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Messaggi - Phil

#1
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Il relativo maschile
19 Settembre 2025, 21:10:41 PM
Non temere, ormai c'è una filosofia per tutto e anche i due simboli "patriarcali" del filosofare, la barba e la pipa, non fanno eccezione.
#2
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Il relativo maschile
19 Settembre 2025, 19:04:58 PM
In realtà in rete ci sono numerosi "spazi laschi senza rischi per maschi, con whisky a fiaschi e fischi per fisici freschi" (v. Proietti; questa non te l'aspettavi, vero Jacopus?), ovvero forum per fumatori di "robe da maschi" (sigari e pipe), giardinaggio per i "contadini 2.0", fai-da-te per gli smanettoni e ovviamente cucina maschia per chi vuole grigliare duro (se poi andassimo nei bassifondi del web troveremmo sicuramente ulteriori siti e forum più strettamente "corporali").
#3
Citazione di: Kob il 19 Settembre 2025, 16:27:24 PME così, la domanda ultima diventa: fino a che punto la vita può sopportare la verità?
Usando questo testo online (ed. Rusconi, trad. A. Treves) la domanda conclusiva del 110 è: «Fino a qual punto la verità sopporta la compenetrazione, l'incorporazione?» (simile a quella proposta qui). Possibile che esistano due traduzioni così differenti rispetto a quella che proponi?

P.s.
Citazione di: Kob il 19 Settembre 2025, 16:27:24 PMmi sembra difficile che si possa, con un atto di volontà individuale, forzare il giudizio su quello che ci circonda, che appare come privo di senso, e trasformarlo in sensato.
Cioè ribaltare l'evidenza con una decisione propria.
Se puoi scrivere su un foglio qualcosa di comprensibile, è proprio perché non c'è già scritto null'altro. L'evidenza del vuoto nel foglio (nichilismo passivo) è la condizione di possibilità del tuo poterci scrivere (nichilismo attivo, danza e Dioniso).
Il problema della metafisica era esattamente quello di voler leggere un foglio vuoto, scambiando l'ombra delle proprie dita indagatorie per qualcosa di scritto sul foglio.
Alla fine, se non ci piace nemmeno scrivere sul foglio, possiamo pur sempre farci un origami (arte).
#4
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Il relativo maschile
19 Settembre 2025, 14:35:25 PM
Citazione di: Jacopus il 19 Settembre 2025, 10:36:02 AMHo fatto un percorso formativo. I docenti erano due maschietti, i discenti erano tutte femminucce, tranne pochi sparsi maschietti come il sottoscritto. Se no vuoi vedere il problema è a sua volta un problema su cui ti dovresti interrogare.
Credo che il campo minato non siano i dati, ma la loro interpretazione, o meglio, l'analisi dei processi di cui quei dati sono l'esito. La discriminazione forse va cercata "sintetizzata" non nei numeri finali (80%/20%, 90%/10%, etc.), ma in come si è arrivati ad avere quei numeri. Se decidiamo a priori che bisogna tendere al 50/50 a prescindere da tutte le specificità del caso, probabilmente la carenza è metodologica nell'analisi, al di là dagli ideali di egualitarismo che la muovono (che come tutti gli ideali sono discutibili, ma questa è un'altra storia).
In concreto: ugual diritto di accesso (a una facoltà, alla metropolitana, ai "piani alti" di un'azienda, etc.) non significa che di fatto ci debbano essere accessi che tendono a un 50%/50% fra uomini e donne, e se ciò non è riscontrabile allora la conclusione "matematica" è che c'è della discriminazione in atto, anche se non ci sono prove in merito (o peggio, si usa quel 50/50 mancato come pseudo-prova). Ugual diritto di accesso significa (correggimi se sbaglio) che ci sono le condizioni affinché si possa verificare anche un 50/50.
Fabriba riportava i dati delle carceri: c'è forse una discriminazione di genere per cui solo gli uomini sono "brutti e cattivi" e quindi sono il 95% dei detenuti? Lo stato non prevede "quote azzurre" per le carceri, potrebbe anche essere un 50/50, ma stando alla giustizia esecutiva, quello è il risultato: 95/5 (seppur con tutte le postille statistiche che ho già ricordato in precedenza).
Andando sul tuo caso concreto: i docenti erano due maschi; ma quante femmine si erano candidate per quella docenza? Quante avevano un curriculum migliore? Quante hanno eventualmente fatto un colloquio migliore? In assenza di queste informazioni, dire che 2 su 2 erano uomini, non abilita nessuna conclusione legittimamente fondata. Gli studenti erano quasi tutte donne; quanti maschi hanno fatto domanda di partecipare al corso? Quanti sono stati esclusi per requisiti mancanti o altro? Anche qui: il dato sul genere degli allievi, considerato "nudo e crudo", non è abbastanza per una conclusione su discriminazione e genere.
Per vedere (se c'è) il problema, bisogna vedere tutti i dati pertinenti, non solo quelli più lampanti; a quel punto nessuno potrà più parlare di ©feel-so-story (dico bene, InVerno?).

P.s.
A proposito di formazione, lascio il link di uno studio, a quanto pare non ancora tradotto in italiano, sulla diversa percezione dei professori universitari da parte degli studenti.

P.p.s
Si potrebbe poi discutere anche del meta-pregiudizio, ossia il pregiudizio sui pregiudizi, nel senso di ritenerli "sbagliati" a priori: in realtà sono talvolta delle euristiche, non prive di motivazione funzionale e magari legate emotivamente alla propria storia (e dovremmo essere degli automi per ignorarne la portata psicologica, fosse anche solo inconscia). Come dire: ci sono anche pregiudizi, certamente non tutti, che dopo il collaudo della realtà diventano giudizi di fatto.
#5
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Il relativo maschile
17 Settembre 2025, 10:54:31 AM
Citazione di: Jacopus il 17 Settembre 2025, 08:04:15 AMSe vogliamo restare alle statistiche, al di là delle professioni le donne prendono mediamente uno stipendio più basso degli uomini del 5.6 per cento in Italia e del 12 per cento in Europa.
Non sono pratico di buste paga e retribuzioni, ma mi stupirebbe scoprire che un contratto nazionale di lavoro (CCNL) prevede differente retribuzione fra uomo e donna o che che ci sono così tante aziende in Italia che violano tale contratto (pur di pagare meno una donna) da giustificare tale statistica.
A questo indirizzo, che probabilmente è la fonte del 12% europeo citato, è spiegato esplicitamente che la differenza di retribuzione fra uomo e donna è infatti dovuta ad un maggior uso del part-time (30% nelle donne, mentre 8% per gli uomini) e ai differenti settori in cui lavorano (il 30% delle donne in UE lavora in ambiti a bassa retribuzione, nei quali lavora solo l'8% degli uomini; già, ancora 30 vs 8, poi si dice che il destino non sia ironico).
Un profilo in cui c'è oggettiva differenza fra retribuzione media uomo/donna sembra essere quello dei manager, dove (non ho cercato dati su premi-produzione, etc. che pure incidono al riguardo) le donne guadagnano il 23% meno degli uomini. Tuttavia: quando si addita il gender pay gap, lo si fa solitamente riferendosi alle "povere" donne manager?
Non che loro non abbiano diritto alla parità di stipendio a parità di mansione e produttività, ci mancherebbe. Non fraintendetemi, non voglio affatto assurgere a paladino della discriminazione salariale, vorrei solo capire un po' meglio i dati (incrociati, non quelli assoluti che dicono tutto e niente), lo scenario e l'effettiva entità del problema (perlomeno in Europa, lo so che in Cina o in Africa la realtà del lavoro è ulteriormente differenziata e differenziante).
#6
Vado "a braccio": la gaia scienza consente e fonda il ritorno all'estetica del superficiale; dalla superficialità ingenua, si passa alla conoscenza della scienza (doppio genitivo, sia soggettivo che oggettivo), per poi tornare in superficie "forgiati" dalla consapevolezza che idolatrare la verità («la verità a ogni costo, questa farneticazione da adolescenti nell'amore della verità») è gioco sterile e quindi la superficialità è il punto di ritorno dalla profondità (tramite il riscontro del privilegio dell'interpretazione sulla verità). La profondità del superficiale è quindi la verticalità dell'arte, non la profondità degli scavi arché-ologici.
Da una scienza che resta ingenuamente invischiata in intellettualismi apollinei, da essa non si può uscire se non tornado in superficie (proprio come dalla grotta platonica...), ovvero al superficiale, ma in modo autentico. In questo direi consiste l'«esser superficiali per profondità»(cit.); ossia l'esser superficiali conoscendo la profondità della ragione e ribaltandola in profondità dell'arte (del vitalismo, etc,), non l'esser superficiali "piatti", per assenza di profondità. D'altronde non c'è superficie che non sia sostenuta da una profondità, tanto nascosta quanto asfittica: il vitalismo dionisiaco è in superficie, ma è il vitalismo del fauno che sa (e ammonisce «la cosa più desiderabile per l'uomo sarebbe non sapere»). In sintesi: la scienza (e l'uomo) ha bisogno di gaiezza più di quanto la gaiezza abbia bisogno della scienza, ma una gaia scienza è già un buon compromesso.
Chiaramente sto (stra)parlando di Nietzsche, non della mia personale opinione in merito.
Direi invece che il «verso dove conduce?» ha (avuto) come risposta duplice il nichilismo, attivo e passivo (anche se spesso ci si dimentica del primo, perché il secondo è un bersaglio più "antipatico", come tutte le pars destruens).
#7
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Il relativo maschile
15 Settembre 2025, 16:19:05 PM
Citazione di: fabriba il 15 Settembre 2025, 10:41:47 AMio non vedo un problema nel fatto (ammettiamo) che i liquori sono comprati al 95% da uomini, ma vedo un problema nel fatto che le carceri sono occupate al 90-95% da uomini.
Direi che il discorso analitico sui videogame è iterabile anche per la carcerazione: se anche ci fosse un equilibrio di circa 50% fra uomini e donne nelle carceri, «ci sarebbe poi da approfondire a quali giochi reati sono affezionati, se giocano delinquono da soli o in gruppo, perché giocano delinquono, etc.» (rivisitazione post 14). Ad esempio, se è vero che circa il 5% dei detenuti è donna, è anche vero che la percentuale di donne denunciate è circa 18% sul totale (che comprende anche i maschi); inoltre per reati come truffe informatiche, furti e percosse la quota rosa è circa un "dignitoso" 23% sul totale.
Ci sarebbe poi il discriminante per eccellenza, la prostituzione che è ancora lì a ricordarci che una certa atavica "domanda di mercato" renderà certe offerte sempre "attuali" e probabilmente sempre asimmetriche fra i due generi. Come dire: al cuore non si comanda, ma anche la natura sa farsi ascoltare, a quanto pare.
#8
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Il relativo maschile
14 Settembre 2025, 22:26:21 PM
Citazione di: InVerno il 14 Settembre 2025, 21:46:24 PMNo non è contaminato, i generi di giochi che erano prettamente maschili continuano ad essere maschili, più donne giocano ai videogiochi perchè i produttori di essi hanno sfornato generi a cui giocano, ma la tipica "routine" del videogioco di trent'anni fa è ancora dominata dai maschi
Questo è il punto in cui la contaminazione è avvenuta (uso «contaminazione», ma come detto, «condivisione» va bene lo stesso): perché trenta anni fa non si facevano giochi per donne e ora sì? Perché si è creduto che le donne potessero contaminare il mondo dei giocatori uomini. Sta avendo successo fare giochi "per le donne"? Se ci sono 1,4 miliardi di donne che ci giocano direi di sì; anzi, se consideriamo che ci giocano da meno tempo, il fatto che ci siano "solo" 1,7 miliardi di giocatori maschi che vengono da 30 anni di tradizione, è un "vantaggio quantitativo" che assume un'altra luce (una chiusura della forbice?).
Come dire: se ora per distinguere gli uomini dalle donne non basta considerare chi gioca ai videogame e chi no, ma bisogna andare a scrutinare a quali giochi si gioca, è evidente che c'è stata una contaminazione (che, certo, non riguarda tutti i generi di giochi, ma sicuramente il fatto di giocare o meno ai videogame).
#9
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Il relativo maschile
14 Settembre 2025, 14:15:30 PM
Citazione di: InVerno il 14 Settembre 2025, 07:50:32 AMMa l'aspetto negativo della vicenda non sono mica i videogiochi [...] L'aspetto negativo è essere "chiusi in garage", iperbole che voleva descrivere una serie di comportamenti
Anch'io non ho nulla contro i videogiochi, precisavo solo che quel «videogiochi, che sono ormai l'unico spazio sociale costruito da uomini per altri uomini» (cit.) era innegabile trenta anni fa, ma ora è stato "contaminato" dall'altro genere; come gli spalti degli stadi, i ring MMA, etc.
L'ho precisato perché individuare uno "spazio solo per uomini" (così come uno solo per donne) sarebbe un elemento differenziante all'interno di una tendenza a condividere (che non significa affatto 50%/50%) gli spazi in passato esclusivi (letteralmente) di un genere nei confronti dell'altro; soprattutto se consideriamo un'esclusività non sancita per legge o regolamento (non parlo dei bagni separati), ma per norma sociale.
Ad esempio, non c'è nulla che vieti ad una donna di frequentare (da cliente) uno strip club "per uomini", ma in concreto accade molto di rado (suppongo...).
Visto che siamo in tempi di inizio scuola, compito per casa facoltativo: quali sono altri spazi "per soli uomini", a cui le donne potrebbero accedere ma non lo fanno? E quali quelli per sole donne a cui gli uomini potrebbero accedere, ma non lo fanno?
Scherzo, è che al volo non mi viene in mente nulla (tipica pigrizia mentale maschile, lo ammetto); forse i forum dove si oggettifica la donna, da una parte, e i forum di gossip mediatico (Tizia lascia Caio che era l'ex marito di... etc.) dall'altra?
Ultima domanda: il motto: «Tempi duri creano uomini forti, uomini forti creano tempi buoni, il buon tempo crea uomini deboli, uomini deboli creano tempi duri.» vale anche per le donne o già si intende «uomini» come «membri del genere umano»?
#10
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Il relativo maschile
13 Settembre 2025, 23:37:32 PM
Citazione di: InVerno il 13 Settembre 2025, 21:53:14 PMsi chiude perciò in garage a giocare ai videogiochi, che sono ormai l'unico spazio sociale costruito da uomini per altri uomini
In realtà, il mondo dei videogiochi sta vivendo un quasi compiuto ribilanciamento dei generi, almeno stando ai dati: sia negli Stati Uniti (semmai possano essere considerati cartina al tornasole dell'Occidente e trend setter per l'Europa in campo social-tecnologico), ma non solo; infatti si stima che nel mondo ci siano 1,7 miliardi di gamer maschi e circa 1,4 di femmine (siamo un pianeta di gamer; homo ludens alla riscossa...).
Ovviamente per un'analisi più differenziata e differenziante (e non mi riferisco ai "generi" non parametrati) ci sarebbe poi da approfondire a quali giochi sono affezionati, se giocano da soli o in gruppo, perché giocano, etc.
#11
In tempi non sospetti, ossia pre-rivoluzione informatica, John Quincy Adams, in una lettera a sua moglie nel 1780, scrisse: «Devo studiare politica e guerra affinché i miei figli possano avere la libertà di studiare matematica e filosofia. I miei figli dovrebbero studiare matematica e filosofia, geografia, storia naturale, architettura navale, navigazione, commercio e agricoltura, affinché i loro figli abbiano il diritto di studiare pittura, poesia, musica, architettura, statuaria, arazzi e porcellana» (fonte).
 Questo sviluppo ottimisticamente idilliaco, in cui si passa dalla gestione dei conflitti (politica e guerra) al diletto estetico artistico, sembra ancora lontano dal suo compiersi (almeno su larga scala), per quanto, ora molto più che in passato, il mondo sia popolato da chi già studia «pittura, poesia, musica, architettura, statuaria, arazzi e porcellana». Quello che si può "riciclare" da tale utopistica profezia è la questione dello studio, che richiama quell'imparare di cui parlavo qualche post fa. Il motivo per cui solitamente si viene pagati, è perché abbiamo imparato (e siamo disposti) a fare qualcosa (fosse anche stare impalati) che produce valore per qualcuno (sia esso pubblico, privato o per noi stessi, se siamo liberi professionisti). In questo scenario credo che l'intelligenza, intesa come capacità di imparare e poi usare intelligentemente ciò che si è appreso, non sia sotto scacco dell'AI, nel senso che l'intelligenza dell'AI richiederà di essere comunque interrogata, controllata, gestita e poi tradotta in prassi, il tutto usando l'intelligenza umana, quella settoriale e media (non parlo di cervelloni, che sarebbero sprecati per fare da badante ad un'AI). 
Ci saranno ancora lavori immuni all'AI, così come tutt'ora ci sono contadini la cui ultima "evoluzione tecnologica" è stato il trattore, ma i lavori che saranno contaminati dall'AI probabilmente richiederanno sempre un'intelligenza umana (l'«adattamento funzionale» di cui sopra) che possa supervisionare quella artificiale, con tutti gli adattamenti del caso. Se ad esempio c'è un AI che lavora 24 ore su 24, deve esserci qualcuno (o una turnazione) in grado di supervisionarla ed eventualmente "correggerla" 24 ore su 24. Così come i contabili hanno dovuto imparare, per trovare ancora un lavoro, ad usare programmi di calcolo come Excel, perché la sola "calcolatrice più carta e penna" non li rendeva più competitivi nella ricerca del lavoro, parimenti i contabili del futuro dovranno essere in grado di scorrere un bilancio fatto da un'AI e "giocare a trovare l'errore" (che richiede studi un po' più "avanzati" rispetto al semplice inserimento dati). Attività che, come ricorda iano, sarà pur noiosa e ripetitiva, ma richiede quella minima intelligenza e competenza che non credo verrà delegata esclusivamente alle AI (ci sarebbe poi il discorso dei consumi energetici, sia di chi offre il servizio che di chi lo usa, come ha osservato qualcuno, dire grazie a ChatGPT costa milioni di euro, perché è comunque un input che richiede elaborazione di una risposta, che richiede energia).
#12
Tematiche Spirituali / Re: Inventare una nuova religione
11 Settembre 2025, 18:36:15 PM
Citazione di: Alexander il 11 Settembre 2025, 18:09:03 PMSei un po' risentito?
No, nessun risentimento, non ne avrei motivo. Ero a corto di parole e sono andato sul sintetico; ho cercato il motto "a effetto", ma non volevo risultare brusco (fra l'altro della biografia di Buddha conosco poco niente).

P.s.
Scusate se è un messaggio di carattere personale e offtopic.
#13
Tematiche Spirituali / Re: Inventare una nuova religione
11 Settembre 2025, 17:08:49 PM
Citazione di: Alexander il 11 Settembre 2025, 16:33:05 PMBuddha si dice fosse molto colto e comprendesse profondamente la filosofia Indiana del tempo già prima di dedicarsi alla  pratica ascetica. Passò poi anni praticando con I migliori maestri dell'epoca. Buddha non nasce per caso. L'illuminazione di cui parlava e diceva di vivere è stato l'approdo di un durissimo, a volte terribile, cammino.
La domanda sulle letture del Buddha era, come scritto, da intendere come "koan dei poveri", non come richiesta di informazioni biografiche... era una domanda da pratica, non da Wikipedia o ChatGPT.
La meditazione senza prassi è tanto inefficace quanto la filologia senza meditazione.
#14
Citazione di: fabriba il 11 Settembre 2025, 09:21:04 AMPenso che il "problema" sia quasi omnicomprensivo però, se AI vince le olimpiadi di matematica, produce canzoni, e scrive libri di filosofia, è "sotto attacco" tutta l'intelligenza umana.
(I virgolettati sono d'obbligo, non so se ci sia realmente un problema e soprattutto non penso che nessuno ci stia attaccando)
Come accennavo, la cooperazione fra umano e AI può giovare all'umano, se viene impostata come collaborazione e non competizione. Ad esempio, se un'AI produce un brano di musica che mi piace o un film che mi appassiona, non vedo conflitto con l'intelligenza artistica umana che, anche "usando e prendendo spunto" da quella canzone e quel film, potrà produrne di nuovi (la produzione "by AI" come ulteriore ispirazione).
Riguardo le olimpiadi e le competizioni dirette uomo vs AI le vedo poco futuribili: già ora ci sono competizioni per eleggere l'uomo più forte del mondo ("Strongest man" o qualcosa del genere) e nessuno si sogna di far partecipare muletti e ruspe. Così come difficilmente vedremo partite fra lancia-palline automatici e giocatori di tennis, oppure vedremo i campionati di scacchi non fare più differenza fra uomo e AI.

Citazione di: fabriba il 11 Settembre 2025, 09:21:04 AMImmagino un possibile futuro in cui non sentiremo che l'intelligenza sarà utile ai nostri figli a farsi strada nella vita.

L'intelligenza è talmente centrale nella nostra società di oggi, che forse questo scenario ci lascia sgomenti: fatichiamo a trovare una destinazione d'uso per l'umanità, una volta che ci si tolga il primato sull'intelligenza.
«Intelligenza» è parola ambigua, ma se capisco quello che intendi, credo (come sopra) che ci saranno più stimoli e più "aiutini" per la nostra intelligenza, se vorremo applicarla. Sicuramente sarà possibile anche scegliere di non usarla, come se si scegliesse di non imparare le tabelline perché si ha sempre in tasca una calcolatrice. Ma non è inevitabile che tutti facciano questa scelta di comodo.

Citazione di: Kob il 11 Settembre 2025, 15:31:33 PMHo letto "adattamento funzionale": ma la AI usa il linguaggio naturale, dunque l'utente non deve acquisire particolari competenze, oltre a saper leggere e scrivere. Con la AI, forse per la prima volta nella storia della tecnologia, è lo strumento ad adattarsi all'utente, non il contrario (è lei che si sforza di capire e interpretare le mie richieste magari sgrammaticate).
Questo è vero, ma se consideri un'utilizzo un minimo efficace dell'AI bisogna dire che il modo in cui si porgono le richieste (il famigerato prompt engineering) fa la differenza fra perdere 10 minuti per un risultato decente e averlo al primo colpo. Così come per produrre musica bisognerà saper dare all'AI informazioni un minimo "tecniche" (genere, tempo, strumenti, struttura del brano, etc.). Un effetto collaterale del crescente uso dei chatbot sarà riportare in evidenza l'importanza di sapersi spiegare.

#15
Tematiche Spirituali / Re: Inventare una nuova religione
11 Settembre 2025, 15:40:18 PM
Citazione di: Alexander il 11 Settembre 2025, 14:13:32 PMConoscere ciò che ha detto Buddha, non serve per adorarlo, ma per comprendere meglio il suo pensiero e anche a contestualizzare nell 'humus culturale e spirituale in cui si è sviluppato. Come trovo difficile comprendere l' insegnamento di Cristo senza aver mai letto un vangelo, trovo assai arduo praticare l'insegnamento di Buddha a prescindere dalla sua figura.
"Provocazione didattica" che forse spiega meglio e in sintesi tutto il mio straparlare della differenza fra pratica buddista e fede religiosa: se anche cancellassimo ogni traccia del buddismo dalla Terra, questo (il buddismo, non Buddha) potrebbe ripresentarsi (con altro nome ovviamente) nel momento in cui qualcuno si mettesse a riflettere sulla sofferenza e trovasse utile meditare sul proprio respiro e la propria mente. Se invece cancellassimo ogni traccia del Cristianesimo, per rivederlo bisognerebbe solo aspettare che Cristo torni sulla Terra.
Detto altrimenti: se per comprendere il buddismo, troviamo utile comprendere la biografia di Buddha e l'humus culturale da cui è nato, significa che forse non abbiamo compreso che il buddismo è essenzialmente una pratica, non l'ennesimo culto religioso o prontuario di risposte in cui avere fede (anche se viene spesso inteso così anche in oriente, considerando che è molto più facile e spontaneo avere fede piuttosto che praticare senza trascendenze a cui af-fidarsi).
Citazione di: Alexander il 11 Settembre 2025, 14:13:32 PMconoscere i testi e la vita è arricchente e non necessariamente condizionate.
Sicuramente leggere e comprendere i 52 tipi di stati mentali citati nell'Abhidhamma può far molto riflettere, oltre che accrescere la propria cultura in materia. Quello che intendevo è che, ai fini della pratica, non serve saperli a memoria e anche se non si è mai letto quel capitolo dell'Abhidhamma si può comunque praticare il buddismo, che in fondo è quello che più conta se si vuol fare esperienza di comprensione diretta di ciò di cui parla il buddismo.
D'altronde (piccolo "koan dei poveri"): cosa ha letto Buddha per diventare Buddha?