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Discussioni - HollyFabius

#1
Buongiorno a tutti, sto meditando l'idea di realizzare un testo leggero sull'arte contemporanea, realizzato in forma di dialogo e basato sui temi e i post di vari forum, compreso questo.
Quando ho cominciato a pensarci la cosa mi è parsa interessante perché la forma dialogo, se usata bene presenta degli aspetti molto piacevoli nella lettura e lo dimostrano i classici (per contro se usata male diventa noiosa).
Ho pensato di dedicare un 3D qui e sugli altri forum che pensavo di usare per raccogliere commenti e considerazioni.
Tra gli aspetti da considerare sono sicuramente:
la proprietà intellettuale
la eventuale necessità di consenso da parte degli autori dei dialoghi
l'uso dei nickname o di sigle al loro posto
Chiederei un parere agli amici del forum e in particolare a chi conosce anche gli aspetti normativi.
#2
Voglio condividere con voi il mio percorso di vita degli ultimi tre anni, l'esperienza che sto vivendo dalla scomparsa di mio padre, artista semi-sconoscito.
Qualche mese dopo la sua scomparsa ho deciso di creare una fondazione a suo nome, ovvero una struttura in condizione di divulgare la conoscenza delle sue opere pittoriche e culturali.

E' da allora che mi occupo di divulgare tutte le forme artistiche legate alla Black Light Art. Lo sto facendo attraverso pubblicazioni (scrivo in diversi luoghi, alcuni anche piuttosto noti), attraverso iniziative culturali (ho organizzato alcune esposizioni, coinvolgendo artisti da tutto il mondo), attraverso iniziative accademiche (ho sponsorizzato studi e interventi accademici in conferenze internazionali), attraverso la collaborazione con istutuzioni. Sono stato invitato ed ho tenuto con piacere una lezione in una università tra le più importanti in Italia.
Tutto ciò partendo da una esperienza pregressa nulla, non mi ero mai occupato seriamente in precendenza di questi temi.

Ho sponsorizzato negli scorsi anni varie iniziative culturali ed accademiche e qualche risultato comincia a vedersi. Non parlo ovviamente di sponsorizzazioni economiche, che non mi posso permettere, bensì di fornitura di temi e contenuti di interesse per docenti e persone di cultura.


Evidentemente i risultati ottenuti e il coinvolgimento di istituzioni e persone, che vedo, rappresentano una indicazione della correttezza e del valore della direzione che ho intrapreso.

La mia opera di divulgazione parla di una forma espressiva che evidentemente ha ampi margini di crescita nella sensibilità collettiva e questo lo percepisco proprio dallo spessore delle persone che via via sono riuscito a coinvolgere

Vorrei essere più preciso nella descrizione ma non ho idea se il farlo possa ledere le policy di questo luogo virtuale. Fatemi eventualmente sapere se siete interessati a informazioni di dettaglio.

Per ora mi pareva importante sottolineare come si possa disegnare un percorso di vita completamente diverso da quello compiuto in precedenza.
#3
Riflessioni sull'Arte / Un termometro per l'Arte
01 Giugno 2016, 20:39:40 PM
Esistono dei criteri oggettivi che ci consentano di misurare il valore di un Artista?
Il primo criterio di misura che io suggerisco è l'originalità: che grado di originalità ha il lavoro dell'artista? L'originalità può essere nel disegno, o nei temi trattati, nella tecnica a anche nell'approccio concettuale.
L'originalità permette a chi guarda un'opera di riconoscerne l'autore; sottintende una primogenitura su molti aspetti oggetto della stessa opera.
Un autore originale verrà riconosciuto, un autore che riprende temi o disegno verrà rimandato all'autore originale, quasi come un allievo al suo maestro.
Può capitare che Artisti diversi convergano verso una forma unitaria, creando una scuola per la quale verranno considerati i fondatori.
La professionalità della ricerca è un secondo criterio. L'autore non improvvisa un'opera ma la cala all'interno di una serie di opere che esprimono un pensiero complesso, un linguaggio nuovo. Dalla prospettiva dell'osservatore esterno, si deve cercare di capire quanto è importante l'effetto casuale e quanto è voluto dall'Artista. Alcune opere riusciranno meglio di altre, alcune verranno accettate meglio; non è solo la volontà dell'Artista che rappresenta la significatività dell'opera (perché essa dipende anche dalla lettura che ne fa l'osservatore dell'opera) ma certamente un insieme di opere rappresenta l'espressione di questo nuovo linguaggio e come ogni linguaggio il suo valore dipende soprattutto dalle potenzialità espressive.
Tutto sommato questi due aspetti sono parzialmente complementari: la professionalità dell'Artista è in parte misurata dalla potenzialità espressiva e in parte dall'originalità delle sue opere.
La rappresentatività dell'Artista è un altro criterio.
Quanto l'Artista rappresenta il suo tempo? Oppure quanto anticipa i tempi futuri? Un Artista oggi che si ponesse come linguaggio concettuale l'era della velocità e delle macchine (temi cari ai futuristi) probabilmente faticherebbe a trovare soggetti e temi concettuali e sarebbe probabilmente costretto a rifarsi a cose già viste. In alcuni casi l'Artista si oppone al suo tempo, esprime le tematiche di rottura e critica, costringe alla riflessione.
Un aspetto collaterale per giudicare un Artista è la conoscenza della sua storia artistica, un artista può rimanere fermo e costante su una certa tecnica e idea della pittura o evolversi sperimentando nuove idee e concettualità.
Un Artista che ha sperimentato, che ha variato le sue espressioni artistiche mostra un desiderio di ricerca, una volontà di evoluzione.


Esistono sicuramente altri criteri sui quali fondare una valutazione di un Artista ma questi sono quelli che mi sono stati tramandati.

Si può andare oltre, si può arrivare a credere che l'Arte rappresenti la filosofia concettuale dell'Artista e che questa stessa filosofia debba oltrepassare i limiti già esistenti.
Nella modernità il lavoro dell'artista autentico si fonda nella creazione di un linguaggio artistico; nella sua intenzione, rappresenta una realtà sconosciuta agli altri che lui intende disvelare, alcune volte non solo con i dipinti ma anche attraverso gli scritti, che diventano espressione di filosofia.
Oggi un aspetto importante da non sottovalutare è l'ambiente nel quale vive l'artista, le sue capacità relazionali e manageriali, l'incapacità a gestire questi aspetti limitano le possibilità di successo di un artista, ma quanto abbassano l'asticella del termometro queste incapacità in una prospettiva storica di più ampio respiro?
#4
Riflessioni sull'Arte / Relazione tra arte e scienza
15 Maggio 2016, 19:38:31 PM
Inauguro questa nuova sezione con la proposta di una riflessione tra le diversità e i punti di unione tra l'Arte e la Scienza.
E' noto che nel rinascimento questa divisione in ambiti separati non esisteva, la figura emblematica di Leonardo rappresenta proprio l'unione di Artista e di Scienziato. 
Già un secolo dopo, al tempo di Galileo, lo scienziato diventava una figura separata e indirizzata ad una visione riduzionista dell'indagine sulla realtà. Sembra proprio che questo processo di separazione sia irreversibile, per la accresciuta complessità del linguaggio scientifico e per una evidente crescita di potenza della tecnologia (figlia diretta dell'approccio scientifico).
Quindi sembra che il primo grosso aspetto di separazione sia un approccio riduzionista della scienza e un approccio olistico dell'artista.
Per contro esiste una comune generica ricerca estetica rivolta forse ad una ricerca di semplicità e di principi nella Scienza e ad una generica bellezza nell'Arte (anche solo su questo ci sarà molto da scrivere, è veramente ancora la bellezza a guidare la ricerca estetica nell'arte contemporanea?).
Si fermano a questo le relazioni tra Arte e Scienza? Esiste anche una comune volontà di sostituzione nell'atto creativo? C'è un desiderio comune di conoscenza? Ma in fondo quella dell'Arte si può veramente chiamare approccio rivolto alla conoscenza?
#5
Tematiche Filosofiche / Sul disegno intelligente
29 Aprile 2016, 09:04:05 AM
Ogni uomo nasce, cresce e si sviluppa e poi muore, se è fortunato invecchia e poi si spegne senza soffrire.
L'idea che ogni cosa abbia un inizio, uno sviluppo e poi una fine è radicata nella cultura occidentale, gli enti escono dal nulla, diventano e poi nel nulla ritornano.
Però ogni uomo sa che prima di lui altri uomini esistevano, sa che la sua esistenza è effetto dell'esistenza di altri uomini (e donne), sa che dopo di lui esisteranno altri uomini.
E insieme a questo osserva che le cose uscite dal nulla al nulla tornano ma trasformandosi.
Queste osservazioni naturali offrono lo spazio per una sensazione individuale di dolore (le cose tornano al nulla, l'uomo muore) che si trasforma nel terrore della morte collettiva (ogni cosa finisce nel nulla, l'umanità si estingue) alla quale occorre trovare un rimedio.
Le forme tradizionali di rimedio offrono un contesto razionale al quale appoggiarsi, la vita dopo la morte, la rinascita in un'altra vita, la congiunzione spirituale con un'entità superiore.
Il dubbio però è stato instillato dalla stessa filosofia occidentale, l'entità suprema non è più (Dio è morto), la morte individuale non ha uno scopo, la morte collettiva è una possibilità.
Mitigazione e reazione sono le strade per controllare l'ignoto, mitigo la forza dell'ignoto e se non riesco ad evitare gli accadimenti non desiderati, costruisco un modello di reazione.
Le forme di rimedio tradizionali, negando la morte assoluta, tendono ad mitizzare l'immortalità: delle forze universali, dello spirito umano, dello spirito di ognuno di noi.
Sono modelli di reazione: non posso evitare le mia morte, ma la contestualizzo in un disegno più grande dove arrivo ad accettarla, accettando posso poi proseguire la mia vita.
Oggi la forma di rimedio più potente è fornito dalla scienza, il momento della morte viene allontanato, la medicina, la tecnologia sostitutiva di organi e arti tendono a prospettare una mitigazione tanto forte da far apparire
una nuova prospettiva: l'immortalità del corpo. L'uomo razionalmente intravede la capacità di contrastare la forza del divenire, quel tornare nulla che è principio del terrore.
Una nuova e più radicale forma di terrore però avanza nell'uomo contemporaneo, la scienza, la tecnica fornisce una cornice razionale al possibile raggiungimento della immortalità e contemporaneamente mostra la sua forza distruttiva, in grado essa stessa di porre fine al singolo uomo e all'umanità intera.
La distruzione del pianeta, l'esaurimento delle risorse naturali, la potenziale creazione di strumenti di sterminio mostrano come la ricerca di immortalità porti con se il rischio della estinzione.
La speranza di un disegno intelligente, di una ratio dietro al divenire sono il lato di una medaglia che offre sull'altro lato la morte di Dio di Nietzsche e l'irrazionalità della realtà di Schopenhauer.
Esiste però uno scenario ancora più inquietante.
Osserviamo che per conoscere completamente un oggetto, per dominarlo in tutte le sue sfaccettature occorre darsi dei completi modelli di creazione, di sviluppo in tutte le diramazioni possibili e di distruzione dello stesso.
Conosci veramente un oggetto sottoposto ad analisi se lo sai creare, se ne sai prevedere ogni comportamento e conformazione e se sai poi distruggerlo.
Per provare questa tua conoscenza dovrai realizzare, spostare dal piano teorico a quello pratico: realizzare renderlo reale e poi verificare il tuo modello osservando ogni comportamento, infine distruggere, acquisendo così la competenza per ricreare a volontà.
Per la cosa non vi è scopo, ragione, se non quello della conoscenza del creatore che per ottenere il suo scopo dovrà anche distruggerla.
Ecco il limite del disegno intelligente, se esiste un essere con un scopo, che ha configurato la realtà per quella che è, il suo obiettivo finale razionale e conseguente può essere ragionevolmente quello di uccidere ciò che ha creato, per pura sete di conoscenza, per diletto.
#6
Una delle tesi forti dell'intelligenza artificiale era (o forse è ancora) che continuando ad aumentare complessità negli algoritmi, oltre ad un certo grado di complessità, si sarebbe "rivelata" una sorta di coscienza o auto-coscienza.
La complessità degli elaboratori è molto aumentata dai tempi delle riflessioni su questa tesi ma di coscienza non se ne vede affiorare neppure un'ombra.
Un anno fa un primo software "Eugene Goostman" ha superato il test di Turing, sebbene in modo non cristallino.
Poco tempo fa il campione del mondo di Go è stato superato da un programma. Quando venne superato Kasparov, il campione del mondo degli scacchi, si disse che la complessità del Go sarebbe stata ardua da raggiungere.
Nessuno però è giustamente disposto a considerare queste segnali di un avvicinamento significativo verso una qualche forma di coscienza.
Anche per il più radicale materialista il fenomeno della coscienza e dell'autocoscienza è collegato ad un incredibile numero di funzioni apparentemente semplici legate alla sensibilità e alla reazione dell'essere all'ambiente, queste funzioni sono lontane dall'essere implementate in un unico organismo sintetico in grado di coordinarne la relazione e l'uso.
Voglio però provare ad affrontare questi temi da un punto di vista molto diverso, ricordando un principio che mi piacerebbe riuscire a dimostrare razionalmente contraddittorio, così per puro spirito di contraddizione, un po' per gioco e un po' come simpatica provocazione.  :)
Il principio è che "il tutto è più delle singole parti"!
Ebbene si questo  principio, sintesi del pensiero della Psicologia della Gestalt è in realtà il cuore della tesi forte dell'IA.
Mi aiutate a dimostrare che è falso?
#7
Presentazione nuovi iscritti / Saluto al forum
23 Aprile 2016, 16:53:23 PM
Salve a tutti, mi sono appena iscritto e spero di poter trovare il tempo di partecipare a questo interessante forum.
Ho anche una richiesta per l'amministratore, ed è quella di reintrodurre tra le tematiche l'Arte, perché la cultura, il pensiero non può fare a meno delle riflessioni sull'Arte. Ecco ci fosse ancora la possibilità di scrivere i nostri pensieri sull'Arte la mia partecipazione sarebbe sicuramente più interessata e frequente.
Fabio