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Discussioni - bluemax

#1
Tematiche Spirituali / Desiderare o Non desiderare
29 Maggio 2024, 17:48:22 PM
Secondo la dottrina buddista: 
1) non c'è niente da desiderare oltre noi stessi, poiché ci basta il nostro essere per essere felici;
2) i desideri andrebbero soltanto osservati con consapevolezza totale - l'osservazione incenerisce il seme del desiderio;
3) i desideri, essendo proiezioni del futuro (tra l'altro basate su immagini del passato) distraggono dal presente e dalla realtà;
4) quando si è nella rete del desiderio, si dimentica che tutte le cose sono transitorie, dunque meglio non caderci;
5) anche la conquista dell'oggetto del desiderio conduce a frustrazione dopo un certo periodo a causa dell'aspettativa disattesa

Tuttavia la vita è fatta di azioni, di cui siamo noi stessi responsabili (se siamo consapevoli) e su cui abbiamo di volta in volta un potere decisionale che, seppur estremamente limitato, esiste (es. scegliere di mangiare un gelato anziché una pizza)

Dunque mi chiedo: se all'interno del mio "Io" (notare le virgolette visto che quell'IO è complesso da spiegare ed è illusione), c'è un desiderio, una spinta interiore, una direzione verso il "fare qualcosa"...

A) Dovrò assecondarlo per vivere secondo natura, anche per evitare di crearmi dei contrasti interiori

B) Dovrò superarlo, ossia "lasciarlo andare", per vivere in accordo con la realtà, dal momento che ogni desiderio legato al mondo materiale è comunque effimero e non dà la soddisfazione sperata.
In questo caso si decide dunque di andare oltre il desiderio ed di accettare di mettersi ad operare con ciò che il destino ci assegna, qualsiasi cosa sia, qualsiasi cosa "ci passi sotto mano", senza pensare che ci siano o ci sarebbero state soluzioni migliori o peggiori.

La spinta interiore di cui parlo io è un desiderio disinteressato, slegato da fini di possesso e attaccamento (della serie "vada come vada") e fondamentalmente addirittura orientato all'altruismo; nel particolare, è il desiderio di vivere in un determinato posto X, a qualsiasi condizione, perché sento dentro di me, da sempre, che in quel posto X posso dare il meglio di me stesso e dunque posso fare il meglio per gli altri.
E' una spinta interiore che si fa sentire ogni volta decido di intraprendere qualcosa in un posto diverso da questo desiderato; è una voce interna che mi dice continuamente "sai benissimo che non è qui che puoi fare del tuo meglio, ma è lì....Va' lì, non stare qui!"

Dov'è la soluzione a tutto ciò?
#2
Tematiche Spirituali / vacuita
17 Aprile 2024, 11:38:41 AM
Uno degli argomenti più complessi e difficili della filosofia buddhista, soprattutto per noi occidentali, è quello sulla vacuità (sans. Śūnyatā, tib. stong-pan-yid).
La confusione su questo argomento è davvero tanta e ho sentito interpretazioni davvero fantasiose e prive di qualsiasi fondamento sia logico che scientifico.

Storicamente l'insegnamento della vacuità è difficilmente collocabile all'interno della filosofia buddhista. Sappiamo che intorno al I secolo A.C. (quindi mezzo millennio dopo Buddha Śākyamuni) comparvero dei testi (Discorsi sulla Perfezione della Saggezza), che esponevano l'insegnamento della vacuità.

I testi sostengono che tutti i fenomeni sono "vuoti", ossia "mancanti".
Vuoti di che cosa però?

I testi parlano di "mancanza/vacuità" di Svabhāva. Questo termine è estremamente difficile da tradurre (letteralmente significa "propria esistenza" o "proprio divenire"), ma il termine che io trovo più corretto è quello di "esistenza intrinseca".

Cosa vuol dire esistenza intrinseca? Un qualcosa che esiste intrinsecamente, è un qualcosa che esiste in maniera totalmente indipendente e autonoma, un qualcosa la cui esistenza non dipenda da niente, se non da sé stesso.

Essere quindi "vuoti di esistenza intrinseca", significa quindi essere mancanti di esistenza autonoma e indipendente. Se tutti i fenomeni sono quindi vuoti di esistenza intrinseca, significa che tutti i fenomeni, per esistere, devono dipendere da qualcosa.

L'insegnamento della vacuità ci insegna che tutti i fenomeni dipendono da tre fattori.
Tutti i fenomeni (compresa la persona) dipendono quindi da questi tre fattori: da cause e condizioni, dalle proprie parti, da una designazione nominale.

- Cause e condizioni: L'esistenza di un tavolo dipende da un albero, dal falegname, dal sole, dalla pioggia, dal cibo di cui si nutre il falegname e così via fino ad arrivare all'intero UNIVERSO. Un complesso intreccio di cause e condizioni fa sì che il tavolo si manifesti. Il tavolo dunque DIPENDE (è il risultato) di cause e condizioni.

- Dalle proprie parti: Il tavolo dipende da asse e gambe, che a loro volta dipendono dagli atomi che le compongono, che a loro volta dipendono dalle molecole e così via. Ogni fenomeno è "composto" di parti e dipende da esse. Il tavolo non è l'asse e le gambe, ma senza di esse non esiste nessun tavolo! Il tavolo quindi DIPENDE dalle proprie parti.

- Da una designazione nominale: Questa è la dipendenza più difficile da comprendere. Un "tavolo" è tale soltanto in dipendenza di una mente che lo designa e lo identifica come "tavolo". Senza una mente che lo designa e lo definisce tale, il tavolo non è altro che un insieme di forme e colori in costante trasformazione, senza nessuna distinzione da tutto ciò che lo circonda. Questo non significa che il fenomeno non esiste ed è solo il prodotto della nostra mente, ma che senza la nostra mente tale fenomeno non sarebbe "tavolo". Ciò che fa sì che il "tavolo" sia tale e non altro, è il nostro definirlo "tavolo"... senza una mente che lo definisce "tavolo", esso non sarebbe tale!

Ecco quindi che i fenomeni sono "vuoti di esistenza intrinseca", perché dipendono da questi tre fattori.
Questo complesso e sofisticato sistema metafisico non è tuttavia un semplice esercizio intellettuale di sofistica... è invece l'insegnamento definitivo che conduce alla liberazione dalle sofferenze.
Perché?

Nel buddhismo, si dice che l'origine della sofferenza consista nell'aggrapparsi all'esistenza intrinseca dei fenomeni (questo aggrapparsi a tale concezione è definito "ignoranza"). Quando infatti consideriamo un fenomeno come esistente intrinsecamente, ci aggrappiamo a questa concezione e sviluppiamo attaccamento o avversione verso quel fenomeno.
Quando consideriamo un "nemico" esistente intrinsecamente e non come il prodotto di cause e condizioni, proprie parti e designazione nominale, sviluppiamo profonda avversione verso di lui. Quando invece consideriamo la sua vacuità e iniziamo a capire che il "nemico" è tale per cause e condizioni, per le proprie parti e per la nostra mente che lo definisce "nemico", allora l'avversione perde gran parte del suo potere: non esiste realmente un "nemico", ma una condizione che si è venuta a strutturare sulla base di questi fattori. In altre condizioni infatti, questo "nemico" potrebbe smettere di essere tale e diventare "amico".

Allo stesso modo, quando noi consideriamo un "amico" come esistente intrinsecamente, sviluppiamo un forte attaccamento verso di lui. Se invece lo considerassimo come il prodotto di cause e condizioni, delle proprie parti e della nostra mente che lo definisce come "amico", allora parte dell'attaccamento perderebbe il proprio potere. Non esiste realmente un "amico", ma una condizione che si è venuta a strutturare sulla base di questi fattori. In altre condizioni infatti, questo "amico" potrebbe smettere di essere tale e diventare "nemico".

Eliminando l'ignoranza (primo veleno mentale) attraverso la comprensione corretta della vacuità, eliminiamo l'attaccamento (secondo veleno mentale) e l'avversione (terzo veleno mentale).


Da qui la domanda.
Non capisco, se si parla di vacuità dei fenomeni della mente, della coscienza ecc... ecc... e in ultima istanza, quindi, di un sè, perchè mai uno dovrebbe avere compassione ?
Ad un livello più alto, odio e compassione sono anch'essi dualità, pertanto non dovrebbero/potrebbero rappresentare la via ultima.
#3
Mi sono soffermato molto a pensare a cosa possa essere la mente dopo aver letto libri buddisti riguardanti essa. La maggior parte delle spiegazioni atte a spiegarne l'essenza ed il funzionamento le accetto senza problemi e le condivido ma una cosa mi manca per chiudere il cerchio. Una cosa che mi tormenta.


Mi manca il comprendere in modo inequivocabile o il piu' logico possibile del fatto che la mente sia senza un inizio e senza una fine. Se non chiudo questo cerchio tutto mi pare molto astratto e mi impedisce di approfondire certe tematiche.


Mi tornano spesso alla mente le parole di un mio amico medico che una volta, in modo scherzoso durante una cena, disse: "Beh... non c'è molta differenza tra noi ed un secchio d'acqua dove sono presenti dei minerali e sostanze chimiche attraverso il quale si fa passare corrente. Nessuno può dire che anche al suo interno non si creino "esperienze" "emozioni" "pensieri" identificati come tali dal secchio stesso. Chi non ci dice che tali "codifiche" non abbiano vita e morte all'interno del secchio stesso ?


Tale frase scherzosa in fondo racchiudeva un terribile dilemma... mai risolto.


Questa frase mi ha sempre fatto molto pensare. Del resto come posso affermare che questa cosa non possa essere vera ? Del resto io ragiono per esclusione. Un oggetto è ROSSO solo perchè per me non è riconosciuto come BLU, VERDE, GIALLO ecc... ecc...


In fondo noi non abbiamo la benchè minima idea di cosa possa esserci al di fuori della nostra scatola cranica. Il tutto è una codifica in scariche elettriche che si ripercuotono all'interno della nostra scatola cranica. Ripeto CODIFICATO. 


In fine, non credo che la biologia abbia avuto necessità di un cervello che sia capace di conoscere la VERA realtà la fuori ma di un cervello funzionale a se stesso. Che presti attenzione a cose per lui "importanti" ed altre meno.
(ad esempio piu' attenzione a certi colori invece che ad altri, a certi suoni invece che ad altri ecc... ecc... ).


Quali sono quindi le prove inconfutabili che tali "sensazioni nate e codificate dal cervello stesso" non nascano e muoiano dentro il cervello e quindi non esiste una mente senza inizio e senza fine ma esiste una mente con INIZIO ed una mente con FINE legata alla materia stessa ? Del resto se paragoniamo un qualcosa di immateriale simile alla mente, come puo' essere la musica anch'essa nasce grazie ad uno strumento e muore quando lo strumento cessa di esistere o di suonare.


Mi manca questo passaggio. Come possiamo esser (abbastanza) sicuri, utilizzando la logica o l'inferenza mentale, che questa mente possa esistere oltre la materia del cervello e sue scariche elettriche ? Come possiamo sapere che non siamo un secchio pieno d'acqua con minerali disciolti in esso dove scorrono scariche elettriche ?

#4
Qualche colto economista puo' spiegarmi perchè questa operazione uscendo dall'Euro non puo' esser fatta ?


1) Il cittadino Mario ha presso la banca X 100 euro di risparmio.[/size]
2) Uscita Euro e costituzione della Banca D'italia
3) La Banca D'Italia stampa moneta e da alla banca X 100 lire (che la banca darà a Mario in sostituzione ai suoi 100 euro)
4) Alla banca rimangono i 100 Euro + le 100 lire di Mario
5) La banca X restituisce i 100 Euro alla Banca D'Italia
6) La banca D'Italia ha i 100 Euro che restituisce ai possessori del Debito Italiano (visto che l'Euro è una valuta in uso)
7) Estinzione del debito (e forse rimane qualcosa)


... Francia segue, Portogallo e spagna dopo...
Germania rimane col cerino in mano...
#5
Pare che la selezione naturale abbia un unico scopo: trasmettere dei geni alla generazione successiva.
Tra le qualità che sono sopravvissute a questa "prova" vi sono anche quelle mentali, cioè strutture e algoritmi integrati nel cervello che influenzano la nostra esperienza quotidiana.

Che tipo di percezioni, idee ed emozioni ci guidano ogni giorno?
La risposta non è "le percezioni, idee ed emozioni che ci forniscono un'immagine accurata della realtà". La risposta è: "Le percezioni, idee ed emozioni che hanno aiutato i nostri antenati a trasmettere il patrimonio genetico alla generazione successiva".
Che quelle percezioni, idee ed emozioni ci forniscano un'immagine veritiera della realtà non è assolutamente vero.
Il cervello pare "progettato" (notare virgolette) per illuderci.

E' però fondamentale capire la dinamica generale per cui veniamo attirati in modo irresistibile dal piacere dei sensi, che si rivela, SEMPRE, transitorio.
Passiamo il tempo a cercare fonti di gratificazione (ciambelle coperte di zucchero a velo, incontri sessuali, promozioni prestigiose, acquisti online) ma il brivido si dissipa in fretta, e dietro di sé lascia SEMPRE il vuoto.
(La vecchia canzone dei Rolling Stones, I can't get no satisfaction, riassume esattamente l'idea buddhista della condizione umana)
In cosa consiste, esattamente, l'illusorietà dell'inseguire ciambelle, sesso, beni di consumo o una promozione?
La sopravvalutazione della gioia che ci daranno.

Provate a mettervi nei panni della natura: se doveste creare organismi capaci di trasmettere i loro geni, come fareste a spingerli a compiere quelle attività finalizzate a questo obiettivo? In altri termini, dato che mangiare, fare sesso, lasciare il segno sui propri simili e superare i rivali aiutava i nostri antenati a diffondere i loro geni, come programmereste il loro cervello per indurli a svolgere queste attività ?
1) Il piacere non deve durare per sempre, altrimenti non lo cercheremmo più; il nostro primo pasto sarebbe anche l'ultimo, un unico atto sessuale ecc... ecc... Non sarebbe possibile il continuare la specie.
2) Il cervello dovrebbe pensare di più al piacere che accompagna una certa attività invece che al fatto che duri poco.
qui si ottiene una spiegazione plausibile della difficile situazione umana secondo il Buddha. Anche secondo lui il piacere è fugace, e ci lascia regolarmente insoddisfatti (dukkah).
La selezione naturale ha progettato il piacere in modo che finisca in fretta, lasciandoci un senso di insoddisfazione che ci spinge a cercare altre fonti di piacere. La selezione naturale non "VUOLE" esseri felici ma "PRETENDE" esseri produttivi. Per renderci produttivi fa sì che il lasso di tempo durante il quale pregustiamo il piacere sia intenso, ma che il piacere stesso sia breve. Il compito della natura è costruire macchine che diffondono geni, e questo significa prevedere una certa dose di AUTO illusione.

Ecco cosa ho scoperto: INIZIALMENTE conoscere la verità non migliora la vita. Anzi, la può anche peggiorare.
Siamo ancora bloccati nel naturale ciclo umano della ricerca, (inutile) del piacere ma se ne intravede l'assurdità. In altre parole, si riconoscete che si tratta di un tapis roulant, un attrezzo creato apposta per farmi correre, senza farmi arrivare da nessuna parte. Eppure, almeno inizialmente, continuo a correre!

Inizialmente si ha sia il fastidio del prendere atto delle sofferenze mentali, sia il fastidio dell'essere dominato da esse.

Questa la drammatica situazione che ogni studente buddista si trova a dover affrontare nei primi mesi/anni di studio... la scoperta di questa TREMENDA verità.
#6
Attualità / A me questo governo piace
14 Giugno 2018, 16:21:46 PM
A me questo governo piace. Scialiamo, piace tantissimo.
Da sempre abbiamo visto governi dove il Presidente del consiglio dettava la linea politica ma appena il partito con lo 0,01% alzava la voce o, peggio, si vendeva cascava tutto.  

Questa volta, finalmente, è successo qualcosa di strano che secondo me deve far pensare.
Non c'è una persona che monopolizza la scena politica dettando la linea ma ci sono 2 realtà che affrontano i loro impegni con le proprie personalità e capacità e dove il PdC è una figura di spessore, preparato e rassicurante verso l'opinione pubblica nazionale ed estera.

Questi giorni non è sfuggito il coas soprattutto generato dai media dei porti "chiusi", del problema dell'immigrazione e del gran parlare in Europa di questo abbiamo visto un PD (Partito Defunto) nel panico più totale non sapere che pesci prendere attaccando le scelte del governo chiaramente a vanvera. Ed esattamente per questo tipo di ruolo era necessaria una figura come Salvini che non te le manda a dire.
Attenzione però...Salvini può farlo proprio perchè agisce autonomamente nel governo seguendo un contratto preciso. Se fosse stato in una coalizione di CDX con il cavolo FI appoggiava le sue scelte presenti e anche future. Vedi lotta alla corruzione e alla legalità.

Lo stesso discorso vale per Di Maio. Si è preso, secondo me, la rogna peggiore degli ultimi 30 anni. 2 pesanti ministeri devastati dai precendenti governi e 1 delega alle telecomunicazioni che solo una persona che mostra equilibrio e capacità di mediazione può portare avanti. Una figura alla Di Maio può sedersi al tavolo e trattare allo stesso livello con i sindacati, gli imprenditori, i lavoratori e i pensionati.

Ecco perchè definisco questo governo un piccolo e fine capolavoro d'equilibrio politico. Un anima di 'destra' (anche se DX e SX oggi significano ben poco) quella leghista ed una di 'sinistra' del M5S. Del resto se paragoniamo il governo ad un qualsiasi essere vivente, necessita per muoversi sia di una parte DX che SX che completano il capolavoro.

Governo fragilissimo sia chiaro ma davvero unico nel suo genere.
Senza calcolare che nei ruoli importanti per l'economia del paese ci sono personaggi che nulla ha che spartire con la politica aggressiva di questi anni ma che mettono in campo conoscenze e capacità al servizio di un progetto ambizioso e tutto da scoprire.

Nessuno farà miracoli ovviamente ma vedere il paese diviso tra nord e sud riunirsi proprio sotto 2 esponenti di queste parti del paese fa piacere.
#7
Attualità / Opposizione ? Fine del PD ?
04 Giugno 2018, 11:26:14 AM
E' ormai evidente che il modus operandi PD è cambiato.
Dalla prima fase in cui dicevano "Hanno vinto, che governino" adesso sono passati in modalità rosicamento tattico modificando la strategia comunicativa tesa a innervosire il (loro) nemico.

alla luce delle ultime novità, dato che secondo me è importantissima l'esistenza di una "sana" e "forte" opposizione (guardia del governo) mi chiedo: quale ruolo possiamo immaginare per il PD nell'immediato futuro?

Il rischio, a mio parere, è che attualmente, l'opposizione ossia il PD si ritrovi senza ruolo, prigioniero paradossalmente dei suoi evidenti errori passati.
Oggi abbiamo da una parte il cdx a trazione Lega, anti-immigrazione e anti-tasse, ammicca allo Stato Minimo ed è euroscettico.
Dall'altra M5s tendenzialmente antisistema o sfiduciato da questo, innovatore, con idee totalmente nuove dove vede il cittadino protagonista della politica ed una visione più interventista e presente dello stato, a metà tra Putin e Trump in Politica Estera, contrario alle élite che non fanno certo gli interessi del cittadino.

Che ruolo rimane quindi per il PD, in un sistema dove il cdx al 35%-40% e un M5s tra il 35% e il 40% ( a meno di ulteriori crescite) ?

Al Nord la lega dilaga, ed è plausibile che in molti territori nei prossimi mesi il PD perderà molti enti locali di fronte all'ondata di anti-immigrazionisti...
Al Centro Sud a dilagare è M5s, che si presenta come "alternativa ai clientelismi e alla corruzione" in un sistema dove i notabili clientelari sono ancora presenti...

il PD quindi ha perso ogni suo ruolo grazie soprattutto ai "non" intereventi fatti in passato ?
Rircordo che una opposizione (naturalmente non basata su critiche spesso menzognere o l'utilizzare e manipolare notizie per creare un nemico immaginario come fu per Beslusconi che ha il suo effetto solo sui propri militanti spesso ottusi dal loro appartenere ad un partito a prescindere) è salutare in ogni democrazia che si rispetti.

Hanno sbagliato tutto dal principio: checché se ne dica il signor BULLO in arte, senatore semplice, è stata una figura nociva e ostile al paese ricordo che Il Jobs Act ha leggermente aumentato l'occupazione (condannando pero' una intera generazione al precariato) drogando i dati della disoccupazione. Inoltre, grave errore a mio avviso, IN EUROPA HA FIRMATO PERCHE' TUTTI I CLANDESTINI SBARCASSERO QUI, IN ITALIA, IN CAMBIO DI UNA FLESSIBILITA' DEI CONTI CON LA UE. ROBA DA BUTTARLO IN GALERA A VITA ! per non parlare di prendersi a cuore fenomeni del tutto fallimentari come quello femminista od omosessuale che, sinceramente, avrebbe pure rotto i coglioni.

Non riesco tott'ora a capire, ahime, l'autopercezione generale di certo popolo della sinistra che si comprende, collettivamente, come massa critica e, singolarmente, come dotato di migliori capacità di pensiero rispetto al volgo trucido e ignorante (in questa comoda caratterizzazione spesso finiscono tutti coloro che hanno opinioni diverse).
Mi premetto in questa prospettiva, una timida ed elementare analisi dei fatti, limitata ai politici e al partito che, ripeto, dovrebbero fare una importante opposizione, in modo spurio ed eretico, rappresentaVA la prima forza di sinistra nel paese: il Pd (come ho già alluso, e ogni critica è più che fondata il Pd è una sinistra sui generis, più che altro, si apprestava a diventare, come avrebbe detto, un filosofo reazionario, "un partito radicale di massa")
ecco, dicevo, prendiamo, ad esempio Bersani: le sue metafore solidissime, il suo perpetuo parlare in maniche di camicia tendono ad occultare la robusta formazione filosofica acclarata dal titolo accademico. Di che si tratta: sagacia di politico navigato che conosce l'importanza della comunicazione o altro?
Se in Bersani riconosco una volontà di semplificare e di accattivarsi l'elettorato, che dire di un Renzi, il cui massimo delle letture è forse rappresentato da "L'arte di correre" di Murakami haruki?

in altre e poche parole, fa guadagnare piu voti fare qualcosa a favore di una ben determinata fascia di popolazione o fa guadagnare più voti il fatto che i "compagni" diano contro una ben determinata fascia di popolazione ? se il PD ha finito il suo ciclo vitale. Quale opposizione rimane ?
#8
Attualità / PDR
28 Maggio 2018, 10:43:27 AM
#9
Tematiche Culturali e Sociali / SQuola
21 Maggio 2018, 10:01:38 AM
Mia figlia quest'anno ha gli esami di maturità. Finalmente 5 anni di di supplizi stanno per terminare e credo sia giusto far riflettere tutti i genitori che hanno a cura l'apprendimento e la crescita individuale del proprio figlio/a presso le scuole o che stanno per cominciare il ciclo scolastico.

Notato che dalla nascita e per tutta la prima infanzia i nostri figli vengono lasciati prima nei nidi poi negli asili per la maggior parte del giorno dove, sappiamo bene, il personale che li assiste è quasi tutto femminile (parliamo di oltre l'85% del personale ad oggi) che esercita un'assoluta autorità (diverso da autorevolezza) sui nostri figli.
Per tutto il ciclo scolastico poi il predominio del personale insegnante femminile impedisce ai maschi il contatto con una personalità maschile con la quale identificarsi, nella quale credere; Nel caso si parli poi di figli di separati, spesso totalmente gestiti da figure femminili (mamma, nonna o zia che sia) che con la loro totale egemonia sull' educazione e insegnamento (GIUSTO) del ragazzo, impediscono di fatto lo sviluppo del TIPO di pensiero maschile, rivolto alla profondità e all'analisi in modo molto diverso da quello femminile.
Per non parlare dell'aspetto più grave di una scuola affidata quasi del tutto alle donne: gli allievi, maschi o femmine che siano, non possono apprezzare, stimare, credere nel "sapere".
Tutto quello che le donne insegnano (cercano di insegnare) non è stato né creato né scoperto da loro. Socrate era maschio, Omero era maschio, Virgilio era maschio, Galileo era maschio, Leonardo era maschio, Mozart era maschio, Einstein era maschio... e così via.
Non si può insegnare bene nulla di ciò che non si è in grado di "pensare", di "creare". (Spero che le donne capiscano lo spirito con il quale faccio questa affermazione e non se ne offendano, nel qual caso me ne sbatto allegramente visto essere un loro problema e scrivo pensando soprattutto ai loro figli prima che a loro).
Si afferma di solito (e le statistiche lo provano) che le studentesse sono DIVENTATE (nel corso degli ultimi anni) più "brave" degli studenti.
Non ci potrebbe essere una dimostrazione migliore del fatto che viene fornito un insegnamento più adatto alle menti femminili che a quelle maschili in quanto è diverso (per fortuna aggiungo) il modo con il quale i maschi guardano ai problemi, li "penetrano" (termine significativo con il quale abbiamo sempre qualificato l'intelligenza).
Visto, però, che la scuola, l'Università, è un cadavere, del tutto inutile sia per il sapere che per la vita di tutti i giorni, i più bravi alla fin fine sono coloro che ne percepiscono il vuoto e la respingono dedicandosi ad altro (spesso maschi). Tuttavia è difficile cambiarla proprio perché c'è la massa femminile ad impedirne il tracollo perchè SERVE UNICAMENTE a loro stesse.
Se passiamo dagli studenti agli insegnanti, la situazione è la stessa. Esiste ormai uno strumento quasi infallibile per misurare lo stato di salute, e prevedere il futuro di una professione o di una istituzione: se il numero delle donne è crescente, si tratta di un istituto sulla via del tramonto.
Le forze armate di cui ho fatto parte sono in crisi ? Arrivano le donne, apprestandosi anche lì, grate dell'onore, a diventare le più brave della classe. Una classe in decadenza.
I maschi abbandonano la teologia e l'insegnamento della religione occidentale, luoghi sterili di pensiero e di potere? Ecco le donne occupare le aule delle Università Pontificie, vuote di maschi, pronte a imparare quel nulla che servirà a insegnare il nulla.

La Chiesa, però, sul sacerdozio non molla. Sa benissimo che, con le donne, il sacerdozio perderebbe il suo potere e sarebbe la sua fine.
#10
Vi sono evidenti problemi di comunicazione... anzi forse di razionalizzazione.
Si può fare un banalissimo esperimento:
basta scrivere "Le donne sono stupide."
Questa è una frase. 
Una frase vera, in particolare. 
Ora, basta immaginare la reazione della maggior parte delle persone sia donne che uomini alla lettura di tale pensiero: 
occhi sgranati, sguardi attoniti, bocche a forma di O, il famoso pokerface insomma... 
Perchè esser dalla parte delle donne ormai è di moda e bla bla bla... 
oggi si deve difendere il concetto di "donna" a spada tratta, a qualunque costo e soprattutto qualsiasi cosa facciano... 
Mode che vengono, tempi che passano... passeranno... come tutto.
Immagino solo la Mussolini inveire contro gli uomini alla lettura di questa frase, la Santanchè ricordarmi le nostre radici cristiane e precristiane, la Carlucci insultare i miei parenti, la D'Urso parlarmi delle implicazioni di tale affermazione sulla psiche dei nostri figli con quella sua faccia di plastica presa ad esempio dalle nostre figlie e concittadine... 
ecco... involontariamente penso a questi quattro esempli lampanti che comprovano la tesi: le donne sono stupide. 
Se diciamo che le eccezioni sono esistenti ma statisticamente irrilevanti, abbiamo che l'affermazione può benissimo esser considerata vera. Le donne sono stupide. 
Questo è maschilismo, decisamente, ecco il pensiero/condanna della lettrice donna che, sentitasi tirata in causa, vede annebbiarsi le sue poche e confuse idee perdendo immediatamente l'obiettività e la razionalità (sempre le abbia mai avute). 
La frase "le donne sono stupide" viene INEVITABILMENTE elaborata ed interpretata come "le donne sono stupide MENTRE GLI UOMINI SONO INTELLIGENTI". 
Sbagliato !
Ho scritto che le donne sono stupide. Punto. 
Il fatto che io dica che le donne sono stupide non implica in nessun modo che io affermi l'intelligenza dell'uomo maschio. Non c'è una dualità: negando A non affermo B. Anche perchè non sto negando niente. 
Imparate a recepire il messaggio che vi viene sottoposto, non quello che IMMAGINATE di aver letto. 
Il mio messaggio è chiaro: "le donne sono stupide". Non c'è possibilità di fraintendimenti od errori da parte mia, la frase e ben chiara, quindi l'errore è tutto in fase di lettura. Dal punto di vista logico e sintattico non c'è alcun errore. Eppure se io pronunciassi la frase nessuno penserebbe al fatto che tale affermazione può essere parte di molti modi più ampi di vedere le cose.
"Le donne sono stupide. E gli uomini sono pelosi."
"Le donne sono stupide. E le fragole sono mature."
"Le donne sono stupide. E che Dio le benedica."
Tantomeno sarebbero tutti tanto impegnati con le accuse di misoginia e maschilismo che nessuno penserebbe che il modo di vedere le cose potrebbe essere il più semplice e realista, nonchè il modo di vedere le cose più brutalmente ed innegabilmente vero.
#11
Secondo me esiste un problema.
Un grosso e forse inevitabile problema per colui che cerca la "pace" cercando di rimuovere l'origine di ogni male ossia la concezione errata del proprio EGO. Anzi a dire il vero, il cercare di perfezionarsi puo' portare proprio nella direzione opposta ossia generare un forte EGO SPIRITUALE:

i sintomi, secondo me, sono da ricercare nel fatto che tendiamo ad etichettarci come PERSONE SPIRITUALI: iniziamo a percepire noi stessi (e quel NOI la riassume già tutta) come "persone spirituali" e, di conseguenza, piu' "elevate", rispetto alla massa di "dormienti" che ci circonda. Questo secondo me il primo passo per ammalarci di "EGO SPIRITUALE".
tendiamo a tracciare un confine tra un "noi" e un "loro" creando la dualità illusoria, iniziamo a circondarci di persone che reputiamo (percepiamo) evolute come "noi", snobbiamo tutte le persone che dal nostro punto di vista illuminato, viaggiano a frequenze verso cui non abbiamo intenzione di "abbassarci".

L'ego, purtroppo immaturo, chiede a gran voce l'illuminazione.
L'ego per sopravvivere tende a ragionare in questo modo:
"NON SONO NESSUNO NELLA VITA NORMALE. MA SARO' QUALCUNO IN QUELLA SPIRITUALE".

La rinuncia al denaro, al sesso (non io) e al successo è una gratificazione ultima dell'ego.
L'incapacità di affermarsi come vincente nella vita materiale, mascherata da rinuncia alla vita materialie stessa.

Dipendesse da me metterei la regola che solo chi ha raggiunto la piena gratificazione nel mondo della materia puo' dedicarsi, poi, alla ricerca spirituale.
Solo un ego maturo e sano, che è stato capace di raggiungere obbiettivi concreti in campo lavorativo, artistico, sportivo piuttosto che politico o economico... insomma, solo un ego realizzato, contento di sé è davvero pronto per MORIRE.
Gli altri stanno fingendo... recitano una parte... proprio per non morire mai. Si tratta secondo me di "ego spirituale".

La patologica insoddisfazione di un ego immaturo lo indirizza verso una spasmodica ricerca in campo spirituale. Se l' EGO non è ancora maturo, autodeterminato, soddisfatto di sé, non potrà mai "rinunciare a sé"; inizierà quindi a cercare nelle "esperienze spirituali" quel completamento di sé che gli è mancato negli altri campi della vita.

Un ego abortito darà come risultato una ricerca spirituale deviata, ansiosa, competitiva, intrisa di esperienze mistiche allucinatorie. Questo è cio' che vedo accadere continuamente.
Solo a partire da un ego psicologicamente adulto (anche se falso) si puo' verificare una morte iniziatica e ottenere una comprensione diretta della "VERITA' ULTIMA".
Questo è il motivo per cui ad uno succede di riuscire ad eliminare l'ego (illuminazione) e a miliardi di persone per miliardi di anni no.
Se no, questa comprensione accadrebbe in tutte le persone del mondo che sono spirituali in questo stesso istante. Invece non accade.

"Tu" (notare le virgolette) hai capito perfettamente (ma non compreso) che il tuo "me" separato non esiste e non è mai esistito e per sopravvivere si crea Dei, problemi e tende a combattere con altri ego, ma non accade nulla!!!
ti senti sempre e comunque come qualcuno esistente dentro un corpo specifico.
Lo stesso concetto illusorio continua ora dopo ora, giorno dopo giorno, (il MIO braccio, la MIA voce, i MIEI pensieri, la MIA anima... ma... MIA DI CHI ? Ecco l'illusione)

Ovviamente, tutti noi, appasionati di spiritualità, siamo convinti di essere pronti per al "grande salto".
Oramai le gratificazioni dell' ego le abbiamo lasciate alle spalle. Non siamo piu' come gli altri comuni mortali che ancora compiono sforzi per "ricordarsi di sè" preoccupandosi di mettere i soldi da parte per l'auto nuova.
invece non è vero. Siamo come vergini che ciarlano di tantra!

dimostrare che non siamo ancora pronti a balzare nell'abisso è facile.
Non siamo printi... semplicemente perchè ancora ci sforziamo di proteggere ed alimentare questo EGO.
In realtà abbiamo ancora necessità di sentirci un INDIVIDUO, un "ME" dentro un corpo.
E il fatto che stiamo percorrendo un cammino verso qualcosa che invece si trova QUI e ADESSO, indica semplicemente che abbiamo ancora bisogno di muoverci attraverso l' ego.
Il fatto stesso che decidiamo di non fare piu' nulla, è ancora sempre un bisogno dell' EGO. Le nostre azioni ci tradiscono. Non c'è via d'uscita!

L' Ego ha spostato le sue aspettative dal mondo della finanza a quello dello spirito, cosi' da poter finalmente sperimentare la SUA beatitudine. Ma la beatitudine come traguardo di vita non ha piu' dignità di una carica politica, o una clericale poichè sono entrambi traguardi disposti lungo il tempo. Sono entrambe esperienze esperite da "QUALCUNO" dentro un corpo.

Finchè non siamo pronti per accettare la fine del senso di identità separata, cerchiamo l'illuminazione in maniera che secondo me ci impediscono di raggiungerla.
Desideriamo l'unità ma allo stesso tempo ci opponiamo ad essa ogni singolo istante della vostra vita.

Questo l'ho capito in un attimo grazie ad una ragazza durante un insegnamento... le ho fatto una domanda dicendo semplicemente "NON HO CAPITO"... lei semplicemente mi ha detto: "CHI" non ha capito ? Da dove nasce questo "pensiero" ? Ho capito che il pensiero è SORTO spontaneamente e poi mi ha fatto credere che ci sia un IO che ha deciso di creare quel pensiero... e da li una bellissima discussione con la ragazza (per altro molto carina :) )
#12
Tematiche Spirituali / Dubbio << mentale >>
02 Febbraio 2018, 09:51:31 AM
Ieri a lezione di buddismo abbiamo "ricordato" cosa è la mente. (In altre parole cosa stiamo cercando di domare e "ripulire" ogni settimana).
Per quanto capito la mente, nel Buddhismo, si riferisce all'esperienza, vale a dire il mero sorgere e il coinvolgimento cognitivo con i contenuti dell'esperienza. 
La continuità dell'esperienza è conosciuta come il flusso mentale, o 'continuum mentale'. E' sempre individuale, con ogni momento dell'esperienza che segue precedenti momenti di esperienza. 
Secondo le leggi karmiche della causa ed effetto comportamentale, ogni pensiero nasce (si manifesta) grazie a quello precedente e siccome la mente è immateriale, l'effetto karmiko agisce anche dopo che la forza dei legami karmici che ha "prodotto" il nostro corpo (materia) non ce la faccia piu' a sostenere tale forma. E proprio per tale legge universale, visto che un "pensiero" deve avere una CAUSA che lo genera, ecco che il continuum mentale doveva per forza di cose ESISTERE anche prima che cause ed effetti materiali avessero prodotto il corpo attuale.

A quanto capito, c'è un ordine nell'universo, e la "mia" esperienza non è mai la "tua". Le due esperienze non possono interagire in alcun modo.
Se io sperimento di mangiare, io e non tu farò esperienza della sensazione fisica di essere pieno. Il Buddhismo, a quanto capito, non assume l'esistenza di una mente universale o collettiva.

L'evento incessante, momento dopo momento, del sorgere e coinvolgere che costituisce l'esperienza, dunque, riguarda il sorgere di una visione e il mero vederla, il sorgere di un suono e il mero udirlo, il sorgere di un pensiero e il mero pensarlo, il sorgere di un'emozione e il mero provarla, e così via.
Questa è la natura CONVENZIONALE della mente: essa causa le cose e le comprende. La sua natura più profonda è la vacuità, vale a dire che essa è vuota di esistenza in ogni possibile maniera, vuota sia dall'essere un'entità fisica di per sé fino a coinvolgere un solido, concreto soggetto, contenuto o
esperienza.
Tale mente, dunque, con questi due livelli di natura ultima, o "due livelli di verità" è l'argomento, il soggetto, della meditazione.

Da qui il dubbio... 

Se ogni "MENTE" è differente dall'altra e come detto (almeno ho compreso cosi') il karma mentale (cause ed effetti immateriali ossia esperienza dopo esperienza) non puo' in alcun modo interferire con altro karma mentale, il concetto di vacuità (interdipendenza di ogni cosa) non vale per la MENTE. E' questa un qualcosa di INDIPENDENTE ?
#13
Tematiche Spirituali / Buddismo oggi...
30 Gennaio 2018, 15:22:34 PM
Non so dove postarlo ma forse fa parte della spiritualità "in genere"...


Ammetto che la vita "sociale" e sentimentale per un PRATICANTE buddista è a volte molto difficile.
Per quanto mi riguarda non sono particolarmente attratto da oggettistica, ho imparato a vedere l'oggetto come un qualcosa privo di ogni qualità che gli viene attribuita (bello, brutto, figo, ecc... ecc...) non mi va di fare carriera in quanto non vedo come una "carriera" possa essere sinonimo di "successo nella vita".
Sono alla continua ricerca di perfezionarmi (e ancora sono in altissimo mare... ) e sinceramente parlando non riesco ormai piu' ad alterarmi per qualcosa, visto che spesso (sempre) lo trovo futile e banale e dannoso per la mia mente.

Nelle discussioni, quando vedo che uno/a persona VUOLE aver ragione, tendo a dargliela in quanto per me la discussione è finita in quel precioso istante. Non amo i bei vestiti ma preferisco quelli "comodi" e nel possibile cerco di evitare di fare del male a qualcuno o se posso, cerco di rendermi utile.
Apprezzo enormemente ogni forma di vita. Vedo ogni animale come una mente che si stà evolvendo di vita in vita... 

Ma tutto questo ha un enorme prezzo nella vita sociale.
Ormai le relazioni che ho avuto ho ed avro' non si contano piu', passo di relazione in relazione come una pallina di un flipper che passa da lato in lato per poi finire in buca e le motivazioni sono sempre ormai le solite.

La determinazione di non alterarmi (quindi prendersi cura della mia mente) è vista sempre come MENEFREGHISMO, il non avere come obbiettivo quello di aumentare i propri averi viene visto come una persona RINUCIATARIA che non tiene alle cose importanti della vita (inutile spiegare che per me le cose importanti sono altre).
l'impossibilità di modificare i miei punti di vista sono visti spesso come TESTARDAGGINE (soprattutto da parenti cattolici. Inutile far osservare loro che mentre la mia è una scelta ponderata e ricercata il loro è stato un imprinting generazionale accettato. Ho smesso di dirlo perchè si alterano :D ) , il vivere una vita nel cercare risposte e migliorarsi interiormente viene vista spesso come una perdita di tempo, l'essere gentili ed educati viene vista come DEBOLEZZA... l'apprezzare TUTTE le cose della vita (belle e brutte) in quanto manifestazioni karmiche viene vista come pazzia (le cose brutte vanno evitate non analizzate).

insomma... ammetto che le relazioni con l'altro sesso, almeno in questa società, non dico siano difficili da instaurare (in quanto, come dicevo, si passa da una relazione all'altra in modo costante e continuativo) ma sicuramente non sono durature.

Pare che il modo di essere non possa assolutamente essere accettato dall'altro sesso.

Devi costantemente dimostrare di ESSERE qualcuno, dimostrare di AVERE qualcosa, sopravvaricare altri del tuo stesso sesso per DIMOSTRARE DI ESSERE QUALCUNO e quando questo non avviene... (perchè non mi interessa) ecco che la donna comincia a guardarti in modo differente... come un debole, un fallito. (Valle a spiegare che ci vuole molta piu' forza nel rimanere calmi che reagire come un animale)

beh... insomma... ammetto che per un buddista praticante la vita di coppia sia molto difficile oggi...

Da pochi giorni frequento una ragazza (donna visto che ha 42 anni) marocchina...
ci siamo conosciuti... abbiamo passato delle belle serate... sino a quando la fatidica domanda... "ma tu di che religione sei ?" °_°
(ho immediatamente pensato... e che centra sta cosa ora ? )
io... "Beh... sto cercando di essere buddista... "
Lei... "Hai mai letto qualcosa del corano ? Il corano è verità ! "

beh... per me quella frase è stata la fine di una nuova relazione cominciata da poche settimane... so già dove andremmo a finire...

insomma... mondo difficile :D


concludo... dicendo che anche la mia visione della SESSUALITA' è vista come un qualcosa di ALIENO. (e forse lo è).
Per me è molto piacevole, ammetto, la sessualità, ma non la trovo molto differente da un qualsiasi altro gioco. Non è un fine ne un obbiettivo. Non ne sono schiavo e per quanto mi riguarda non ci sono regole scritte di comportamento ne regole sul numero di partecipanti. Tendo ad adeguarmi al gioco che l'altra persona desidera.
Spesso, vista la mia mancanza di gelosia, (sono responsabile dei miei pensieri e delle mie azioni non delle tue) vengo visto come MENEFREGHISTA ed incapace di provare AMORE perchè amare significa PROTEGGERE E POSSEDERE (cose che per me sono aliene ammetto... )
#14
Tematiche Spirituali / IO
29 Gennaio 2018, 12:52:16 PM
"io" chi sono?
Ultimamente, dopo anni di studio della dottrina buddista, Sto praticando nuovamente (dopo averla messa erroneamente da parte, ammetto) 20 minuti al giorno di meditazione Vipassana, semplicemente concentrandomi sul respiro per addestrare nuovamente la mente (visto che ormai era nuovamente preda di futili emozioni disturbanti o veleni mentali); 
quando la mente divaga ritorno sul respiro (l'addestramento consiste in questo, ma penso che voi sappiate già come funzioni).

Quello che mi succede da un po' di tempo è questo: durante il quotidiano, mentre non medito, mi accorgo che la testa se ne va per conto suo, talvolta in pensieri privi di senso... il fatto è che questo, unitamente allo studio dell' illusione del sè e la proiezione di questo sè sul mondo esterno o su divinità che necessitano al proprio ego per non "morire", mi ha sconvolto non poco.

Prima di approdare al Buddhismo, anni or sono, ho letto qualcosa di neuroscienze (che confermano molto il concetto che il buddismo ha sull'illusione dell' IO), in particolare sul tema della Presenza.

Purtroppo, per Neuroscienze la questione è vista molto drammaticamente: noi saremmo degli "zombie" in preda ad un "sonno verticale" completamente in balia dei nostri pensieri, dei nostri Io psicologici, completamente assenti a ciò che ci succede intorno, dove le nostre scelte, i nostri gusti, desideri, etc non sono propriamente nostri, poichè frutto della nostra mente che non sappiamo controllare; in pratica noi non abbiamo una nostra Volontà, non siamo padroni della nostra Vita ma semplicemente PROIETTIAMO i nostri stati d'animo sul mondo esterno nel quale poi riusciamo a vedere cose che non esistono quali BENE e MALE.

Per il buddismo invece la "Presenza", essere presenti ad ogni cosa che si fa e "vedere" le cose per come sono REALMENTE prive delle proiezioni dei nostri stati mentali, è la chiave del Risveglio e della realtà ULTIMA. Quindi la liberazione.

Ed ora torniamo a noi. Questa concezione la riscontro sia durante la pratica in meditazione, sia ogni tanto al di fuori della meditazione.
E' davvero sconvolgente come non riusciamo a mantenere l'attenzione per più di cinque secondi (naturalmente parlo per me visto che molti Lama riescono senza problemi) senza pensare ai più svariati argomenti, futili o non futili, sensati o privi di senso offuscati dalle emozioni disturbanti.

Quello che vien da chiedersi allora è: chi sono "IO" ? (anche se per il buddismo l' IO, il sè, quindi la sensazione di ESSERE (EGO) sono mere illusioni mentali dettate dall'ignoranza.

Sul fatto che un IO centrale non esista posso logicamente e intellettualmente concepirlo (anzi a dire il vero non riesco a concepire il contrario): da quel che ho potuto capire noi siamo una serie di desideri e spinte contrastanti tra di loro, ogni tanto prevale uno, ogni tanto prevale l'altro... basta vedere quanto sia labile la nostra volontà quando ci mettiamo in testa di far qualcosa nel tempo etc etc... lo stesso desiderio che l' EGO ha di esistere crea divinità (SUPER EGO PROIETTATO)...

ma eliminato l' EGO... cosa rimane dell' IO ? In altre parole... Chi è IO per il buddismo ?
#15
Vorrei portarvi una riflessione che costituisce il fulcro del dibattito tra Gorampa (maggiore filosofo della scuola Sakya, che ha chiarificato il lavoro di Sakya Pandita) e Tsongkhapa (maggiore filosofo e fondatore della scuola Gelug). La questione riguarda il rapporto tra le due verità e se, effettivamente, vi siano due verità.
Per i profani, quello delle due verità è un argomento della riflessione di Nagarjuna, considerato da tutte le scuole Mahayana il principale filosofo buddhista. Nagarjuna parla della verità convenzionale, che è quella dei fenomeni come noi li percepiamo ordinariamente... e poi la verità ultima, che è il modo in cui i fenomeni effettivamente sono, ossia vuoti di esistenza intrinseca e indipendente.


Secondo Gorampa, le due verità sono totalmente separate: la verità convenzionale (quella che DISEGNA la realtà compresa la creazione di varie divinità) è esclusivamente frutto dell'ignoranza, mentre quella ultima della saggezza. Non vi è quindi alcuna unità tra le due verità e anzi, si può tranquillamente dire che quella convenzionale non è affatto una verità. Non vi è quindi soluzione di unità tra le due verità, ma soltanto assoluta separazione... e ne consegue che un Buddha, nel suo approcciarsi ai fenomeni, percepisce soltanto la verità ultima e non quella convenzionale.

All'opposto, Tsongkhapa opera una radicale difesa dello stato ontologico della verità convenzionale. Non è infatti la verità convenzionale ad essere falsa, ma la sua reificazione operata dall'ignoranza. Una sedia infatti esiste convenzionalmente, ed è proprio la sua esistenza convenzionale (e non assoluta) che lo rende vuoto di esistenza intrinseca. Una sedia ad esempio esiste convenzionalmente (è impermanente, insostenziale, dipendente ecc..) e proprio per il fatto di esistere in questo modo, è vuota di esistenza intrinseca.
Personalmente trovo più convincente la teoria di Tsongkhapa.

Per fortuna le neuroscienze ci vengono in aiuto nel constatare come la mente percepisce la realtà convenzionale differente da quella ultima.

Al momento della nascita, ogni neonato, non è che non è in grado di vedere come sostenevano in passato, ma la propria retina, quindi cervello è invaso da una moltitudine di COLORI provenienti dal mondo esterno.
Questi colori naturalmente sono quel che noi chiamiamo, SEDIA, TAVOLO, FIORE ecc... ecc...

Nel corso della crescita il cervello necessita di costruirsi cio' che vengono chiamate MAPPE MENTALI ossia i colori percepiti vengono raggruppati in forme, e le forme generano il mondo esterno.

Esiste quindi, secondo me naturalmente, una realtà CONVENZIONALE (raggruppamento di fenomeni che generano una certa funzione a cui diamo un nome, divinità, casistiche a cui associamo un volere ultraterreno ecc... ecc...) ma esiste anche una realtà ULTIMA che è quella che il bambino percepisce nel momento iniziale in cui si rapporta al mondo esterno.

Ogni cosa che la mente attribuisce al fenomeno con cui viene in contatto (bello, brutto, piacevole, spiacevole, mio, tuo ecc... ecc... ) sono pure illusioni mentali che la mente si crea ma che in realtà tale fenomeno non ha per sua natura ultima.

il concetto di BELLO BRUTTO BUONO CATTIVO ecc... ecc... non è altro che una espansione del proprio EGO (che non esiste ma anch'esso è una SENSAZIONE che nasce verso un anno di età in ogni essere umano necessaria per rapportarsi con il mondo esterno) sugli oggetti percepiti.

il classico e banale esempio puo' essere fatto con l'insegnamento in tenera età delle lettere dell'alfabeto.
Quando per la prima volta ci viene detto che la disposizione particolare di 4 righe formano la lettera "M" si crea nel cervello la MAPPA di quel segno che assume il valore di M.
Prima di tale insegnamento noi vedevamo (quando non sapevamo leggere) 4 linee senza alcun significato... dopo tale insegnamento non riusciamo piu' a vedere 4 linee ma vediamo ISTANTANEAMENTE la lettere "M".
Questo fenomeno avviene per OGNI oggetto con cui la mente viene in contatto tramite i sensi.

Non dimentichiamoci che la vacuità non è "solo" la mancanza di esistenza intrinseca di tutti i fenomeni, ma è anche il sorgere dipendente.
Se si esclude il sorgere dipendente, cioè che ogni fenomeno dipende da altro (cause e condizioni) per "esistere", si rischia di cadere nell'estremo del Nichilismo, dove si considera la vacuità come un nulla assoluto quindi, sempre secondo me, Tsongkhapa si è avvicinato maggiormente alla verità ultima... quella di un budda....  anche se il dibattito rimane...

ciao :)
#16
Tematiche Spirituali / Il problema...
07 Febbraio 2017, 10:50:00 AM
Penso che si debba considerare ed analizzare l'intera questione delle rinascite.
Che i pensieri, quindi le parole, seguite dalle azioni, spesso, impiegano un tempo molto molto lungo prima di produrre un effetto (concausa dei successivi effetti e via discorrendo), e che spesso possono non produrre alcun effetto in questa vita.

Infatti, il più delle volte non lo fanno. Non è per niente facile per noi occidentali da accettare.
Per alcune persone suona come se il Buddhismo stesse dicendo "Sii buono in questa vita, e, nell'aldilà, sperimenterai i frutti in paradiso; sii cattivo e, nell'aldilà, vivrai i risultati nell'inferno."

Naturalmente questa "condanna" per un buddista non ha alcun senso visto che una azione non puo' generare un effetto ETERNO.

Dobbiamo davvero esaminare questa questione più da vicino: il Buddhismo sta dicendo la stessa cosa, o è diverso?
Non è un argomento molto semplice, è un argomento molto complicato, perché per comprendere veramente le cause e gli effetti karmici, è necessario comprendere il concetto di rinascita la concezione di rinascita buddhista (MOLTO DIFFERENTE DA REINCARNAZIONE), non qualche altro concetto di rinascita non buddhista.

Chi è che compie le cause karmiche, e chi è che ne sperimenta i risultati ?
Esiste un "io", un "sè" (la sensazione del sè) che può essere ricompensato o punito ?

O in virtu' del concetto di vacuità di cui l'intero universo è composto, in quanto evidente la non esinza di un "sè" come viene generalmente percerpito (intrinseco, unico, non modificabile nel tempo, indipendente dal resto dell'universo) non vi è alcuna "punizione" perchè non vi è un imputato ?

Ma, lasciando da parte il problema della rinascita e di chi la sperimenta, come dissi tempo fa, il Buddhismo non sta parlando di un sistema di ricompense e punizioni basato sull'obbedienza alle leggi.

Il Buddhismo non sta dicendo che questa vita è una sorta di verifica, di esame, e che otterremo i risultati della verifica nella nostra vita futura.

Sta semplicemente dicendo che le azioni impiegano molto tempo a produrre i loro effetti. Possiamo vedere questo in termini dell'ambiente. Agiamo in una certa maniera e questo produce degli effetti sulla nostra vita, ma produrrà molti più effetti sulla vita delle generazioni future.

Secondo il Buddah ad esempio lo stesso concetto di GIOIA o SOFFERENZA non dipende dal risultato (in quanto semplice effetto) ma da come lo stato mentale di quel momento sperimenta il risultato. Una doccia fredda puo' essere gioia, ma puo' essere anche sofferenza a seconda di come lo stato mentale sperimenta quel fenomeno.

Quindi... ha ancora un senso parlare di come desideriamo che debba essere la "REALTA'" per renderci felici o assume un senso estremamente piu' rilevante parlare di come mi addestro per "AFFRONTARE LA REALTA'" in quanto questa se ne strafrega dei nostri desideri e si evolve naturalmente senza forzature ?

Vi è un detto bellissimo... "Il problema non è il problema. E' il tuo atteggiamento verso il problema il vero problema"


ciao :)
#17
Questa cosa mi manda fuori di testa... per quanto uno si sforzi di "limitare" i danni è tremendamente vero... e fa star male (dopo aver riflettuto)...

Citazione[font="segoe ui", arial]Nel 2009, in Francia, uno studente di Lama Zopa, pose al proprio maestro la seguente domanda:[/font]

[font="segoe ui", arial]<<Rinpoche, how do you feel about FPMT promoting a policy of not only vegetarianism, but also veganism, because of the cruelty to animals inherent in the production of dairy products and so forth? >>[/font]

[font="segoe ui", arial]Lama Zopa rispose in questo modo[/font]

[font="segoe ui", arial]Nella realtà, proprio nella realtà, nella cruda realtà quotidiana, ancora più nella realtà contingente, non si può sopravvivere senza danneggiare gli altri. Non esiste altra possibilità. Non c'è modo di vivere senza che gli altri ci danneggino, senza essere uccisi, senza che gli altri non ci provochino sofferenze. —Altrimenti non ci sarebbe alcun modo di poter sopravvivere anche un solo giorno, non si potrebbe sopravvivere nemmeno per un giorno.

Quindi, è così la vita nel samsara.

Ecco perché abbiamo bisogno d'essere liberati: la risposta, la risposta definitiva è di ottenere la liberazione, di uscire dal samsara.
Come sono solito dire, qualsiasi lavoro si faccia anche per ottenere uno chicco di riso, occorre aver presente che tantissimi esseri vengono uccisi o vengono danneggiati. Ed, a causa di ciò, qualcuno ha maturato del karma negativo, proprio perché ha danneggiato gli altri. Ma questo chicco di riso è derivato da un altro grano di riso, e così a sua volta da un altro grano di riso precedente, all'infinito. Col risultato che tanti e tanti esseri senzienti hanno sofferto, sono morti, sono stati uccisi o hanno ucciso.

Così, possiamo immaginare questo processo a ritroso a partire dal primo granello di riso, quando questo ha iniziato a germogliare in questo mondo. Non c'è quindi modo di assumere questo riso senza porvi gran attenzione, senza pensarvi consapevolmente, senza dedicare almeno un pensiero di ringraziamento agli innumerevoli esseri senzienti che sono morti per ognuno di questi chicchi di riso.

In particolare, la realtà più dura, più difficile, la cosa più dolorosa, è proprio quella di mangiare pensando solo alla mia felicità, ignorando completamente l'infinito numero d'esseri senzienti che sono morti, hanno sofferto ed ucciso, creando del karma negativo per tutto questo riso.
Possiamo quindi comprendere come, in questo momento, la necessità di praticare il Dharma diventi l'impegno più importante nella vita, più di ogni altra cosa: ottenere la liberazione dal samsara per sé e per il bene di tutti gli esseri senzienti, per non soffrire, per non venir uccisi.

Questa è la risposta fondamentale alla domanda che mi è stata appena posta!

Il fine più grande, il beneficio ultimo, è quello di raggiungere l'illuminazione per beneficiare tutti gli esseri senzienti. Nella vita quotidiana, questa è la cosa più importante da raggiungere: l'illuminazione per tutti gli esseri senzienti, per liberare gli infiniti esseri senzienti dagli oceani di sofferenza samsarica e per far loro conseguire l'illuminazione!
Ah!

In quest'occasione abbiamo avuto l'opportunità di ricevere tutti questi insegnamenti, il che dimostra che siete le persone più fortunate del mondo.

Ma quest'incredibile opportunità, che soddisfa ogni desiderio, questa perfetta rinascita umana che ci ha permesso d'incontrare tutti questi insegnamenti di Dharma, sutra e tantra, tutto ciò può interrompersi in qualsiasi momento. Perciò, apprendere approfonditamente, praticare e realizzare il sentiero è la cosa più importante di qualsiasi altra cosa nella vita, la più importante.[/font]

Ora, è vero che nel buddismo i "sensi di colpa" sono non solo da evitare in quanto generano stati mentali negativi privi di una qualsiasi utilità per se stessi e per gli altri, ma... ancora non ho ben capito la differenza tra CON-PASSIONE e SENSO DI COLPA.
Quando ad esempio desidero il benessere di un essere vivente senza voler nulla in cambio, solo per indole, si definisce "compassione". Ma ad essa subito si associa in me quel "senso di colpa" dovuto al fatto che, per la natura di INTERDIPENDEZA di tutto l'universo, il suo stato di malessere dipende per forza di cose anche da mie azioni e che, analizzandole, potrebbero essere avvenute anche anni fa.

Insomma... possibile avere CON-PASSIONE (compassione) senza provare SENSO DI COLPA ?

ciao :)
#18
Citazione[font="Trebuchet MS", Trebuchet, sans-serif]Sorrise e levò lo sguardo a una foglia di pippala stagliata contro il cielo azzurro, la cui punta ondeggiava verso di lui come se lo chiamasse. Osservandola in profondità, Gautama vi distinse chiaramente la presenza del sole e delle stelle; perché senza sole, senza luce e calore, quella foglia non sarebbe esistita. Questo è in questo modo, perché quello è in quel modo. Anche le nuvole vide nella foglia, perché senza nuvole non c'è la pioggia e, senza pioggia, quella foglia non poteva esistere. E vide la terra, il tempo, lo spazio, la mente: tutti presenti nella foglia. In verità, in quel momento preciso, l'universo intero si manifestava nella foglia. La realtà della foglia era un miracolo stupefacente.

Generalmente si pensa che una foglia sia nata a primavera, ma Gautama vide che esisteva già da tanto, tanto tempo nella luce del sole, nelle nuvole, nell'albero e in se stesso. Comprendendo che quella foglia non era mai nata, comprese che anche lui non era mai nato. Entrambi, la foglia e lui stesso, si erano semplicemente manifestati. Poiché non erano mai nati, non potevano morire. Questa visione profonda dissolse le idee di nascita e morte, di comparsa e scomparsa; e il vero volto della foglia, assieme al suo stesso volto, divennero manifesti. Vide che è l'esistenza di ciascun fenomeno a rendere possibile l'esistenza di tutti gli altri fenomeni. L'uno contiene il tutto, e il tutto è contenuto nell'uno.

La foglia e il suo corpo erano una cosa sola. Nessuno dei due possedeva un sé permanente e separato, nessuno dei due poteva essere indipendente dal resto dell'universo. Vedendo la natura interdipendente di tutti i fenomeni, Siddhartha ne vide perciò la natura vuota: tutte le cose sono vuote di un sé separato e isolato. Comprese che la chiave della liberazione sta nei due principi dell'interdipendenza e del non sé. Le nuvole correvano nel cielo, come uno sfondo bianco dietro la foglia traslucida di pippala. Forse quella sera stessa, incontrando una corrente fredda, le nuvole si sarebbero trasformate in pioggia. Le nuvole erano una manifestazione, e la pioggia un'altra manifestazione. Le nuvole, che non erano mai nate, non sarebbero mai morte. Se le nuvole potessero capirlo, pensò Gautama, avrebbero certo cantato di gioia cadendo sotto forma di pioggia sulle montagne, le foreste e le risaie.[/font]

tra le varie differenze con le altre religioni che ricordo brevemente: 


  •  Non vi è alcun Dio onnipotente nel Buddismo per il semplice fatto che non potrebbe esistere, non esiste alcuna entità in grado di giudicare e distribuire ricompense o punizioni, non esiste nessun giorno del giudizio;

  • Il Buddhismo non è una religione intesa come fede e culto ad un essere soprannaturale;
  • Nessun concetto di Salvatore nel Buddhismo. Il Buddha non è un salvatore e anche se un buddhista cerca rifugio in lui, come guida incomparabile nella via della purezza, non è servile nei suoi confronti. Un buddhista è consapevole che egli non può ottenere la purezza semplicemente cercando rifugio nel Buddha o per un semplice atto di fede. Non è nel potere di un Buddha lavare le impurità degli altri;
  • Buddha non è l'incarnazione di un Dio. La relazione tra Buddha e i suoi discepoli è quella di insegnante/studente;
  • La liberazione di se stessi è unica responsabilità di se stessi. Il Buddhismo non richiede una fede cieca ed indiscutibile, bensì richiede fiducia in se stessi, auto-disciplina sforzo individuale ed analisi;
  • Prendere rifugio nella Triplice gemma (Buddha, Dharma e Sangha) non significa auto-abbandono o affidamento totale su una agenti esterni per un aiuto o per la salvezza;
  • Il Dharma esiste indipendentemente dal Buddha. Siddharta Sakyamuni il Buddha storico ha scoperto e condiviso gli insegnamenti e le verità universali con tutti gli esseri senzienti, non è né il creatore di tali insegnamenti, né il profeta di un Dio onnipotente per trasmettere tali insegnamenti;
  • Nel Buddhismo tutti gli esseri senzienti hanno la Natura di Buddha. Pertanto tutti possono diventare un Buddha a tempo debito, se si pratica con diligenza e si raggiunge la purezza della mente;
  • Nel buddhismo l'obiettivo finale è l'illuminazione e la liberazione dal samsara, piuttosto che andare in un luogo quale il paradiso;
  • Il karma è un capisaldo e riguarda il concetto metafisico sulla correlazione tra le proprie azioni e le loro conseguenze, sul mistero del cosiddetto destino e della predestinazione, in ultimo anche sulla disuguaglianza evidente del genere umano.
  • Il concetto di vacuità (ossia l'assenza di esistenza intrinseca o a se stante di tutti i fenomeni ma il suo esistere dipende solo da cause e condizioni esterne. Questo vale anche per la mente) è altro capisaldo del buddismo.

penso che la piu' bella e piu' importante sia il concetto di vacuità:

La vacuità è fonte di liberazione per il praticante, perché attraverso la meditazione sulla stessa, l'individuo realizza un graduale distacco dal proprio egocentrismo. E' importante però non limitarsi ad una mera comprensione intellettuale, ma cercare invece di praticarlo quotidianamente anche se molto difficile.
Per definizione, la vacuità è l'assenza di esistenza intrinseca o a se stante di tutti i fenomeni, intendendo qui per fenomeni sia la realtà sensibile sia i diversi aspetti dell'Io umano. 
e qui, anche grazie all'aiuto delle neuroscienze viene il bello...
Tutti i fenomeni hanno due modi di esistere; il primo è un modo di esistere convenzionale, così come è percepito dai nostri sensi ordinari, mentre il secondo è la vacuità di esistenza intrinseca. 

Quel sè illusorio che nasce nella nostra mente, che le neuroscienze definiscono come "sensazione" essenziale e prodotta dal nostro cervello per mettersi in relazione con l'ambiente esterno è, quando compresa, di una bellezza unica. La spiegazione finale e la cessazione di ogni turbamento.

ora la domanda... quando viene compresa la vacuità penso (forse erroneamente) che il resto degli insegnamenti perda di importanza (se non di significato) o qualcosa mi sfugge ?


ciao :)
#19
Ci sono libri che non andrebbero letti... e ricerche che non andrebbero fatte... superata poi la miseria del conoscere ci si sente finalmente liberi, sereni, tranquilli, il tutto è come deve essere e non ci puoi far nulla.

Mi riferisco al fatto che essendomi avvicinato negli ultimi tempi (a causa dello studio sulla mente buddista) a testi neuroscientifici...

Beh... la domanda è semplice.
E' appurato, e accettato, e consolidato, senza alcun dubbio, che il tutto avviene come semplice reazione chimica all'interno del cervello.

Non c'è spiritualità, non c'è dolore ne gioia (se non ricompense chimiche volute dall'evoluzione), non c'è mente se non processi cerebrali, ma sopratutto non vi è un Se' un io... se non come sovrapposizione di mappature tra quel che l'occhio vede e quel che il corpo prova (è il mondo a muoversi o la testa ? Per valutare questo serve la creazione di un IO illusorio).

E non c'è amore, non c'è odio, non c'è Libero arbitrio...

la filosofia muore lentamente, l'arte pure, la spiritualità diviene inutile di fronte la realtà dei fatti... ossia che non siamo molto differenti da un minerale...
#20
Tematiche Spirituali / Karma e buddismo Tibetano
02 Novembre 2016, 15:07:45 PM
Spero sia la sezione giusta, ma sopratutto spero in qualche risposta...

Studiando buddismo tibetano, abbiamo finalmente affrontato il concetto di Karma. Ossia ogni cosa nell'universo, sia esso pensiero, parola, azione generano delle conseguenze (a seconda delle condizioni) ed è PERSONALE.
Da notare che quando parliamo di condizioni, ci riferiamo spesso ad altre SITUAZIONI AMBIENTALI (se vogliamo karma) spesso create da altre persone. Abbiamo poi affrontato il concetto di Karma positivo e karma negativo e quindi il concetto di "raccolto" in base alla "semina" (passatemi questa metafora). Quindi abbiamo discusso le tematiche secondo le quali si potrebbe "purificare" il karma.

Arrivo alle domande.

1) Il karma o meglio legge di causalità, secondo me, a differenza di quello detto, è solo in minima parte "PERSONALE" (in questo caso vi è, secondo me, contraddizione. Da decidere... o il karma è personale e quindi esiste un IO INDIPENDENTE, oppure esiste un IO come manifestazione di interdipendenza con il resto dell'universo ma questo è altro discorso). Quasi la totalità delle volte ogni "situazione" che si viene a creare non è solo frutto di volontà ma il risultato di numerose volontà modificate dall'ambiente in cui gli effetti della causalità avvengono. Per fare un esempio (stupido, ammetto) come se tutti fossimo in un enorme acquario ed ogni movimento della pinna di un pesce avesse riverbero con onde su tutti i pesci nell'acquario che a loro volta, essendone influenzati hanno una reazione (quindi nuove azioni) ad esso e cosi' via). Da notare che non esiste mai un ISTANTE in cui si sperimenta il risultato di una azione ma vi è una costante continuità di "risultati" karmici nel tempo. In altre parole non è possibile individuare un "frutto" della semina perchè tale frutto diventa immediatamente concausa di altre situazioni.
In altre parole, data la freccia temporale, determinata da un susseguirsi di cause ed effetti che parte da A per arrivare a Z:

A---b---c---d....   ----Z ----> ecc... ecc...

A è causa di B ma lo è anche di C, D, e ecc... ecc... quindi in ogni "risultato" è presente la PRIMA CAUSA e cosi' via all'infinito.
Quindi... se D è effetto di C e C di A e cosi' via, si puo' dire che Z è comunque effetto di A. Il karma quindi non matura mai ma si autoalimenta. In altre parole, Z non è altro che A modificato e non distinto da esso. Quindi Maturare in realtà significa evolvere dato che non vi è mai uno stato finale (positivo o negativo) ?


2) Trovo il concetto di causalità molto naturale e chiaro. Cio' che non è assolutamente chiaro invece è il concetto di POSITIVO e NEGATIVO. A mio avviso la legge di causalità non è ne positiva ne negativa, è semplicemente ciò che avviene e nulla di piu'. Il concetto di POSITIVO o NEGATIVO è qualcosa che la nostra mente (quella famosa illusione di coscienza intrinseca in 'quasi' ogni essere umano) vi associa nel momento in cui sperimenta una certa situazione. In altre parole un risultato risulta essere piacevole o spiacevole a seconda dello stato della mente in quell'istante. Ecco quindi che possiamo sforzarci quanto vogliamo nel "credere" di fare qualcosa di positivo o negativo, ma tale "qualità" è del tutto soggettiva. Non ha alcun senso attribuire tale "qualità" ad un effetto dato che tale qualità cambia a seconda dello stato mentale di colui che giudica il risultato di un effetto. Tale qualità attribuita assume un senso unicamente per autogratificazione del proprio ego illusorio. (sono migliore perchè ho fatto una cosa che reputo a mio insindacabile giudizio, positiva quindi, mi sento migliore, quindi, bene).
Che senso ha quindi parlare di Karma Positivo o Negativo se in realtà queste qualità sono del tutto soggettive per chi lo sperimenta e non obbiettive ?

3) Trovo la "purificazione" del karma un qualcosa simile al voler attenuare i propri sensi di colpa (che nel buddismo ho capito non esistere) pensando che tali "rituali" (passatemi il termine, non vuole essere offensivo) possano in qualche modo modificare gli effetti di una azione. Sinceramente penso che l'unico modo per modificare un qualsiasi effetto casusale (karmico) sia tramite una "azione" piu' veloce di quella che ha messo in atto un determinato effetto. Faccio un esempio. Se lancio una pietra a "Mario Rossi" e subito dopo mi rendo conto che i suoi effetti siano negativi anche per me (pentimento dell'azione dell'io illusorio) sul possibile risultato, ho un unico metodo per evitare il risultato causale, ossia quello di agire con una azione piu' veloce... per esempio, urlando "Mario, ATTENDO, SPOSTATI !! ".
Se non ho capito male il rituale di purificazione serve unicamente per scongiurare una rinascita infelice (l' ego ?) ma non per "mitigare" gli effetti di una azione (che non è possibile mitigare, sempre se mitigare abbia un senso al di fuori del giudizio personale o lo si voglia usare come IDEA per regolare una certa ETICA che ha un senso solo nella testa di una persona e non al di fuori di essa). Ma questa "purificazione" non ha carattere meritorio ? E soprattuto, riguardo al concetto di rinascita in uno dei 6 reami. Ho letto che il concetto di tali stati di rinascita erano già presenti nell'induismo prima dell' avvento del buddismo (ovviamente influenzato dalla cultura presente in quel tempo). Sono stati "ereditati" da esso ? Posso capire che i reami al di fuori di quello animale ed umano debbano essere accettati per fede, ma, il reame "umano" come viene spiegato dal fatto che (oggi) sappiamo che l'uomo è su questo pianeta da pochissimo tempo mentre il suo precedente stato "animale" era presente già da centinaia di migliaia di anni ?

4) Trovo la legge di causalità di una purezza e semplicità estrema, tutto quel che accade nell'universo è una concausa di tutto cio' che immediatamente dopo accade (la legge dell'entropia ne è responsabile, dando l'illusione che vi sia un TEMPO pieno di istanti susseguenti invece il tempo lo possiamo "assaggiare" grazie allo sperimentare continuamente l'entropia. Come disse Einstein, il tempo non esiste. La conclusione è che il principio di causa-effetto esiste ed opera, ma non è universale. Ma questo è altro discorso). In ogni oggetto, pensiero, persona, possiamo ritrovarci dentro l'intero universo e questo sinceramente è stupendo e riempie di serenità. Non capisco però il motivo per cui una persona debba illudersi nel cuore e nello spirito pensando (sperando) di poter amministrare con le proprie azioni certi risultati. Questo potrebbe avvenire solo nel caso in cui fossimo dotati del famoso libero arbitrio. Pare che questa "qualità" ci sia stata negata da madre natura (il luogo in cui la causalità si manifesta). Se per libero arbitrio intendiamo la possibilità di prendere una DIVERSA decisione nel medesimo spazio temporale (ossia nelle stesse identiche condizioni ambientali) la risposta pare essere NO. Quindi per quale motivo voler illuderci di poter gestire i nostri pensieri, le nostre azioni, il nostro IO dato che ogni "personale" giudizio su noi stessi (sono migliore, sono peggiore, sono buono, sono cattivo ecc... ecc... ) è solo frutto di quella sensazione illusoria che esista un IO intrinseco dotato di COSCIENZA ?


5) Non ultimo per importanza, la meccanica quantistica ha confermato (ad oggi) il fatto che comunque non esiste un effetto che deriva direttamente da una causa. L'effetto "a volte" puo' essere differente dalle condizioni iniziali per sua stessa natura. In altre parole non è piu' corretto parlare di causalità ma di probabilità. La legge del karma come affronta tale situazione ?