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Discussioni - doxa

#1
Varie / Il ballo Sirtaki e Mikīs Theodōrakīs
29 Luglio 2025, 17:06:12 PM
Oggi, 29 luglio,  ricorre il centenario della nascita di Mikīs Theodōrakīs. 

Michaīl "Mikīs" Theodōrakīs,  compositore musicale e politico greco: nacque nell'Isola di Chio il 29 luglio 1925 e morì ad Atene il 2 settembre 2021.


Mikīs Theodōrakīs

Appartenne a quel gruppo di artisti che  in quel periodo fecero conoscere meglio la Grecia e, indirettamente,  le sue vicende: Maria Callas, Costas Gavras, Theo Anghelopulos, Nikos Kazantzakis,  Odisseo Elitis, Yorgos Seferis, Yannis Ritsos, Maria Faranduri, Irene Papas e Melina Mercuri.


Anthony Quinn e Alan Bates mentre ballano il sirtaki sulla spiaggia

Il sirtaki  è una danza popolare  greca, ma non tradizionale. La musica fu ideata dal compositore Mikīs Theodōrakīs,  per quel film del 1964  integrando e rielaborando due versioni musicali della danza tradizionale greca "hasapiko", conosciuta anche come "danza dei macellai":  ha una versione lenta (hasapiko bary) e una veloce (hasapiko grigoro). Il nome deriva dal termine greco "chasapis", che significa macellaio. Il hasapiko è caratterizzato da una serie di passi base e varianti eseguite in gruppo, spesso con le mani sulle spalle dei vicini.

Anche nel sirtaki il ritmo della danza, inizialmente lento, ha l'andamento crescente, accelera.

Sirtaki divenne il simbolo di una Grecia spensierata, come lo  fu  alcuni anni prima la canzone  "I ragazzi del Pireo" (in lingua greca "Ta pediá tou Pireá"),  scritta dal compositore ellenico  Manos Hatzidakis per il film "Mai di domenica", nel quale la canta l'attrice Melina Merkouri.

L'etimologia della denominazione "sirtaki" deriva dalla parola  ellenica "syrtos": danza popolare greca, caratterizzata da un ritmo vivace e coinvolgente. La musica che accompagna il syrtos è anch'essa chiamata syrtos e utilizza strumenti tradizionali  come il bouzouki, il violino, il laouto, e altri.

Il sirtaki si balla in formazione lineare o in cerchio, con le mani sulle spalle del vicino. La formazione in linea è più tradizionale.



La danza inizia con movimenti lenti e armoniosi e passi che non si distaccano molto dal suolo, che poi si trasformano gradualmente in azioni più veloci, spesso anche salti e balzi.

Segue
#2
Varie / Provincialismo e società di massa
23 Luglio 2025, 09:51:19 AM
Ormai viviamo nella società di massa. Che fine ha fatto il provincialismo ? Questo sostantivo a cosa allude ?

Nel passato dicevamo: "sono dei provinciali !", per indicare chi abitava nelle piccole città o paesi, oppure, in modo spregiativo, chi aveva la mentalità, il modo di fare, il conformismo e  gli atteggiamenti considerati tipici di chi viveva in provincia, nelle  piccole località con  reali o presunte arretratezze:  economica, sociale e culturale, causa gli scarsi contatti con centri e ambienti culturalmente più aggiornati.

Nel nostro tempo abitare in provincia (la vita in paese o nella piccola città)  cosa significa ?

Molte persone, stanche della grande città, vorrebbero trasferirvisi. Altri, che  ci sono nati,  non vogliono andarsene. Forse perché non conoscono alternative, forse perché ci stanno bene davvero. Qualcuno non ci tornerebbe neppure sotto tortura. Altri – e sono i più numerosi – vanno via in cerca di occasioni e di tanto in tanto, quando il vento gli riporta un odore noto o una musica lontana, ne sentono la mancanza. Così aspettano le vacanze e organizzano un viaggio al paese o nella piccola città dove hanno trascorso l'infanzia o ne hanno un buon ricordo.


Treviglio

segue
#3
Varie / "Ab ovo usque ad mala"
13 Luglio 2025, 19:20:51 PM
"Ab ovo usque ad mala" (= dall'uovo fino alle mele): è un proverbio latino, allude ai pranzi degli aristocratici di epoca romana, iniziavano con le uova e terminavano con la frutta.

Il motto è citato anche da Orazio nelle "Satire" ed è stato preso in prestito per titolare la mostra: "Dall'uovo alle mele. La civiltà del cibo e i piaceri della tavola a Ercolano".

L'esposizione è a Ercolano nelle belle sale affrescate di Villa Campolieto, fino al 31 dicembre.

La rassegna invita alla scoperta delle abitudini alimentari degli antichi Ercolanesi.

L'antica Herculaneum offre testimonianze della sua vita quotidiana: pane, cereali, legumi, frutta uova, frutti di mare, ecc.. Reperti organici, seppur carbonizzati dalle ceneri vulcaniche del Vesuvio, sembrano sprigionare sapori e odori; raccontano storie di gesti domestici, di preparazioni meticolose e di momenti conviviali.

Oltre agli alimenti sono in mostra vasellame decorato, utensili da cucina, strumenti per la preparazione, la conservazione e il consumo dei cibi, altri oggetti d'uso comune e di lusso che testimoniano l'intera filiera, dalla produzione allo smaltimento.


Ercolano: Villa Campolieto
#4
Varie / Apriscatole
09 Luglio 2025, 22:10:03 PM
Apriscatole


 
Ingombrante, non ha l'interesse del cavatappi né l'allure vintage degli attrezzi casalinghi per la pasticceria.  Ma è uno strumento utile. Senza di lui la moderna alimentazione non avrebbe progredito.

Come spesso accade nella storia della tecnica, l'utensile arriva dopo l'oggetto che lo rende necessario.

Luca Cesari in un suo articolo del 29 giugno scorso, pubblicato sull'inserto domenicale  del quotidiano "Il Sole 24 Ore" informa  che i barattoli di latta furono creati alla fine del XIX secolo come risposta a un bisogno militare: rifornire gli eserciti in movimento con alimenti sicuri e conservabili.

Nel 1795 il governo francese indisse un premio per chi riusciva a prolungare la durata dei cibi.

Nicolas Appert, confettiere, inventò un metodo di sterilizzazione in vetro; meno di vent'anni dopo John Hall e Bryan Donkin adattarono il sistema ai contenitori metallici. E' iniziò la grande stagione dei prodotti conservati.

Le prime lattine erano spesse, rudimentali, per aprirle servivano martello e scalpello. Solo nel 1855 ci fu il primo brevetto per un apriscatole: a depositarlo  fu un produttore di posate, l'inglese Robert Yates, che propose un attrezzo a leva con lama da taglio fissa. Era il prototipo di una serie che si evolverà per oltre un secolo, tra sistemi a rotella, modelli a farfalla, a chiavetta, elettrici, infine incorporati direttamente nei barattoli. Strumenti apparentemente secondari, ma fondamentali nella storia dell'alimentazione industriale.

Negli anni della "guerra di Crimea" (4 ottobre 1853 – 1 febbraio 1856)  e della "guerra civile americana"  (detta anche "guerra di secessione", dal 12 aprile 1861 al 23 giugno 1865) le conserve salvarono le vite, prevenendo malattie come lo scorbuto.

Nel 1856 Francesco Cirio avviò a Torino una delle prime fabbriche dove si lavoravano prodotti vegetali, specializzandosi poi nei pomodori pelati.

La diffusione dei barattoli con pomodori fu rapida, e il cibo in scatola  cominciò ad entrare nella vita quotidiana.

Dopo la seconda guerra mondiale ci fu la crescita dei consumi, pelati e carne lessata in gelatina diventarono protagonisti delle dispense nelle cucine, sia delle case sia delle mense.

Le conserve hanno un ruolo importante nella vita quotidiana. La lattina ormai si è  affermata come simbolo di modernità. I creativi del marketing fanno il possibile per rendere attraenti le scatolette. E pensando ai creativi come non ricordare il pittore, scultore e grafico statunitense Andy Warhol (1928 – 1987), esponente della Pop art: ritraeva  i barattoli  come fossero  nella vetrina di un negozio.

Ecco una delle 32 tele Campbell's Soup Cans"  di cm 51 x 41. Raffigurano i barattoli con  tutte le varietà della "zuppa Campbell" in quel tempo in commercio. I singoli dipinti  li realizzò con una tecnica di stampa serigrafica.


 
Dietro le quinte c'era l'apriscatole, indispensabile strumento domestico senza "prestigio", associato all'opinione di un pasto povero o di emergenza.

A differenza del cavatappi, che si esibisce tra luci e brindisi, l'apriscatole con lame e leve  lavora nell'ombra, nascosto, poco estetico, eppure indispensabile. Simboleggia un modo di cucinare pratico più che estetico.

La sua reputazione di oggetto negletto lo ha relegato al margine anche del collezionismo. Il bolognese Carlo Grandi ne ha 365,  databili dalla  metà dell'800 ai giorni nostri. Li ha donati al Museo del pomodoro, che è a Collecchio, in provincia di Parma. Sono in un'apposita sezione ed esposti al pubblico.

L'apriscatole non è solo un utensile,  testimonia il progresso tecnico. Come ogni oggetto davvero utile ha saputo trasformarsi, rimanendo fedele alla sua unica essenziale funzione.
#5
Varie / Il paesaggio della vacanza
06 Luglio 2025, 18:15:42 PM


Pablo Picasso, Due donne corrono sulla spiaggia (il dipinto è noto anche col titolo "La corsa"); pittura a "gouache" (tempera con pigmento bianco per renderlo più opaco) su compensato. Questo piccolo quadro (cm 32,5 x 41,1) fu realizzato nel 1922 ed  è conservato nel  Musée National Picasso, Palazzo Salé, Parigi.

Le due donne occupano l'intera scena. Sembra che stiano danzando. Si tengono per mano  e corrono sulla spiaggia.

A me  in questo momento evocano il paesaggio costiero, e  penso alla sua trasformazione dagli anni del cosiddetto "boom economico", quando il tempo libero e il turismo di massa cominciarono a modificare il modo di abitare e percepire le località di "villeggiatura". A questo proposito, dall'1 luglio è cominciato a Varazze,  nella costa ligure,  il festival "Abitare la vacanza. Architetture per il tempo liberato".

L'esposizione invita a riflettere sul nostro modo di abitare il tempo libero, che ruolo ha ed ha avuto l'architettura nella costruzione del paesaggio turistico e cosa significa oggi conservare o trasformare quel patrimonio edilizio.

In Liguria, in particolare, l'edilizia "selvaggia", con  insediamenti intensivi  e edifici anche di otto piani, ha devastato la costa, ma ci sono anche interessanti costruzioni realizzate su progetti di noti architetti. Capo Pino e Capo Nero  (tra Sanremo e Ospedaletti) evidenziano il tentativo di scambiare la frammentazione edilizia con l'insediamento intensivo, il cosiddetto "alveare" al posto della villa unifamiliare, per concentrare il costruito in punti isolati e ampliare il bacino di utenza.

Capo Pino, con spiaggia artificiale, piscina e servizi, è un catalogo di sperimentazioni abitative moderne, con cemento e mare  a vista, spesso additato come "ecomostro".

Torno al citato festival itinerante per dire che dall'8 al 13 luglio sarà a Ospedaletti (prov. di Imperia), poi si sposterà in varie località della Costa Azzurra. Il programma, elaborato per pubblici diversi,  prevede visite guidate, aperture straordinarie di ville e giardini, proiezioni, per supportare la comprensione e il ripensamento dell'ambiente costruito.
#6
Attualità / "Effetto san Matteo"
30 Giugno 2025, 23:34:00 PM
Dal Vangelo di Matteo: "... a chiunque ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha" (25, 29).

L'effetto San Matteo, teorizzato dal sociologo Robert Merton, descrive come le persone che già godono di un vantaggio iniziale tendano ad accumulare sempre più vantaggi, mentre chi parte svantaggiato incontra difficoltà crescenti nel recuperare terreno. Questo fenomeno, chiamato anche "vantaggio cumulativo", si basa sull'idea che il successo genera altro successo,  il ricco diventa più ricco, il povero più povero, creando un divario sempre maggiore tra chi ha e chi non ha.

In sociologia l'effetto San Matteo è un processo per cui, in certe situazioni, le nuove risorse che si rendono disponibili vengono ripartite fra i partecipanti in proporzione a quanto hanno già. In inglese questo viene espresso con la frase "the rich get richer and the poor get poorer" cioè: "i ricchi si arricchiscono sempre più, i poveri si impoveriscono sempre più".

Il divario si riferisce alla disparità nella distribuzione del reddito e della ricchezza tra le persone all'interno di una società. Questo fenomeno,  evidente in ogni epoca, crea problemi per la stabilità sociale e l'uguaglianza delle opportunità.

Le cause del divario sono complesse e dipendono da molteplici fattori, tra cui la crescita economica ineguale, le politiche sociali inadeguate e gli svantaggi sociali ereditati.

La crescita economica ineguale è una delle cause più importanti del divario tra ricchi e poveri. Quando solo alcune parti della società beneficiano della crescita economica, questo può portare a un aumento delle disuguaglianze. Ad esempio, se le ricchezze sono concentrate nelle mani di pochi individui o aziende, questo può limitare le opportunità per le classi sociali più povere della società. Inoltre, può aumentare la criminalità e la tensione sociale.

Lo statunitense Cass Robert Sunstein, docente di diritto nell'Harvard Law School, nel suo libro titolato: "Come diventare famosi. La scienza segreta del successo", si chiede se l'effetto San Matteo sia sufficiente per spiegare il successo di un individuo: tale teoria  funziona solo a posteriori, quando una persona è già affermata.  Ma all'inizio ? Nei casi dei pochi privilegiati cosa ha innescato la valanga che mentre scende a valle aumenta di volume ?

L'autore analizza le informazioni che raccontano il successo di artisti, letterati o studiosi. Gli inneschi sono diversi, casuali, imprevedibili.

A Venezia il recente matrimonio-spettacolo tra Jeff Bezos e Lauren Sanchez fa capire che nella vita tutto dipende da quanto si guadagna.

Tale "connubio", finto o vero che sia, quanto durerà ? Un anno, due...
#7
Riflessioni sull'Arte / "Anima gemella"
24 Giugno 2025, 17:05:12 PM

Costantin Bràncusi, Il bacio, scultura in pietra calcare, 1907 Museum of Art, Philadelphia (U.S.A.)

E' considerata la prima opera astratta del XX secolo.

L'interesse  artistico di Brâncuși era rivolto ai modelli offerti dalle sculture primitive e dalla pietra come materiale da scolpire.

L'opera si ispira alla versione del bacio realizzato dallo scultore Auguste Rodin, il quale raffigura  i due giovani amanti  uniti dall'abbraccio; i loro corpi  sono avvinghiati in un movimento a spirale. Brâncuși, invece, scolpisce le due figure l'una di fronte all'altra, e divide in due parti speculari il blocco di pietra. Le due metà della forma alludono a due figure umane, una maschile ed una femminile, unite al centro. I due amanti sono  accovacciati e abbracciati. La loro stretta unione forma un unico essere.

Le braccia che avvolgono i corpi diventano fasce orizzontali che uniscono le due metà, amplificano l'idea di un legame indissolubile. I lineamenti sono appena abbozzati, gli occhi e le labbra sembrano fondersi tra di loro.

Le forme sono ridotte all'essenziale, semplificate, fino a far diventare i due soggetti un unico blocco di pietra. Dualità nell'unità.

Per "Il bacio", Brancuși utilizzò il quadrato invece del cerchio per accentuare la dimensione statica dell'amore, fuori dalla ciclicità del tempo, diventato pietra, quindi eterno.

Realizzò alcune versioni di questa scultura, semplificando nel tempo le forme che  tendono ad una maggiore astrazione. Una sua nota versione de Il bacio decora una tomba nel cimitero di Montparnasse a Parigi.

Il  tema del bacio oltre ad Auguste Rodin evoca altri artisti, come Francesco Hayez, Gustav Klimt, Edvard Munch. Ma rimanda anche ai primi baci che abbiamo dato a chi  credevamo essere la nostra anima gemella...

Il concetto di "anima gemella" implica l'esistenza del/la partener predestinato/a per ciascuna persona. Ma è un legame indissolubile ?
#8

E' stato pubblicato l'interessante saggio titolato: "La famiglia naturale non esiste", scritto dalla sociologa della famiglia Chiara Saraceno, ex docente universitaria nell'Università di Torino.  

La Saraceno dice che la famiglia naturale è un'invenzione culturale, e spiega perché.


L'aggettivo 'naturale' è spesso utilizzato  per ostacolare le forme di unione, di amore e di filiazione che vanno al di là del dato biologico.

La famiglia è un luogo di osservazione privilegiato per raccontare i cambiamenti profondi della cultura e della società, tanto che il libro – alternando riflessioni teoriche, ricostruzione dei cambiamenti avvenuti e memoria personale di tante 'battaglie' intraprese – diventa un ritratto dell'Italia degli ultimi cinquant'anni.

La sociologa ha detto che per  famiglia naturale, o tradizionale, si intende quella formata da una coppia eterosessuale legata da matrimonio, con distinzione nei ruoli di genere e votata alla procreazione. E' un modello che non esiste, spiega l'esperta, ma che fatichiamo a "lasciar andare" perché è "come pensiamo di concepirla da sempre": una tendenza non solo italiana dovuta al fatto che "la prima dimensione che conosciamo venendo al mondo è proprio quella familiare. È al suo interno che impariamo cosa sia una relazione. Ed è per quello ci sembra 'naturale'.

Ma dire che la famiglia naturale non esiste non significa negare la legittimità di questa forma di legame umano. Significa piuttosto riconoscere che non è un modello unico né universale: la storia e l'antropologia ci mostrano infatti che le società umane hanno sempre creato una grande varietà di forme familiari, e che perfino all'interno della stessa civiltà il concetto è cambiato ripetutamente, adattandosi ai contesti e ai bisogni del momento.

Per fare un esempio, secondo Saraceno, anche l'idea che la famiglia debba basarsi sull'amore e sulla libera scelta degli individui è, in realtà, recente. Non era così fino a poco tempo fa nemmeno in Occidente, e in molte culture del mondo non lo è ancora oggi. Senza contare le profonde differenze legate al contesto sociale: la famiglia del proletariato, ad esempio, è sempre stata molto diversa da quella della nobiltà, sia nelle dinamiche che nei significati.

Dunque, dire che "la famiglia non è naturale non vuol dire che è contro natura; vuol dire che anche quella che pensiamo essere la famiglia naturale non sta nella natura, altrimenti vorrebbe dire che nella maggior parte della storia le persone si sono aggregate in famiglie contro natura".

La famiglia è un'invenzione culturale. Ma come si formano queste 'invenzioni'? "Sedimentandosi nelle pratiche, nei rapporti con le religioni e i regolamenti degli Stati, dove ci sono, e con le necessità del tempo", ha spiegato la sociologa.

Nello specifico, "ciò che definisce l'appartenenza o meno alla famiglia cambia nel tempo", sottolinea l'esperta ricordando che "per molto tempo, in modo diverso a seconda della società, ciò che ha definito i confini della famiglia è stata la filiazione: decidere di chi sono i figli, a chi appartengono. Da questa necessità in diverse società è derivata l'esigenza di controllare la fecondità femminile".

Un esempio di come sia il diritto, e dunque un dato culturale, a decidere cosa sia famiglia e cosa no, la sociologa nel suo intervento ha ricordato "un fatto che oggi sembra assurdo: in Italia fino al 1975 i figli nati fuori dal matrimonio erano illegittimi (una parola violenta: non avevano diritto a nascere)". Quindi, ha sottolineato, "non era la natura che fondava la famiglia. Si è dovuto attendere fino al 2012 per ottenere che non ci fosse più distinzione".

A dimostrare la varietà storica del concetto di famiglia, Seraceno rammenta che "l'Europa è l'unico posto al mondo in cui da molto presto è prevalsa la famiglia monogamica seriale (una sola moglie per volta). In altre parti del mondo hanno prevalso per molto tempo le famiglie poliginiche (presenti anche nella Bibbia)". Eppure "in questo spazio europeo diverse modifiche a questa norma, come la convivenza prematrimoniale o le coppie omosessuali, sono state recepite prima".

Il matrimonio sparirà?

Ma arriveremo a "sacrificare il vincolo", e dunque ad abolire il matrimonio e, in prospettiva, perfino la coppia? Per la sociologa già il termine 'sacrificio' richiama un debito che non potrà mai essere saldato, come sanno tutti coloro che si sono sentiti dire dai genitori e dai nonni che si sono sacrificati per loro. "Se qualcuno sacrifica se stesso per una relazione, la contropartita non sarà mai sufficiente. Che cosa può mai rispondere un figlio a un genitore che dice "mi sono sacrificato per te"? Dovrebbe dargli la propria vita in cambio. Anche questa è una relazione. Mi piace più l'idea che una relazione sia una responsabilità, un lavoro".

Ecco perché per Saraceno dovemmo valutare forme di relazione e legami basati sulla responsabilità, sui principi di libertà, uguaglianza e dignità personale, oltre alla cura reciproca: peraltro tutti criteri anch'essi soggetti a cambiamenti storico-sociali.

La famiglia come ambito di lavoro non remunerato.

Tra questi c'è il lavoro, perché "la famiglia c'entra, con il lavoro, moltissimo", afferma Saraceno chiarendo che non è solo una questione di come le politiche sull'occupazione impattino sulle donne e di rimando sui tassi di fecondità di un Paese, ma "innanzitutto perché la famiglia è un ambito di lavoro non remunerato" che "anche se molto spesso si concretizza sotto il velo dell'amore" non è comunque "meno lavoro".

"Di questo lavoro non solo non se ne riconosce sempre il valore, ma diventa un vincolo alla professione remunerata, soprattutto per le donne, specie in Italia, dove c'è ancora più squilibrio fra uomini e donne nel lavoro familiare (che però diminuisce se entrambi nella coppia lavorano, sebbene mai sotto la soglia del 70-30%). Non ci sono solo disuguaglianze tra uomini e donne nel mercato del lavoro, ma anche disuguaglianze tra donne quando varia il livello di istruzione o si hanno figli piccoli; disuguaglianze consistenti, di cui non si parla abbastanza".

"La famiglia è uno snodo importante. Già anni fa Massimo Paci, un sociologo economico, notava che è l'impostazione familiare a decidere chi va a lavorare e a quali condizioni. La famiglia non è solo un luogo di socializzazione, di affettività, come di violenze e di odi: è anche un'istituzione economica (e di ridistribuzione economica)", per quanto non ci faccia piacere vederla così.

Il rischio per i giovani non è l'individualismo

E il concetto di responsabilità andrebbe declinato anche sui giovani, che secondo Saraceno non sono poi così individualisti come spesso gli adulti li dipingono: "Entrano in rapporti di coppia prestissimo, sembra che non possano starne senza, e poi fanno fatica a essere autonomi al loro interno – soprattutto i maschi". Ecco allora che il rischio maggiore è legato a questa dimensione delle relazioni, che sfocia nel controllo (e in casi di femminicidio precoci), piuttosto che all'individualismo. Una ricerca di Save the Children  ricorda la sociologa, mette in luce un dato preoccupante "oltre il 30% degli adolescenti, maschi e femmine, ritiene normale geolocalizzarsi con il cellulare e controllare il telefono dell'altro. Direi che è più importante questo rischio, rispetto all'individualismo".
#9
Varie / Giacomo Casanova
06 Giugno 2025, 09:26:58 AM
A Venezia, fino al 27 luglio nel museo di Palazzo Mocenigo c'è la mostra dedicata all'immagine e all'eleganza maschile al tempo di Giacomo Casanova: scrittore, poeta, avventuriero e  diplomatico. Icona di un'epoca e di una civiltà, egli è anche chiave di lettura del Settecento europeo, delle grandi corti, delle dinastie, degli incontri con i protagonisti del mondo culturale e artistico.



La mostra di abiti del Settecento, in parte provenienti dalle  collezioni del Museo di Palazzo Mocenigo e a prestiti dal Museo Stibbert di Firenze,  consente di entrare nell'universo settecentesco di cui Casanova fu uno dei più illustri protagonisti.

La rassegna nelle sale del primo piano nobile del museo, aiuta a comprendere quanto e come l'estetica fosse un linguaggio non solo nella declinazione seduttiva, ma soprattutto nell'affermazione sociale del singolo individuo in un'epoca in cui la visibilità era l'unico mezzo per ribadire il proprio ruolo sociale ed economico.



L'esposizione evidenzia come l'abbigliamento maschile abbia subito una progressiva trasformazione: da espressione di potere a simbolo di raffinatezza, cultura e sensibilità.

La moda del tempo, che si codifica principalmente nel completo di tre pezzi (marsina, gilè e calzoni), affina e si semplifica, abbandonando le ridondanze dei secoli precedenti e anticipando l'eleganza discreta che ancora oggi caratterizza il vestire maschile.

Giacomo Casanova era un uomo colto e spregiudicato. Quando gli dicevano che il titolo nobiliare con cui si presentava (cavaliere di Seingalt) era falso, rispondeva senza vergogna: "L'alfabeto è di tutti. Ho preso otto lettere  e le ho combinate insieme. La parola che ho formato mi è piaciuta e l'ho adottata".

Il gioco d'azzardo era il vizio più diffuso nella nobiltà europea. Casanova aveva cominciato a giocare quasi adolescente: "Non avevo la forza di andarmene quando ero sfortunato". Per breve tempo pensò di trasformare quel vizio in una professione poi desistette. Non sempre barava per vincere. A volte perdeva di proposito per lusingare l'avversario.

Le sue ossessioni furono le numerose conquiste femminili. Per sedurre le "prede" usava qualsiasi mezzo, abbinava all'arte l'inganno, alla seduzione il genio per conquistare la  sfuggente voluttuosità della donna.

Per lui ogni momento della vita era un'occasione di misurarsi con la sorte: distruggeva i suoi successi, provocava i potenti, esagerava con i suoi raggiri.

Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Dux, in un isolato castello della Boemia, come bibliotecario di un giovane ammiratore, il conte di Waldestein. Quando tornava il conte, il castello si animava e a Giacomo sembrava di tornare ai bei tempi, ma subito i domestici provvedevano a irritarlo obbligandolo a cenare su un tavolino a parte, con la scusa che non c'era più posto. Aveva creduto di incutere soggezione alla servitù indossando la sua fastosa tenuta di gala, ma invano. Furente gridò: "Siete delle canaglie, dei giacobini, mancate di rispetto al conte e il conte mi manca di rispetto non punendovi". Poi disse a Waldestein: "Non sono un gentiluomo, ma mi sono fatto gentiluomo".

Ormai si sottraeva a un deludente presente rifugiandosi con il pensiero nello splendore del passato.

Morì a Dux (oggi Duchcov, nella Repubblica Ceca) il 4 giugno 1798.
#10
Estratti di Poesie d'Autore / "Méridienne"
01 Giugno 2025, 17:50:22 PM
Questo caldo pomeriggio del primo giorno del mese di giugno preannuncia l'estate e mi fa pensare sia al dipinto di Vincent Van Gogh titolato "Méridienne" sia la poesia di Eugenio Montale "Meriggiare pallido e assorto"


Vincent Van Gogh, La Méridienne (La siesta), olio su tela, 1890 circa,  Musée d'Orsay, Parigi
(Méridienne deriva da  "meridies" (= mezzogiorno).

Questo dipinto, ispirato da un'incisione di Jean-François Millet, raffigura in un campo di grano  la scena di riposo di due contadini, un uomo e una donna, adagiati  vicini sullo strame adiacente al pagliaio.  Lui si è tolto le scarpe (gli zoccoli ?), ha le mani dietro la testa e il cappello calato sopra gli occhi. Sulla sua sinistra ci sono due falcetti.

Verso il  fondo si vedono un carro trainato da buoi e covoni di grano posati in terra. 

I colori dominanti sono le sfumature dorate degli steli del grano e il blu degli abiti dei contadini. Il  cielo senza nubi contribuisce a comunicare nell'osservatore un senso di pace e immobilità.

Pace e immobilità anche nella poesia di Eugenio Montale, titolata: "Meriggiare pallido e assorto" della riviera ligure di levante, che lo scrittore conosceva bene perché trascorreva le vacanze nella casa paterna di Monte Rosso, nelle Cinque Terre.

Testo

"Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora si intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia".


Piacerebbe anche a me trascorrere questo pomeriggio  assolato e sonnolento nella casa sulla collina davanti al mare, vicino al  caldo muro dell'orto, e ascoltare il verso dei merli, vedere le file delle formiche rosse. Osservare tra le fronde degli alberi le onde del mare e udire il frinire delle cicale sui vicini colli privi di vegetazione.

Nella quarta strofa (parte riflessiva) il poeta esprime le considerazioni sull'esistenza umana: vivere è come camminare lungo una muraglia invalicabile, irta di cocci aguzzi di bottiglia, che assurgono a simbolo delle difficoltà insormontabili della vita.
#11
Percorsi ed Esperienze / Silent treatment
01 Giugno 2025, 11:41:55 AM
Stare in silenzio dopo un litigio con il/la partner ? Sembra una tecnica di deterrenza "morbida", invece gli esperti dicono che il tacere iroso equivale al male fisico.

Nella vita di coppia il "silent treatment" (= trattamento del silenzio) le donne  lo rifilano spesso al partner. E' una modalità di non comunicazione passivo-aggressiva. Si  interrompe deliberatamente il contatto verbale o emotivo con l'altro/a,  ignorandola o rifiutando di rispondere alle sue comunicazioni.



Questa strategia viene spesso utilizzata per punire, manipolare o controllare l'altro/a, e può manifestarsi in diversi contesti, sia nelle relazioni personali,  sia lavorative o familiari.

Le persone che lo utilizzano possono farlo per vari motivi, tra cui:

Punizione: Per  far sentire l'altra persona in colpa o per vendicarsi di un comportamento ritenuto inaccettabile.

Controllo: Per mantenere il potere in una relazione, forzando l'altra persona a "chiedere scusa" o a modificare il proprio comportamento.

Evitamento: Per evitare conflitti diretti o discussioni.

Quali siano le cause, è una modalità psicologica che induce nell'altro/a  la frustrazione nella  relazione affettiva se è desiderosa dello scambio relazionale funzionale.

Secondo gli esperti alcune delle cause più comuni possono essere:

un conflitto non risolto
: spesso, il silenzio è una reazione a un conflitto o a una delusione che non è stata affrontata.

difficoltà comunicative: alcune persone possono avere difficoltà a esprimere i propri sentimenti e ricorrono al silenzio come forma di difesa.

desiderio di controllo
: il silenzio può essere utilizzato come strumento di manipolazione per ottenere il potere nella relazione.

I ricercatori dell'università di Sidney lo definiscono "silenzio rumoroso", perché chi ricorre al silent treatment non è che vogliono tacere, ma farsi udire dall'interlocutore con  tale modalità.

Quando si dice "prendersi una pausa" si fa riferimento al distacco volontario da una situazione o da una relazione, con l'intento di riflettere, senza mettere l'altro in difficoltà o umiliarlo. Può essere considerato un modo per affrontare tensioni o conflitti, permettendo a entrambe le parti di avere spazio per pensare e ritrovare l'armonia.

Il trattamento del silenzio,  al contrario, è una forma di comunicazione passivo-aggressiva in cui una persona ignora o esclude deliberatamente un'altra persona come forma di punizione o disapprovazione. Non è una pausa costruttiva, una scelta reciproca o comunicativa ma un comportamento che può causare confusione, frustrazione e dolore emotivo, in quanto non offre l'opportunità all'altro di chiarire, confrontarsi o risolvere i problemi.

Comunque il silent treatment è  una tattica nobile, più "morbida" rispetto al lancio dei piatti o gli improperi.

Kipling Williams, docente universitario di psicologia, ha studiato per oltre trent'anni gli effetti di questa manovra, applicata alla relazione a due. Secondo le sue conclusioni il ""silence treatment" è la peggiore delle punizioni inflitte al/la partner.
#12
Varie / Pettegolare
31 Maggio 2025, 17:06:07 PM
Pettegolezzo, maldicenza, gossip:   "chiacchiere" inopportune o indiscrete nei confronti di altre persone.
Secondo il dizionario "Treccani" l'aggettivo pettegolo deriva da "peto", per allusione all'incontinenza verbale delle persone pettegole, che con malizia o per  "curiosità" informano, "offrono" notizie riguardanti la vita o il comportamento di altre persone.

Il pettegolo o la pettegola deve soddisfare l'insopprimibile voglia di sbirciare e origliare nelle vite altrui, di guardare dal buco della serratura.



Ma perché il pettegolezzo, lo scambio di informazioni personali sugli assenti, è presente nelle società umane ?  In un gruppo i giudizi informali sui comportamenti  altrui sono considerati una forma di controllo sociale.

Uno studio recente, titolato: "Explaining the evolution of gossip", basato su principi della teoria matematica dei giochi, suggerisce che la diffusione di informazioni sulla reputazione degli altri individui induca un numero maggiore di persone a condizionare il proprio comportamento alla reputazione altrui: ciascuno tende a comportarsi in modo più cooperativo nei confronti dei pettegoli al fine di migliorare la propria reputazione.

Le persone sono più propense a cooperare con chi diffonde il pettegolezzo, perché mirano a proteggersi evitando di cadere vittime delle dicerie.
#13
Varie / Social grooming
31 Maggio 2025, 16:10:00 PM
Il  sostantivo inglese "grooming"  è  polisemico: può riferirsi  alla manipolazione psicologica utilizzata dagli adulti potenziali abusanti per indurre bambini o adolescenti a superare le resistenze emotive e instaurare una relazione intima e/o sessualizzata, ma nell'etologia la parola "grooming" allude alla toelettatura  da parte di numerosi mammiferi.

Un termine correlato, allogrooming, indica la toelettatura sociale tra membri della stessa specie. Lo spulciamento, la pulizia del mantello (pelliccia) o della pelle è reciproca.  Se individuale si dice "autogrooming".

L'allogrooming è determinante  per il consolidamento dei legami e la  riaffermazione delle gerarchie nel gruppo sociale. Il dominante riceve più attenzioni dai dominati.

Il social grooming è un comportamento in cui  gli animali sociali (compresi gli esseri umani), puliscono il corpo o l'aspetto dell'altro, ma  può funzionare se i gruppi sono esigui.

L'efficienza delle coalizioni dipende dal tempo dedicato a farsi grooming reciprocamente.



Secondo l'antropologo e psicologo evoluzionista britannico  Robin Dunbar, esperto del comportamento dei primati, se la coesione dovesse essere mantenuta in grandi gruppi con il solo grooming gli esseri umani dovrebbero passare gran parte del tempo a spulciarsi. Perciò, dice Dunbar, negli umani si è evoluto il linguaggio: per darsi reciprocamente informazioni. La conversazione offre molti vantaggi rispetto allo spulciarsi reciproco: anziché farlo con un solo individuo alla volta ci si può rivolgere simultaneamente a molti.
#14
Varie / Ridere
28 Maggio 2025, 09:00:43 AM
Ridere   :D

 
 "il cervello che ride. Neuroscienze dell'umorismo" è il titolo del saggio scritto dalla neuroscienziata Mirella Manfredi (Carocci edit.) per svelare i lati nascosti del fenomeno cognitivo inerente all'umorismo. A proposito di questo, ricordate il film "Io e Annie", diretto e interpretato da Woody Allen ?
 
 La trama: Alwy Singer è un attore comico che lavora per la radio e per la televisione. Ha successo, ma spesso viene coinvolto dalla depressione. Già messo in passato a dura prova da due matrimoni falliti, ha una storia con Annie Hall (interpretata dall'attrice Diane Keaton), intellettuale, carina, benestante, con ambizioni personali nel ramo dello spettacolo. Ambedue stanno sulla difensiva. Condividono interessi professionali, ma anche una certa instabilità emotiva.
 
 Nel divertente film la comicità è surreale, con riferimenti autobiografici, dialoghi scoppiettanti e spietati, bizzarri richiami alla sessualità, la malinconia e la nevrosi esistenziale.
 
 Woody Allen e Diane Keaton sono l'amalgama perfetto per rappresentare una coppia nevrotica e discontinua nel loro rapporto fatto di prendersi e lasciarsi.
 
 
E' vero che le donne s'innamorano di uomini che le fanno ridere, mentre gli uomini prediligono partner che ridono alle loro battute ?
 
 Studi neuroscientifici ed evoluzionistici hanno dimostrato come la capacità degli individui maschi di far ridere sia un tratto distintivo che attrae le femmine. Infatti l'umorismo è il risultato di complesse funzioni neuro-cognitive ed è associato ad un alto quoziente intellettivo. Di contro, l'opinione che gli uomini siano più divertenti delle donne è soltanto un pregiudizio culturale, che si palesa già in età scolare e che poi influenza per tutta la vita la percezione e la fruizione dell'umorismo sulla base di una distinzione di genere.
 
 Ridere insieme è un potente collante sociale, è utile a rendere più solide le relazioni in un gruppo. Una convincente conferma di questa finalità sociale è il fatto che nell'esperienza umoristica ha un ruolo importante l'empatia.
 
 La Manfredi nel suo citato libro dice che esiste un modello teorico in base al quale si distinguono quattro differenti forme di umorismo sociale:
 
 quello 
affiliativo, utile a facilitare i legami interpersonali;
 
 l'
autovalorizzante, che coglie gli aspetti comici in situazioni stressanti;
 
 l'
aggressivo, che denigra sarcasticamente gli altri;
 
 l'
autodistruttivo, denigra sé stesso per far ridere gli altri.
 
 Quindi se ridiamo, ridiamo sempre con e per gli altri, anche quando siamo soli, per esempio quando leggiamo alcuni post nel forum.
 
 Lo aveva già intuito, in parte, Sigmund Freud nel suo saggio sull'umorismo, pubblicato nel 1927. Questo psicoanalista proponeva, fra le altre, questa storiella:
 
 "Un re esce dal palazzo per recarsi in piazza ; qui, in mezzo alla folla, vede un uomo del popolo che gli somiglia in modo sorprendente; allora il re gli si rivolge e gli chiede: 'Vostra madre è mai stata a palazzo ?'; e quello fulmineo, gli risponde: 'No, ma c'è stato mio padre'."
#15
Riflessioni sull'Arte / Cos'è l'arte ?
19 Maggio 2025, 10:44:11 AM

Giacomo Grosso, Allegoria delle arti, olio su tela, 1925, collezione privata

Nell'antica Grecia  era sconosciuta la parola "arte". Nei testi platonici, i concetti che noi includiamo nella parola "arte" venivano espressi con due termini diversi, cui corrispondono realtà diverse: poiesis (= atto creativo) e techne (= tecnica).

La più vicina  al nostro significato di arte era "tékhne".

Comunque i due lemmi evocano l'abilità che si esprime nel fare, produrre qualcosa  da parte dell'individuo.

In epoca romana i termini in lingua latina  "ars", "artis" alludevano all'abilità nel progettare o costruire.

Nella lingua italiana la parola arte comparve nel XIII secolo: indicava l'attività regolata da procedimenti tecnici, fondata sullo studio e l'esperienza.

L'attuale significato della parola "arte" cominciò a delinearsi  nel XIV secolo con riferimento particolare alla pittura, scultura e architettura.

Il sostantivo "arte" include due aree semantiche distinte, e ciò genera confusione.

Arte intesa come "techne",  come abilità, capacità di eseguire un procedimento in relazione allo scopo prefissato.

Arte  intesa comunicazione, l'espressione di un sentimento, di uno stato d'animo. 

Artista è colui che trascende la realtà ed esprime la sua idea in un atto creativo.

Nell'ambito delle cosiddette teorie del bello o dell'estetica, si tende a dare al termine arte un significato vario secondo le diverse epoche e i diversi orientamenti critici, per indicare un particolare prodotto culturale, comunemente classificato come pittura, scultura, architettura, musica, poesia, ecc.

Torno alla domanda inziale.

Cos'è l'arte ?  Questo concetto è oggetto di opinioni discordanti.

Esiste la storia dell'arte, o delle arti, perciò si deve tentare di definire cos'è l'arte,  cosa s'intende per opera d'arte.

Cosa può essere definito arte e cosa no.

Io interpreto l'arte come connubio tra sentimenti e tecnica, perché l'arte deve esprimere emozioni e sentimenti tramite la tecnica.

Sono numerose le attività comprese nel concetto di "attività artistica", perciò è necessario centrare l'attenzione sul risultato di tali attività: il prodotto artistico, che scaturisce dall'attività di un creatore, di un'artista, che poi sottopone al giudizio dei fruitori che attribuiscono giudizi di valore al prodotto realizzato dall'artista.

I prodotti artistici vengono creati per sopravvivere al loro creatore. Nell'opera d'arte sono racchiusi valori spirituali scaturiti dall'esperienza personale dell'artista nella realtà sociale in cui vive.

L'originalità è fondamentale in un'opera d'arte.

L'arte nel suo significato più ampio comprende ogni attività – svolta singolarmente o collettivamente – che porta a forme di creatività e di espressione estetica, poggiando su accorgimenti tecnici, abilità innate o acquisite e norme comportamentali derivanti dallo studio e dall'esperienza.

L'arte è una forma espressiva estetica, evidenzia l'opinione dell'artista, è  simile ad un linguaggio, tuttavia non esiste un unico linguaggio artistico e neppure un unico codice inequivocabile di interpretazione. 

Alcuni filosofi e studiosi di semantica, invece, sostengono che esista un linguaggio artistico oggettivo che prescinde dalle epoche e dagli stili, ma dovrebbe essere codificato per poter essere compreso da tutti. Gli sforzi per dimostrare questa affermazione finora sono vani.


Karl Pavlovic Brjullov, Il Genio dell'Arte, 1817, Museo di Sanpietroburgo
#16
Domani, sabato 17 maggio, avete una scelta in più per trascorrere la serata, in occasione della "Notte europea dei musei"

L'iniziativa promossa dal Ministero della Cultura francese e patrocinata dall'Unesco, dal Consiglio d'Europa e dall'ICOM, si svolge in contemporanea in tutta Europa con l'obiettivo di incentivare e promuovere la conoscenza del patrimonio e dell'identità culturale nazionale ed europea.

Il Ministero della Cultura italiano anche quest'anno partecipa alla manifestazione, giunta alla ventunesima edizione, con l'apertura serale dei musei e dei luoghi della cultura statali al costo simbolico di 1 euro (eccetto le gratuità previste per legge).

Le aperture straordinarie saranno arricchite da eventi e iniziative organizzati in collaborazione con enti e associazioni, per far conoscere le attività degli Istituti e promuovere la conoscenza del patrimonio culturale in un'atmosfera particolarmente suggestiva.

Le aperture straordinarie saranno arricchite da eventi e iniziative organizzati in collaborazione con enti e associazioni, per far conoscere le attività degli Istituti e promuovere la conoscenza del patrimonio culturale in un'atmosfera particolarmente suggestiva.

L'elenco dei musei statali aderenti, in continuo aggiornamento, così come gli eventi e gli orari delle aperture serali straordinarie, sono disponibili su cultura.gov.it.
#17
Varie / Curiosità romane
11 Maggio 2025, 16:41:21 PM
Ieri a Roma cielo sereno e piacevole giornata di primavera.

Ho partecipato ad una visita culturale nel  rione "Pigna" (vi consiglio di leggere tramite Internet il perché si chiama così), tra piazza del Collegio Romano e  piazza  del Pantheon, affollata di turisti.

Sulla piazza del Collegio Romano prospettano l'omonimo edificio, un lato del  maestoso Palazzo Doria-Pamphili, l'ex chiesa di Santa Marta, ed altro.

Il palazzo del Collegio Romano è un complesso monumentale. Già sede dell'omonimo istituto d'istruzione gesuitico dal 1584 al 1870, l'edificio ospita nell'ala orientale  la sede centrale del  Ministero della Cultura, nell'ala occidentale il liceo classico dedicato a "Ennio Quirino Visconti".


veduta del "Collegio romano"


Nella parte opposta della piazza c'è l'ex chiesa di "Santa Marta (di Betania) al Collegio Romano". 

la facciata

L'interno a navata unica con abside semicircolare e cappelle laterali quadrate, è ricco di stucchi e di  colonne in marmo rosso.  Nella volta c'è un affresco  dipinto dal pittore genovese  Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio (1639 – 1709).

Prima di questa chiesa nell'area c'era la cosiddetta "Casa di Santa Marta", fondata da Ignazio di Loyola nel 1543 per accogliere le "malmaritate", oppure "le donne coniugate in peccato pubblico senza timor d'Iddio et senza vergogna delli uomini" che volevano riabilitarsi.

La povertà induceva molte donne a prostituirsi per vivere e far vivere la propria famiglia.

Dopo la morte di Sant'Ignazio la casa divenne un monastero con annessa chiesa.

Nel 1560 gli edifici furono assegnati alle monache agostiniane, ma nel 1872 furono confiscati dallo Stato Italiano.

L'ex monastero è ora sede del I Distretto di Polizia della città, mentre l'ex chiesa, di proprietà del Ministero per i Beni e le attività culturali,  viene usata per convegni, mostre e concerti.

segue
#18
Tematiche Culturali e Sociali / Papa Leone XIV
09 Maggio 2025, 07:53:03 AM
Robert Francis Prevost: = Roberto Francesco Prevosto: un bel cognome. E' uno di quelli che a volte sembrano predestinare chi lo ha.



Il sostantivo "prevosto"  deriva dal francese antico "prevost" e questo dal latino "praeposìtus": significa "posto innanzi, posto al comando". Questo termine nel passato alludeva al funzionario addetto ad un particolare servizio pubblico di tipo civile o ecclesiastico.

Nell'ambito della Chiesa cattolica  il prevosto era il vicario del vescovo o dell'abate.

Nella provincia ecclesiastica di Milano, che  nel passato si estendeva a quasi tutta l'Italia settentrionale, il vicario foraneo  era il sacerdote collaboratore del vescovo. S'interessava degli affari della diocesi al fuori delle città. Coordinava la pastorale e l'attività dei parroci.

Il termine foràneo deriva dal latino tardo foraneus, e questo da foris, foras = fuori.

Nei "capitoli canonici" o di monasteri (capitolo = assemblea di presbiteri o di religiosi)  il prevosto era un autorevole esponente.

In talune diocesi, specialmente dell'Italia settentrionale, il parroco è ancora detto prevosto.
#19
A Padova, fino al 9 maggio, nel Museo di storia della medicina c'è l'esposizione dedicata a: "L'anomalia e la norma. La variabilità della vita tra anatomia e biologia".



La mostra  propone ai visitatori un percorso storico dall'antichità ai nostri giorni  per far capire il modo in cui la società, la medicina e la biologia hanno affrontato il rapporto tra l'anomalus e il normalis, soffermandosi sulla trasformazione che questi concetti hanno avuto anche in relazione ai progressi della conoscenza scientifica.

Racconta in tre sezioni come la nostra cultura ha percepito, definito e vissuto i concetti di norma e anomalia nel corso dei secoli.

Cosa significa "normale" e cosa rende qualcosa "anomalo" ? La percezione e i criteri con cui giudichiamo ciò che è comune o straordinario, accettabile o deviante.

L' exhibit  invita il visitatore  a riflettere sul suo personale concetto di normalità, puntando a scardinare pregiudizi sociali e culturali, lanciando il messaggio che, in fondo, l'anomalia è la norma.

Dall'antichità al Medioevo, l'anomalo viene inteso prevalentemente come monstrum: veniva considerato una maledizione o  manifestazione divina, incompresa dalla medicina (la cura, quindi, è assente) ed escluso dalla società, segno di malvagità e sventura.

In mostra ci sono alcuni reperti di animali teratologici (animali che presentano delle malformazioni) quali il cranio di un elefante nano e quello di un vitello bicefalo, spiegano le origini di alcuni esseri mitologici, la cui somiglianza formale con alcune gravi patologie, fecero scaturire errate interpretazioni e credenze che alimentarono, ad esempio, il mito dei Ciclopi e delle Sirene.

L'anomalo come patologia. Con l'avanzare delle conoscenze mediche  tra '600 e '900  l'anomalo perde i suoi connotati "mostruosi" e  viene considerato  come sintomo di patologia e disfunzione d'organo.

L'anomalo concepito come patologico fu studiato dal medico Giovanni Battista Morgagni (Forlì 1682 – Padova 1771) fondatore di una nuova scienza, l'anatomia patologica, e si passò dal considerare l'anomalo come creatura mitica, prodigiosa, al riconoscerlo come soggetto patologico, disfunzionale, da curare e catalogare per la ricerca sperimentale.

Dopo la diffusione della teoria dell'evoluzione di Charles Darwin, si comprende che alcune anomalie genetiche non patologiche furono fondamentali per favorire l'evoluzione della specie viventi, creando le condizioni per un migliore adattamento all'ambiente.

Nel nostro tempo le anomalie, ad eccezione di quelle identificabili come patologiche, sono indici di diversificazione che testimoniano la singolarità di ogni essere umano, unico e irripetibile a livello fisico e psicologico.
#20
Tematiche Filosofiche / Aristocle = Platone
02 Maggio 2025, 17:10:49 PM
Nel "corriere della Sera del 27 aprile scorso c'è un articolo  scritto da Mauro Bonazzi, titolato "Platone è un cigno che salta (strano no ?) sugli alberi".

L'autore dice che  "Per Friedrich Nietzsche, Platone era «la più grande disgrazia d'Europa»; per Epicuro niente più che un adulatore di tiranni.  Il filosofo Antistene di Atene  gli aveva invece dedicato un trattato dal titolo molto eloquente, Sathon.
«Platone», come noto, è un soprannome che si riferisce alle spalle larghe del filosofo (il suo vero nome era Aristocle).
Sathon alludeva alle dimensioni di altri organi: al lettore il piacere della traduzione".

 E' a voi noto che Aristocle è il vero nome di Platone ?

Perché Antistene dedicò a Platone un trattato titolandolo "Sathon" ?

Nell'antica lingua greca cosa significa "sathon" ? Bonazzi non lo dice !  ::)