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Discussioni - Aleph

#1
salve, il post è più orientato alla psicologia sociale che alla cultura, come da titolo.

E' un luogo comune il definirsi noiosi quando si è troppo normali e interessanti quando pazzi, e credo che molti si siano chiesti quale sia il confine tra la cosiddetta normalità e il disturbo mentale. Vorrei rinnovare la domanda, perché mi è sembrata di solito una questione da ignorare, da mettere tra i casi impossibili e studiarla diventerebbe per molti poco divertente: oggi ci si proclama liberi come da manifesto, in accordo con l'idea di un divenire delle cose che nascono e muoiono quotidianamente, dove un giorno nulla verrà preservato e dunque, la follia ritorna come idea a far parte delle componenti dell'agire, forse più della ragione.
 
Eppure i disturbi mentali ci sono e sono abbastanza classificati, parlando con un mio amico (psichiatra e psicoterapeuta) mi è stato rivelato che in alcuni casi i disturbi si scoprono molto tardi, perché non essendoci stato un caso eclatante di schizofrenia nessuno ha denunciato o fatto chiamare i soggetti, e il caso eclatante in se è una componente diagnostica rilevante, un indicatore, senza il quale il colloquio in alcuni casi potrebbe avere un risultato relativo. Cosa ancora più sorprendente è che i disturbi schizofrenici, depressivi, bipolari, borderline ecc sono considerati come ereditari nella maggior parte dei casi, o comunque hanno una forte componente biologica: a prescindere più o meno da come ti va la vita, o ci sei o ci diventerai per come è fatto il tuo cervello. Questo mi sembra di capire. Da qui iniziano le domande, spero legittime o costruttive. Prima domanda. Se un disturbo di tipo depressivo o dissociativo è considerato come un disturbo primariamente biologico, è possibile che possa essere generato da fattori esterni? Cioè è possibile avere un'infelicità (o una tristezza chiamatela come volete) che diventi depressione? Secondo lo psichiatra a quanto pare non è possibile. Secondo lo psichiatra la tristezza è una cosa ben diversa dalla depressione clinica, come è diverso un lutto. Ma se quella tristezza non fosse un lutto dovuto alla scomparsa di un genitore o di un gatto (che per quanto doloroso prima o poi si puo' realizzare e forse ci siamo evoluti per questo), ma alla scomparsa di alcune certezze, di come si vedeva il mondo prima, allora non credete sarebbe una disfunzione? 
Heidegger ha detto "Nietzsche mi ha rovinato la vita". Non si è capito bene il senso, se fosse per una questione sociale, editoriale, politica, se stesse scherzando... non importa, ma se fosse stato semplicemente per quello che ha detto Nietzsche, per il suo essere dinamite, come avrebbe fatto Heidegger ad uscirne? sarebbe stata una tristezza perenne? In quel caso forse un qualche psichiatra consiglierebbe farmaci, perché non sarebbe più una tristezza, ma il coltivare una convinzione che diventa sempre più forte, e più forte diventa più si sta male, sembrerebbe in effetti simile a una depressione clinica.
Per cui la seconda domande è (e spero di non aver dato una noia ingente finora): è possibile stare molto male, ma non essere depressi o avere disturbi, è possibile stare più male di un soggetto che abbia una patologia mentale eppure essere praticamente sano? A quel punto però il cosiddetto male si deve spiegare, come si spiega il lutto, si deve conoscere la sua origine quantomeno, se non ci fosse l'origine starebbe tutto solo nella materia grigia che non funziona, e non solo, tale origine deve essere però condivisibile...(ad esempio non "i servizi segreti mi vogliono morto"). Ma poniamo la scena di Woody Allen in Io ed Annie, dove il protagonista da bambino è triste dallo psicologo e non vuole fare nulla, perché dice che nulla ha senso perché tanto gli scienziati hanno scoperto che l'universo finirà e collasserà. Per quanto possa sembrare ironico, una persona ha il "diritto" di essere devastata da una cosa del genere? In altre parole è condivisibile? o nella vita vera ci sarebbero solo le due soluzioni: la prima è quella di intristirsi lì per lì, ma poi continui a fare la vita di tutti i giorni, la seconda è quella in cui capisci che già avevi qualche problema, eri predisposto e quindi meglio che vieni trattato come un depresso clinico, l'universo non c'entra.

Scusate la prolissità