In vista del prossimo 23 Giugno, stavo cercando di informarmi sulla questione Brexit, per capire se potrebbe davvero verificarsi un effetto domino come molti temono, e se davvero all'Inghilterra convenga, economicamente e politicamente, uscire dell'Unione Europea. Come immaginavo, la questione è tutt'altro che semplice. Ci sono così tanti fattori economico-finanziari in gioco, così tante implicazioni a livello di politica estera, e possono aprirsi così tanti scenari vasti e complessi che... proprio non capisco per quale grande perversione si sia deciso di affidare "al popolo" una simile decisione. In realtà conosco bene il motivo, ma è così imbarazzante che eviterò anche solo di pronunciarmi su di esso. Non è infatti della Brexit che voglio parlare, ma piuttosto partire da questa per esporre un'argomentazione di più ampio respiro. Come esempi di casi estremamente complessi in cui vengono chiamate le masse a dire l'ultima parola, mi vengono in mente anche i vari referendum italiani, da quelli sul nucleare e sull'acqua, al più recente sulle piattaforme petrolifere. Il problema è: ma il cittadino medio ha davvero le conoscenze e le competenze necessarie per decidere di questioni così complesse ed importanti? Non le più importanti, ovviamente. Fortunatamente in ogni paese democratico industrializzato che io conosca, soltanto un'infinitesima parte delle decisioni è presa dal popolo o dai rappresentanti del popolo. Per ciò che è davvero importante, si istituiscono delle commissioni di tecnici ed esperti, che sono in grado perlomeno di affrontare i problemi con cognizione di causa. Ma allora... perché non lasciare che siano sempre e soltanto queste commissioni a governare il paese? Perché mai istituire un referendum, a meno che non sia su questioni inutili ed innocue come quella del crocifisso nelle aule? E perché mai VOTARE i propri rappresentanti politici, invece che selezionarli oggettivamente in base alle loro qualifiche? Trovo che il sistema democratico sia profondamente irrazionale, antiscientifico, promotore più di ideologie romantiche anacronistiche piuttosto che del buon governo. Quest'ultimo, per essere tale, deve a mio parere innanzitutto essere amministrato da un numero molto contenuto di individui (non solo sessanta milioni di persone sono una cifra ridicola, ma persino 900 parlamentari sono troppi, a mio modo di vedere), ma soprattutto questi individui non devono essere "rappresentanti democraticamente eletti", in quanto il cittadino medio non solo non è in grado di decidere delle questioni economiche, sociali e geopolitiche, ma nemmeno di riconoscere chi è effettivamente in grado di farlo. Oggi per esempio si andrà al ballottaggio in gran parte dei comuni d'Italia, e dalle mie parti si vota più per simpatia, promesse, legami, piuttosto che effettuare un'analisi critica ed oggettiva della situazione. Non è certo mia intenzione far di tutta l'erba un fascio, ma dal momento che siamo decine di milioni di persone, sfido chiunque a dire che il cittadino MEDIO (italiano, francese, tedesco o svizzero che sia) abbia le conoscenze economiche, finanziarie e gestionali necessarie. E se anche esistesse una nazione il cui popolo è formato in larga parte da persone incredibilmente qualificate, la democrazia sarebbe di nuovo la scelta sbagliata: è impensabile infatti che tutti capiscano tutto di economia, finanzia, tecnologia, conservazione dei beni culturali, geopolitica, guerra, medicina, istruzione. In una democrazia, gli ingegneri verrebbero chiamati a votare dei rappresentanti che sceglierebbero per loro se uscire dall'euro o meno, mentre gli economisti sarebbero chiamati a votare rappresentanti che sceglierebbero per loro se costruire o meno delle centrali nucleari nel luogo X. Non vedo dunque alternative. L'unica forma di governo razionale e desiderabile che mi viene in mente è quella in cui il potere è detenuto da persone competenti NON elette democraticamente, ma selezionate in base a determinati criteri. Voi cosa ne pensate?