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Messaggi - iano

#1006
Scienza e Tecnologia / Re: La verità su Hubble
24 Novembre 2024, 12:06:43 PM
Mi pare che questo dimostri che l'ipotesi del big bang abbia dignità scientifica essendo falsificabile, nonché in via di falsificazione a quanto pare.
Però se non si è introiettato del tutto che questa è la natura della scienza, ogni falsificazione può diventare motivo di una sua denigrazione.
Personalmente considero la scienza un manuale per l'uso della realtà, dove il manuale non ti dice come è fatta, ma solo come usarla.
Se le cefeidi mostrano di essere un ''metro a corta gittata'', allora dimostrano di non possedere un essenza diversa da una squadra millimetrata, con la quale non vai a misurare il diametro della terra.
#1007
E a questo punto a me sorge anche uno scrupolo.
Perchè io mi dovrei adoperarmi a strappare ad alcuni la loro coperta di Linus, se da essa so che dipende la loro salute mentale?
Vero è però che questo scrupolo trova un limite quando provano a propormi quella copertura psicologica come idolo da adorare,  soluzione assoluta a tutti i nostri mali.
#1008
Citazione di: Alberto Knox il 23 Novembre 2024, 12:11:46 PMChe in matematica ci sono due tipi di affermazioni, ci sono le affermazioni come 2+2 fa 4 e sono quelle che noi dimostriamo con i nostri ragionamenti o il teorema di pitagora ecc. e quelle sarebbero le ragioni della ragione , la ragione che dimostra ma attenzione in matematica non c'è niente in assoluto, non c'è un teorema che vale in assoluto . La somma degli angoli di un triangolo è 180° se siamo nella geometria euclidea 2+2 fa 4 se siamo nell aritmetica dei numeri interi . E questi sono gli assiomi, cioè delle affermazioni non dimostrate da cui si parte  che pascal chiama le ragioni del cuore e perchè lo diceva? perchè per capire quali devono essere le ragioni del cuore , cioè gli assiomi da cui derivare le nostre affermazioni bisogna usare un qualche cosa che non è la ragione che lui chiama "cuore" ma che un matematico chiamerebbe "intuizione" si intuiscono gli assiomi
La notizia buona è che la matematica è assoluta.
La notizia cattiva è che i suoi assiomi sono arbitrari.
E' assoluta, cioè vera indipendentemente dai tempi e dai luoghi, nel senso che assunti certi assiomi la cui assunzione non è necessaria, e applicando una logica precisamente definita, scelta fra tante, otterremo sempre gli stessi risultati, per cui il teorema di Pitagora  era vero per Pitagora, come è vero per noi, e sempre vero sarà, così vero che ... potremmo anche smettere di parlare di verità, facendo ancora un passo avanti rispetto a Pitagora, parlando invece di corretta e verificabile deduzione logica, per cui correttamente il teorema di Pitagora deriva dal fare certe precise assunzioni applicando una precisa logica.

Certo, ci potremmo chiedere, se arbitraria è la scelta degli assiomi, perchè ne scegliamo alcuni. e non altri, e qui effettivamente si potrebbe credere che a questa scelta presiedano le ragioni del cuore, trattandosi di quelle intuizioni che sorgono non si sa come, ma che sorgono comunque da dentro di noi, e possiamo presumere per essi carattere di assolutezza solo se ciò da cui sorgono lo è.
Gira e rigira ciò che io dico assoluto può esserlo solo se io lo sono, e in particolare posso affermarlo solo se il mio linguaggio è assoluto.
La preoccupazione di chi va' in cerca dell'assoluto è solo una preoccupazione rivolta verso di se.
2+2=4, non ha un significato assoluto, se assoluti non sono gli assiomi e la logica da cui lo possiamo deriviare come un teorema, assoluta è la deduzione logica che si fa a partire dagli assiomi. Cioè, scelti gli assiomi e la logica da applicare, la deduzioni che facciamo non derivano più da una nostra scelta relativa, ma hanno un carattere assoluto.
In effetti chi tira in ballo l'esempio 2+2=4, come assoluta verità. sta dando, senza averne necessariamente coscienza, un valore assoluto al suo intuito, perchè nella misura in cui dei numeri abbiamo intuizione, è evidente che 2+2=4 .
E' significativo che si scelga questo come esempio, e non il teorema di Pitagora, del quale invece non si può fare a meno di darne dimostrazione, non apparendoci esso intuitivo.

Il problema è che se tutti questi esempi vogliamo farli ricadere sotto allo stesso quadro teorico al fine di poter affermare che la matematica è una, se non tutto è intuibile, ma tutto si presta ad essere dimostrato, allora dovremo accettare che il dover dimostrare che 2+2=4, non è cosa superflua,  ma necessaria come lo è  dover dimostrare il teorema di Pitagora.

La notizia cattiva dunque è che noi non siamo assoluti, come non lo era Pitagora.
La notizia buona  è che divenendo siamo andati oltre Pitagora e Platone, sebbene alcuni si attardino ancora a replicarne in fotocopia i ragionamenti, incapaci di apprezzare l'aggiuntiva ricchezza che può comportare il divenire, cercando di recuperare quel senso di sicurezza che sempre si perde nei momenti di crisi, nella fissità dell'essere.
#1009
Citazione di: green demetr il 23 Novembre 2024, 22:59:06 PMMa è proprio questo l'effetto del relativismo, che negando l'unione con l'assoluto, ossia col Dio, non con il suo sostituo formale, da ripetere a pappagallo, fornisce l'assist a che qualsiasi relativismo possa prendere il posto dell'assoluto.
Non so se vi sia un assoluto, ma so che vi è,  a quanto pare, una esigenza inderogabile di assoluto, per cui non mi sembra strano che diversi relativismi distribuiti nello spazio e nel tempo ne abbiano preso il posto. Non mi sembra neanche strano che nel susseguirsi di queste attribuzioni di assolutezza, fra l'una e l'altra vi siano momenti di disorientamento che diciamo nichilismo quando impervio sembra il passaggio.
Non nego la possibilità dell'unione  con Dio fuori da ogni formalità, nego solo che ad essa si possa dare appunto una forma assoluta,
perchè una forma assoluta è una contraddizione in termini, essendo la sostanza della forma di essere relativa.
Seppure noi fossimo assoluti per l'unione che si realizza in Dio, ciò non comporta purtroppo in automatico che assoluto sia il linguaggio col quale ne tessiamo le lodi, per cui se una verità esiste noi potremo  sentirla, ma non esprimerla, di modo da far convenire gli altri su ciò che noi sentiamo, se essi già non la sentono a loro volta.
Però questo è quello che, ponendo fede nel fatto che dell'assoluto possa darsi una espressione, proviamo sempre a fare, e ciò si è tradotto in nazismo, comunismo reale, e religioni varie, su cui si fondano le società.
Il mio sospetto è che per animali sociali l'unico vero valore sia solo la società che realizza il loro essere, essendo solo alibi per crearle le fondamenta assolute su cui si prova a fondarle.
Quindi mi chiedo perchè per fondare le società sia inevitabile questo passaggio per l'assoluto.
In effetti è inevitabile solo quando queste società si abbia l'esigenza di allargarle oltre la grandezza per la quale naturalmente si formano, come è la grandezza di una famiglia o di un clan, dovendosi creare in modo artificioso un senso di appartenenza a qualcosa di più innaturalmente esteso, come ad esempio la patria o la nazione, operazione che in qualche modo va in porto, ma non acquisendo mai sembianze di naturalezza, sempre passibile di contestazione.
Inevitabilmente tutto ciò traduce la nostra unione  con Dio in una unione col proprio Dio, realizzando quella relatività che si vorrebbe fuggire.
E non mi convince neanche il tuo disperato sotterfugio di cercare l'assoluto nella saggezza di uomini passati, essendoti evidente  nessun uomo esistente, cioè nel suo presente, mostri di meritare di essere idolatrato, cercando nel passato l'uomo della futura provvidenza, che però quando poi arriva, non manca mai di deluderci.
#1010
Citazione di: Jacopus il 23 Novembre 2024, 21:45:45 PME' un discorso antico come la filosofia. Da una parte la posizione eleatica, per cui il "Tutto è uno e non è il molteplice" e dall'altra la posizione socratica, che non vedeva "nulla di strano se qualcuno mi vedesse come uno e molti". (Dal Parmenide di Platone, (128 B, 129 C). Il volersi affrancare dall'inevitabile presenza del tutto e del molteplice (presenza inscindibile) è la causa di molti mali umani e, contemporanemente, di beni. Se l'uomo non si fosse considerato assoluto (ab-solutus) e unico, staremmo ancora nell'Eden, in completa armonia con la natura ma preda della natura stessa e dei suoi sicari (tigri dai denti a sciabola nel macro, e yersina pestis nel micro). Oggi quella assolutezza mostra un volto nuovo, e nuovi sicari. Sicari sistemici e creati dallo stesso apprendista stregone chiamato uomo. Il relativismo ed il molteplice necessariamente emergono da questa incapacità dell'ab-solutus di governare il mondo ed anche da processi culturali, da teorie scientifiche (il relativismo è anche una teoria scientifica piuttosto nota), dalla comprensione che il relativismo baratta certezze in cambio di mitezza dei costumi e della legge.
L'assoluto risiede, giustamente come fa notare Iano, dentro di noi. Non siamo parte di una colonia pluricellulare, ma siamo ognuno di noi separato tragicamente da ogni altro essere vivente. Eppure è vero anche l'opposto. Noi siamo come dice Socrate, uno e molti: unus ego et multi in me è una frase ricorrente nella cultura elleno-latina. Forse l'ha coniata Zenone, ma ha trovato un grande successo, fino ad essere riproposta da M. Yourcenair, quando, due millenni dopo fa parlare l'imperatore Adriano.

Forse il modo più umano (e più difficile) di affrontare questo problema è quello di accettare la coprensenza di assolutismo e relativismo. L'ambivalenza tragica è ciò che ci rende propriamente umani.
Molto interessante per me questo excursus filosofico, per me che ignoro anche questi argomenti basilari della filosofia.
Mi pare che l'essere uno e molti mini l'essere nelle sue fondamenta, e porti acqua al  mulino che macera i miei pensieri, laddove la moltitudine può considerarsi una manifestazione dell'uno, con il quale non possa farsi però coincidere , se univoca non mostra d'essere, cioè se esso non è fatto di molteplicità, ma molteplice e il suo modo di manifestarsi, che in molteplicità appunto si traduce.
La ricerca dell'assoluto è quindi la ricerca di una descrizione univoca della realtà, nella convinzione che la verità, se c'è, noi si possa sperare di affermarla, ma una descrizione assoluta dell'uno è  impossibile ad affernmarsi come vera  se  relativo è il linguaggio col quale si prova a farlo, perchè per quanto noi si cerchi di perfezionarlo, esso resta relativo nella sua essenza.
Possiamo allora attribuire il vero essere solo all'uno, ma anche qui non so quanto sia propria l'attribuzione, in quanto la nostra idea dell'essere si basa sulla distinzione che possiedono le cose, cioè dal fatto che posseggono quei confini di cui la geometria tratta, ma di cui con Platone non riscontriamo poi esistere in modo perfetto nella realtà, senza negarne però Platone l'esistenza, seppur di imperfetta forma.
Ma cosa succede se poi questi confini, più che imperfetti, ciò che Platone non poteva sapere, una volta indagati, non si trovano?
Cioè se la loro caratteristica non è propriamente l'imperfezione, ma il mostrarsi sfuggenti, per cui l'iperuranio non è propriamente separato dalla realtà, ma è un applicazione che  su essa facciamo, credo artificiosamente confini dove  nell'uno , in quanto tale, non ve ne sono, ciò che ci permette di darne una descrizione.
Così quando andiamo a cercare i confini dell'universo impropriamente proiettiamo si di esso la relatività delle nostre descrizioni, perchè i confini son ciò che rendono molteplice l'uno, e non ciò che lo sostanzia, e allo stesso modo, se i confini sono ciò che definiscono l'essere come ciò che da altri esseri si distingue, attribuiamo perciò impropriamente una esistenza all'uno.
Ma se l'uno non esiste allora di cosa stiamo parlando?
Stiamo parlando di ciò che possiamo indurre a partire dalle sue molteplici manifestazioni, le quali hannoproprietà che impropriamente tenderemo ad attribuirgli, identificando impropriamente l'esigenza descrittiva con ciò che descriviamo.
In effetti dell'uno, tutto ciò che sappiamo è che esso si presta a una descrizione , e che questa descrizione non essendo univoca, da ognuna di esse non possiamo trarre proprietà da attribuirgli.
#1011
Scienza e Tecnologia / Re: La verità su Hubble
23 Novembre 2024, 20:50:25 PM
Citazione di: misummi il 23 Novembre 2024, 06:08:00 AMTornando a Hubble ripeto quello che ho detto e il telescopio a suo nome io l'avrei chiamato col nome di quello ragazza.
Sono visceralmente immunizzata dalla DOC...cheria,VIP....eria e POT...eria terrena!
Su questo concordo , ma in generale penso sia distorta inevitabilmente ogni assegnazione di paternità/maternità, essendo la scienza un impresa comune, per cui per non sbagliare ogni scoperta andrebbe attribuita al genere umano, senza che nessuno se ne senta escluso, uomo o donna, laureati o meno.
Però dai link che posti non si deduce che le candele siano state declassate a stoppino, e  di ciò non trovo comunque notizia altrove.
#1012
Racconti Inediti / Re: Vincenzo
23 Novembre 2024, 20:29:50 PM
Citazione di: misummi il 23 Novembre 2024, 09:01:36 AMgrazie e pensa che ho più di due terzi dell'età totale di Rita Levi Montalcini.


A spanne anch'io, ma non te lo do per certo, perchè troppo veloci scorrono gli anni perchè io possa tenerne il conto.  ;D
#1013
Citazione di: Jacopus il 23 Novembre 2024, 13:41:45 PMAlcuni esempi di civiltà dove il relativismo è stato combattuto: 1) socialismo reale, 2) nazifascismo 3) società medioevale, 4) attuali società islamiche integraliste.

Alcuni esempi di civiltà dove il relativismo non è stato combattuto: 1) antica Grecia e antica Roma, 2) Rinascimento, 3) Mondo occidentale.

Ho ovviamente tagliato con l'accetta una storia molto più complessa, ma se vogliamo restare in un ambito didattico, direi che le differenze fra i due tipi di civiltà, pro o contro il relativismo, sono notevoli. Altra cosa è cercare un fondamento non relativista in un ambiente che però deve accettare la presenza di principi e valori non assoluti e totali. Questa è la vera difficoltà della nostra epoca ed anche il nostro incubo, poichè da un lato si sentono le voci di chi vagheggia un ritorno a società chiuse nei loro valori assoluti e dall'altro chi, relativizzando tutto, distrugge ogni valore.
Credo sia propriamente l'esigenza di dover tagliare le cose con l'accetta a non essere da alcuni percepita come una necessità descrittiva.
Se pure esistessero assoluti ciò non garantisce che noi li si possa percepire come tali.
Viceversa possediamo la capacità di credere assoluto ciò che potrebbe non esserlo.
La capacità di credere mi sembra quindi fondamentale rispetto all'esistenza di assoluti, nel senso che senza di essa, sia che gli assoluti esistano, sia che non esistano, noi non staremmo qui  a parlarne.
Infatti, in che forma dovrebbe presentarsi un assoluto o una verità, perchè chi non avesse la capacità di credere possa riconoscerli come tali?
Viceversa chi ha questa capacità vede ovunque segni degli assoluti in cui pone fede, e io credo che questa capacità sia a noi connaturata, ma ciò non garantisce che tutti si condivida gli stessi assoluti.
Cioè la capacità di credere nell'assoluto non esclude il relativismo, relativismo che può sopravvivere solo a condizione che gli assoluti non esistano, o in alternativa che esistendo non possiamo dimostrarne l'esistenza.
Gli assoluti io credo abbiano una funzione sociale, perchè senza di essi una società non avrebbe valori.
Ma quanto essi siano relativi possiamo capirlo solo osservando società esterne alla nostra, o ponendoci comunque fuori di essa, e ciò equivale a perdere i valori che la fondano.
E' comunque possibile rientrare nella società una volta divenuti eccentrici ad essa, ma solo dando valore all'appartenenza che potremo praticare solo rispettando certi valori nonostante l'aver acquisito la coscienza della loro relatività.
Per un essere sociale l'appartenenza è il vero valore che può assumere diverse vesti, e succede che chi diversamente da noi si veste, anche in presenza della coscienza della relatività delle vesti, a noi non potrà non apparirci eccentrico nel suo abbigliarsi.
#1014
Scienza e Tecnologia / Re: La verità su Hubble
22 Novembre 2024, 23:50:16 PM
Infatti non sei un laureato in fisica, scusami, avevo capito male.
#1015
Scienza e Tecnologia / Re: La verità su Hubble
22 Novembre 2024, 23:02:35 PM
Citazione di: misummi il 19 Novembre 2024, 10:26:28 AMHo chiesto a chat AI  lumi al riguardo: le Cefeidi sono scadute di affidabilità in questi ultimi decenni data la loro instabilità.
In che senso instabili?
Non certo nel senso che sono stelle a luminosità variabile, stante il loro stabile periodo di variazione di luminosità.
Oppure sono state osservate variazioni inattese in questo periodo di variabilità?
Quindi in che senso tu e/o AI, lo dite, dato che nei link che hai postato di questa ''decadenza di affidabilità non si parla''?
Non ti offendere, ma lo stesso uso del termine ''decadenza di affidabilità'' non è quello che mi aspetto da una laureata in fisica.


#1016
Citazione di: green demetr il 22 Novembre 2024, 01:26:58 AMAnche i nazisti erano maggioritari, e così i comunisti, e così i capitalisti-consumisti.
Intendevo una distribuzione unifome media del bene nello spazio, ciò che non esclude concentrazioni del male locali, e il paradosso è che queste concentrazioni sono figlie di imperativi etici che vengono condivisi, tipo predestinazioni razziali e destini divini in generale, mentre non potrebbero avvenire in presenza di una  relatività di opinioni uniformemente  diffusa.
Ovviamente io non credo che dell'andare  alla ricerca di questi imperativi morali, come fai tu, ci sia nulla da temere.
Il mio timore inizia quando, e se, dai risultati della propria ricerca personale si passa poi all'indottrinamento del popolo riuscendoci, perchè in questo modo, nel bene e nel male, vengono a potenziarsi le conseguenze di quella convinzione non più solo personale.
Altra cosa è la reciproca influenza di filosofie che nel dialogo si ibridano fra loro, non compromettendo l'uniformità nella distribuzione della ricchezza di opinioni.
Questa non è solo una mia convinzione, ma una cosa che sento proprio a pelle, così che quando esprimendo una mia opinione trovo qualcuno che vi concordi pienamente, mi chiedo dove ho sbagliato. :)
Mi sento cioè responsabile delle opinioni che riesco ad inculcare nella testa altrui, per cui quando mi sento dire che su nulla di ciò che ho scritto concordano, tiro un sospiro di sollievo.
Non so se succede solo  a me questa cosa, ma è come se la mia libertà di pensiero da quel momento in poi ne venisse condizionata, dovendo rispettare le aspettative che negli altri ho indotto.
Provo soddisfazione invece quando la condivisione  di un mio input diventi motivo di ricerca personale per coloro che lo condividono, e non quindi solo il punto di arrivo.
Una ricerca che possa arrivare a un punto di arrivo definitivo per me equivale alla morte intellettuale, cioè alla fine del piacere di stare qui o altrove a discutere con voi, magari aprendo la bocca per alternare alle parole  fette di salame e gotti di Nero D'Avola. :))
#1017
Citazione di: Alberto Knox il 21 Novembre 2024, 18:00:29 PMSì ma dal momento che la ragione è consegnata all antinomia delle scelte altrettannto ragionevoli una rispetto all altra pur essendo contradditorie , allora ha dovuto, per come ho capito io, introdurre come fondamento della sua morale autonoma non la ragione (la quale è inchiodata all antinomia) ma al sentimento e al senso del dovere.
Se l'istanza etica è interna a noi allora è propriamente attraverso il sentimento che si esterna.
Se invece è esterna allora siamo di fronte ad un imperativo,  il ''devi'', se non addirittura il ''deviiiiii'' di chi gridando pensa perciò di aver ragione, ma in mancanza della certa conoscenza di questo imperativo, e disperando di poterlo conoscere, semplicemente ci si condanna all'inconcludenza nel migliore dei casi, e nel peggiore a cercare il sistema di imporre agli altri l'imperativo che ci illudiamo di aver trovato.
il paradosso è che in questi casi, non riuscendolo trovare dentro di se l'imperativo, lo si va ricercare negli scritti di autorevoli autori, come se loro chissà da dove lo avrebbero tratto, se non da dentro di se, salvo che non siano profeti illuminati dal Dio di turno.
Se l'imperativo etico è esterno a noi c'è un alternativa ad affidarsi a un profeta? Direi di no.
Io però preferisco puntare sull'umanità e da ciò che la sostanzia, piuttosto che su qualcosa ad essa aliena, fosse pure un Dio.
Alla fine la questione mi sembra si riduca a quanto  abbiamo fiducia in noi prima, e nel nostro prossimo poi.
Io, chiamatemi scemo, ma questa fiducia nel prossimo, me compreso, ce l'ho, anche perchè comunque non vedo alternative praticabili.
#1018
Citazione di: Alberto Knox il 21 Novembre 2024, 16:25:20 PMuno di tale errori è sicuramente ritenere , come da te riportato, che l'imperativo categorico sia un devi che viene dall esterno e non da dentro di te.
Quanto meno il non considerare che possa venire da dentro, è pregiudiziale.
E questo è paradossale, perchè si scarta a priori proprio l'ipotesi che renderebbe più semplice spiegare  il perchè del nostro sgarrare dai supposti principi etici assoluti, e la spiegazione sarebbe appunto che assoluti non sono.
Il comportamento etico a me pare prevalente , per cui uno  dovrebbe chiedersi il perchè di questa prevalenza, piuttosto che chiedersi il perchè delle ''eccezioni''.
Sarebbe come chiedersi come mai, avendo vinto il partito etico col 70% dei voti, il 30% gli abba votato contro?
Insomma qui si guarda alla pagliuzza e non si vede la trave, e non dico ciò per sminuire la gravità che la pagliuzza comporta.
Cioè si da per scontato il bene, invece di plaudire ad esso, e si pone la lente di ingrandimento sul male.
Naturalmente il mio discorso poggia sull'ipotesi che il bene sia maggioritario, il che sarebbe da dimostrare.
Certo non lascerei il giudizio alla nostra emotività, di modo che il giudizio dipenderebbe così dal nostro essere tendenzialmente pessimisti piuttosto che ottimisti, tanto è vero che io ipotizzo la prevalenza del bene essendo ottimista.
Mettiamo allora da parte per un attimo l'emotività e proviamo a mettere su un sistema di misura ''etico''.
Fatta la misura poi ognuno potrà decidere se mantenere la convinzione che l'etica stia fuori di noi oppure dentro, avendo miglior  cognizione del problema da risolvere.

#1019
Citazione di: Il_Dubbio il 20 Novembre 2024, 20:57:47 PMIo sto gia utilizzando un mio ordine etico. E chiaramente non mi metto a parlare e discutere con chi mi fa perdere solo il mio tempo. Lo utilizzo in modo diverso. E' una questione etica anche questa.
Se e quando riritornerai su questo forum, magari con modi meno pretenziosi, vorrà dire che noi non avremo sprecato il nostro di tempo, e comunque sarai sempre il benvenuto, e saremo sempre ben disposti a perdere il nostro con te, come abbiamo già fatto, e non perchè possediamo un etica di ''ordine' superiore, ma perchè ci viene dal cuore.
#1020
Racconti Inediti / Re: Vincenzo
20 Novembre 2024, 15:29:40 PM
Chiedo scusa ai moderatori se non mi li limito al like, ma sei veramente una grande.
Brava!