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Messaggi - Jacopus

#1006
Estratti di Poesie d'Autore / Re: Figli dell'epoca
18 Marzo 2023, 14:18:03 PM
Purtroppo L'alienazione attuale della società è tale che si proteggono molto di più le macchine che le persone. Gli esempi sono molteplici. Tanto che molte persone finiscono per rifugiarsi nella mistica e nella spiritualità, confidando in loro per il riconoscimento e la protezione, riformulando L'alienazione in chiave trascendente.
#1007
In realtà è proprio l'abbandono della poesia e della letteratura come verità ultima, che ci ha condotto nel dominio della tecnica. Ben saprai l'opposizione di Jorge nel "Nome della rosa" affinchè non si scopra il libro di Aristotele sulla satira e il teatro. Anche Platone, l'iniziatore della tradizione tecnica nel pensiero occidentale, era contrario alla letteratura e alla poesia, perchè foriera di passione. Ma solo la poesia e l'arte hanno la capacità di ricollegare l'uomo alla terra. La tecnica invece li separa, poichè la terra diventa uno strumento ed oggi siamo arrivati al punto di concepire l'uomo come strumento esso stesso al servizio di valori astratti (il sistema, il denaro, l'organizzazione). E tutto questo è accaduto dimenticando il valore etico della poesia e dell'arte in generale. L'arte non pesa e non classifica, l'arte fa intuire e connette, l'arte riflette su ciò che è antinomicamente parte della vita, senza sperare in una soluzione (tecnica) definitiva. La privatizzazione della fruizione dell'arte è un'altra vittoria del pensiero capitalistico a differenza di quanto accadeva nell'antica Grecia, allorquando le tragedie erano un momento culminante dell'idea di unione fra tutti i cittadini (vabbè poi c'erano gli schiavi, ma quello è un altro discorso).
La similitudine di intenzione di Jorge (padre domenicano, frutto di finzione ma che rappresenta bene il mondo medioevale) e di Platone mi fanno ulteriormente pensare che il processo di fuga dall'arte come "verità che unisce" è stato un processo molto profondo nella storia culturale dell'uomo, che oggi sta disastrosamente trionfando.
PS: l'opposizione di Platone all'arte è una opposizione nel processo di creazione della politica ovviamente, non un discorso estetico. Ma quello su cui si dovrebbe riflettere è proprio il valore politico dell'arte, come processo di connessione fra i viventi.
PS2: mi viene in mente anche il ruolo unificatore fra l'umanità dei grandi artisti. Come possiamo odiare il popolo russo o comunista o quello tedesco o nazista, quando sappiamo che russi sono stati Dostoevskij, Stravinskij, Goethe, Beethoven?
#1008
Sempre sulla stessa linea, Wislawa Symborska, la mia poetessa per eccellenza, scrisse:
"Senti come mi batte forte il tuo cuore".
#1009
Tolstoj non promuove certo "il feticismo dell' omologazione", ma sottolinea uno strato radicale di uguaglianza fra gli uomini, pur nelle loro diversità. Accogliere unicità e vicinanza fra gli uomini e le donne è un compito contrario sia all'omologazione che al disprezzo dell'alteritá. Per quanto essa, alteritá, ci sembri distante e degna appunto di biasimo, discende sempre da una storia collettiva che ci riguarda tutti. Accogliere in modo completo questo messaggio cambierebbe il nostro stesso stare al mondo.
#1010
In realtà, Ipazia, la concezione di volersi sentire assolutamente diversi dagli altri, anche in chiave dissidente, non è affatto nuova. La applicarono con più o meno fortuna, tutti i popoli della terra, le classi della terra, le razze (?) della terra. Fu necessario lo stoicismo e poi di seguito il cristianesimo e l'illuminismo a creare le premesse della frase di Tolstoj. Si può adottare una visione paranoidea della purezza noi/loro, oppure quella dell'unus ego et multi in me. La prima spesso porta a tragici versamenti di sangue, la seconda a possibili manipolazioni ipocrite o lassiste ma anche all'accettazione di doverci aiutare l'un l'altro, perché l'altro è sempre parte di una storia collettiva, filogenetica ed ontogenetica. Nel primo caso invece esiste solo un rigido disprezzo, con le più diverse giustificazioni.
#1011
Benigni e Tolstoj sono due mondi completamente diversi. Pensare che in noi non c'è nulla in "germe" di ciò che c'è nel peggior perverso come nel miglior santo, non è il mondo delle vacche nere ma il mondo della paranoia, nel quale scindiamo l'altro che diventa l'inferno. Credo che nella frase di T. si riesca a mediare fra ciò che è differente fra di noi e ciò che è uguale, disinnescando così il vecchio discorso da emisfero sinistro della divisione del mondo in "buoni e cattivi", gioco preferito di ogni totalitarismo, religioso e non. Che poi questo non si traduca in "volemose bene", sta alla capacità della società che interiorizza il messaggio di Tolstoj, in modo tale da non considerarlo un alibi alla "così fan tutti". Il messaggio di Tolstoj mi sembra ben più profondo.
#1012
Percorsi ed Esperienze / L’uomo secondo Tolstoj
11 Marzo 2023, 22:15:43 PM
Non sapevo bene in quale sezione piazzare questa discussione. Alla fine potrebbe andare bene qui. Fatto sta che la frase di Tolstoj che segue è splendida.

 "Una delle superstizioni più frequenti e diffuse è che ogni uomo abbia solo certe qualità definite, che ci sia l'uomo buono, cattivo, intelligente, stupido, energico, apatico, eccetera. Ma gli uomini non sono così. Possiamo dire di un uomo che è più spesso buono che cattivo, più spesso intelligente che stupido, più spesso energico che apatico, e viceversa: ma non sarebbe la verità se dicessimo di un uomo che è buono o intelligente, e di un altro che è cattivo, o stupido. E invece è sempre così che distinguiamo le persone. Ed è sbagliato. Gli uomini sono come i fiumi: l'acqua è in tutti uguale e ovunque la stessa, ma ogni fiume è ora stretto, ora rapido, ora ampio, ora tranquillo, ora limpido, ora freddo, ora torbido, ora tiepido. Così anche gli uomini. Ogni uomo reca in sé, in germe, tutte le qualità umane, e talvolta ne manifesta alcune, talvolta altre, e spesso non è affatto simile a sé, pur restando sempre unico e sempre se stesso". Tolstoj dal romanzo Resurrezione.

Aggiungerei che "in germe", ogni uomo reca in sè anche tutti i vizi umani, oltre alle qualità, ma anche questo era sotto inteso nel discorso di Tolstoj.
#1013
Tematiche Filosofiche / Re: Credere nella Scienza
11 Marzo 2023, 15:36:09 PM
CitazioneCitami una sola pubblicazione dove il puntino rosso non sia la base di ogni conseguente (delirante) conoscenza.
ciao Green. Le Neuroscienze non sono fatte da persone in camice bianco dietro ad un computer collegato con tanti fili alla testa di qualcuno. Le neuroscienze, proprio perchè hanno a che fare con concetti come coscienza e mente, presuppongono, da parte di chi le coltivano, una esaustiva conoscenza della letteratura, dell'arte e della filosofia. Altrimenti si rischia di fare valutazioni da "puntino rosso". Ma questa è solo una caricatura delle neuroscienze, come quando si parla dello psicologo come dello strizzacervelli o dell'ossessionato dal sesso.
Personalmente ho trovato molto intrigante e davvero illuminante per molti aspetti, il libro di Mc Gilchrist, che prima di prendersi la laurea in medicina ne aveva una in letteratura, con tanto di docenza universitaria in letteratura inglese (ed infatti anche se parla di neuroscienze vi sono innumerevoli citazioni di Shakespeare). Il libro si intitola "Il padrone e il suo emissario" e prende il titolo da una citazione di Nietzsche (quindi potrebbe ancor di più interessarti). Altrimenti, sempre nel filone della neuro-filosofia, un libro altrettanto importante è "La neurofilosofia e la mente sana, di Northoff. Se invece vuoi comunque capire come ragiona uno scienziato da "puntini rossi", ti puoi dedicare a P. Churchland, L'Io come cervello, che è un manifesto fisicista estremo della coscienza. Brevemente ti posso dire cosa ho capito io dalla frequentazione con le neuroscienze. Non siamo automi ma non c'è neppure nessun fantasma nella macchina nè homuncoli che dirigono l'orchestra. Il cervello, o meglio il Sistema Nervoso Centrale è un iperconnessione con il corpo e con la cultura, che si sviluppa in modo plastico a partire dalla sua struttura fisica, ma che poi adatta alla sua esperienza, che si è amplificata attraverso la cultura. Quindi occorrerebbe non sottovalutare il corpo come una sorta di "parte implicita del cervello", così come "il mondo culturale", di cui fa parte in modo preminente, l'arte, la filosofia, il pensiero astratto e tutto ciò che crea le "visioni del mondo".
#1014
Tematiche Filosofiche / Re: Credere nella Scienza
10 Marzo 2023, 09:00:09 AM
Per Green. Non si tratta di puntini. Le neuroscienze hanno fatto e continuano a fare ricerca che comporta inevitabilmente una ricostruzione dell'identità umana, come è accaduto con Darwin e Freud. È come in Darwin e in Freud sono possibili, come struttura delle neuroscienze, modelli diversi, ma ridurre tutto a puntini rossi che si accendono su un monitor mi sembra più una risposta degna di un agostiniano controriformista, che di un ricercatore di filosofia.
#1015
Storia / Re: Olocausto degli ebrei
07 Marzo 2023, 20:22:50 PM
La razionalità come calcolo (ratio) è effettivamente connessa con il nazionalsocialismo e con il totalitarismo ma anche con il pensiero mercantile/finanziario. In qualche modo nei nostri tempi si sta ripetendo, con lo scambio delle parti, lo stesso dramma medioevale, quando la verità derivava solo da realtà trascendenti e spirituali, relegando la scienza ad ancella delle materie più vicine alla contemplazione o al massimo necessaria per lavori artigianali considerati volgari e plebei.
Siamo così passati dalla alienazione per negazione della realtà materiale alla alienazione per negazione della realtà umana che non potrà mai essere solo limitata alla realtà materiale, come insegna la filosofia stessa, ben prima della religione. E questo non vuol dire essere degli oziosi kulaki che non si sono mai sporcati le mani, ma riconoscere la verità dell'umano che non può essere ridotto a merce o a semplice materia. Onde evitare malintesi, a sua volta ciò non giustifica l'esistenza di ceti parassiti come il ceto dei sacerdoti, se esclusivamente o parzialmente finalizzato a trarre una rendita dai valori extramateriali di cui una umanità matura e più giusta avrà sempre bisogno.
#1016
Tematiche Filosofiche / Re: Zen
07 Marzo 2023, 18:01:16 PM
Stato di beatitudine o visioni luminose possono esserci come non esserci nell'esordio della schizofrenia. È una circostanza contingente che è ricompresa in una polisintomaticità ben poco classificabile.
#1017
Ipazia. Se le persone che non sono andate a votare si fossero aggregate facendo manifestazioni di piazza, avessero fondato associazioni per la libertà degli orsacchiotti di peluche oppure avessero fatto la marcia della protesta contro i cappelli a punta, sarebbe stato un conto ma così è semplicemente la morte della politica e il predominio assoluto del Capitale. Platone definiva la politica come "technè basilikon", ovvero come la regina delle tecniche. È come tu mi insegni, i greci erano i primi della classe. Il mondo che tu festeggi è invece il mondo dell' individualismo anonimo, del mito del self-Made-man, della partita iva, dei furbi contro i fessi o più semplicemente un mondo di sterile astensionismo perché la politica chiama ai valori collettivi che ormai sono sepolti sotto  i caveu delle banche.
#1018
La tua osservazione mi trova completamente d'accordo ma provo a specificarla meglio secondo una interpretazione storica e di classe. L'elevazione culturale è stato uno dei grimaldelli per la legittimazione della classe borghese rispetto all'aristocrazia e per ottenere il successo doveva predicare una elevazione universale, in sintonia con i valori della rivoluzione francese.
Fu attraverso questa legittimazione della cultura e della critica che si crearono i quadri dei successivi partiti socialisti, anarchici e comunisti. Una prova letteraria è il romanzo di Pratolini, Metello, nel quale il proletario protagonista si rende conto che per battere la borghesia bisogna approfondire le proprie conoscenze a 360 gradi, dal diritto del lavoro alla divina commedia. A partire dal secondo dopoguerra, vi è stato un processo gestito dall'alto per delegittimare la conoscenza critica perché costituiva una minaccia reale per il nuovo assetto del potere, che aveva ormai definitivamente sconfitto l'aristocrazia. Vi fu un periodo di lotta reale contro questo processo, il cosiddetto '68, al termine del quale, il processo di delegittimazione della cultura è proseguito con maggior vigore, decuplicato dalla morte delle generazioni che erano cresciute con il culto della istruzione.
Ovviamente senza cultura anche l'attuale classe dominante diventa debole ma sono avvenuti alcuni cambiamenti fondamentali.
1) la cultura ha perso il suo messaggio di universalità, tornando ad essere una attività da chierici, piuttosto che l'arena condivisa di una opinione pubblica informata e capace di valutare (a proposito è importante il primo libro di Habermas, storia e critica dell'opinione pubblica).
2) la cultura è diventato un universo troppo vasto e quindi si è segmentato in tutte le varie specializzazioni, che offrono soluzioni produttive a problemi gestionali senza più affrontare i problemi etici ed esistenziali dell'uomo (in questo senso è preoccupante la visione delle neuroscienze se esse vengono affrontate senza alcun nesso con la filosofia e le scienze sociali).
Manca cioè una visione olistica della cultura, che diventa il secondo vulnus dopo la regressione antiuniversalistica della cultura.
3) Apprendere è faticoso ed anche controfattuale rispetto alla vita. Comprendere Heidegger, ad esempio, necessita della lettura di almeno un centinaio di altri libri (e mi tengo basso). Il messaggio mediato continuamente è invece attualmente quello della facilità di ottenere le cose (compresa la cultura), abbinata alla critica verso tutte Le entità non economiche come la politica o, appunto, la cultura. Il denaro ha reso la cultura stessa una merce, come l'arte, la musica e il corpo stesso degli umani.

Detto questo, sono molto pessimista per il futuro, poiché la visione strumentale del mondo dato da scienza più denaro è diventata così profonda, che solo una scossa "non indolore" può cambiare lo stato delle cose.
#1019
Scienza e Tecnologia / Evoluzione inorganica
06 Marzo 2023, 00:10:35 AM
Apprendo con curiosità ed interesse, pur da profano, che esiste anche una evoluzione della materia inorganica, attraverso la quale si creano elementi sempre nuovi. La
Tavola periodica è quindi mutevole e sempre provvisoria. Da quel che ho capito vi sono processi di cattura dei neutroni,  nel momento delle esplosioni stellari, tipicamente supernovae. Durante queste esplosioni gli elementi più comuni dell'universo come ad esempio il ferro, aggregano una grande quantità di neutroni, che non vi sono nel ferro puro. Questi nuovi elementi sono radioattivi e degradano lentamente la loro radioattività. Ma può accadere (ed accade) che alcuni di questi neutroni si trasformino in protoni, processo che scientificamente si chiama "decadimento beta". In questo modo si attenua o si interrompe il processo di decadimento radioattivo e si forma un nuovo elemento dal ferro. Essendo queste trasformazioni del tutto casuali, è possibile che, appunto, ci siano ancora molti elementi a noi sconosciuti. L'innesco per questi fenomeni, come dicevo, è  la liberazione di grandi quantità di energia, come le supernovae o le esplosioni di stelle di neutroni, che sono i corpi celesti più pesanti, fatta eccezione per i buchi neri.
Tutto questo meccanismo mi sembra per molti aspetti assimilabile ai processi evolutivi organici. Entrambi sono organizzati attraverso il passaggio casuale da un elemento ad un altro o da una specie ad un altra.
Entrambi conoscono una serie di passaggi intermedi, nel corso dei quali la struttura del passaggio si consolida.
Alla fine, ciò che risulta sempre più chiaro è l'impermanenza sia del mondo fisico che del mondo biologico, entrambi soggetti a dinamiche evolutive e a cambiamenti.
#1020
Tematiche Filosofiche / Re: Credere nella Scienza
05 Marzo 2023, 18:37:30 PM
Strano Ipazia. Non ho approfondito ma leggiucchiavo qua e là che nel 2022 i reparti covid erano affollati quasi esclusivamente di non-vaccinati. Oltre agli slogan gradirei qualche dato statistico. Quelli ormai non dovrebbero mancare (e risparmiaci il pollo di Trilussa, perché la statistica è una scienza e serve proprio per verificare l'oculatezza di una scelta oppure no).