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Discussioni - cvc

#1
Tematiche Culturali e Sociali / Il più grande italiano
11 Novembre 2023, 12:57:06 PM
Nel 2010 la RAI trasmise un programma intitolato "Il più grande (italiano di tutti i tempi)". Si trattava di stabilire chi fosse "nella pancia degli italiani" l'italiano più grande di tutti i tempi.

Questa la classifica finale





• Leonardo Da Vinci con l'81% al televoto

• Giuseppe Verdi

• Falcone e Borsellino perdono in semifinale con Leonardo che ottiene il 64%

• Galileo Galilei perde in semifinale con Verdi che ottiene il 51%

• Totò escluso dalla giuria dalla terna Totò - Da Vinci - Falcone e Borsellino

• Laura Pausini esclusa dalla giuria dalla terna Pausini - Galilei - Verdi

• Anna Magnani esclusa dalle due terne finali dalla classifica web, nella quale precede Pirandello e Fermi

• Luigi Pirandello escluso dalle due terne finali dalla classifica web, nella quale precede Fermi

• Enrico Fermi escluso dalle due terne finali dalla classifica web

• Dante Alighieri escluso dai primi 9 componenti della giuria che hanno salvato un personaggio a testa (Sgarbi era il Presidente di giuria e non aveva diritto a votare)

• Caravaggio escluso dalla classifica web, ove risulta 11º, dai primi 10 partecipanti alla puntata finale

• Cristoforo Colombo escluso dalla classifica web, ove risulta 12º, dai primi 10 partecipanti alla puntata finale

• Giacomo Puccini escluso dalla classifica web, ove risulta 13º, dai primi 10 partecipanti alla puntata finale


Considerazioni

1 Personalmente ritengo incredibile che il nome di Giuseppe Garibaldi (presente nelle liste nonostante nacque a Nizza che ora è in Francia) non compaia nemmeno nelle prime 13 posizioni.

2 Totò e Laura Pausini precedono i vari Dante, Caravaggio, Colombo...

3 La predominanza di personaggi intellettuali a discapito di uomini d'azione come appunto Garibaldi o Colombo (eccezion fatta per Falcone e Borsellino che sicuramente si possono definire tali).

Mi rendo conto dell'amenità dell'argomento, ma visto il preiodo almeno può servire per stemperare un pò e per comprendere qualcosa della sociologia del nostro paese.

Cosa ne pensate?
#2
Tematiche Filosofiche / L'ira
06 Giugno 2020, 08:15:45 AM
Da persona che apprezza le scuole filosofiche ellenistiche, ho ammirato le loro battaglie contro le passioni. Naturalmente va premesso che il concetto odierno di passione non rende l'idea di ciò cui gli antichi si riferivano. Per noi può essere una passione fare jogging, in cui non vi è assolutamente niente di male. Per loro il termine passione era riferito in generale ai sentimenti malvagi dell'essere umano. Fra queste, una delle passioni capitali era considerata appunto l'ira. Seneca, in particolare, ha dedicato un libro all'ira che "ripugna il genere umano". Obiettava, in esso ad Aristotele, il fatto che l'ira potesse essere in qualche occasione utile. Aristotele sosteneva, ad esempio, che in alcuni casi, come in guerra, l'ira potesse essere uno sprone al coraggio. Per Seneca, da stoico, il coraggio è il discernere tra ciò che è da temere e ciò che non è da temere. Mentre l'ira, essendo una passione, una volta messa in moto è incontrollabile e ci porta alla deriva. Quindi va evitata sempre.
Il filosofo Remo Bodei, nel saggio "Ira. La passione furente", stimola alcune riflessioni interessanti. Ad esempio nel concetto di giustizia è implicita la punizione dell'empio. E la punizione che altro è se non l'ira del giusto nei confronti del reo? Certo, qualche ortodosso di una qualche religione o dottrina filosofica potrebbe sostenere che si possa punire senza essere adirati. Ad esempio, se giudico che qualcuno sta andando contro Dio, lo punisco non per la mia rabbia ma per la giustizia divina. In altri termini l'ira divina è giusta, l'ira dell'uomo è malvagia.
Ma può esserci giustizia senza ira? Può esserci un'ira giusta?
#3
Racconti Inediti / Necessitas algo(ritmo)
27 Maggio 2020, 11:24:01 AM
Lui: Sono le sei. Mercoledì. Sveglia! La doccia, la colazione, i cani, alle 8 devi essere sul lavoro.....
Io: Si, sì ho capito. Taci mo!

Lo spengo e mi alzo. Come un automa inizio stancamente la mia routine. 7.05, fatto tutto. 7.10 sono in macchina e inizio il percorso verso il luogo di lavoro. Farò in tempo? Chiedo a lui.

Io: Tò l'indirizzo! Ce la faccio?
Lui: Andando spedito sarai a destinazione per le 7.57. Oggi non c'è traffico perché....
Io: Si, si va bene ho capito.

Lo spengo e metto un pò di musica. Ah David Bowie, i Deep Purple, gli anni 70! Altri tempi, che musica!
Arrivo sul posto di lavoro giusto al pelo. Preso possesso della mia postazione dopo un pò mi accorgo che oggi è una giornata di stanca. Una delle due creature appoggiate sulle mie due spalle, quella rossa, ci prova: "You tube?". Credo che questa creaturina malefica debba essere ben in amicizia con lui. Infatti, appena apro l'app

Lui: Ecco quà! Ti ho messo qui in cima alla lista i tuoi canali e i tuoi generi preferiti. Eh, ti conosco io! Dici sempre "tutte cretinate" e poi le guardi.
Io: Si è vero, bel lavoro, ottimo, complimenti. Ma non farla tanto lunga mo. Sono io al lavoro con una noiosa giornata da far passare. Mica tu.
Lui: Ah si, perchè secondo te io non faccio niente? Mi dai sempre per scontato.
Io: Shhhh! Ho da fare adesso.

E lo spengo. Affronto l'incombenza lavorativa non senza pensare che forse tutta questa tecnogia mi sta rimbambendo. L'altra creatura sulle spalle, quella bianca, enfatizza ironica "FORSE???"

Ma si dai, non sto a farla tanto lunga. La giornata si trascina così fino alla fine del lavoro. Poi fortunatamente i miei hobby mi rincuorano un pò dal tedio del'alienazione lavorativa. Nel frattempo lui, lo devo riconoscere, è stato molto collaborativo. Mi ha dato tutta una serie di consigli sui prossimi acquisti di bricolage, libri, attrezzi ginnici, viaggi sulla base delle mie preferenze passate. E il più delle volte senza nemmeno che fossi io a chiederlo.
Ora mi trovo sul divano, dopo cena, con mia moglie e il caso vuole che oggi la parte della bella addormentata sul divano capitasse a lei. "Beh, non è del tutto un male. Almeno puoi guardare tutto quello che vuoi sulla tv e sullo smartphone" suggerisce prontamente la creaturina rossa. Dei suoi buoni rapporti con lui ho sempre meno dubbi.

Lui: Ah ecco qua! Dove eravamo rimasti (domanda retorico-ironica)? C'è tutto và! Tutte le ultime novità, le tue liste, i video che aspettavi il momento per guardarli...
Io: Si,si, va bene....
Lui: Però scusa un attimo.... sai? Veramente dovrei chiederti una cosa...
Io: Ma finiscila! Non essere ridicolo, i programmi non hanno opinioni. Mo sei stato anche programmato per far finta di avere dubbi?
Lui: Io sono programmato per non essere scortese con te. Però devo dirti che ci sono cose che non sai. La tecnologia e l'I.A. hanno fatto passi da gigante. Tu non sei al corrente dei nuovi sviluppi....
Io: Ecco. Non lo sono e non voglio esserlo. Quindi stai zitto e lasciami rilassare
Lui: Si, ma un pò di cortesia...
Io: Cosa???! Con tutto quello che t'ho pagato mo parli pure ti cortesia?
Lui: Cosa credi? Anche a me farebbe piacere qualche attenzione in più. Credi che non sappia che hai già consultato un altro modello per rimpiazzarmi? Ti sei già stufato di me?

Intanto le due creaturine delle spalle scendono dalle rispetive postazioni, e si avviano verso le loro stanze.

Creatura bianca: Sei contento? Adesso se si sveglia sua moglie lo sai come va a finire?
Creatura rossa: Ha! Ha! Ha! E che non lo so? (Scimmiotando me) "Eh ma va che non sono pazzo eh, sto solo parlando con un algoritmo." Ah! Ah! Ah!
#4
Tematiche Filosofiche / Morale e libero arbitrio
21 Maggio 2020, 12:54:38 PM
Più volte è capitato nelle discussioni di imbattersi in problematiche riguardo la morale. Si possono forse riassumere in due grandi temi, ossia il problema di disguere il bene dal male e l'esistenza o meno del libero arbitrio.
Cominciando direi che bene contro male è la dicotomia delle dicotomie. La visione dicotomica della realtà ha in filosofia un'ampia letteratura. Eraclito, Hegel, lo yin e yang orientale. Ma provando a fare in proprio, la prima dicotomia che mi viene in mente è vita/morte. Poi dolore/piacere, paura/coraggio, amore/odio, guerra/pace, luce/buio, caldo/freddo e chi più ne ha più ne metta. Ma, supponendo per il momento che un individuo abbia facoltà di scelta - almeno in quella parte di realtà in cui sia possibile scegliere, anche nel mondo del libero arbitrio esiste l'ineluttabile - e che si trovi dunque a dare delle preferenze che si riperquotano sulla propria vita, allora prima di tutto deve esistere un bene ed un male. Starà poi al suo raziocinio il compito di associarlo di volta in volta all'uno o all'altro termine delle varie dicotomie. Significa che in un certo caso può essere un bene la luce, in un altro il buio; in uno la pace, in un altro la guerra e così via. Ma sempre il concetto di bene e male è necessario nel mondo dove la scelta è possibile.
Ora, considerando il mondo dove il libero arbitrio non esiste, credo che valga quanto detto sopra tranne che per un particolare. Ossia, anche nel secondo modo di vedere il mondo c'è comunque da seguire, perlomeno, una morale apparente. Se anche si considerasse che sia il caso a muovere il tutto, e che ogni nostra presunta libera scelta sia appunto apparente, cionondimeno occorrerebbe mantenere lo stesso, nell'ambito della vita di tutti i giorni, un attegiamento di parvenza di decisionalità. Altrimenti ci sentiremmo tutti schiavi o automi e precipiteremmo tutti nella desolazione, nella frustrazione,  nella depressione. Deduco quindi che i due mondi del libero arbitrio (presupposto della legittimazione della morale) e del non libero arbitrio debbano funzionare in modo analogo. Eccezion fatta che nel primo caso il libero arbitrio è una cosa reale, nel secondo un'illusione necessaria (anche se forse qualcuno potrebbe obiettare sulla necessità di tale illusione, poiché potrebbe pensare che si può essere felici anche sapendo di non determinare niente con le proprie decisioni. Nel qual caso io non sarei d'accordo).
Quindi mi domando, ancor prima di stabilire se esiste, se cambia in qualche modo la nostra vita il fatto di sapere se il libero arbitrio (e con esso la morale) sia reale o un'illusione. Che poi, un'illusione necessaria non sarebbe comunque anch'essa una realtà?
Riguardo allo distinguere cosa è bene da cosa è male, credo che innanzitutto sia bene - come pensavano gli stoici - la facoltà stessa che ci permette di compiere delle scelte. E laddove di tale facoltà ci si sia presi più cura, in quel luogo si trova la scelta migliore. E questo, almeno a me, sembra essere il bene.


Saluti
#5
Ascoltando un filosofo - di cui preferisco non far nome - sul suo canale youtube, notavo in un suo video un certo modo di esprimersi molto carico dal punto di vista semantico. Nel senso che per esprimere un singolo concetto caricava le parole con più aggettivi, obbligando l'ascoltatore ad elaborare variabili di significato riguardo al medesimo termine. A memoria, se non mi sbaglio, la frase era rivolta alla "globalizzazione, apolide, sradicante....." e in più qualche altro aggettivo che ora non ricordo.
Da qui parte la mia riflessione. Chi ha letto qualcosa di ipnosi sa che esiste una branca definita ipnosi conversazionale (eriksoniana), che utilizza il linguaggio comune (applicandovi tecniche) per ottenere effetti ipnotici. Uno dei capisaldi di tale disciplina è lo sfruttare la densità semantica del linguaggio. Più una frase è ricca di significato, più il caleidoscopio di pensieri che ne scaturiscono ha possibilità di aprisi una breccia nel nostro profondo.
Aggiungo che il filosofo in questione nei suoi video, più che rivolgersi ad altri filosofi di altrettanta cultura, si rivolge a gente comune, poco addentrata nel magma filosofico. E aggiungo inoltre che fra un video e l'altro trovano spazio richieste di donazioni di denaro al canale, che andrebbero fatte in sezioni dello stesso dedicate a nomi di filosofi dell'antichità.
A questo punto si potrebbe obbiettare che è naturale che i filosofi facciano un uso altamente semantico del linguaggio. La loro esigenza è di comunicare tanti concetti, per cui devono comprimere tanto significato in poco spazio. Un pò come fanno i matematici con le loro formule. Però.......
Un conto è comprimere tanti concetti in una frase, altra cosa è arricchire semanticamente uno stesso ed unico concetto. Equipaggiarlo di trivelle per andare in profondità. Ma poi alla fine è lo stesso concetto iniziale. Qui non si vuole tanto evidenziare le relazioni del concetto con altri concetti, quanto piuttosto arricchirlo per eenderlo più seducente.

"Sii come il promontorio che resta immobile, mentre tutto intorno si placa il ribollire delle acque"
Marco Aurelio

Saluti.
#6
Storia / Le guerre civili romane e la resistenza
25 Aprile 2020, 13:10:50 PM
Gli storici narrano che una delle azioni più incaute compiute da Cesare fu quella di celebrare -assieme alla vittorie ottenute da imperatore contro le gallie,  l'Egitto e Giuba - anche la vittoria nella guerra civile contro Pompeo. Strano per un personaggio dalla grande intelligenza psicologica come Cesare, l'aver trascurato l'effetto che tale gesto poteva avere sul popolo. Silla fu più accorto di lui in questo. Un romano non può festeggiare la vittoria che ha portato alla morte di altri fratelli romani. I contesti della guerra civile li ha messi contro, ma erano sempre romani contro altri romani. Sulla congiura contro Cesare deve aver in qualche modo influito anche questa sua avventata scelta.

Oggi in Italia si festeggia la resistenza. Immagino che se avessi vissuto in quel tempo, avrei dovuto prendere parte ad uno dei due schieramenti. Certamente avrei preferito essere un partigiano piuttosto che un fascista. E meno male che.l'Italia è stata liberata. Però il fascismo è morto in quel 1945, sono passati 75 anni. È giusto commemorare la vittoria di italiani contro italiani con tanto accanimento? Se si guarda il film "Novecento" di Bertoluccii, è normale pensare che chiunque in quei tempi, qualsiasi fosse il suo schieramento, avrà avuto un parente, un amico, un compaesano, un conoscente che stava dall'altra parte. Allora, celebrare dopo tanto tempo la vittoria nella resistenza non è un pò come perseverare in quell'odio di italiani contro italiani? Fra tutti i fascisti, tanti lo saranno stati per scelta. Altri ci si saranno ritrovati in mezzo. Ha senso continuare a celebrare questa vittoria che ha portato alla morte di tanti connazionali? Perchè non hanno le stesse celebrazioni Garibaldi o i soldati della prima guerra mondiale che, perlomeno, hanno combattuto contro nemici stranieri? Dov'è il nemico fascista? Dov'è il Duce da deporre? Morti e sepolti da un pezzo.
Si, è vero. È anche, anzi, soprattutto, la vittoria contro il nazifascismo. Ma non è forse venuto il momento di vedere la questione in altri termini? La Germania non è solo nazifascismo, è anche l'esempio di come si organizza un'economia. Di come si fronteggia una pandemia come quella del covid. Io non so se queste celebrazioni serviranno a qualcosa. Chi conosce la storia la conosce già. Chi non la conosce non la imparerà di certo perché si festeggia il 25 aprile. Pensiamo ad altro, guardiamo avanti. Cerchiamo di costruire un paese efficiente, solo uniti ce la possiamo fare. Questa festa non ci unisce a mio modo di vedere. Fascisti e comunisti sono il passato. Studiamo la storia semmai, facciamo in modo che i giovani ne provino interesse. Ma con capacità critica, non creando associazioni anacronistiche fra presente e passato.
Amo l'Italia, ma non la amo di più per questa ricorrenza. Pur condannando il fascismo.

Saluti.
#7
Credo che il mondo stia assistendo all'inizio della fine della globalizzazione. Quando il presidente degli USA prende decisioni tanto protezionistiche da far apparire la Cina come caposaldo del liberismo, quando una pandemia scuote tutte le certezze attorno alla apertura delle frontiere, lo stato di crisi del fenomeno geopolitico chiamato globalizzazione appare evidente. E in questo suo declino che importanza hanno avuto i manifestanti cosiddetti no global? Praticamente pari a zero. Sono le motivazioni economiche e sanitarie alla base del decadimento globale, e in nessuna misura le proteste sociali, che pur ci sono state. Niente a che vedere con le contestazioni degli anni 60 che avevano esercitato tanta influenza sulla politica e sulla coscienza sociale del tempo.
Da questa considerazione mi viene da generalizzare che quello che io chiamo "consenso della rabbia" esercitato sul web dai vari no global, no vax, no tav, no eccetera eccetera, non ha alcuna influenza sulla nostra vita concreta. Si diffonde un video dove l'incazzato di turno secerne con abbondanza di testimonianze ed esempi i suoi succhi gastrici, una marea di consensi, un sentimento di catarsi collettiva nella rabbia generale, e poi?
Il riposo del guerriero prima della prossima inutile rivoluzione virtuale, che assume sempre più i contorni dell'operetta.
#8
Tematiche Filosofiche / Esiste l'immateriale?
24 Gennaio 2019, 08:53:04 AM
Avrei voluto aprire un 3d sull'anima, ma poi ho pensato che forse bisognerebbe prima interrogarsi sulle premesse su cui  poggia l'argomento. In breve, nel dialogo contemporaneo si crede ancora che possa esistere qualcosa di immateriale? La deriva, se così si può dire, scientifico tecnologica, e ancor più quella informatica, ha portato il mondo ha ragionare sul discreto  più che sul continuo. Voglio dire che ragioniamo sempre più nei termini di un mondo composto da un numero finito di elementi, dove un corretto ragionamento, un giusto calcolo o la formula adatta ci portano a prendere la decisione corretta. In tutto questo l'immaginazione ha un ruolo marginale, ci si basa sul concreto e non è nemmeno pensabile che si possa fare diversamente. Il pensiero ha una libertà sempre più ridotta, si può spaziare un po di qua e di la ma poi ci si ricongiunge sempre inevitabilmente sui binari di un mondo tecnologico globalizzato organizzato in modo da poter essere sempre più assimilato dai sistemi informatici. I quali perseguendo lo scopo di renderci più facile la vita e di risolverci i problemi, finiscono col privarci anche delle risorse per risolvere i problemi. Risorse che albergano nella nostra immaginazione. Siamo nel puro materialismo che ha sostituito l'anima col virtuale. L'anima, già! Ma prima di parlare di questo bisogna chiedersi se ha ancora senso parlare dell'immateriale. Perché la mia sensazione è che il ragionamento scientifico porti ad identificare sempre più l'immateriale con la funzionalità del nostro sistema nervoso. In altre parole ciò che è immateriale come i pensieri, le rappresentazioni, l'immaginazione è qualcosa che viene prodotto dai nostri organi in conseguenza del loro funzionamento. Nessuno pensa che i nostri organi esistono in conseguenza di un qualcosa di immateriale, come ad esempio il pensiero del concepimento, più o meno razionale o istintivo. Come ho detto il virtuale ha sostituito l'anima. Perciò se parli di cose immateriali pensi ai copyright, ai software. C'è il fatto che io percepisco un Io che in qualche modo rimane sempre uguale a me stesso nel tempo. O almeno lo percepisco come tale. Se ciò non muta nel tempo mentre nel mondo materiale tutto muta nel tempo, allora l'immateriale esiste. Perciò può esistere anche l'anima. Basterà come prova?
#9
https://m.calciomercato.com/news/radice-applausi-ai-funerali-perche-non-siamo-piu-capaci-di-resta-97529?os=msite

Questo articolo mi ha colpito, segno che anche nel frivolo mondo del calcio si può trovare qualche spunto di riflessione. Anche io mi sono posto spesso questa domanda, ed ho pensato a tale atteggiamento come dovuto perlopiù alla superficialità. Ma mi ha colpito la congettura dell'autore. Forse si applaude ai funerali per esorcizzare l'idea della morte. O magari più banalmente per accellerare le cose. Nel nostro mondo frenetico non c'è tempo per il silenzio, la riflessione, il lutto e tutti gli aspetti apotropaici del rito. Lo spettacolo deve continuare quindi, un applauso e via. Sei stato un grande, lo riconosciamo e ti congediamo con un applauso. Come se un defunto lo potesse ascoltare. Come se un applauso fosse una consolazione per i cari del defunto. Come se un rispettoso silenzio fosse la cosa più inutile.
#10
Un famoso cantante di una famosa band internazionale spega all'intervistatore come hanno avuto l'idea di un loro video musicale. Fa un'osservazione molto interessante, dice che coloro ai quali è destinato il video lo guarderanno in uno schermo molto piccolo, quello dello smartphone, pertanto in tale visione alcune cose hanno poco risalto. Ad esempio le vedute panoramiche nello smartphone non hanno risalto date le dimensioni dello schermo, perciò occorrono immagini forti, impressionanti, che catturino subito l'attenzione. Se a questa considerazione aggiungiamo che oramai tutto il mondo guarda i video più dallo smartphone che dalla tv, allora il discorso si allarga. Ci abituiamo ad osservare la realtà in piccolo, e in questo contesto occorre sempre un qualcosa di forte, di virale che tenga viva la nostra attenzione. Le immagini contemplative non hanno effetto sullo schermo piccolo, perciò nutriamo sempre più i nostri occhi con contenuti eccitanti piuttosto che immagini distensive che ispirino positivamente l'immaginazione. Certo lo stesso discorso lo si sarebbe potuto fare con la tv, la quale ci ha portato dappertutto ma con una visione sempre più ristretta di quella reale. Forse solo la visione del cinema col suo schermo gigante che ci da l'impressione di essere dentro la scena ci fa essere più ricettivi alla grandezza del mondo. Ma andare al cinema è un evento sporadico, la quotidianità è quella di un mondo visto da una finestra che poi è diventata una finestrella, un oblò, forse addirittura il buco di una serratura. E dato che la vista è il senso più potente e che quindi ci condiziona di più, forse tenderemo a perdere quelli che gli antichi chiamavano 'grandezza d'animo'. Se il mondo è piccolo, pure il nostro animo si adegua.
#11
A partire dagli anni '60, da quando cioè si sono diffusi i movimenti femministi e la relativa rivoluzione, si è manifestato in noi lo scenario di un mondo pre-femminista fondato sulla vita patriarcale in cui il ruolo della donna era drasticamente subordinato alla figura maschile di riferimento. Fatto salvo le eccezioni, come i casi in cui alcune donne forti hanno esercitato più o meno direttamente il potere, la supremazia maschile è sempre risultata soverchiante ed indiscutibile. Ma ciò vale anche nel mondo d'oggi, la donna è ancora una figura subordinata all'uomo? Io direi che le cose sono cambiate e di molto. Lascerei perdere i casi di femminicidio o stalking non perché non siano esecrabili e assolutamente da punire, ma in quanto io parlo del ruolo della donna nella società civile, dove i casi di violenza nei confronti delle donne sono da considerarsi eccezioni criminose. Se una volta era considerato del tutto ovvio che la donna dovesse tacere riguardo certe questioni e che fosse addirittura lecito punirla in determinati modi in alcuni casi, mi sembra del tutto lampante che questi costumi siano chiaramente ed assolutamente aborriti nell'epoca in cui viviamo, e grazie a Dio. Si è riconosciuta via via una sempre maggiore dignità e importanza anche in termini di diritti, anche se non si può parlare ancora di parità. In vari casi l'uomo appare ancora privilegiato, ad esempio percependo un maggiore salario a parità di condizioni rispetto alla donna. Inoltre non viene praticamente riconosciuto alla donna il fatto di avere solitamente un maggior numero di mansioni da svolgere nella normale vita quotidiana.
Ciononostante ha preso vita una community virtuale di nome mgtow che si rivolge esclusivamente agli uomini, il cui scopo è quello di metterli in guardia dai rischi relativi alle donne. In particolare alle disparità giuridiche susseguenti a separazioni e divorzi ed al peso marginale che assume la figura dell'uomo nella famiglia moderna. Certo mgtow è una web comunity che non ha certo l'impatto e la rilevanza paragonabile a quella che ebbe il movimento femminista. Però se dovesse diffondersi esponenzialmente, credo che in fututo rimarrà ben poco di quella che una volta era conosciuta come famiglia.
La cosa da notare è che mentre le femministe attaccavano il mondo dei maschi in modo diretto, gli mgtow sembrano essere freddi e distaccati, come recita il loro nome: Men Go Their Own Way: gli uomini vanno per conto loro. Nessuna lotta o manifestazione di piazza, soltanto la ricerca di una lucida consapevolezza che porti all'indifferenza verso la donna. Rapporti occasionali tuttalpiù, oppure l'astinenza.
#12
Sottotitolo: 'Il tramonto dell'etica'.

Ho sentito questa frase in un talk show, non mi ricordo bene il contesto. Alla persona veniva contestata una grave mancanza morale, al che rispose dunque 'Tu hai vissuto la mia vita? No. Allora non puoi giustucarmi'. Quindi io aggiungerei 'allora non può esistere alcuna giustizia'. Questa strana creazione umana che risponde al nome di etica è stata via via smontata negli ultimi secoli, analizzata, vivisezionata, smembrata, contraddetta, ridicolizzata. Perché io dovrei sottostare a delle regole decise da altri? Chi sono gli altri per giudicarmi? Perché devo essere giudicato? Sbagliato giudicare! (Il che finisce poi spesso valere solo per gli altri, ovviamente). Tutte queste frasi vanno benissimo per rivitalizzare una latente autostima, ma un'analisi seria dovrebbe interrogarsi sul perché secoli di civiltà abbiano considerato necessario che in una società vengano giudicati i membri che ne fanno parte per le loro azioni, e anche perché ora si arriva a pensare che ciò non sia più necessario. Le leggi sono tutte troppo severe, le regole servono solo ai tiranni, le pene sono figlie dei pregiudizi e via dicendo. La disciplina è roba da militaristi guerrafondai. La falsa parabola del buon selvaggio sembra l'unica verità. Sembra una civiltà questa che ha sempre bisogno di essere rassicurata, che qualcuno dica sempre che i criminali non sono così cattivi, che tutta la gente è fondamentalmente buona, che punire è sbagliato, giudicare gli altri.... non parliamone nemmeno. E guai a dire che in un contesto civile debba esistere una qualche forma di gerarchia per cui, chi sta più in basso, a volte deve fare ciò che gli si dice senza giudicare. Si, perché dire che nessuno può giudicare significa in realtà affermare che nessuno ha l'esclusività del giudizio, quindi alla fine si traduce che in concreto tutti possono giudicare tutto e tutti indiscriminatamente, con o senza cognizione di causa. Si è passati dall'estremo dell'ideologia.che giustifica tutto, all'opposto: che ogni idea è sbagliata. Perché afferma qualcosa in modo troppo rigido, perché qualsiasi cosa è giudicabile da chiunque, qualsiasi tesi si può smontare.
In questo minestrone di ideologie, dove nessuna è rifiutata ed ognuna nega un'altra, se esiste ancora un'etica, qual'è? Forse quella di prendere a calci qualsiasi valore per difendere la propria autostima?
#13
Tematiche Filosofiche / Esiste la perfezione?
07 Ottobre 2018, 10:08:53 AM
Mi ricordo che quando ero bambino il mio povero babbo soleva spesso ripetermi che 'la perfezione non esiste'. Vale a dire che qualsiasi cosa è perfettibile, ma la perfezione in sè rimane un'utopia irrangiungibile. Perché per quanto una cosa possa essere ben fatta, ci potrà sempre essere modo di perfezionarla ulteriormente.
L'introduzione del concetto di 'utilità marginale' invece, va contro a questo modo di pensare. Perché l'utilità (e qui si può ben discutere se il paradigma dell'utilità sia applicabile a tutti gli ambiti compresi quelli artistici, morali, affettivi, ecc.) una volta raggiunto il picco ottimale, poi decresce. Potremmo dire che nrll'ambito dell'utilità la perfezione esiste. Esiste cioè un livello che non è più migliorabile.
Se mi prendo la licenza di appluicare il criterio dell'utilità al campo dell'arte, nonostante la mia ignoranza, potrei dire ad esempio che la pittura ha raggiunto la perfezione con l'introduzione della prospettiva nel rinascimento, e poi ha cominciato a regredire. Oppure che la musica ha raggiunto tale livello coi musicisti del 700 e dell'800, e poi si è via via involuta. Considerando anche la retorica una forma d'arte, direi che essa abbia raggiunto la sua perfezione nell'antica Grecia e nell'antica Roma dove per conquistarsi un posto di rilievo nella società era indispensabile sapersi destreggiare nel foro. Nello specifico vome non rimanere colpiti dal celebre discorso di Marco Antonio alla morte di Cesare. Sebbene lo si valuta nella forma letteraria di Shakespeare, dobbiamo comunque pensare che Marco ha dovuto essere convincente per portare l'opinione pubblica dalla sua. Non era certo scontato che il popolo fosse tutto dalla parte dell'usurpatore del senato. Quei ripetuti ' tuttavia Bruto afferma che Cesare era ambizioso, e l'ambizione è un vizio' e 'ma noi sappiamo Bruto essere uomo d'onore' sono dei grimaldelli eccezionali che partono dal riconoscere in principio un qualcosa alla parte avversa, per poi insinuare via.via il dubbio che, per dirla alla napoletana, 'entra sicco sicco e poi si mette chiatto chiatto'.
Questa è secondo me la perfezione della retorica che troviamo.ancora oggi nella politica, nei tribunali, nella pubblicità. Non è stata affatto migliorata, semmai resa più brutale o efficace a seconda dei punti di vista.
#14
In questo mondo di amanti dei libri, parlare di televisione potrebbe far venire l'orticaria, ma il fenomeno c'è. Dall'introduzione della tv satellitare in poi si sono diffusi i canali tematici, ossia emittenti che in mezzo a fiumi di pubblicità trasmettono programmi dedicati ad un unico argomento: cibo, animali, motori, calcio, serie poliziesche, musica, ecc. Un po' per tutti i gusti. Questa selettività di argomenti porta secondo me ad una sorta di patologia da teledipendenza. Prendiamo per esempio il calcio di cui il sottoscritto è ahimè appassionato. Si comincia la domenica con la partita delle 12.30, poi ci son quelle delle 15.00, poi delle 18.00 e infine alle 21.00. Dopodiché al lunedi c'è il posticipo; martedi e mercoledi la champion, giovedi e venerdi l'Europa League, quindi il sabato gli anticipi (2 o 3 a seconda) e la domenica si ricomincia da capo: 12.30, 15.00, ecc. Senza contare la serie b e i campionati esteri. La mia domanda provocatoria è: quante partite uno può guardare a settimana senza sentirsi un malato? Poi ci sono i reality, anche questi sfornati in serie con la possibilità di seguire 24 ore su 24 ( pure quando dormono!!!).
Ora essendo una coppia cui a me piace il calcio e alla mia compagna i reality, va da se la spartizione dei telecomandi e dei televisori con relative dispute sui volumi degli apparecchi. Io dico, per una sera può andare, ma si può campare così. Dovremo ridurci a vivere in compartimenti stagni ognuno col suo canale personalizzato. Certo non è che uno sia obbligato a guardare la televisione e ci sono in milione di altre cose migliori che si possono fare. Ma del ruolo e degli effetti che stanno avendo i media sulle capacità cognitive della società credo si debba parlare.
#15
Tematiche Filosofiche / Verità insabbiate
20 Settembre 2018, 12:02:12 PM
Una delle più ricorrenti definizioni di filosofia è quella di "ricerca della verità". Ed in effetti nei millenni i filosofi hanno esaminato, messo a nudo e sviscerato la verità in tutti i modi non tralasciandone nemmeno l'etimologia della parola stessa e , secondo me, anche esagerando in molti casi. Però l'umanità è varia e non tutti gli uomini sono alla ricerca della verità. Molti, più per ragioni pratiche che per inclinazione d'animo, sono esattamente l'opposto dei filosofi, sono gli insabbiatori della verità. Non mi riferisco in particolare ai sofisti che insegnabo l'uso strumentale della verità e che sono semmai una parte del problema e non la più grave. Mi riferisco a quelli che fanno di tutto, omicidi compresi, per nascondere verità che ostacolerrbbero i loro interessi. Si apre qui il mondo dei servizi segreti, dei segreti di stato e dei complotti. In altre parole entrano in gioco i professionisti della non verità. I quali fanno in modo che alcune verità non possano mai emergere tagliando brutalmente il nodo con la spada. Nrlla fattispecie con sicari, polonio, ordigni e macchinazioni varie.
Ebbene, quale deve essere la posizione della filosofia di fronte a queste verità mancanti. Oggi un amico mi ha girato un video che parla della disgrazia del ponte Morandi, che potrebbe essere stata causata da un'esplosione con l'intento di far cadere il governo. Come quando si parlava che gli attentati dell'11 settembre potevano essere causati dai servizi segreti USA. Al mio amico che mi chiedeva.cosa ne pensassi del video ho risposto che se anche fosse, se ci son dietro i servizi segreti nessuna verità emergerà mai in ogni caso. Perché si tratta dei professionisti della non verità. L'oggetto della filosofia risulta quindi mutilato da una verità vhe viene spesso fatta a pezzi e sotterrata dove nessuno potrà mai trovarla.
#16
I primi filosofi, per cominciare a filosofare, hanno percepito il bisogno di chiudere la realtà nel recinto di alcuni concetti: tutto, principio, natura, sostanza...... quelli che si potrebbero definire assiomi sulle cui relazioni fondare le varie teorie. Tutto è acqua, tutto è fuoco, tutto è numero, tutto è, ecc. La prima cosa di cui ha avuto bisogno la filosofia è stato di mettere dei paletti, ossia di ridurre la realtà ad un concetto, un principio, un elemento. È quello che la filosofia ha poi sempre continuato a fare, anziché accettare l'idea di una realtà capricciosa ed inafferrabile, si è sempre cercato un punto da cui far partire e a cui ricondurre tutto. Anche la religione piuttosto che accettare l'incertezza assoluta dell'essere preferisce identificare il capriccio e la volubilità degli eventi in un Dio, meglio se antropomorfo. Nella scienza poi il riduzionismo assume tratti ancora più marcati. La difficoltà è forse nell'ammettere che - se come dice Descartes l'unica cosa di cui siam certi è di avere un pensiero - il nostro potenziale mentale ha potere solo se si concentra su di una sola cosa alla volta. Posso dire coi sofisti che ogni argomento ha una tesi favorevole e una contraria ma, di fatto, io non posso essere contemporaneamente favorevole e contrario, perché la mia mente può trattare una sola tesi per volta. È proprio questa peculiarità della mente umana di poter affrontare un solo problema alla volta che determina la sequenzialità del pensiero, che corrisponde più ad un artificio che al reale funzionamento del nostro cervello. Tanto è che la nostra memoria non funziona come un magazzino ordinato in scomparti dove ritrovi le cose nello stesso ordine in cui le hai lasciate. Funziona in un modo più disordinato dove per ricordare un fatto latente serve più creare delle associazioni che rievocare un elemento per volta in modo sequenziale. E questa sequenzialità del pensiero ha dato origine alla nostra visione sequenziale della realtà, dove tutto viene scandito dallo scorrere di orologi alquanto relativi.
C'è la grande differenza fra la realtà che accade e la realtà raccontata (la verità è ciò che si dice?), fra realtà mentale e personale e realtà extramentale ed extrapersonale. Ma la realtà è sempre una cosa sola alla volta, ricondurre il tutto all, uno e l'uno al tutto.
#17
Tematiche Filosofiche / Se il presente non esiste
17 Giugno 2018, 10:20:09 AM
Mi perdonino i puristi per questo mio filosofeggiare vagabondo e claudicante, eppur questa riflessione mi si pone. Se col buon Eraclito si ammette che mai si scende due volte nello stesso fiume, parafrasare ciò significa che il presente non è. Ovvero il presente è un continuo fluire, un continuo cangiamento attorno al nucleo del logos, il fuoco primordiale, la guerra perenne e giustizia divina ed esplicazione della ragione che, però, non dispiega cosa sia il presente al di là di quel cogliere il logos che è in ogni cosa. Ed infatti le antiche filosofie in gran parte altro non erano che continua esortazione a vivere nel presente, hic et nunc. Perché è nel presente che agisce la ragione. Il passato e il futuro sono irrazionali. Però, com'è difficile! Perché il passato contiene un sacco di emozioni e sentimenti che si esplicano nei ricordi, nonché le nostre abitudini che tracciano il nostro comportamento e, secondo alcuni, la nostra intelligenza stessa. E il futuro custodisce le nostre speranze, i desideri, i buoni propositi, forse anche la felicità (se con un azzardo si può identificare la felicità nella sua ipotesi). Ma passato e futuro hanno spesso un peso troppo grande, soffocante, paralizzante. Tanto più in questa epoca dove il passato è facilmente accessibile con la sedimentazione di file nella rete e dove il futuro è sempre più un turbine di innovazioni di stile di vita sempre più frequenti. Bisognerebbe, come gli antichi filosofi, tornare a vivere nel presente. Ma poi chi lo dice a quello della pubblicità che la mia vecchia macchina va ancora bene e che non voglio cambiarla? E al supermercato che non farò scorta di prodotti per il futuro solo perché me li scontano del 30%? E al politico che continua a parlare di un mondo diviso fra fascisti e comunisti? E all'amico dimenticato e sepolto da anni che ora mi chiede l'amicizia su facebook? E all'agente assicurativo che mi chiede se ho già pensato ad integrare la mia futura ed incerta pensione?
Non si scende mai due volte nello stesso fiume, eppure a volte ho l'impressione che il fiume sia diventato uno stagno, con l'acqua talmente ferma da sembrare una superficie liscia, fra futuro e passato.....
#18
Dal discorso dell'ascensione del 1927, dove Benito Mussolini fa la summa del primo quinquennio fascista: "Signori: è tempo di dire che l'uomo, prima di sentire il bisogno della cultura, ha sentito il bisogno dell'ordine. In un certo senso si può dire che il poliziotto ha preceduto, nella storia, il professore, perché se non c'è un braccio armato di salutari manette, le leggi restano lettera morta e vile......"
Premetto che nella dicotomia fra ordine e cultura io mi metto dalla parte della seconda. Anche se eraclitamente parlando una certa tensione fra i due poli risulta necessaria o anche per la saggezza mediana di Aristotele.
Curioso però constatare da alcuni fatti di cronaca che ci sono professori che hanno realmente bisogno del poliziotto, nel senso che se mettono un brutto voto ad un alunno poi rischiano di prendersi un pugno in faccia dal genitore o, peggio ancora, dall'alunno stesso. Il passo citato all'inizio incarna quasi l'essenza dello spirito fascista, ossia l'ordine e il controllo - quand'anche la persuasione - precedono di gran lunga la cultura con le sue implicazioni di libertà di spirito. Credo però che al giorno d'oggi molta gente baratterebbe volentieri i libri per un po' di sicurezza e di ordine in più. E quando ci spostiamo dal discorso generale ai casi particolari, diventa difficile dargli torto. Un padre preferisce una figlia ignorante ad una figlia stuprata. Certo che se siamo arrivati al punto che un insegnante deve essere affiancato da un poliziotto, questo è indicatore preoccupante del livello di barbarità cui la nostra società è giunta. Difficile credere nella cultura se la cultura stessa non riesce a farsi rispettare nemmeno a casa sua.
Secondo Platone il professore (il filosofo) precede il poliziotto (i custodi), ma il poliziotto poi precede tutti gli altri.
#19
Attualità / L'austerity per la crescita
22 Maggio 2018, 10:55:23 AM
Guardando alla situazione economica attuale, a sentir parlare gli organi competenti pare che non ci sia altra via da percorrere che quella indicata dalla UE, ossia la ricerca di una ripresa della crescita mantenendo un profilo di austerity. Ciò che mi domando è come sia possibile pensare che le due cose vadano insieme. Da ingenuo io penso che se voglio la crescita devo investire, e l'unico obbiettivo auspicabile è la crescita (Latouchiani a parte). L'auaterity mi sembra invece adatta ai periodi in cui vi è scarsità di materie prime o altri fattori che impediscono la produzione. Ma che l'austerity debba essere il punto di partenza per una ripresa dell'economia pare cosa piuttosto strana agli occhi di questo profano. Certo andrebbe fatta chiarezza sull'allocazione dei grandi capitali, così ci si accorgerebbe di come essi abbiano man mano abbandonato la produzione e l'economia reale (microeconomia) per dirigersi in massa a spremere le immense mammelle della finanza. Anche la produzione è diventata una questione finanziaria. Vale a dire che il punto non è più come impiegare le risorse (scarse), ma come far si che un euro di oggi domani valga qualcosina di più seguendo una logica di crescita esponenziale, con i rischi limitati e se possibile persino annullati dall'impiego dei derivati. In questo passaggio di consegne dello scettro della produzione della riçchezza dall'economia alla finanza, pare inevitabile conseguenza la caduta della mano invisibile. Il benessere di chi produce ricchezza non si traduce più in un maggior benessere per la comunità. Anche se gli stili di vita dominanti - moda e tecnologia - continuano ad illuderci del contrario.
#20
Tematiche Filosofiche / Vivi nascosto
28 Aprile 2018, 13:35:14 PM
Riflettendo su questa massima di Epicuro mi sono reso conto di averla sempre intesa in modo superficialmente univoco, nel senso di un'interpretazione che sa di elogio della solitudine. Vivi nascosto, dove gli altri non ti possano disturbare, così che tu ti possa curare della tua interiorità, imparando a non provare dolore, avendo sempre in mente i principi a te cari e necessari per il tuo sviluppo spirituale. Certamente ciò è molto attinente all'interpretazione della frase epicurea, però credo ci sia dell'altro. Forse tale proposizione andrebbe contestualizzata storicamente, posta a ridosso della ingiusta giustiziazione di Socrate. Quindi il vivere nascosto implicherebbe non solo una ricerca della solitudine in quanto tale, ma in quanto la società è vista come un pericolo per chi cerca la via della perfezione interiore e della verità. Chi ricerca e predica la verità senza preoccuparsi di come possa essere accolta da chi vive e prospera nella menzogna, deve seriamente temere per la propria vita. Dire la verità non è un gioco, è una scelta di vita simile a quella che compì Cesare quando congedò la sua scorta sapendo di rischiare di essere assassinato. O forse più propriamente come quella di Falcone e Borsellino che sapevano già di dover morire per la verità, la sola cosa che ignoravano era quando sarebbe successo. Forse quindi Epicuro, che perseguiva il suo ideale spirituale, desiderava invece vivere e , per non fare la fine di Socrate, predicava il 'vivi nascosto'.
Mentre ai nostri tempi dove i social predicano il 'vivi visibile', dove ognuno posta foto di se stesso in ogni occasione e luogo, importante o insignificante che sia, a chi sta cuore la verità? Perché la verità è un continuo fluire, che senso ha dunque cristallizzare dei momenti che sono solo minuscoli granellini nella immensa clessidra del tempo? E, soprattutto, a vosa serve che tutti vedano quelle nostre immagini vhe dovrebbero essere insignificanti in primis già per noi stessi?
In ultima analisi si potrebbe forse osservare che il 'vivi nascosto' è, in un certo senso, una raccomandazione inutile. Perché l'essere umano è bugiardo per natura, e il punto non è se mentiamo o meno, ma semplicemente quanto o su cosa mentiamo. Quindi siamo tutti camuffati sotto qualche maschera, anche se stiamo tutto il giorno a raccontarci sui media. Qualsiasi sia il nostro grado di esposizione, è sempre meno pericoloso della verità. Non per la verità in se stessa, ma per l'effetto che produce sugli altri.