Secondo la dottrina buddista:
1) non c'è niente da desiderare oltre noi stessi, poiché ci basta il nostro essere per essere felici;
2) i desideri andrebbero soltanto osservati con consapevolezza totale - l'osservazione incenerisce il seme del desiderio;
3) i desideri, essendo proiezioni del futuro (tra l'altro basate su immagini del passato) distraggono dal presente e dalla realtà;
4) quando si è nella rete del desiderio, si dimentica che tutte le cose sono transitorie, dunque meglio non caderci;
5) anche la conquista dell'oggetto del desiderio conduce a frustrazione dopo un certo periodo a causa dell'aspettativa disattesa
Tuttavia la vita è fatta di azioni, di cui siamo noi stessi responsabili (se siamo consapevoli) e su cui abbiamo di volta in volta un potere decisionale che, seppur estremamente limitato, esiste (es. scegliere di mangiare un gelato anziché una pizza)
Dunque mi chiedo: se all'interno del mio "Io" (notare le virgolette visto che quell'IO è complesso da spiegare ed è illusione), c'è un desiderio, una spinta interiore, una direzione verso il "fare qualcosa"...
A) Dovrò assecondarlo per vivere secondo natura, anche per evitare di crearmi dei contrasti interiori
B) Dovrò superarlo, ossia "lasciarlo andare", per vivere in accordo con la realtà, dal momento che ogni desiderio legato al mondo materiale è comunque effimero e non dà la soddisfazione sperata.
In questo caso si decide dunque di andare oltre il desiderio ed di accettare di mettersi ad operare con ciò che il destino ci assegna, qualsiasi cosa sia, qualsiasi cosa "ci passi sotto mano", senza pensare che ci siano o ci sarebbero state soluzioni migliori o peggiori.
La spinta interiore di cui parlo io è un desiderio disinteressato, slegato da fini di possesso e attaccamento (della serie "vada come vada") e fondamentalmente addirittura orientato all'altruismo; nel particolare, è il desiderio di vivere in un determinato posto X, a qualsiasi condizione, perché sento dentro di me, da sempre, che in quel posto X posso dare il meglio di me stesso e dunque posso fare il meglio per gli altri.
E' una spinta interiore che si fa sentire ogni volta decido di intraprendere qualcosa in un posto diverso da questo desiderato; è una voce interna che mi dice continuamente "sai benissimo che non è qui che puoi fare del tuo meglio, ma è lì....Va' lì, non stare qui!"
Dov'è la soluzione a tutto ciò?
1) non c'è niente da desiderare oltre noi stessi, poiché ci basta il nostro essere per essere felici;
2) i desideri andrebbero soltanto osservati con consapevolezza totale - l'osservazione incenerisce il seme del desiderio;
3) i desideri, essendo proiezioni del futuro (tra l'altro basate su immagini del passato) distraggono dal presente e dalla realtà;
4) quando si è nella rete del desiderio, si dimentica che tutte le cose sono transitorie, dunque meglio non caderci;
5) anche la conquista dell'oggetto del desiderio conduce a frustrazione dopo un certo periodo a causa dell'aspettativa disattesa
Tuttavia la vita è fatta di azioni, di cui siamo noi stessi responsabili (se siamo consapevoli) e su cui abbiamo di volta in volta un potere decisionale che, seppur estremamente limitato, esiste (es. scegliere di mangiare un gelato anziché una pizza)
Dunque mi chiedo: se all'interno del mio "Io" (notare le virgolette visto che quell'IO è complesso da spiegare ed è illusione), c'è un desiderio, una spinta interiore, una direzione verso il "fare qualcosa"...
A) Dovrò assecondarlo per vivere secondo natura, anche per evitare di crearmi dei contrasti interiori
B) Dovrò superarlo, ossia "lasciarlo andare", per vivere in accordo con la realtà, dal momento che ogni desiderio legato al mondo materiale è comunque effimero e non dà la soddisfazione sperata.
In questo caso si decide dunque di andare oltre il desiderio ed di accettare di mettersi ad operare con ciò che il destino ci assegna, qualsiasi cosa sia, qualsiasi cosa "ci passi sotto mano", senza pensare che ci siano o ci sarebbero state soluzioni migliori o peggiori.
La spinta interiore di cui parlo io è un desiderio disinteressato, slegato da fini di possesso e attaccamento (della serie "vada come vada") e fondamentalmente addirittura orientato all'altruismo; nel particolare, è il desiderio di vivere in un determinato posto X, a qualsiasi condizione, perché sento dentro di me, da sempre, che in quel posto X posso dare il meglio di me stesso e dunque posso fare il meglio per gli altri.
E' una spinta interiore che si fa sentire ogni volta decido di intraprendere qualcosa in un posto diverso da questo desiderato; è una voce interna che mi dice continuamente "sai benissimo che non è qui che puoi fare del tuo meglio, ma è lì....Va' lì, non stare qui!"
Dov'è la soluzione a tutto ciò?