Mi chiedo: com'è possibile lavorare, investire gran parte del proprio tempo e delle proprie energie in un'attività, se non è chiaro il contesto in cui questa attività si inserisce? Com'è possibile impegnarsi con convinzione in qualcosa se non è chiaro il fine ultimo che questo impegno contribuisce a realizzare?
Da sempre auspico che il mio lavoro contribuisca in qualche modo al benessere di tutti. A cosa dovrebbe servire altrimenti? A soddisfare l'avidità? Ad appagare la brama di potere o di successo?
Quindi, mi chiedo: il mio contributo è utile al bene comune? In quali attività sarebbe meglio investire le mie energie in modo da trarne il maggior beneficio possibile per tutti?
Non credo sia possibile trovare una risposta soddisfacente per queste domande, non nel nostro contesto perlomeno: ad oggi la forza lavoro non è guidata da un unico sapiente ragionare che abbia come fine il benessere, la felicità dell'uomo. Oggi la forza lavoro risponde a più autorità: stato e mercato, ad esempio. Quest'ultimo in particolare è ben lungi dall'essere un sapiente ragionare: spesso le richieste del mercato sono piuttosto il risultato di forze cieche che da ultimo si rifanno ai desideri (volubili ed influenzabili) degli individui e alla avidità dei produttori, più che a reali necessità. Non penso quindi sia possibile trovare una risposta ai miei interrogativi in un simile contesto.
Serve un nuovo contesto. Serve un contesto dove la forza lavoro venga guidata da un'unica visione d'insieme, da un unico pensiero razionale che - ripeto - abbia come fine il bene dell'uomo. Un pensiero che però non deve essere chiuso, dogmatico, immutabile; ma aperto, rettificabile, adeguabile (come rettificabile e adeguabile è l'insieme di norme dello stato democratico). Occorre un pensiero che si adegui al sempre mutevole significato di "bene dell'uomo".
Penso che oltre a dare un nuovo e profondo significato al lavoro, una forza lavoro sotto la guida di un'unica visione d'insieme sarebbe efficace ed efficiente e garantirebbe a tutti più tempo libero, ingrediente fondamentale per uno stato di vero benessere.
In conclusione, la domanda è: perchè non dovrebbe essere possibile una società dove il benessere, la felicità, la realizzazione di tutti gli individui siano lo scopo primario, e dove tutti i singoli lavorano per realizzarlo?
Grazie per l'attenzione.
Da sempre auspico che il mio lavoro contribuisca in qualche modo al benessere di tutti. A cosa dovrebbe servire altrimenti? A soddisfare l'avidità? Ad appagare la brama di potere o di successo?
Quindi, mi chiedo: il mio contributo è utile al bene comune? In quali attività sarebbe meglio investire le mie energie in modo da trarne il maggior beneficio possibile per tutti?
Non credo sia possibile trovare una risposta soddisfacente per queste domande, non nel nostro contesto perlomeno: ad oggi la forza lavoro non è guidata da un unico sapiente ragionare che abbia come fine il benessere, la felicità dell'uomo. Oggi la forza lavoro risponde a più autorità: stato e mercato, ad esempio. Quest'ultimo in particolare è ben lungi dall'essere un sapiente ragionare: spesso le richieste del mercato sono piuttosto il risultato di forze cieche che da ultimo si rifanno ai desideri (volubili ed influenzabili) degli individui e alla avidità dei produttori, più che a reali necessità. Non penso quindi sia possibile trovare una risposta ai miei interrogativi in un simile contesto.
Serve un nuovo contesto. Serve un contesto dove la forza lavoro venga guidata da un'unica visione d'insieme, da un unico pensiero razionale che - ripeto - abbia come fine il bene dell'uomo. Un pensiero che però non deve essere chiuso, dogmatico, immutabile; ma aperto, rettificabile, adeguabile (come rettificabile e adeguabile è l'insieme di norme dello stato democratico). Occorre un pensiero che si adegui al sempre mutevole significato di "bene dell'uomo".
Penso che oltre a dare un nuovo e profondo significato al lavoro, una forza lavoro sotto la guida di un'unica visione d'insieme sarebbe efficace ed efficiente e garantirebbe a tutti più tempo libero, ingrediente fondamentale per uno stato di vero benessere.
In conclusione, la domanda è: perchè non dovrebbe essere possibile una società dove il benessere, la felicità, la realizzazione di tutti gli individui siano lo scopo primario, e dove tutti i singoli lavorano per realizzarlo?
Grazie per l'attenzione.