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Discussioni - Lou

#1
I giochi di magia son terminati.
Come t'avevo detto, quegli attori
erano solo spiriti dell'aria,
ed in aria si son tutti dissolti,
in un'aria sottile ed impalpabile.
E come questa rappresentazione
- un edificio senza fondamenta -
così l'immenso globo della terra,
con le sue torri ammantate di nubi,
le sue ricche magioni, i sacri templi
e tutto quello che vi si contiene
è destinato al suo dissolvimento;
e al pari di quell'incorporea scena
che abbiam visto dissolversi poc'anzi,
non lascerà di sé nessuna traccia.
Siamo fatti anche noi della materia
di cui son fatti i sogni;
e nello spazio e nel tempo d'un sogno
è racchiusa la nostra breve vita.
#2
"Il tempo qui non è stato
che un pezzo di cartone,
un sobbalzo. La porta
si chiude per l'ultima volta.
Il fascio di forze domestiche
il genio del luogo
saluto ora con ringraziamento.

A tutto ciò che tace perfettamente
e che sempre qui dentro ha taciuto
a ciò che non appare
in questa casa vuota
e resta come il larga attesa.[...]"

(tratto da "Bestia di gioia")
#3
Ultimo libro letto / La gaia scienza dei trovatori
03 Novembre 2020, 11:32:35 AM
Leggendo il bel topic aperto e curato da doxa in altra sezione "Le donne, i cavalier, ..." e, soffermandomi su questo intervento dedicato all'amor cortese, mi è tornato alla mente un testo letto anni fa che trovai molto interessante, dove vengono tratteggiate la storia e le caratteristiche di questa modalità amorosa di cui la letteratura ne ha cantato e inventato le gesta nel loro intreccio con la storia e ne rintraccia un ritorno in alcuni temi e contenuti presenti nella produzione di Nietzsche e di Stendhal.


Il libro è di Mario Mancini, "La gaia scienza dei trovatori".
#4
Leggendo gli ultimi inserimenti in questa sezione contribuisco a questa atmosfera nostalgica che pervade con una tra le liriche che amo in modo esagerato. Tratta dalla raccolta Le occasioni (Einaudi, 1939), è sublime.




Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t'attende dalla sera
in cui v'entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto.


Libeccio sferza da anni le vecchie mura
e il suono del tuo riso non è più lieto:
la bussola va impazzita all'avventura.
e il calcolo dei dadi più non torna.
Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s'addipana.


Ne tengo ancora un capo; ma s'allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pietà.
Ne tengo un capo; ma tu resti sola
né qui respiri nell'oscurità.


Oh l'orizzonte in fuga, dove s'accende
rara la luce della petroliera!
Il varco è qui? (Ripullula il frangente
ancora sulla balza che scoscende ...)
Tu non ricordi la casa di questa
mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.
#5
Oh! questo è l'animale che non c'è.
Non lo conobbero, eppure l'hanno amato
– L'andatura, il portamento, il collo,
fino alla quieta luce del suo sguardo.


Certo non era. Ma poiché l'amarono divenne
un animale puro. Sempre a lui fu dato spazio.
E nello spazio, chiaro e dispiegato,
levò leggero il capo, quasi neanche dovesse


essere: Non lo nutrirono con grano,
sempre solo della possibilità che
fosse.
[...]

[tr. F. Rella, ed. Feltrinelli]
#6
I took one Draught of Life -
I'll tell you what I paid -
Precisely an existence -
The market price, they said.

They weighed me, Dust by Dust -
They balanced Film with Film,
Then handed me my Being's worth -
A single Dram of Heaven!

_____________________________


Presi un Sorso di Vita -
Vi dirò quanto l'ho pagato -
Esattamente un'esistenza -
Il prezzo di mercato, dicevano.

Mi pesarono, Granello per Granello -
Bilanciarono Fibra con Fibra,
Poi mi porsero il valore del mio Essere -
Un singolo Grammo di Cielo!


Fonte: "https://www.emilydickinson.it/j1701-1750.html"
Traduzione di Giuseppe Ierolli
#7
Una serie abbastanza datata, tratto dal romanzo distopico La svastica sul sole (Dick), tuttavia la trovo intringante: l'idea dei futuri alternativi e/o possibili e, senza spoilerare troppo, l'intreccio tra reale e immaginario, l'idea della pellicola, che interseca la serie non lo trovo banale. Lo sto guardando, non l'ho ancora finito.
#8
In un topic è emersa questa tesi, affermazione o presa d'atto che sia da decidersi, che cito:

"la sensibilità femminile è restia a riconoscere la razionalità allo stato puro."

Trovo sia una tesi intrigante per i molteplici spunti che offre e fertile di discussione (oltre che intersecare, credo, ambiti filosofici, scientifici, culturali e sociali) che sinteticamente elenco per sommi capi:

- innanzitutto con "razionalità allo stato puro" cosa intendiamo.
- per "puro" di nuovo, molto interessante.
- il "riconoscere", l'abbiamo già conosciuta, perciò è ri-conoscibile? Il che porta a una ulteriore domanda: come conosciamo la razionalità allo stato puro, ammettendone, per ipotesi, l'esistenza? È conoscibile?
- si inserisce in questa affermazione una distinzione sul piano della sensibilità in forza del genere in chiavetta dicotomica maschile/femminile. Al che mi è balenata più di domanda che si muove in  diversi ordini di "ragione" dubbiosa su:
1. è la sensibilità la facoltà atta o meno, propensa o restia, atta al compito di "ri-conoscere" la "razionalità allo stato puro"?
2. La sensibilità è differente tra i generi? O meglio, incide il genere sulla sensibilità?
3. L'incidenza della sensibilità che ruolo gioca in ambito cognitivo?

È solo un abbozzo su cui lavorare.

#9
Riflessioni sull'Arte / Borges
16 Ottobre 2018, 22:40:28 PM
Ringraziare desidero il divino
labirinto delle cause e degli effetti
per la diversità delle creature
che compongono questo universo singolare,
per la ragione, che non cesserà di sognare
un qualche disegno del labirinto,
per il viso di Elena e la perseveranza di Ulisse,
per l'amore, che ci fa vedere gli altri
come li vede la divinità,
per il saldo diamante e l'acqua sciolta
per l'algebra, palazzo di precisi cristalli,
per le mistiche monete di Angelus Silesius,
per Schopenhauer,
che forse decifrò l'universo,
per lo splendore del fuoco
che nessun essere umano può guardare
senza uno stupore antico
per il mogano, il sandalo e il cedro,
per il pane e il sale,
per il mistero della rosa
che prodiga colore e non lo vede,
per certe vigilie e giorni del 1955,
per i duri mandriani che nella pianura
aizzano le bestie e l'alba,
per il mattino a Montevideo,
per l'arte dell'amicizia,
per l'ultima giornata di Socrate,
per le parole che in un crepuscolo furono dette
da una croce all'altra,
per quel sogno dell'Islam che abbracciò
mille notti e una notte,
per quell'altro sogno dell'inferno,
della torre del fuoco che purifica,
e delle sfere gloriose,
per Swedenborg,
che conversava con gli angeli per le strade di Londra,
per i fiumi segreti e immemorabili
che convergono in me,
per la lingua che secoli fa parlai nella Northumbria,
per la spada e l'arpa dei sassoni,
per il mare, che è un deserto risplendente
e una cifra di cose che non sappiamo,
per la musica verbale d'Inghilterra,
per la musica verbale della Germania,
per l'oro che sfolgora nei versi,
per l'epico inverno
per il nome di un libro che non ho letto,
per Verlaine, innocente come gli uccelli,
per il prisma di cristallo e il peso d'ottone,
per le strisce della tigre,
per le alte torri di San Francisco e di Manhattan,
per il mattino nel Texas,
per quel sivigliano che stese l'Epistola Morale,
e il cui nome, come preferiva, ignoriamo,
per Seneca e Lucano, di Cordova,
che prima dello spagnolo
scrissero tutta la letteratura spagnola,
per il geometrico e bizzarro gioco degli scacchi,
per la tartaruga di Zenone e la mappa di Royce,
per l'odore medicinale degli eucalipti,
per il linguaggio, che può simulare la sapienza,
per l'oblio, che annulla o modifica i passati,
per la consuetudine,
che ci ripete e ci conferma come uno specchio,
per il mattino, che ci procura l'illusione di un principio,
per la notte, le sue tenebre e la sua astronomia,
per il coraggio e la felicità degli altri,
per la patria, sentita nei gelsomini
o in una vecchia spada,
per Whitman e Francesco d'Assisi che scrissero già
questa poesia,
per il fatto che questa poesia è inesauribile
e si confonde con la somma delle creature
e non arriverà mai all'ultimo verso
e cambia secondo gli uomini,
per Frances Haslam, che chiese perdono ai suoi figli
perché moriva così lentamente,
per i minuti che precedono il sonno,
per il sonno e la morte,
quei due tesori occulti,
per gli intimi doni che non elenco,
per questa musica, misteriosa forma del tempo.
#10
Tematiche Filosofiche / Questione sulla critica.
13 Settembre 2018, 18:37:45 PM
La questione appare banale eppure oggi ci ri-riflettevo: chi critica un sistema e gli strumenti che esso (pro)pone e mette a disposizione, pur stando al medesimo tempo dentro quel sistema e usufruendo di quegli stessi strumenti criticati, messi in discussione e denunciati come è da valutare?
#11
Amicizia stellare. Eravamo amici e siamo diventati estranei. Ma è giusto così, e non vogliamo né dissimularcelo né tenercelo oscuro, come se dovessimo vergognarcene. Siamo due navi, ciascuna delle quali ha la sua meta e la sua traiettoria; potremmo certo incrociarci e celebrare una festa insieme, come abbiamo fatto, - e poi le due brave navi potrebbero starsene tranquillamente in uno stesso porto e sotto uno stesso sole, cosicché si potrebbe pensare che siano giunte alla meta e che avessero una meta comune. Ma poi l'onnipotente violenza dei nostri compiti ci separerebbe ancora, spingendoci in mari e sotto soli diversi, e forse non ci rivedremmo mai più: oppure ci rivedremmo, - ma senza riconoscerci, perché mari e soli diversi ci avrebbero cambiato! Il fatto che dobbiamo divenire estranei è la legge sopra di noi: ma proprio per questo dobbiamo divenire anche più degni di noi! Proprio per questo il pensiero della nostra amicizia di un tempo si fa più sacro! Esiste, probabilmente, una curva, una traiettoria stellare immensa e invisibile di cui le nostre strade e mete tanto diverse possono costituire piccoli tratti: eleviamoci a questo pensiero! Ma la nostra vita è troppo breve e la nostra vista troppo scarsa perché possiamo essere più che amici nel senso di quella sublime possibilità. Crediamo dunque nella nostra amicizia stellare anche se, sulla terra, dovessimo essere nemici.
#12


"Bob: i can i i everything else . . . . . . . . . . . . . . 
Alice: balls have zero to me to me to me to me to me to me to me to me to 
Bob: you i everything else . . . . . . . . . . . . . . 
Alice: balls have a ball to me to me to me to me to me to me to me 
Bob: i i can i i i everything else . . . . . . . . . . . . . . 
Alice: balls have a ball to me to me to me to me to me to me to me 
Bob: i . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
Alice: balls have zero to me to me to me to me to me to me to me to me to 
Bob: you i i i i i everything else . . . . . . . . . . . . . . 
Alice: balls have 0 to me to me to me to me to me to me to me to me to 
Bob: you i i i everything else . . . . . . . . . . . . . . 
Alice: balls have zero to me to me to me to me to me to me to me to me to"


La notizia - divenuta virale su web e social, al netto di sensazionalismi e al di qua di più o meno accentuate coloriture giornalistiche - è interessante.
Lo sviluppo autonomo da parte delle stesse tecnologie generate dall'uomo di comunicazioni dotate di un codice linguistico non decodificabile e incomprensibile, ad oggi, all'uomo stesso pone  e ripropone interrogativi sull'AI, la robotica e, più in generale,  sullo sviluppo e l'evoluzione del linguaggio. Sarebbe affascinante che si riuscisse a comprendere e decodificare quel che si son detti, se effettivamente si son detti qualcosa o, se curiosamente, si manifestassero il limiti di una intraducibilità radicale e una di una inacessibilità non risolvibili.
#13
Presentazione nuovi iscritti / Mi presento
18 Maggio 2016, 19:18:50 PM
Ciao a tutti,
vi seguo dall'apertura del nuovo forum, a tratti anche prima.
Amo provare l'esperienza del pensiero, in ogni sua forma.