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Discussioni - Voltaire

#1
Ciao a tutti, mi è venuta in mente quest'idea recentemente, dopo che mi è capitata la seguente esperienza:
13 giorni fa mi sono lasciato con la mia ragazza (dopo 3 mesi di relazione) , per essere più specifici lei ha lasciato me con la motivazione che non era ancora pronta per una storia seria (salvo da me considerare la nostra relazione come seria o non seria, difatti io non ho mai cercato di definire la nostra relazione perché mi sembrava una cosa stupida (così come definire aprioristicamente, o comunque senza un criterio sensato, le cose in generale)). Fatto sta che nel momento in cui stavamo decidendo le nostre sorti abbiamo entrambi capito e concordato che avremmo voluto rimanere perlomeno amici, dato questo da parte sua anche dal fatto che io sono ancora la persona a cui voleva maggiore bene, che non vorrebbe proprio mettersi con qualcun altro, che vuole rimanere sola, e che tende in questo momento verso l'asessualità. In quel periodo eravamo in vacanza con dei nostri amici (eravamo in tutto 5 compresi io e lei), quindi io, resomi conto che ero andato a fare quella vacanza non tanto per quegli amici (che erano molto più amici suoi), ma principalmente per lei, considerato il fatto che non era proprio una vacanza fatta per me poiché mi annoiavo molto e prese in considerazione le parole di lei decido di tornarmene a casa. Di fronte a questa mia presa di posizione lei si dimostra molto dispiaciuta riguardo al fatto che me ne vado, come me del resto. Fatto sta che nel momento in cui dovevo andarmene per prendere il treno mi sento di essere in ritardo, e tra lo stato di disperazione o comunque di shock dato dalla rottura con la mia ragazza e l'ansia di essere in ritardo per il treno non saluto i miei amici (la scena era la seguente:loro mi hanno accompagnato in macchina vicino alla stazione, appena si son fermati io jo preso i bagaglli e sono andato senza salutarli, dopodiché lei mi ha inseguito fino alla stazione).
Dopo la mia partenza l'ho chiamata una volta (lei aveva da fare mi ha detto di sentirci mezz'ora dopo) e le ho detto che comunque le volevo ancora bene, che stavo facendo questo sacrificio di rinunciare a due settimane di mare per lei per lasciarla stare, mentre lei mi diceva che in realtà era tutta colpa sua e che le dispiaceva. Dopodiché 2 ore dopo circa gli ho chiesto via messaggi se potevo chiamarla un'ultima volta e m'ha detto che era meglio di no, allora ho abbandonato l'idea. Appena mi ha detto ciò e appena gli ho promesso che per un po' l'avrei lasciata stare ho scritto alla sua migliore amica (che avevo già visto una volta di persona pensando quindi di esserle più o meno amico e viceversa pensavo lei di me; anche perché quando ci siam visti ci siam visti ci siam comportati entrambi da amici).
Quindi chiedo alla sua mica se le va di parlare della mia ex per capire se stava bene, lei mi risponde di sì così parliamo (la conversazione con la sua migliore amica è avvenuta per messaggio si intenda).
Dopo due giorni (me ne sono andato l'11, quindi questo è si riferisce al 13) decido di chiamare la mia ex per dirle che avevo capito gli errori che avevo commesso nell'ultima parte della relazione, quindi chiedo alla sua migliore amica se secondo lei andava bene chiamarla, mi ha risposto che era una pessima idea e che mi avrebbe risposto male. Io perciò ho chiamato prima i suoi amici con l'intenzione di chiedere di passarmi al telefono la mia ex, poi dopo che questi non rispondevano direttamente lei.
Lei come previsto mi risponde male ma riesce a tornare un attimo seria e tranquilla quando le dico cosa secondo me avevo sbagliato, fino a dire a fine chiamata "ci vediamo".
quindi non la disturbo più. Piccola parentesi: poco prima di chiamarla scopro che la sua migliore amica aveva riferito alla mia ex che le stavo parlando, e la mia ex si è arrabbiata ancora di più di conseguenza; intanto nel frattempo la sua migliore amica mi ha detto che stavo solo peggiorando la situazione e mi ha chiesto di non disturbarla più, e così ho fatto.
Il 22 scopro a causa di una storia di instagram della mia ex che è ritornata nella mia città, quindi decido di scriverle per due motivi:
1)Perché ero ancora preoccupato per lei
2)Perché a un mese circa dall'inizio della relazione avevamo prenotato 3 giorni al mare in Liguria (dal 26 al 28), quindi volevo capire se ci potevo andare o se lei ci andava; insomma volevo capire cosa sarebbe successo di questa vacanza.
Fatto sta che le scrivo; riscrivo qua la conversazione perché è molto corta e raccontarla sarebbe più lungo e difficile:

[22/07, 17:31] io: senti scusa mi serve sapere se ci sei ad alassio, perché se no mi servirebbe la documentazione della casa
[22/07, 17:31] lei: ma perché, ci vieni anche tu ?
[22/07, 17:32] io: sì io ci volevo andare
[22/07, 17:32] lei: eh bello
[22/07, 17:32] lei: io anche ci voglio andare
[22/07, 17:32] io: sei ancora arrabbiata con me? scusa se te lo chiedo
[22/07, 17:32] lei: sì anche peggio di prima
[22/07, 17:33] io: ti va di vederci o sei troppo arrabbiata?
[22/07, 17:33] lei: preferirei non vederti proprio mai più
[22/07, 17:34] io: dai
[22/07, 17:34] lei: dai il cazzon
[22/07, 17:34] lei: porco dio mo vedi che non posso manco anda al concerto del mio cantante preferito perché ci vieni pure tu
[22/07, 17:34] lei: che palle che palle
[22/07, 17:35] io: se vuoi non ci vengo
[22/07, 17:36] lei: e se puoi non venirci

Quindi preso da tanta preoccupazione nei suoi confronti decido, anche molto irrazionalmente lo ammetto, di andarla a vedere di persona a casa sua. Quindi vado a casa sua e proprio mentre arrivo la vedo uscire col padre con delle valigie, (questo perché lei si stava trasferendo in un'altra casa nella nostra città) fatto sta che lei mi evita e non mi parla, il padre mi dice di non rompere, che era stanco perché aveva fatto mille kilometri per aiutare sua figlia con il trasloco (lei è fuori sede), e infine mi dice di non fare cavolate, io dico a lui che volevo solo parlare a sua figlia dopodiché se ne vanno.
Allora siccome io sapevo dove si sarebbe trasferita lei perché si stava trasferendo da un nostro amico, decido di aspettarli nel cortile di casa per parlare loro.
Quando arrivano io li vado in contro e dico loro che ero preoccupato per lei; loro mi danno dello stalker e mi dicono che hanno entrambi paura e ansia di me, ma tuttavia il padre mi concede il beneficio del dubbio (io e il padre non ci eravamo mai visti), allora io dico alla mia ex che secondo me non era giusto per lei e che non potesse andare in vacanza solo perché c'ero anche io, e che questo suo odiarmi non era normale per lei (insomma ero preoccupato per lei). Cerco di tranquillizzarli dicendo loro che se la mia ex sta bene nel non vedermi più allora per rispettare la sua volontà e benessere non la vedrò più, quindi me ne vado.
Ora ho scoperto, andando a copiare qua la nostra conversazione che lei mi ha bloccato.

Ok questo era il resoconto dei fatti, ora vorrei un attimo discutere su sto concetto principalmente:
si può considerare l'atteggiamento della mia ex come uno stalking al contrario, ed in particolare è giusta questa cosa?

Per stalking al contrario mi riferisco al suo comportamento di negazione di ogni tipo di contatto con lei, che come si può vedere dal racconto limita alla fine me, cioè io non posso andare a fare quella vacanza perché lei non vuole, e tantomeno non posso frequentare i mostri amici perché sarebbe presente anche lei.
Mi spiego meglio, lo stalking si riconosce da tre principali fattori che suscita nella vittima, da diverse fonti infatti si può constatare che c'è stalking se c'è nella vittima:


Ora io mi rendo perfettamente conto che la sua negazione non è una cosa così grave nei miei confronti (almeno non tanto da grave da poter essere considerato stalking al contrario)

Ma quello che chiedo è: è giusto negare in questo modo il contatto con una persona e addirittura essersene infastiditi solo dalla presenza?
considerando che la persona in questione è una persona molto cara alla persona "odiatrice"?

grazie dell'ascolto, sono sempre comunque disponibile a spiegare e a discutere con voi
mi scuso per eventuali errori
buon proseguimento
#2
Tematiche Filosofiche / Quell'Astrattista di Kant
12 Dicembre 2016, 20:10:41 PM
CitazioneQui vi mostro un embrione che spero di dare alla vita con questo topic:
"la razionalità è un linguaggio umano che verosimilmente,, ma non certamente, corrisponde ad una realtà., non è natura.Ovvero è un linguaggio simulativo umano per costruire modelli di rappresentazione del mondo e le sue relazioni."
Diceva paul11 impregnato dall'astrattismo kantiano.

Mia tesi: "Il reale è razionale: la razionalità è propria della natura, non è solo un linguaggio simulativo dell'uomo"

Il concetto di causa effetto è dato dal tempo, dal cambiamento di un oggetto nel tempo dopo aver subito un azione. Dalla differenza del suo stadio iniziale rispetto a quello finale subendo un azione.
Diciamo che una cosa è causa di un altra perché è agente che ha modificato lo stadio iniziale di quella cosa.
Senza il concetto del tempo non potrebbe esserci quello della causalità.
Nell'universo tetradimensionale che sperimentiamo la causalità non è funzione, ma è conseguenza del tempo.

Perché la razionalità è un linguaggio umano?
"
Il termine razionalità, dal latino"ratio"indica l'essere in una logica sequenziale stabilita. " Da wikipedia
Perché la razionalità è comune agli esseri che percepiscono il tempo

Perché la razionalità appartiene anche agli enti inanimati, che non possono percepire la dimensione del tempo?

Perché non si possono percepire meno delle dimensioni che noi percepiamo, queste infatti non hanno riscontro nella realtà. Nella realtà sperimentiamo le 4 dimensioni (convenzioni con riscontro nel reale), ma ciò non è imputabile alla struttura della nostra mente ma a quella della realtà.
Il fatto che noi percepiamo 4 dimensioni è indicatore che la realtà sia formata da queste 4 dimensioni, non solo per gli esseri razionali (o animali) ma anche per gli enti inanimati.
Detto in modo sintetico: Non siamo noi fatti in modo strano, è il mondo ad esserlo.

La razionalità è comune agli esseri che sono "immersi" nel tempo
Kant parla di cose astratte che non hanno riscontro nel reale
#3
Spero di non aver sbagliato sezione.
Due settimane fa ho assistito ad una conferenza sul COEMM (Comitato Organizzativo Etico Mondo Migliore) tenuta da Maurizio Sarlo e qualche suo altro collaboratore.
Potete trovare diversi video-conferenza tenuti sempre da lui, ma ne sconsiglio la visione perché:
1)Sono lunghe conferenze
2)Il contenuto è confusionario e vago
Però, siccome non ho voglia di riassumervi il contenuto di tutta la conferenza che ho ascoltato, do per scontato che sappiate di cosa parlo (quando entrerò nel dettaglio però metterò in luce i vari contenuti specifici).

A prescindere dall'eventuale truffa/mancate informazioni sul quid credo che il COEMM e il CLEMM (Comitato Locale Etico Mondo Migliore) sbaglino il principio cardine della loro "ideologia".Questo poiché come dice Sarlo: "E' necessario che uno stato si fondi sui diritti umani prima che sul lavoro" loro reputano, criticando l'articolo 1° della costituzione Italiana, che uno stato non debba fondarsi sul lavoro ma sui diritti umani (diritto alla vita, educazione ecc).
Questo secondo me è sbagliato perché è attraverso il lavoro che l'essere umano si esplica, acquista dignità, diventa essere umano (riprendendo anche Hegel)
Provate a pensarci: 
Potete dire che un nullafacente abbia una dignità?Uno che sta tutto il giorno a far niente?
Potete dire che un uomo in miseria, che vive sotto i ponti facendo la carità sia veramente un uomo?Dov'è la sua umanità?Cosa lo rende uomo?
La specie?Sono i suoi diritti umani a renderlo tale?

Io credo di no
#4
Tematiche Filosofiche / Nulla è contro-natura
02 Novembre 2016, 22:21:47 PM
Riprendendo Hegel, non si può dire che qualche cosa è contro natura poiché questa qualche cosa, esistendo, fa parte della natura stessa.
A volte si dice che un qualcosa non è naturale, ad esempio: un fulmine che cade a cielo aperto.
Questo poiché in "natura" (nella vita di tutti i giorni) non succede. Non perché l'evento non si possa verificare, ma perché normalmente non ci sono le condizioni per farlo accadere.
Trovo quindi insensato commentare la caduta di fulmine a cielo aperto con: "Questo evento non è naturale"
Quando invece si dovrebbe dire (e forse lo si intende come accezione della parola "naturale") :"Questo evento non è comune/ è straordinario/ecc"
Trovo anche stupido il separare l'uomo dalla natura dicendo ad esempio: "gli OGM sono contro natura"; e questo per 2 motivi diversi:
1)Gli OGM sono naturali in quanto si possono creare
2)Anche nel caso in cui ci si riferisca al termine "naturale" con l'accezione di "legge naturale" (quale è quella del minimo sforzo: per cui non si verifica ordinariamente la caduta di un fulmine a cielo aperto), si sta commettendo un errore a non pensare che il motivo per cui vengono creati gli OGM sia lo stesso che fa cadere un fulmine durante un temporale: la legge del minimo sforzo.Questo perché noi siamo delle "cose" naturali e quindi obbediamo alle leggi della natura.Il creare gli OGM fa parte della manifestazione del "minimo sforzo" nella produzione di alimenti o organismi che ci siano utili e adatti alle nostre esigenze.
#5
Presentazione nuovi iscritti / Presentandomi
30 Settembre 2016, 21:14:08 PM
Salve a tutti,
Su questo forum mi potete conoscere con lo pseudonimo di Voltaire, ma in realtà il mio nome è Vittorio ed ho 18 anni.
Sono un ateo materialista, utilitarista e pragmatico; scrivo su sto' forum perché mi piace l'idea che la gente possa confutare le mie teorie, poiché spesso si crea qualcosa di interessante ad ogni discussione affrontata.
Riguardo alla filosofia mi piace molto il pensiero di Spinoza e Kant ed un poco di Cartesio e Fichte; nel programma scolastico di filosofia oro sono a hegel (concluso) quindi il mio sapere si ferma quì.
Ho scelto Voltaire come nick perché, come lui, ho un grande senso dell'umorismo e soprattutto perché sono la persona più divertente dell'universo ,nel raggio di un nanometro dal mio alluce sinistro.
lieto di essere qui.
#6
Salve a tutti,
Ho urgenza di pubblicare e discutere questo testo da me scritto, poi magari mi presenterò meglio in un altra sezione.
Il testo è il seguente (messo anche come allegato)

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Critica al senso di pubblico e privato

Capitolo I : Fatti, Reazioni e Riflessioni



Caso I



Un giorno di scuola in cui uscivo in 5a ora, dopo aver fatto una ventina di metri dalla cancellata scolastica, verso sinistra, e dopo essermi fermato al semaforo sia per aspettare i miei compagni di strada sia per aspettare il verde, attraversata la strada con alcuni di loro, giunti sul marciapiede opposto vidi ciò di cui discutterò con attenzione in seguito.

Vidi cioè, a una distanza di 3 o 4 metri, una ragazza che frequentava la mia stessa scuola vestita con dei lunghi pantaloni bianchi, sotto i quali si potevano intravedere delle mutandine dello stesso colore.

Essendo con degli amici esclamai:"Ma dai un po' di contegno!" senza volermi rivolgere direttamente alla ragazza, ma piuttosto ai miei compagni.Loro, non capendo il contesto dell'affermazione mi chiesero di cosa stessi parlando e io mostrai loro la ragazza in questione.

Fatto ciò si misero a ridere, non per quanto avevo detto (uno di questi concordava pure con me), ma per la situazione fuori dal comune.

La prima cosa che mi viene in mente per giustificare quella mia affermazione è che quell'abbigliamento non era consono al luogo in cui la ragazza si trovava, per strada, e che quindi urtò in qualche modo la mia sensibilità.Ma più ci penso più sono convinto che questa motivazione sia sbagliata, non che sia sbagliata però la reazione in sè.

Questo perchè, prendendo in considerazione il mare, luogo pubblico quanto un marciapiede, si possono vedere raggazze anche meno vestite.

E perchè in realtà non urta la mia sensibilità.(Vedi capitoloIII)

Trovo quindi più plausibile che ciò che giustifica quella mia reazione non sia che l'abito non fosse consono al luogo, ma piuttosto che l'azione di mostrare quell'abito non fosse inerente alla funzione che la ragazza stava svolgendo, ovvero quella di transitare lungo il suolo pubblico.Questo poichè, a differenza che sul litorale, ritornando all'esempio di prima, indossare un costume non ha nessuna utilità.Similmente, in questo caso, non c'è nessun motivo funzionale per il quale quella ragazza potesse vestirsi in quel modo.

E ciò giustifica la mia affermazione "un po' di contegno", che (se fossi stato immediatamente conscio del suo significato) in esteso sarebbe stata: "un po' di contegno nel scegliere un abbigliamento funzionale, e nel non eccedere in superficialità"



Caso II



Una sera, in un locale affitatto per una festa, e quindi chiuso al pubblico, assistii ad una scena curiosa.Stavo aspettando, con chi era già presente, che venissero gli invitati, quando ad un certo punto arrivarono due mie compagne di classe.

L' architettura del locale era fatta in modo tale che l'ingresso fosse sopraelevato, di 3-4 metri, rispetto al resto del locale e che si accedesse a questo tramite una discesa di due scale intervallate da un rispostiglio.

Quando queste ragazze scesero per depositare le giacche, un mio amico tra quelli già presenti fotografò una di queste sotto la gonna, catturando cioè l'immagine delle sue mutandine.Questa s'adirò con quello che le aveva scattato la foto, ribadendo ed esclamando "eliminala subito!", e affermazioni simili.

Giustificando la reazione, similmente all'esempio del mare e nel caso I, la ragazza non mise in mostra le sue mutandine come con un costume, perchè non era funzionale.

Però a differenza dello stesso esempio il luogo del secondo caso era privato, non aperto cioè al pubblico; ma cosa implica questo?

Niente, perchè come accennato nel caso I e ribadito ora: non si può definire un'azione pubblica o privata a seconda del luogo in cui questa viene svolta.

Ciò che è importante che sia privata, in questo caso, è l'azione stessa non la locazione.L'azione cioè di mostrare le mutandine era un'azione privata perchè indossava una gonna sopra di esse, a prova del fatto che voleva celarle e non mostrarle.

La sua reazione è così giustificata, la ragazza non voleva che quell'immagine fosse cosa pubblica, essendo di fatto privata.



Caso III



Immaginando invece di recarmi, me medesimo, in un parco, steso sul verde, a sorseggiare una granita, e ipotizzando che qualcuno mi fotografi e io lo noti, reagirei prendendomela con chi ha scattato la foto.

E cercando di giustificare questa reazione ipotetica, premetto che quanto seguirà è valido a prescindere dalle varie leggi che tutelano e delimitano i campi per la pubblicazione di immagini private, perchè è un argomento che non riguarda la mia tesi.

Anche se stavo sorseggiando una granita sul luogo pubblico quell'azione non era diretta al pubblico, non era cioè cosa pubblica.Questo poichè non ho reso pubblica in alcun modo quell'azione, non l'ho "pubblicizzata" non ho fatto sapere agli altri cosa stavo facendo e le mie intenzioni, se non facendola.E' qui che sorge il problema della pubblicizzazione delle azioni, e del senso comune che pone le persone come destinatari di qualsiasi azione riescano a percepire.Il non pubblicizzare l'azione del sorseggiare una granita la pone come azione privata.La mia ipotetica reazione è così giustificata: il fotografo non era il destinatario dell'azione.





[font="Adobe Caslon Pro", serif]Capitolo II : Princìpi generali[/font]

Pubblicizzare un'azione:
Per "pubblicizzare un'azione" s'intende far venire a conoscenza che si sta compiendo una determinata azione.Questo però è intrinseco o estrinseco alla stessa azione.
Esemplificando:
Se una persona dice a un'altra di amarla avvisando il pubblico o pubblicizzando quella dichiarazione, quell'azione diviene pubblica in modo estrinseco, dovuto cioè ad una attività esterna all'azione.
Se una persona dice a un'altra di amarla senza pubblicizzare quella dichiarazione, ma urlando e dichiarando ad alta voce i propri sentimenti, quell'azione diviene di dominio pubblico in modo intrinseco all'azione.

Pudore:
Nel capitolo I caso I ho accennato al fatto che la mia reazione in realtà non era stata causata da una violazione della mia sensibilità.
Quell'immagine non violava la mia sensibilità perchè ho conoscenza di cose molto meno "pudiche"1 di quell'immagine, dunque la causa della reazione non era tanto l'immagine in sè, quanto la sua relazione col contesto.Ovvero: nel mio svolgere un'attività da passante non era necessario, e non mi aspettavo, di vedere le mutandine di quella ragazza.
Ciò che ha provocato in me quella reazione è stato uno squilibrio tra l'azione e la funzione che la ragazza stava svolgendo, un senso del pudore contingente.

Privato:
Per privato s'intende un qualcosa di dominio riservato a un pubblico ristretto e consciamente preselezionato.
(A differenza di Pubblico: Di dominio appartenente a un insieme indistinto di persone )
Per consciamente preselezionato si indica il fatto che l'agente (colui che compie un'azione, in questo caso privata) conosca membro per membro i componenti del suo pubblico, e abbia destinato deliberatamente l'azione a questi.


1) le virgolette stanno a indicare la parola nel suo senso più comune
Capitolo III: Contraddittorio

Nota: "si ma io voglio essere libero di vestirmi come mi pare" (in riferimento al caso I capitolo I)
La tua l'ibertà d'indossare abiti è già vincolata da limiti funzionali, autoindotti da te stesso.
Se ciò non fosse vero perchè non esci in stagione invernale in costume da bagno?


Capitolo IIII: Critica all'articolo 527, primo comma e all'articolo 726, primo comma del codice penale Italiano

"Chiunque,in luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico, compie atti osceni è soggetto a..."(estratto dell'articolo 527, primo comma)

"Chiunque, in un luogo pubblicoo aperto o esposto al pubblico, compie atti contrari alla pubblica decenzaè soggetto a..."(estratto dell'articolo 726, primo comma)

Presupponendo i concettidi "atto osceno" e "atti contrari alla pubblica decenza"oggettivamente fondatie univocamentecategorizzabili, trovo che questo ragionamento manchi il centro: che al posto di delineare un oggetto ne delinei le sue coordinate e spacci queste per l'altro.Poiché se un azione è svolta in luogo pubblico ciò non fa dell'azione una cosa pubblica, non èla locazione di un azione che la rende pubblica o privata ma è l'azione stessa ad esserlo. Tuttavia non esistono azioni pubbliche o private a priori, poiché è l'agenteche rendeuna determinata azione pubblica o privata a seconda di quanta attenzione vuoleche questaabbia.Questoè però qualcosa di intrinseco all'azione, dipende, cioè, non solo da un'attività esterna ma anche dal modo in cui l'azione viene eseguita. Considerando quanto sopra riportato, ritengoche il primo comma dell'articolo 527 del codice penale sia più corretto nella seguente forma(o simile):
"Chiunque compie atti osceni pubblici è soggetto a..."
o:
"Chiunque compie pubblicamente atti osceni è soggetto a..."
e similmente che il primo comma dell'articolo 726del codice penale sia più correttonella seguente forma (o simile):
"Chiunque compie pubblicamenteatti contrari alla pubblica decenzaè soggetto a..."

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Grazie dell'attenzione
PS: chiedo venia per la mal scrittura di questo testo