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Messaggi - niko

#1
Tematiche Filosofiche / Re: Spazio e movimento.
06 Settembre 2025, 18:19:28 PM
Citazione di: iano il 06 Settembre 2025, 17:45:01 PMNo Niko, mi dispiace quasi doverlo dire, ma hai dato un ulteriore esempio di ciò che voglio illustrare, perchè sei riuscito ad immaginare qualcosa che si muove rispetto a se stesso, il che nella realtà è impossibile. O meglio, non ha senso.
Quindi, come vedi, siamo capaci di  immaginare ciò che è impossibile.
Non fa differenza se è una sfera o una forchetta, purché siano corpi rigidi.
La differenza la fa il fatto che sia la palla che la forchetta sono appunto dei corpi rigidi, ciò che ci permette di trattarli come un corpo solo ai fini del moto, perchè ogni corpo è fatto di parti, quindi per poterlo considerare come un corpo solo , occorre che le sue parti non presentino fra di loro un moto relativo, come potrebbe succedere a un corpo elastico.
In un corpo elastico il movimento relativo delle sue parti direi quindi che equivale al suo cambio di forma.
Quindi dal fatto che tu vedi che il corpo cambia forma puoi dedurre che c'è un movimento.



Noi abbiamo memoria, quindi, per noi le cose si muovono anche rispetto a loro stesse: non ho bisogno di alcun punto di riferimento, ne' di alcun altro oggetto,  per capire se una forchetta, o una pallina, stiano, o no, ruotando su loro stesse. Semplicemente le guardo, e lo capisco. Al volo. Anche se io e la forchetta, o la pallina, fossimo nel vuoto assoluto, senza alcun altro punto di riferimento. La cosa implica semplicemente la coscienza, e la memoria, di ogni loro posizione precedente, o successiva. E la naturalmente la mera funzionalita' dei miei sensi. In realta', capisco pure se si avvicina, o si allontana. Basta un osservatore, per generare una dualita' di oggetti, e quindi un punto di riferimento in base al quale definire un movimento. Se una cosa invece, in generale non e' "vista", o in altro modo percepita, da nessuno, non sappiamo nemmeno se esista. Figuriamoci se si muova, o no.





#2
Tematiche Filosofiche / Re: Spazio e movimento.
06 Settembre 2025, 13:57:59 PM
Citazione di: iano il 06 Settembre 2025, 12:51:20 PMQuando immagini tu non sei un osservatore, ma colui che immagina di osservare.
Quello che propongo non è propriamente un esperimento mentale.
Per intenderci, in una situazione reale equivalente , noi dalla realtà dovremmo porci fuori , cioè essere dei metaosservatori.

Volevo suggerire che noi riusciamo a sperimentare nella nostra immaginazione un moto assoluto, che oggi sappiamo non esistere, essendo il moto relativo un punto di arrivo della nostra speculazione filosofica.

 



Per forza, che lo riusciamo a immagginare. Siamo circondati da oggetti di cui possiamo percepire il movimento e il cambiamento di posizione rispetto a loro stessi, oltreche' rispetto ad altri. Pure noi, ci sentiamo relativamente bene a starcene tranquillamente impiedi sulla solida terra, e male se qualcuno ci appende a testa in giu'. Anche a prescindere da tutti gli altri oggetti.



#3
Tematiche Filosofiche / Re: Spazio e movimento.
06 Settembre 2025, 11:40:54 AM
Beh, se volevi dire che il movimento e' relativo, quindi implica sempre almeno due oggetti, ti ricordo che un osservatore umano si accorge benissimo anche se un oggetto si muova o non si muova rispetto a se stesso; tipo una pallina che gira su se stessa, e' visivamente diversa da una identica ferma. 

Inoltre, se un oggetto ha una forma complessa testimonia il suo essersi mosso con il suo stesso cambiare di posizione anche a tempo indefinito, dopo essersi fermato: una pallina magari tutta dello stesso colore no, perche' e' simmetrica, quindi, se non la cogli nel momento preciso in cui si muove, in uno spazio vuoto rispetto a se stessa, non saprai mai se essa si sia mossa o no; di un oggetto un minimo piu' complesso, tipo, una forchetta, puoi dedurre il suo movimento dal suo cambio di posizione anche se questo avviene mentre tu non lo guardi. Non coglieresti solo le rotazioni complete che lo riportassero nella sua posizione iniziale; mentre con un po' di pazienza, e con un piccolo sforzo di memoria, coglieresti tutti gli altri possibili suoi movimenti, anche in uno spazio vuoto rispetto a se stesso.

Ora, tu mi dirai che l'errore, in tutto questo mio ragionamento, e' che l'osservatore, umano, che vede l'oggetto, fa da secondo oggetto, quindi, ok, vede il movimento relativo dell'altro, ma non e' una reale situazione con un oggetto solo.

Ma, come ti ha detto Ipazia, un oggetto, anche unico, coincide con il suo rapporto con lo spazio; insomma figura/sfondo; quindi stai sempre considerando una situazione spazio + oggetto. 

Per cui, puoi dire che l'oggetto ha per esempio, una forma, e puo' esistere, ipoteticamente un universo vuoto, senza osservatori coscienti, che contenga, che ne so, unicamente una forchetta. E ancora, se lo spazio di codesto universo fosse finito, la forchetta avrebbe la potenzialita' di muoversi rispetto a se stessa e, anche, rispetto ai confini di questo spazio (anche se nessuno lo saprebbe!); se viceversa fosse infinito, la forchetta, di dimensioni infinitesime, avrebbe unicamente la possibilita' di muoversi rispetto a se stessa, rimanendo in posizione sempre "centrale", rispetto alla posizione di confini, di questo universo, sempre infinitamente distanti, e, comunque, che si muove unicamente rispetto a se stessa, di nuovo... nessuno lo saprebbe.

Ma, se l'oggetto fosse cosi' "unico" da coincidere con lo spazio, sarebbe omogeneamente diffuso, amorfo, e di fatto, non esisterebbe. [L'universo che contiene, una forchetta], ben puo' esistere; viceversa [l'universo-forchetta] e' nullo, e di fatto, non ha nemmeno la forma, di una forchetta.

#4
La gente, fa uso di droga perche' e' piacevole, o quantomeno, perche' e' rilassante e anestetizzante il dolore, quindi, sempre e comunque "piacevole".

Poi, drogarsi e' un comportamento stigmatizzato socialmente in molti contesti, ed e' risaputo che fa male alla salute, e che complessivamente e a lungo termine abbassa le prestazioni (sociali, congnitive, sessuali, artistiche e lavorative) molto piu' di quanto non le alzi.
Quindi, c'e' chi ha la pazienza, la forza di volonta' e la previdenza per il futuro di ricercare il piacere, e l'affermazione di se', in altri modi, nella vita, che non con le droghe, e chi "ci casca" e le utilizza di tanto in tanto, o addirittura ne diventa dipendente. Ma il motivo principale, e' sempre la ricerca del piacere. Su cui si possono innestare tutta una serie di motivi secondari, che poi possono riassumersi quasi sempre, nell'incapacita', anche solo momentanea, per un soggetto, di procurarsi il piacere, il successo o lo "sballo" in senso lato, nella vita, in altro modo, e quindi, nell'avere la droga come "ultima risorsa".

Ma il punto e' sempre che drogarsi e' piacevole, e quindi naturale. E' non drogarsi, che e' innaturale, e quindi, in senso filosofico "umano".

Il mondo e' pieno di droghe legali (principalmente, qui in occidente, alcool, sigarette, caffe', energy drink, macchinette "intrinsecamente ipnotizzanti" per il gioco d'azzardo, nel senso che sono tali, ipnotizzanti, anche come audio, video e loro collocazione "eterotopica", anche a prescindere dal vizio del gioco in se', e psicofarmaci), quindi ci vuole anche un certo ribellismo ed anticonformismo per essere in varia misura affascinati da quelle "illegali". A parte la cocaina, che ormai e' status simbol per i ricchi, e parte integrante del desiderio di scimmiottare uno stile di vita ricco per i poveri.


#5
Citazione di: Morpheus il 31 Agosto 2025, 18:51:09 PM
Andando a informarmi un po' è spuntata fuori un'intervista in cui il sindaco o l'assessora (ora non ricordo) diceva che si possono contrarre anche epatiti e HIV, è possibile?


Non credo proprio, ci vuole un contatto da sangue a sangue, tipo, dovresti tagliarti tipo le labbra con la pipa improvvisata e passarla a un altro che in quel momento abbia gia' tagli in bocca pure lui...

vabbene che magari sono gia' alterati, ma mi sembra improbabile...

Il rischio sanitario secondo me, aumenta nel momento in cui, per risparmiare anche uno o due euro, o la fatica di ragguingere un fontanella, alcuni di questi drogati non comprano, o almeno, non lavano per bene, una lattina o una bottiglia presa specificamente con l'intento di farne una pipa improvvisata, ma ne raccolgono una da per terra, che sta li' da chissa' quanto tempo, e se la mettono in bocca, magari anche in piu' d'uno e passandosela.... allora, potresti prendere varie altre malattie, anche vermi o malattie trasmesse da parti anche minuscole di feci, quindi anche epatite, non so...

Ma anche questo, e' un problema molto diffuso tra la gente povera e sbandata, che non si risolve certo distribuendo le pipe ai soli dipendenti da crack: sai quanti semplici barboni, per esempio, anche se non si drogano, raccolgono pero' sigarette da per terra e dai cestini per fumare gli uno o due tiri residui e risparmiarsi cosi' di comprare sigarette: rischio sanitario di un comportamento del genere, ripeto, diffusissimo; anche qui, lo stesso che ci sarebbe con una pipa improvvisata e sporca per il crack.

#6
Non so, mi sembra piu' che altro una mossa propagandistica fatta apposta per attirarsi delle critiche: mi spiego, esistono evidenze scientifiche ormai consolidate che l'uso scorretto, non igienico e ripetuto delle siringhe provoca malattie anche potenzialmente gravissime (epatite c e aids), veri e propri danni per la salute, che poi pesano su tutto il sistema sanitario e non solo sul singolo drogato, quindi, penso, nessuno, se non bigotto estremista, protesta se vengono distribuite siringhe ai drogati.

Con l'uso di pipe improvvisate per il crack, che poi sono bottiglie e lattine, usate al posto di una pipa monouso o comunque di una pulita e ben mantenuta come si dovrebbe, quali "gravi" malattie si rischiano? Penso raffreddore, influenza e covid. Le stesse di quando gira uno spinello tra amici, per altro.

Quindi direi, tanto rumore, e tante prevedibili critiche, per nulla  :D .





#7
Attualità / Re: Il giorno della memoria
30 Agosto 2025, 09:28:06 AM
Citazione di: InVerno il 30 Agosto 2025, 08:06:51 AMLa battuta è che se gli americani avessero seguito il generale Patton, che arrivato Berlino avrebbe voluto continuare fino a Mosca, avrebbero salvato la vita a 15milioni di russi nei campi di concentramento sovietici!




Ah, questa qui merita una piccola disambiguazione:

Nel senso che nel tuo film mentale, caro Inverno, (sempre pacifiche e soprattutto incruente, le tue ucronie!) vuoi vedere il signor Patton perdere, e perdere di brutto, o che lo vuoi vedere usare l'atomica? Non mi stupirei della seconda, visto il sadismo del liberale medio... ma sara' invece una terza, che non esiste, visto anche il realismo...

E certo che dopo che avreste vinto (ma rigorosamente nel fuoco nucleare) qualche isterichetta che dice di essere Anastasia, da rimettere su sposata a qualche ex-aristocratico ubriacone, si trova sempre... i campioni della pace... del progresso e della democrazia  :D

#8
Attualità / Re: Il giorno della memoria
29 Agosto 2025, 14:55:40 PM
Citazione di: InVerno il 28 Agosto 2025, 21:59:35 PMCiao Ipazia, la tua  assenza mi aveva fatto preoccupare, spero non fosse dovuta a problemi di salute; per fortuna che sei tornata a dimostrare che nessuno sa concentrare più iperboli in una frase di senso compiuto. Insomma ci dici che la strategia di Hamas sta funzionando alla grande, la Palestina è quasi libera? Non sarà l'ora di arrendersi?


Ma perche' non si arrendono i boia sionisti???

Con tutti i loro fighetti e ben pasciuti sostenitori???

Siamo l'unica civilta' ad aver avuto la faccia tosta di fare un film in cui un campo di sterminio che  rappresenta chiaramente Auschwitz, nel finale, viene liberato si', ma da un carro armato americano: falla su questo, una battuta.

Ventisette milioni di nostri fratelli e concittadini eurasiani morti, per poi sentire un bamboccio con lo sguardo da pesce lesso uscire da quel carro armato e dire: hi boy.

Ma questo e non altro ci si puo' aspettare, dai guitti del potere:

Heil Hitler >>> Hi boy.

La vita non e' bella, la vita e' strana.


#9
Citazione di: anthonyi il 18 Agosto 2025, 11:18:53 AMAmmetto che l'uso del concetto può essere discutibile, quello che volevo dire é che tu rappresenti delle tue opinioni e visioni  personali come qualcosa di oggettivo.
Il fatto che tu non creda di essere stato acquistato "a prezzo del tuo sangue", non vuol dire che gli altri non possano crederlo.
Quanto ai progetti che ha Dio su di me, ma tu che ne sai? Se tu ritieni di essere inutile nel disegno divino, è se lo credi probabilmente lo sei, non vuol dire che anche gli altri siano inutili.
Nella fede é più importante il credere dell'essere, é il credere a generare l'essere.
La sofferenza può essere una strada di crescita della coscienza, ma solo a patto che ci si creda.


Figurati, la "divina indifferenza", esercitantesi in una natura, altrettanto matrigna e indifferente, e' l'unico presupposto di valori comunemente considerati ad oggi positivi, come: liberta', responsabilita' e innocenza. E ancor piu', la non eccezionalita' (leggi pure: la banalita') e non centralita' della condizione umana, l'unico presupposto di altri irrinunciabili valori come razionalita', prevedibilita', causalita', coerenza e ordine.

Il futuro, cari importanti e significativi nel proggetto divino, da quel che ne abbiamo saputo e visto, e' sempre stato abbastanza simile al passato affinche' il principio di causalita', a fini pratici, funzioni e abbia sempre funzionato.

Noi, in quanto siamo esseri coscienziali e memorici, in quanto esseri che quantomeno si vantano, di essere spirituali, conosciamo, con ragionevole certezza, solo condizionamenti causali passati e trapassati, cioe' propri di un trapassato su di un passato, ma abbiamo fede, che sia possibile un condizionamento causale (anche) dal presente al futuro. Se un elefante, non volava ieri, siamo pure ragionevolmente certi, che non volera' nemmeno oggi. E' questo, che intendo quando dico che il futuro, e' sempre stato abbastanza simile al passato affinche' il principio di causalita', funzioni. La natura... sempre e in ogni punto abbastanza simile, a se stessa.

Grazie al principio di causalita' e al suo continuo, e indiscutibile, funzionare, possiamo sia freddamente, comprendere e sapere, che non abbiamo, liberta'/libero arbitrio, sia, a caldo, e a fini diciamo cosi', poetici, illuderci, di averla. Possiamo essere causa, di noi stessi. Stati definitivi e immobili del cosmo, stati di non plus ultra, non ce ne sono stati in passato (meraviglia delle meraviglie: il presente, esiste!); niente preannuncia, che ce ne saranno, in futuro (ed ecco la simmetria temporale piu' importante, quella che testimonia l'ubiquita' del tempo, e del divenure). La natura e' omogenea su larga scala, dovunque di guardi, si vede sempre la stessa cosa. Difficile, a questi presupposti, pensare che la condizione umana, sia veramente, eccezionale. Che ci siano, realmente nel tempo, epoche lineari e non cicliche. Che, intelligente o no vi sia stata, una creazione. Che gli animali, in quanto tali facciamo eccezione assoluta sugli oggetti, e gli uomini, sugli animali.

Il mondo in cui Dio ficca il naso negli affari degli uomini, li guarda, li giudica, fa proggetti su di essi, proprio come mondo e come posto in cui vivere non e':

Ne' libero > ne' innocente> ne' responsabilizzante
(ai fini, insomma, di una legge, del desiderio)

Peggio ancora, il mondo in cui la condizione umana sostanzialmente e' non banale, ma dirompente ed eccezionale, non e':

Ne' razionale > ne' prevedibile > ne' cooperante > ne casualmente coerente > ne' ordinato (ai fini, insomma, di un desiderio, della legge).

Io non vivo, in un mondo cristiano, e cioe' irrazionale, isterico, mitologico e infantilizzante, ne' per quello che conta, ci voglio, o vorrei vivere. In questo senso sono molto fortunato. Non mi esaurisco, nel semplice fatto della mia esistenza, non sono unico, non sono singolare e non sono effimero; la mia individuazione e la mia effettualita', falliscono.

Mi salva l'indifferenza, e non l'amore, di Dio. Salvati dal suo amore, siete, voialtri. Per quanto vi sia difficile, credere, che qualcuno, non vi invidi.






#10
Citazione di: anthonyi il 18 Agosto 2025, 07:23:39 AMIl tuo discorso nichilista, niko, non dimostra null'altro che il tuo stato interiore.
Tu pensi interiormente che l'uomo sia una realtà brutale e priva di coscienza, di aneliti virtuosi, e quindi ritieni che questo tuo pensiero dimostri l'oggettività di questa ipotesi.
Credi che la realtà spirituale non esista per il semplice fatto che lo pensi tu.
Sei una dimostrazione vivente del concetto di narcisismo.


Nichilista, quelli che mi conoscono me lo dicono a volte (ok), narcisista mai, guarda... a te come ti e' venuto in mente?  ;D

La realta' spirituale esiste, ma per accedervi bisogna prima liberarsi di molte zozzure inerti e consolatorie, tipo che la sofferenza, quale universale esperienza umana, sia giustifcata in quanto educativa, preparatoria, motivante, redentiva... ma che siamo, in un film della Disney? O nella parte (e interpretazione...) peggiore del Vangelo e della Bibbia?

Il mondo materico, io, lo vedo tutti i giorni; viceversa il mondo della sofferenza redentiva, sai, oltre a non aver prodotto nella mia vita mezzo miracolo, prodigio, profezia avverata, angioletto o fantasmino... non ha prodotto, nemmeno, mezzo discorso umano sensato e coerente...

Dai, su', amico, che qui per come (e da dove!) ti vedo io sei tu solo una possibilita' impersonale della natura, mirabilmente inesausta nel suo stesso verificarsi: nessuno ti ha messo al centro, nessuno ti ha acquistato al prezzo del suo sangue, nessuno ha, o mai ebbe, grandi proggetti per te; e quindi... fidati, che tra tutte le espressioni possibili nel volto di Dio, ti salva molto di piu' l'indifferenza, che non l'amore  :D


#11
Citazione di: iano il 17 Agosto 2025, 10:37:43 AMApprovo con un muto, ma sincero applauso.
Però c'è un difetto in questo ragionamento.
La felicità è fugace per sua natura, e questo non è difetto, ma pregio.
Infatti, se Dio ci desse felicità in modo continuativo, se non eterno, ci bloccherebbe quella crescita che dalla ricerca deriva, e che è causata da una pressoché perenne insoddisfazione.

Se la frase è infelice , la felicità è il punto che la chiude, che comunque è bene, per quanto breve, non mancare di godersi.
Se il paradiso è eterno non v'è felicità, a meno che un punto non stia per l'eternità.


Che la sofferenza serva a crescere, a intendere o a essere liberi, questi, sono tutti imbellettamenti metafisici della sofferenza: formalmente "veri", al limite, ma (comunque) insignificanti :D

Infatti: la sofferenza, soprattutto quella umana, servira' pure, in astratto, a crescere, a intendere o a essere liberi, ma l'uomo, sostanzialmente, non mira a crescere, a intendere o a essere libero, l'uomo mira (direttamente) alla sua felicita'... e cioe' alla sua realizzazione intrinseca, alla sua individuazione, come tutto e come tutti, tra tutto e tra tutti... cosa tra le cose, pianta tra le piante, animale tra gli animali, al di la' di certe pretese di eccezionalita', questo e' l'uomo... e quindi, nessun tradizionale "lato positivo", della sofferenza, giustifica, la sofferenza stessa.

Nessun cammino insomma, tra quelli possibili umani (esistenziale, sapienziale o spirituale, o tantomeno, politico e pratico) puo' essere pensato senza ipocrisia come veramente, importante quanto la meta... cammino redentivo... equivalente, alla metà stessa... non gettabile via, quale puro mezzo, all'esaurirsi, di una sua, eventuale, questa si', veramente effimera, funzione.

Fatti foste... a viver come bruti... perche' la vita e', continuamente, e ovunque, individuazione, ingiustizia, sopraffazione, trascendimento continuo dell'astratto nel concreto...la vita e' senza scopo, e senza scopo, di fondo, non c'e' sapienza, ne' sviluppo, ne' attesa, ne' ricordo, ne' progresso, ne' (vera) liberta'; solo una sofferenza inevitabile che al massimo va' accettata, e non verbosamente commentata...

La vita, non e' un chiaroscuro ai fini di una trasparenza o di una contemplazione finale, non ci sono, inizi assoluti o cose ultime; il male, per quanto della vita sia o possa essere "ombra", veritativita' dell'effimero, incombenza di un limite, non (de)finisce, perche' non, finisce...


#12
Citazione di: Kob il 17 Agosto 2025, 09:29:51 AMStavo leggendo un passo di padre Andrea Arvalli. Mi è venuto in mente che potrebbe essere una risposta alle tue obiezioni:

"Noi vorremmo un Dio che ascoltasse o realizzasse i nostri desideri, sogni, necessità, un Dio che ci gratifichi. Invece Dio vuole farci crescere liberandoci dalle nostre illusioni e coinvolgerci invece nei suoi progetti, e nel suo modo di condurre le cose. Vuole che cambiamo i nostri desideri, ed il nostro modo di vedere le cose. Pertanto la vera preghiera ha come frutto la torsione dei nostri desideri che nell'incontro con Lui, vengono profondamente trasformati dal Suo Cuore."

Naturalmente ci si chiede: sì, ma di fronte a certe esistenze che si bruciano subito, che sono fin dall'inizio senza speranza, disperate, quale sarebbe il disegno di Dio su di loro? Che senso avrebbe? Non è meschino anche soltanto parlarne?

D'altra parte l'idea che ci sia una forza che spinge affinché avvenga questa torsione dei nostri desideri, come l'opera di un Dio misterioso e in buona parte incomprensibile, ecco, questa cosa mi sembra così reale e radicata nell'essere umano che anche volendo rifiutare ogni immagine di Dio poi si rimane lo stesso con questo enigma che pretende di avere una risposta...


Insomma tra le nuovolette ci sarebbe questa entita' eterna, atemporale, personale e onnipotente la quale sostanzialmente, un bel giorno, ci ha creato come non ci vuole (e ti pareva :-[ ), per poi avere il problema, e il proggetto, di indurci a cambiare...

La fatidica con-versione... iddio e' il Logos...

Non invidio padre Andrea Arvalli, come non invidio nessun teologo o prete...









#13
Citazione di: anthonyi il 15 Agosto 2025, 10:19:47 AMLa salvezza divina é molto Piú della salvezza dalla sofferenza, e la sofferenza é educativa, un po di sofferenza nel nostro breve passaggio terreno é la preparazione per le gioie della vera vita. Comunque per te che a quella vera vita non ci credi non si capisce perché ti fai tanti problemi, anche per te la sofferenza ha un senso biologico, serve per proteggerti da danni maggiori a quelli che hai già subito, a non ripetere un'esperienza pericolosa.

Se la sofferenza è educativa, io non voglio essere educato, né da Dio, né dagli uomini... e siccome io non ho chiesto, di esistere o di essere creato, a posteriori pretendo, di esistere, nelle migliori condizioni possibili. Da un genitore e creatore idealizzato onnipotente, come minimo mi aspetto felicita' fin da subito qui sulla terra, non compromessi. 

Un essere amorevole e onnipotente non e' (minimamente) giustificato se ragiona in termini di:

> preparazione, attesa, compromesso, educazione,
mali minori, mali maggiori, fini e mezzi >

tutti termini, questi, che per loro stessa natura tradiscono un difetto, di potenza (che onnipotenza e'? Quella di Paperino? Chi e' onnipotente comanda e viene soddisfatto immediatamente, e quindi, anche, eternamente; egli non puo' avere, un principo di realta' in senso freudiano). 

E nemmeno e' giustificato se crea, e mette al mondo, esseri talmente miserabili, da dover ragionare in questi termini. E' onnipotente, quindi potrebbe anche non metterli, al mondo.

#14
Citazione di: K il 12 Agosto 2025, 07:49:01 AMAnche se non penso siano milioni coloro che possono testimoniare in modo veritiero che Dio è con loro, ma solo poche migliaia, hai ragione: comunque sia qualcuno c'è. Questo è un fatto.
Tuttavia, tenendo presente che è la chiesa il luogo naturale dell'incontro tra Dio e l'uomo, e che quindi è lì che ci si aspetta qualcosa del Regno, osservando la costante diminuzione dei devoti, quasi una tendenza all'estinzione, qualche domanda bisogna pur farsela.
Ma anche qua le cose non sono semplici. Infatti come viene detto esplicitamente nel testo conciliare Dei Verbum, l'auto-manifestazione di Dio (oggettivata in Scrittura e tradizione) ci fa partecipi di una "verità che salva", non di una verità in generale, non della Verità (in un senso metafisico).
E come intendere la salvezza? Certo non come salvezza della sola anima, nel suo percorso ultraterreno, poiché siamo pure fatti di altro.
Così la salvezza che il Regno promette deve essere una salvezza integrale.
Come dicevi tu: salvarci dall'insensatezza della sofferenza.
Forse, anziché piegarsi al racconto che della manifestazione di Dio si è sempre fatto, in tempi lontani e profondamente diversi dai nostri, occorrerebbe oggi riguardare da capo tutta la faccenda tenendo ferma la frase "verità che salva".


Piccola postilla: un Dio che ti salva "dall'insensatezza della sofferenza", avendo il potere di salvarti, direttamente, dalla sofferenza (ricordate? E' onnipotente e onnisciente), e' sadico.

Un Dio paternalista e sadico.

E' come se essendo gravemente malato, andassi da un medico, e quello, mi annunciasse che lui, pur potendo, non mi salva dal cancro, no, bonta' sua mi salva "dall'insensatezza del cancro". Tirargli lo stetoscopio in testa, e cambiare medico, a quel punto, sarebbe il minimo.

La gente, con Dio, spesso questo piccolo atto dovuto, di tirare lo stetoscopio in testa e cambiare medico, non lo fa. Ma solo perche' Dio, e' un medico, che opera in regime di monopolio.





#15
Tematiche Filosofiche / Re: Dio vs caso.
07 Agosto 2025, 22:27:13 PM
Citazione di: iano il 07 Agosto 2025, 17:18:20 PMQuesta sembra essere la teoria dei mondi paralleli, grazie alla quale nessun caso si realizza se si realizzano tutti insieme.
Non è la mia preferita, ma ha la stessa dignità delle descrizioni alternative proposte da me ed Anthony.
Non è la mia preferita perchè per risolvere il problema della capra e dei cavoli, li fa transitare per mondi diversi dove non si possono incontrare.
Preferisco provare a risolvere il problema in una realtà che è una,
accettando il rischio di essere ''accusato'' se non di monoteismo, di monorealismo.
Insomma, mi sembra un tentativo in cui non ci si esime dal complicare a dismisura la situazione, pur di risolvere in ogni caso il problema.
Non che me l'abbia ordinata il dottore, però la semplicità è la medicina che preferisco continuare ad assumere.
Io voglio riconciliare le diverse cose riportandole alla stessa sostanza nello stesso mondo, senza riservarne uno diverso per ognuno di loro, risolvendo così il problema della loro conflittualità.
la realtà, oso sperare non sia in se conflittuale.
Il conflitto lo introduciamo noi quando cerchiamo di conoscerla, popolandola di cose inconciliabili.
Riportare tutte le cose alla stessa sostanza significa solo effettuare il processo inverso, quello dove acquisiamo coscienza di non saper nulla in effetti,
per ripetere il processo poi con maggior coscienza, nel quale infine concreto ed astratto diventano la stessa cosa a cui si è dato diverso nome, in ragione della diversa forma di conoscenza che rappresentano.
Fra diverse forme equivalenti logicamente, non v'è conflitto, se non apparentemente, quando nascono in modo indipendente l'uno dall'altro.
Insomma, se non è Dio, è il caso, se non è il caso è il determinismo, ma sempre la stessa zuppa è, detto in senso positivo.

La forma della norma è sostanza comportamentale.
L'etica non è indifferente all'estetica.

Il mondo, e' cosi' grande, da contenere, a tutti gli effetti mondi paralleli. Senza che questi, siano davvero "altri", mondi. Ma meri punti non comunicanti di questo, mere sue dispersioni e disseminazioni, che dei "veri" altri mondi, fanno, egreggiamente, le veci.

Vi sono zone non connesse nello spaziotempo, zone, per noi, oltre il raggio dell'universo osservabile. Esistenti, e reciprocamente, l'una per l'altra, irrilevanti. Ognuna di esse, intendo, potrebbe sopravvivere perfettamente all'altra, alla negazione o alla morte dell'altra. Sono zone di questo, mondo, regioni, aree, che pero', rapportate tra di loro, soddisfano (pienamente) i requisiti di incomunicabilita' e indipendenza, che comunemente noi attribuiamo, invece, ai (differenti) mondi descritti dalle teorie descriventi, una pluralita', di mondi. E questo, e' un aspetto naturale proprio del volto della natura, un fatto.

E tu forse a questo punto crederai che io parlo complicato, ma e' il mondo, ad essere e' complicato. 

Per quanto io sia un fan, della partecipazione in generale, dobbiamo accettare che esistono distanze, a questo mondo, a cui essere, non e' (piu') partecipare. Quantomeno, non (piu') dello stesso. Polvere di stelle, isole. Che testimoniano la verita', non gia' dell'individuo ma degli, individui. E anche questo e' un piccolo mondo ordinato che si sgretola, una certezza che cade.

Morto Dio, non vedo chi altri, oltre Dio, potrebbe dimostrare che tutti i mondi, si incontrino. Se non si incontrano, e questo e' il punto fondamentale,  basta questo (singolo) mondo, a testimoniare della verita', delle teorie, a piu' mondi. Appunto, in un tempo infinito, tutte, le possibilita' si realizzano. 

Ma non contemporaneamente, e non ovunque. Quella di cui ho parlato finora non e' una rete tra mondi, e' una disseminazione, fin troppo cruda e reale, di cose nel mondo.