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Discussioni - Vito J. Ceravolo

#1
«Ridersela della filosofia 
significa filosofare per davvero» 
Pascal



Questo è un gioco che invita a confrontarsi con possibilità che esulano dai normali standard filosofici, logici e linguistici. Possibilità che mettono a prova le abilità di pensiero. La sfida è questa: la costruzione di un nuovo paradigma filosofico o lo stralcio delle sue possibilità.

Quello che qui propongo sono dunque i tratti generali di un diverso modo di condurre il pensiero. Tali tratti possono essere approfonditi e verificati negli articoli (gratuiti) a cui viene associato ogni passaggio di questa sintesi. Ma partiamo dall'inizio:

Dalla nascita del primo filosofo, comunemente riconosciuto in Talete (640/625 a.C. circa), nel mondo occidentale si sono combattute due opposte fazioni di pensiero, che generalmente riassumo nel realismo, filosofia che riconosce l'oggetto ma perde il soggetto, e nel nichilismo, filosofia che riconosce il soggetto ma perde l'oggetto.[1] 

A quietare tale conflitto, questo terzo paradigma si pone di riconoscere la verità sia dell'oggetto che del soggetto. Dove l'oggetto è il noumeno o realtà in sé sovrasensibile, mentre il soggetto è il fenomeno o realtà apparente sensibile:

  • Definiamo il noumeno come ragione in sé, esattamente come ordine sovrasensibile da cui consegue l'ordine sensibile. Cosicché il noumeno sia epistemologicamente riscontrabile dalle sue conseguenze sensibili, quindi dimostrabile analiticamente attraverso la mediazione del mondo sensibile;[2] 

  • Definiamo il fenomeno come realtà apparente, esattamente come manifestazione sensibile di un dato ordine sovrasensibile. Cosicché a ogni fenomeno si possa attribuire verità, poiché poggiante su forme universali (ragioni in sé) che ne consolidano il valore.[3]

L'accesso alla ragione in sé è possibile tramite lo strumento astratto della razionalità; poiché entrambi (noumeno e razionalità) parlano il linguaggio della ragione. Esattamente si accede al noumeno, immediatamente attraverso l'intuito (senza schemi personali) il guardar dentro colla mente e mediatamente attraverso il concetto  (schematizzante) il concepir fuori colla mente. Cosicché la ragione in sé di ogni oggetto sia intuibile e concettualizzabile.[4] 

Essendo l'in sé universale, cioè costante universale indipendente da chi la emette e riceve, allora la ragione di un oggetto resta la medesima indipendentemente dal linguaggio che la esprime; così come "casa" e "home" esprimono la medesima ragione in sé, si riferiscono allo stesso oggetto, pur davanti ai diversi effetti fenomenici che i diversi linguaggi possono produrre. Cosicché le interferenze dei linguaggi non alterino le verità di ragione.[5] 

Definita la possibilità di accesso alla realtà in sé e la possibilità di comunicarla senza alterarne il valore in sé ma solo quello sensibile, ne segue il superamento del realismo e nichilismo. Ossia ripeto un terzo paradigma filosofico in grado di riconoscere la verità sia dell'in sé che del fenomeno, portando nuovo ordine intorno alla teoria della conoscenza e all'ontologia dell'essere.[6]




[1] Cfr. V.J. Ceravolo, Scalata critica al nichilismo, 2017. https://www.azioniparallele.it/archivi/30-eventi/atti,-contributi/202-scalata-critica-al-nichilismo.html
[2] ID. Dieci argomenti di filosofia, 2017. https://filosofiaenuovisentieri.com/2017/07/16/dieci-argomenti-di-filosofia/
[3] ID. Teoremi di coerenza e completezza, 2017.  https://filosofiaenuovisentieri.com/2017/05/14/teoremi-di-coerenza-e-completezza-epimenide-godel-hofstadter/
[4] ID. Guida mistica al noumeno, 2019. https://filosofiaenuovisentieri.com/2019/12/08/guida-mistica-al-noumeno-8-brevi-passi-per-accedere-allinvisibile/
[5] ID. Linguaggio e noumeno, 2019. https://filosofiaenuovisentieri.com/2019/10/27/linguaggio-e-noumeno-prima-parte/
[6] ID. Mondo. Strutture portanti. Dio, conoscenza ed essere, 2016.
#2
«[...] affinché il nulla non esista deve negarsi all'esistenza implicando così l'esistenza stessa. Una logica negativa per cui è necessario che esista l'esistenza per la non esistenza del nulla [...].
[...] Se il "nulla assoluto" è impossibilitato a esistere per la sua identità priva di valore, allora il nulla non può accadere e necessariamente deve accadere qualcos'altro affinché ad accadere non sia il nulla. Che è come dire: il nulla non può esserci, altrimenti il nulla sarebbe, ma se il nulla non può esserci allora "qualcosa"; perché: se non c'è nulla allora o c'è nulla, il che contraddirebbe il non esserci del nulla, o c'è qualcosa. E badate bene: se con l'inversione verbo-soggetto la frase non cambia di significato, allora il misterioso "non c'è nulla" brilla come "nulla non c'è" quindi necessariamente qualcosa. Anche se poi "non c'è nulla" o "nulla non c'è" possano rispondere a domande diverse, pur mantenendo lo stesso risultato. Relativamente si potrebbe dire: "non c'è nulla di quello che intendevo ma c'è altro" oppure "nulla non c'è, guarda bene". A questo punto sospendiamo qui la domanda heideggeriana e riassumiamo le diverse logiche sopra espresse [...]»


Ceravolo V.J., Mondo. Strutture portanti, Editore Il Prato, Collana Cento Talleri, 2016 (dicembre), Nihil negativum e privatum, pp. 133-134

Libro sul sito della casa editrice Il Prato, collana Cento talleri
academia.edu VJCeravolo
facebook VJCeravolo

Ciò che qui ho riportato è un piccolo estratto del paragrafo "3.15. Nihil negativum e privatum" del suddetto libro, dove si esamina la differenza fra nulla assoluto e relativo, così da abbattere ciò che Jim Holt (Perché il mondo esiste?) chiama "l'ultimo baluardo del nichilismo".