tazzina ricoperta dal piattino restasse sul tavolo senza mai toccarla.
 La giornata di Natale doveva trascorrere entrando in quella stanza solo per spegnere la candela, ma senza comunque toccare la tazzina.
 Soltanto il giorno dopo era finalmente possibile rientrare in quella stanza e prendere in mano quel pezzetto di pane e metterci entrambi a baciarlo, poiché appunto era divenuto "pane benedetto".
 Mia madre mi convinse che quel pane lì era ormai divenuto un pane speciale che si sarebbe per sempre conservato mangiabile, anche se fossero passati tanti anni e perfino intere esistenze.
 Ammetto che quella strana magia di mia madre era divenuta la sola e vera ragione per cui, fin quasi verso i vent'anni, io rimanessi ancora cristiano cattolico credente.
 Quel "pane benedetto" era per me un segno inequivocabile che Dio esisteva davvero e che non dovevo farmi traviare dal turbinio dei ragionamenti logici che senza quel segno mi avrebbero fatto senz'altro abbandonare sin dalla mia adolescenza la mia fede cristiana.
 La logica razionale mi costringeva a capire quanta assurdità vi fosse nella dottrina cristiana, ma quella cerimonia di ogni anno davanti a quel pane che diveniva benedetto e quindi inalterabile e preservato dalla corruzione del tempo, grazie alla intercessione di Dio ottenuta con la preghiera era in sostanza l'unico ma più che sufficiente argomento che mi conservasse saldo nella stessa fede di mia madre, e questo, ripeto, nonostante i mille dubbi che ormai già allora iniziavano ad assillarmi.
 Però, verso la fine della mia adolescenza i primi dubbi iniziavano ad erodere anche quell'unico fondamento della mia fede: la realtà del fenomeno stesso del "pane benedetto".
 Qualcosa non tornava, in questa storia del "pane benedetto"...
 Intanto io continuavo ad accompagnare mia madre ad ogni Messa, e francamente mi annoiavo molto durante la cerimonia che lei esigeva che io seguissi pedantemente accanto a lei.
 Non potevo negarle di restarle accanto ogni volta, era mia madre, che in ogni modo amavo ed amo ancora più di qualunque altra creatura.
 Decisi, ad un certo punto, di prendere la Bibbia che mia madre teneva nel cassetto di quel tavolo delle cerimonie di ogni anno, e che lei, da brava cattolica, non leggeva mai, e di portarmela appresso durante le Messe, cosicché avrei avuto qualcosa da sfogliare e leggicchiare per distrarmi un po' nei momenti più tediosi.
 Ma lei, implacabile, sorvegliava che io non stessi a leggere di continuo ma seguissi comunque il rituale della Messa, e se ignoravo la sua attenzione, ecco che mi arrivavano pure i calcetti.
 Intanto stava per finire la mia adolescenza, stavo per divenire maggiorenne, e ancora stavo avvinghiato a mia madre mentre parti di me scalpitavano.
 Quel segno del "pane benedetto" era comunque un punto potente, che spiegava il mio permanere nella fede, nonostante che tutto il resto del mondo mi volesse ormai trascinar via.
 Avevo intanto iniziato a frequentare una biblioteca ecclesiastica che essendo tenuta dai francescani era più ospitale delle altre, ad esempio di quella dei Gesuiti che col cavolo mi avrebbero fatto entrare.
 Mia madre, purtroppo, non era solo la Bibbia che non leggeva.
 Io quella sua Bibbia me la portai appresso anche in quella biblioteca, perché avevo ormai cominciato a leggerla con più attenzione, e volevo chiedere chiarimenti su molte cose ai gentili frequentatori di quel luogo di studi.
 Ero riuscito a non farmi scioccare dal testo biblico, grazie anche ad una frase che mi era parsa molto efficace déttami da uno di quegli studiosi: costui mi aveva rassicurato che non bisognava farsi sconcertare da certi passaggi poiché quel libro è in realtà stracolmo di metafore.
 Ecco, qui funzionava un altro genere di magia, di sapore bizantino. In realtà la lettura di quel libro, la Bibbia, mi turbava non poco: potrei dire che stavo provando allora un "effetto Biglino" tanti decenni prima che arrivasse Biglino.
 Quel libro mi era parso pieno di orrori ma appunto riuscii a non esagerare troppo nel sentirmi turbato grazie alla parolina magica "metafora" che mi fu suggerita da quello studioso.
 In quella biblioteca avevo scoperto una categoria di persone che non mi sembravano vincolate a una severa vita sacerdotale ma che erano comunque credenti. Lo feci sapere a mia madre.
 Sai – le dissi – quando andrò all'università potrei anche laurearmi in qualcosa di attinente alla vita laica e intanto laurearmi anche in teologia, come ho saputo che hanno fatto quegli studiosi che ho scoperto lì dentro, insomma potrei divenire come uno di loro!
 In realtà già allora sapevo che questa era solo una frase per rassicurare mia madre, e proprio in quella biblioteca stavo scoprendo tanti altri libri che mi aiutavano a liberarmi di ogni dipendenza dai bigottismi.
 Una cosina semplice semplice che era stata tra le prime che avevo scoperto frequentando quella biblioteca, poiché non la sapevo nemmeno io, era che quella Bibbia di mia madre che mi ero portato appresso lì dentro non era cattolica bensì protestante.
 Quando lo riferii a mia madre, lei rimase sconcertata. Lei mi disse che quella Bibbia l'aveva comprata proprio nella chiesa cattolica dove ero stato battezzato. Lei era contrarissima ai Protestanti, e del resto abitualmente leggeva degli opuscoletti che demonizzavano le sètte protestanti. Io le ribadii che gli studiosi conosciuti in quella biblioteca mi confermavano che quella Bibbia non era cattolica. Lei decise di trascinarmi davanti al suo sacerdote di riferimento.
 Il giorno dopo avevamo già appuntamento da lui in parrocchia.
 Entrammo da lui, e lui prese in mano la Bibbia di mia madre, le diede una rapida occhiata competente, e sorrise.
 E disse: - Questa Bibbia va benissimo! E la restituì a mia madre. Mia madre si rivolse trionfante verso di me, e poi disse al suo sacerdote: - questo birbaccione voleva farmi arrabbiare, dicendomi che la mia Bibbia non era cattolica!
 E lui rispose a mia madre: - Ecco, vedi, quella Bibbia è stata effettivamente pubblicata da un'editrice protestante ma va bene lo stesso, poiché manca soltanto di alcune parti, mentre le parti in comune van bene lo stesso.
 Quella che doveva essere una riassicurazione fu invece un duro colpo per mia madre che da quel giorno divenne un pochino più silenziosa e riflessiva.
 Ma io feci un'altra gherminella.
 Raccontai ad alcuni di quegli studiosi di quella storia del "pane benedetto".
 Per non esagerare, tacqui del tutto delle altre pratiche praticate da mia madre, praticate in diminuendo comunque col passar del tempo. Mi limitai a riferire loro di quella storia della preghiera inginocchiati alla vigilia di Natale per produrre il "pane benedetto", e aggiunsi che a quella specie di possibile "miracolo" era legato anche l'unico residuo di fede che ancora mi legava al cattolicesimo. Uno di questi studiosi fu entusiasta e prese ad occuparsene con maggior lena degli altri e mi chiese di fare il possibile per impadronirmi di almeno qualcuno di quei pezzetti di pane speciali. E io gli risposi: - Guarda che ci sto provando da anni, ma mia madre sta molto attenta a far sparire il vaso dove conserva tutti i pezzetti di pane, vaso che poi penso che si porta al paese dove torna periodicamente. Lei prende sempre più precauzioni nell'occuparsi di quei pezzi di pane, e infatti si è anche lamentata con me che secondo lei sto divenendo sempre più indaginoso.
 Questa cosa del pezzo di pane benedetto divenne argomento rilevante, in quella biblioteca, tanto che intervenne a un certo punto un teologo di quelli anziani e austeri, che mi mise in guardia di avvertire mia madre della pericolosità di quelle pratiche. E io non avevo nemmeno mai fatto menzione, con loro, delle altre pratiche francamente di magia popolare che mia madre aveva in passato maggiormente praticato e ancora in parte praticava, sia pure in diminuendo.
 Quando riferii a mia madre che avevo raccontato loro del "pane benedetto", lei si arrabbiò tremendamente. Ma come ti sei permesso? – mi disse furiosamente. Io cercai di calmarla dicendole: - Guarda, mamma, lo sai che gli studi che sto già facendo mi stanno oggettivamente portando lontano dalla Chiesa, eppure sto conservando miracolosamente la fede, e la fede la conservo proprio grazie a quel miracolo a cui tu mi hai insegnato ad assistere ad ogni vigilia di Natale.
 Quando ho raccontato di quel miracolo a quei religiosi ho riscontrato entusiasmo, e soltanto uno di loro, il più austero e severo, ha aggiunto che si trattava di una cosa bellissima ma che comunque richiedeva prudenza, dato che purtroppo ci sono dei pericoli.
 Mia madre si calmò solo apparentemente e prese un nuovo appuntamento col suo sacerdote.
 Andammo, e lui ci accolse sereno come la volta precedente.
 Ascoltò la lamentela di mia madre. In particolare, sottolineò il punto dolente: mio figlio mi ha detto che un religioso importante avrebbe detto che ci sono dei pericoli nella preghiera del "pane benedetto", preghiera che m'insegnò mia madre e che permette di farlo divenire inalterabile per sempre. Padre, come possono esserci pericoli nella preghiera???
 Il sacerdote stavolta rimase un pochino interdetto e ci mise un po' per tornare a sorridere, e comunque riuscì presto a ricomporsi col suo tenue sorriso stampato in volto.
 E disse: - Ma è meraviglioso quello che fai! E non me l'avevi mai detto! È straordinario!
 E io interloquii prorompendo con queste parole: - E io rimango credente nonostante tutti i tanti dubbi che avrei altrimenti avuto, proprio grazie a questo miracolo del "pane benedetto"! (e allora era davvero così)
 Il sacerdote non riprese la parola, e si vedeva che stava vivendo un momento di confusione.
 Mia madre era nervosissima ma appagata del fatto che il suo sacerdote aveva usato i termini meraviglioso e straordinario, e si vedeva che ardeva dal desiderio di farla finire lì, e di salutare il suo sacerdote e di tornarcene a casa. E così si predispose a fare, sulla soglia della porta.
 Ma il sacerdote aveva intanto riacquisito il controllo di sé e invece di salutare disse a mia madre: - Vedi, ti confermo che è bellissimo quello che fai, la Chiesa considera cose come quelle che fai rivelazioni private, che sono preziosissime in sé. Ma ti sei domandata perché esiste la Chiesa? Esiste per proteggere i suoi fedeli, per preservarli dai pericoli. Purtroppo anche nelle cose più sacre possono insinuarsi i pericoli. Stai attenta, figliola carissima!
 Mia madre cambiò molti atteggiamenti da quel giorno.

 Di lì a poco si stava avvicinando l'ennesimo Natale, e lei stavolta non avrebbe acceso candele né messo nuovi pezzetti di pane fresco nella tazzina con sopra un piattino come coperchio.
 Uno di quei giorni, tornata dal paesello, portandosi appresso quel vaso pieno di pezzetti di "pane benedetto", mi disse: - Tu ogni mattina mangi inzuppati nel latte o i biscotti pavesini o gli orosaiwa. Stavolta, al posto di quei biscotti, mangerai tutti i pezzetti di "pane benedetto" dentro al latte aggiungendo un pochino di zucchero.
 Nel vaso, di pezzetti di pane parevano starci ben più di una ventina, se fossero stati corrispondenti a quelli che ogni anno a iniziare dalla mia nascita aveva accumulato fino ad allora, ce ne erano quindi anche di prima che io nascessi? Lei approntò la tazza col latte e c'infilò dentro i pezzetti di "pane benedetto", poi mescolandoli per ridurli a una pappa. E poi mi ordinò di mangiarli, sempre sorvegliandomi a che io non tentassi di impadronirmi di qualcuna delle briciole che erano cadute fuori dalla tazza. Io con un soffio diretto verso una delle briciole la feci cadere apposta per terra, con l'intenzione di impadronirmene poi. Ma lei mi controllava con attenzione e si piegò per raccogliere quella briciola, sempre non smettendo di sorvegliarmi. Raccolse la briciola, la baciò e la inghiottì. Mi disse poi che nei giorni precedenti, quando era al paese, aveva provveduto a fare la stessa pappa con i pezzetti di "pane benedetto" che aveva preparato prima che io nascessi e che aveva infilato nel latte tutti gli altri numerosi pezzi che aveva ancora conservato, compresi alcuni risalenti a prima della prima guerra mondiale che erano stati ottenuti in preghiera da sua madre, cioè mia nonna.
 Io le confessai che effettivamente avrei voluto impadronirmi di qualcuno di quei pezzi di pane per portarli agli studiosi di quella biblioteca, che li avrebbero portati all'università per compiere delle ricerche.
 Mamma – le dissi - non ci sarebbe stato niente di male a fare ricerche su quei pezzi di pane, perché me lo hai impedito?
 Lei era cambiata, comunque, e stava divenendo possibile parlarle così apertamente. Ma la sua determinazione a impedirmi di impadronirmi di quei pezzetti di pane fu irrevocabile. Smise ogni altra pratica magica popolare e non pretese più che l'accompagnassi a Messa, dove non so nemmeno se rimase assidua come era sempre stata fino ad allora.
 Rimase credente, comunque, fino alla fine.
 Tante cose però non le dissi, non le dissi che ormai sospettavo che lei si fosse comportata con me come la Chiesa ha fatto con il suo gregge. La Chiesa si è inventata il mistero della sacra Sindone, costruendo abilmente il sacro lenzuolo, per rafforzare con un segno portentoso la fede dei credenti.
 La Chiesa sa che i segni sono carenti, anzi che proprio non ce ne sono di autentici, e allora accetta che abili contraffattori a volte li creino artatamente.
 E mia madre, in privato, aveva fatto come la Chiesa, per salvaguardare la mia fede con un segno forte che si opponesse all'avanzare inesorabile della ragione: lei temeva che io perdessi la fede, che per lei era il patrimonio più prezioso che il suo amore voleva preservare per me.
 Per amore si arriva a far di tutto, senza limiti, per amore. E io, nei primi vent'anni, avevo vissuto sopraffatto dal suo amore.
 
 Comunque, dato che tutto, anche l'inverosimile, rimane possibile, se qualcuno avesse mai sentito parlare di queste pratiche del "pane benedetto", intervenga.
 Chi vuole condividere con me la passione della ricerca su questi temi di confine intervenga con le sue considerazioni.
#4
Presentazione nuovi iscritti / La mia presentazione
23 Ottobre 2025, 18:56:03 PM
Mi sento un ricercatore che ha ora bisogno del supporto dei miei simili nel momento che nella mia mente si è formato l'embrione di una nuova idea, in sé elementare e anzi scontata, semplicissima eppure spiazzante,  come la lettera rubata di Edgar Allan Poe.
Per evitare complicazioni tecniche derivate dalla mia incompetenza informatica e dal mio essere neofita di questo sito, cercherò di non linkare qui direttamente altri siti, e lo farò invitando eventualmente a ricercare attraverso parole chiave determinati argomenti da approfondire.
Dato che sto utilizzando qui una variante di un nick collettivo che è usato da vari altri soggetti anche per firmare dei libri diffusi pure in Rete, faccio notare che io non sono tra i coautori di tali libri, mentre ci sono effettivamente miei scritti in giro ma firmati diversamente.
A qualcuno di voi, alcune delle cose che scriverò potrebbero apparire non nuove, ma in tal caso sarà perché mi starò autocitando da miei scritti vergati utilizzando vari altri nick presso altri siti.
Mi occupo con passione che dura da una vita, ma restando  sempre dilettante, di religioni, di spiritualità e di paranormale.  Sono purtroppo molto avanti negli anni ma ho avuto la fortuna, almeno finora, di non essere stato ancora raggiunto da quel disincanto terribile che coglie talora perfino alcuni pur grandi vegliardi.  Non posso comunque nascondere la mia grande delusione riguardo a certi obiettivi che mi ero prefisso da giovane. Mi ero prefisso che sarei riuscito prima o poi a imbattermi in qualche sentiero speciale che mi avrebbe condotto ad approssimarmi a qualche maravigliosa verità. Mi ero prefisso che avrei potuto avvicinarmi a intuire un qualche primo abbozzo di risposta ad almeno qualcuna delle Grundfragen, quelle grandi domande che assillano da sempre tutti noi umani.
Cercavo un segno, un accenno di segno, che ci fosse davvero qualche scintilla di vero dentro quell'ammasso di racconti che hanno concorso a farci divenire esseri umani.
Non posso celare il mio disappunto, fino a tentare di nascondere l'amaro davanti a certi aspetti di crudeltà di fondo che trovo innegabilmente inscritti nelle radici stesse, nei fondamenti, della Realtà che ci ospita e di cui siamo parte tragicamente consapevole.
Nel corso della mia lunga esistenza ho compulsato tutte le vie praticabili in cui mi sono imbattuto, non aderendo mai compiutamente ma ogni volta infarinandomi un poco, e poi allontanandomi.  Ho incontrato una galleria conturbante di persone di ogni tipo, e ognuna di loro mi ha lasciato il suo segno.  Alcune di queste persone non potrò fare a meno di ricordarle, dato che hanno molto influenzato il mio cammino personale. Dovrò ricordarmi anche di fare attenzione a non dare elementi che possano portare alla mia identificazione, dato che nella mia lunga ricerca ho anche  voluto studiare troppo da vicino cose che sono anche pericolose. E credo che non ci siano cose al mondo più pericolose di certe religioni. Non sono un personaggio conosciuto, sono un uomo comune, ma ho incontrato anche persone che forse sarebbe stato meglio che non avessi mai incontrato.
A chi avesse letto questa mia presentazione, grazie per l'attenzione.
Per chi avesse curiosità su come all'incirca tutto mi iniziò, invito a leggere il mio incipit che sto per postare subito dopo questa presentazione, dal titolo "Il pane benedetto", che penso che inserirò nella sezione dedicata alla spiritualità.