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Messaggi - doxa

#1006
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
02 Gennaio 2020, 16:13:11 PM
I Magi /2
L'evangelista Matteo non  dice quanti erano i Magi né i loro nomi, però ci fa sapere che essi offrirono a Gesù tre doni (oro, incenso e mirra) perciò vennero immaginati in tre.  Il testo non specifica neanche l'intervallo di tempo trascorso tra la nascita di Gesù e l'arrivo a Betlemme dei Magi.

Dal Vangelo di Luca  sappiamo che Giuseppe, Maria e Gesù rimasero a Betlemme 40 giorni, cioè sino alla  presentazione  di Gesù al Tempio di Gerusalemme, poi tornarono a Nazaret.  Non si sa se la visita dei Magi sia avvenuta prima o dopo questo avvenimento.

Alcuni studiosi per armonizzare gli eventi raccontati dai Vangeli di Matteo e Luca: la visita dei Magi e la successiva "fuga in Egitto" della "santa famiglia",  ipotizzano la partenza di questa dopo la presentazione del neonato al Tempio.

Per quanto riguarda la "stella" (non un meteorite o una cometa),  dal punto di vista astronomico non può aver guidato i Magi, precedendoli, da Gerusalemme a Betlemme (le due località distano circa 10 km)  per poi fermarsi sul luogo di nascita di Gesù.
Ci sono perplessità anche per le modalità del colloquio dei Magi con il re Erode, persona astuta, che invece di far seguire segretamente da alcuni suoi informatori i Magi, chiede a questi di ritornare per informarlo sul luogo dov'è il neonato Gesù. Non si capisce neanche perché "tutta Gerusalemme" era in apprensione ed aveva  timore di questa nascita.

Ovviamente quella di Matteo (o chi per lui) non è la cronaca dell'inesistente episodio;  il racconto dell'evangelista ha un fine didascalico, dà un insegnamento, tramite la "novella teologica" dei Magi a Betlemme. In quel tempo nelle letterature religiose c'erano storie simili.

Il biblista  Mauro Pesce nel libro titolato "Inchiesta su Gesù" (scritto in collaborazione con il giornalista Corrado Augias)  evidenzia che "tutto lascia pensare che la vicenda dei Magi sia solo un artificio letterario-propagandistico. Matteo scrisse intorno all'anno 80, quando la nuova religione si stava diffondendo fuori dalla Palestina. Probabilmente il suo vangelo volle lanciare un messaggio ai non-Ebrei, dicendo che Gesù si era rivelato anche e soprattutto a loro: infatti per gli Ebrei i Magi erano 'gentili', cioè pagani; eppure, secondo Matteo, seppero dell'arrivo del Messia prima del clero di Gerusalemme'.
E' evidente lo sforzo di far quadrare la figura di Gesù con le profezie bibliche. Per esempio nel Salmo 71 (poi 72) si predice che al Messia sarebbe stato donato 'oro d'Arabia' e che "'i re degli Arabi e di Saba' (= Yemen) gli avrebbero offerto tributi".

Per argomentare sulla famiglia di Nazaret Matteo ricorre ad alcune profezie veterotestamentarie interpretandole per il suo scopo. Secondo questo evangelista il profeta Isaia predisse la venuta dei Magi per adorare il neonato Messia e identificò perfino i doni che essi avrebbero offerto: "Sorgi, splendi, o Gerusalemme: perchè è giunta la tua luce, e la gloria del Signore è sorta su di te... E le genti cammineranno alla tua luce, e i re allo splendore che sorgerà da te.... Una moltitudine di cammelli ti coprirà, i dromedari di Madian ed Efa. Tutti quelli di Saba verranno, portando oro e incenso e dando lode al Signore" (Isaia 60,1-6).

Questa profezia  sarebbe "sostenuta" da un passo del Salmo (72, 10): "I re di Tarsis e delle isole offriranno regali: i re degli Arabi e di Saba porteranno doni" (Salmo 72,10).
#1007
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
02 Gennaio 2020, 15:50:50 PM
I Magi
Nel giorno dedicato alla festività religiosa dell'Epifania si collocano nel presepe le tre statuine dei Magi: questo sostantivo plurale deriva dal greco "Magoi"  (al singolare "màgos", =magio), dal persiano antico  "magush"titolo riferito ai sacerdoti del culto zoroastriano nell'impero persiano. Tale religione fu fondata dal profeta e mistico iranico Zarathustra (o Zoroastro) nato nel 630 a.C.. 

Anche Zoroastro elaborò il mito del salvatore che sarebbe apparso alla fine dei tempi per restaurare il regno di Mazda.
Nello "Zend Avesta", il libro sacro dello zoroastrismo, codificato nel VII sec. a C., si descrive un Messia-Salvatore (Saoshyant), definito "Re e figlio di Dio" che nasce da una Vergine (Vispataurva) e viene purificato (= battezzato) nelle acque di un lago (Kansava); risorge dopo il martirio per giudicare "i vivi e i morti" nel Giudizio finale (Avesta, yasht 19). Questa profezia fu fatta propria dalla comunità ebraica degli Esseni, incaricati di scrutare il cielo per cercare i segni che annunciavano la nascita del successore di Aronne, il "Maestro di Giustizia".

Per lo storico Erodoto (484 a. C. – circa 430 a. C.) i magoi erano astronomi sacerdoti di Zoroastro.
Nell'Antico Testamento, in più parti, si accenna a loro: per esempio, in alcuni Salmi, nel Libro di Geremia (39,3 e 39,13); nel Libro di Daniele  vengono citati più volte i magoi babilonesi (1, 20; 2, 2-10; 4, 6).

Nel Nuovo Testamento l'unico Vangelo canonico che cita i Magi è quello di Matteo, ma non dice quanti erano,  non rivela i loro nomi, né da dove provenivano: "Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e domandavano: 'Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo'. All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: 'A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta (Michea, VIII sec. a. C.):
E tu, Betlemme, terra di Giuda, 
non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda: 
da te infatti uscirà un capo
che sarà il pastore del mio popolo, Israele'
(5, 1 – 3).
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: 'Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo'.
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima.
Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono ( prosekynēsan).  Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese" (Mt 2, 1 – 12).

Numerosi biblisti contemporanei considerano questo racconto di Matteo una "costruzione" letteraria pensata  a scopo didattico-pedagogico.




Giotto: "Adorazione dei Magi", Cappella degli Scrovegni, Padova.
 
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#1008
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
01 Gennaio 2020, 00:34:44 AM
1 Gennaio /3

Il primo gennaio la Chiesa cattolica celebra la "Solennità della Madre di Dio". La ricorrenza liturgica è connessa con il titolo mariano di Theotòkos (= colei che genera Dio), dogma mariano stabilito nel Concilio ecumenico di Efeso il 22 giugno del 431. L'11 ottobre dello stesso anno, durante l'assemblea conciliare, venne definita la verità di fede della "divina maternità di Maria".

In alcuni  antichi antifonari delle Messe c'è l'attestazione che nell'VIII secolo  l'1 gennaio  era dedicato al "Natale Sancta Mariae", in riferimento alla sua divina maternità. Ma questa ricorrenza religiosa ebbe delle traversie.

Nell'XI secolo fu sostituita nel primo giorno dell'anno dalla celebrazione della  "circoncisione di Gesù", avvenuta, otto giorni dopo la nascita, secondo la prescrizione della legge mosaica.

Il rinnovamento della liturgia cattolica di rito latino, avviato dal Concilio Vaticano II e concluso da Paolo VI e Giovanni Paolo II, indusse ad eliminare dal calendario liturgico la memoria della circoncisione di Gesù, sostituendola dall'1 gennaio 1970 con la celebrazione di "Maria Santissima Madre di Dio": "festum Sanctae Dei genitrix Mariae in octava Domini".

Il mistero della divina Maternità di Maria viene celebrato l'1 gennaio perché è il giorno conclusivo dell'Ottava di Natale, ma il rito ambrosiano continua nello stesso giorno a ricordare la circoncisione di Gesù, mentre Maria Madre di Dio viene commemorata nella VI domenica di avvento con l'appellativo di "Divina Maternità della Beata Vergine Maria".

La  circoncisione (in ebraico brit milà)  è un rituale di passaggio che permette al bambino di far parte del popolo di Israele, come è scritto nella Genesi (17, 9 – 14).

L'evangelista Luca narra che "Quando furon passati gli otto giorni (dalla nascita) previsti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre". (2, 21) Il rito ebraico vuole che il nome venga assegnato al neonato nel corso della cerimonia della circoncisione,  alla quale partecipano parenti ed amici. 

Che fine fece il prepuzio di Gesù ? Incredibile domanda  sul "santo prepuzio". La religiosità o "pietà" popolare  gli attribuì eventi miracolosi o rivelazioni, come accadde a santa Brigida di Svezia, alla quale apparve la madre di Dio per rivelarle che portava il prepuzio sempre con sé come se fosse un gioiello. Le rivelò anche che prima della sua Assunzione in cielo consegnò il cimelio all'apostolo ed evangelista Giovanni.

Caterina da Siena in alcune sue  estasi sosteneva di portarlo al dito come anello di fidanzamento mistico con Cristo.

L'austriaca Agnes Blannbekin immaginò di ingerirlo, come un'ostia consacrata.

Nel medioevo di "santi prepuzi"  di Gesù se ne contarono fino a 18, sparsi in varie città d'Europa. Uno fu donato da Carlo Magno al papa Leone III, che lo fece custodire assieme ad altre reliquie nel "Sancta sanctorum" della basilica di San Giovanni in Laterano, a Roma.

Nel 1421, mentre sua moglie Caterina di Valois era incinta, Enrico V d'Inghilterra ordinò al villaggio francese di Coulombs  di consegnargli il Santo prepuzio, in base a una credenza locale che attribuiva alla reliquia il potere di rendere feconde le donne sterili e di rendere agevole il parto alle donne incinte. Enrico credette a tal punto di aver goduto di benefici dalla reliquia da mostrarsi riluttante a restituirlo dopo la nascita del figlio, il futuro  Enrico VI d'Inghilterra.

In "Baudolino", libro di  Umberto Eco, il protagonista inventa di aver visto il Santo prepuzio e il Santo ombelico a Roma, presso la corte di Federico Barbarossa.

Nel 1900, la Chiesa vietò a chiunque di scrivere o parlare del "Santo Prepuzio", pena la scomunica (Decreto no. 37 del 3 febbraio 1900). Forse capì, con molto ritardo, di aver  sbagliato nella commemorazione di un rito ebraico che non gli apparteneva e suscettibile di curiosità sull'organo genitale maschile. Comunque quel divieto non fu determinante, Infatti, come detto, nel calendario liturgico del rito ambrosiano quella pratica chirurgica viene commemorata.

L'1 gennaio  la Chiesa cattolica oltre alla divina maternità di Maria celebra la "Giornata mondiale della pace", istituita da papa Paolo VI nel 1968 per invitare i fedeli a dedicare il giorno di Capodanno alla riflessione ed alla preghiera per la pace.

Anche l'Onu dal 30 novembre 1981 celebra la "Giornata internazionale della pace. Dal 2001 la data è fissata al 21 settembre.
#1009
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
01 Gennaio 2020, 00:23:46 AM
1 Gennaio /2

Secondo la tradizione, il  primo calendario  di epoca romana fu istituito nel 753 a. C. da Romolo, fondatore di Roma, ma nel tempo ebbe diverse modifiche.   
Numa Pompilio, considerato  il secondo dei "sette re di Roma", nel 713 a. C. modificò il calendario romuleo aggiungendo i mesi di gennaio e febbraio ai dieci preesistenti. Complessivamente aggiunse 51 giorni ai 304 del calendario di Romolo. Gennaio era il mese successivo al solstizio d'inverno ma l'anno cominciava l'1 marzo.

Il calendario di Numa Pompilio venne parzialmente riformato, e nel 46 a. C.  Gaio Giulio Cesare nel suo ruolo  di pontifex maximus lo promulgò.  Eliminò il mese "mercedonio",  stabilì la durata dell'anno in 365 giorni e introdusse l'anno bisestile. 

La riforma del "calendario giuliano" (dal nome di Giulio Cesare) fu completata durante l'impero di Cesare Ottaviano Augusto. Il mese "Quintilis" fu ridenominato "Iulius (luglio) nel 44 a. C. in onore di Giulio Cesare; il "Sextilis" fu chiamato "Augustus" nell'8 a. C. in onore di Augusto, che in quel mese divenne per la prima volta console e in precedenza aveva ottenuto vittorie in guerra. 

Un calendario della tarda epoca repubblicana evidenzia che l'anno iniziava l'1 gennaio già  prima della riforma introdotta dal  calendario giuliano. 

Alcuni studiosi affermano che nel 153 a. C. Quinto Fulvio Nobiliore, eletto console nel mese di dicembre, doveva  urgentemente domare la rivolta dei Celtiberi, in Spagna.  Perciò chiese al senato di poter assumere subito l'incarico (era il primo gennaio ?)  senza aspettare la scadenza del mandato del predecessore,  alle idi del mese di marzo.
Il senato approvò la sua richiesta, ma da quella volta l'eccezione divenne la regola e i consoli riuscirono ad ottenere di poter svolgere le loro funzioni in concomitanza con la nomina.

All'epoca gli anni venivano indicati con i  nomi dei consoli, e ogni console che assumeva l'incarico determinava l'inizio dell'anno.

Il calendario giuliano rimase in vigore per molti secoli. Fu sostituito nel  1582 dal calendario gregoriano, dal nome del papa Gregorio XIII, che lo promulgò il 4 ottobre 1582 con la bolla papale "Inter gravissimas".
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#1010
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
01 Gennaio 2020, 00:16:57 AM
1 Gennaio

Il nome del primo mese dell'anno deriva dal dio Giano, in latino Ianus. Era invocato con numerosi epiteti, per esempio "Ianus bifrons" (Giano bifronte), divinità bicefala, con doppia faccia. Era collegato al simbolismo della porta e del passaggio ma anche allo spazio e al tempo, infatti  le due facce contrapposte guardano in due differenti direzioni spaziali e in due diverse direzioni temporali, una al passato (il viso da anziano) e l'altra al futuro (il viso giovanile).




Giano era pure considerato divinità solare, come tale aveva il controllo delle "Porte del Cielo" (Januae caelestis aulae) collegate  sia al ciclo giornaliero  sia al ciclo annuale del sole.
Nel primo caso  le "porte del cielo" venivano aperte all'alba (Oriente) e chiuse al tramonto (Occidente) dal Sole che vi transitava col suo carro splendente.
Nel secondo caso le "porte"  sono quelle solstiziali (solstizio d'inverno e d'estate),  attraverso le quali il Sole inizia i suoi percorsi annuali, discendente e ascendente.
propria della seconda metà dell'anno (Gemelli/Sagittario): la forza dell'estate e
Giano e il Capodanno

Il poeta e letterato Publio Ovidio Nasone nel suo lavoro incompiuto, "Fasti" (che dedicò al  condottiero romano  Germanico, figlio di Druso, conquistatore della Germania) chiede a Giano di propiziare l'anno nuovo con le seguenti parole: "Germanico, ecco Giano l'anno t'annunzia felice, / Giano che nei miei carmi per primo compare. / Giano bifronte, che l'anno cominci scorrente / silenzioso, solo tra i numi vedi dietro. / Ai duci sii propizio, che danno con l'opera loro / alla fertile terra pace serena e al mare; / il popolo proteggi, proteggi il senato di Roma / e i candidi templi dischiudi col tuo cenno"(Ovidio, Fasti, libro I, vv. 63-70).

In epoca romana l'1 gennaio  c'era l'usanza tra amici e parenti di scambiarsi dei doni: medaglioni e lucerne di terracotta con raffigurazioni del dio Janus, ma anche miele, datteri, focacce dolci, fichi secchi, ramoscelli d'alloro.  In quel giorno a Roma venivano insediati  i nuovi consoli. La cerimonia era caratterizzata da due processioni parallele, che convergevano nella "Via Sacra", poi dal foro magnus (il primo e il più grande dei 6 fori nell'area) il corteo saliva sul colle capitolino per assistere al sacrificio di animali in onore degli dei Veiovis, Giunone e Giano.

Ancora Ovidio, in occasione delle celebrazioni d'inizio anno, interroga Giano sul significato dell'usanza di mangiare  cibi dolci: "Che cosa voglion dire i datteri e i fichi rugosi / e il puro miele offerto dentro candido vaso? / Si fa per buon augurio disse (Giano) perché nelle cose / passi il sapore; e l'anno, qual cominciò, sia dolce. / (Ovidio): Comprendo il perché dei dolci: ma spiegami la ragione del dono in monete, / affinché nulla della tua festa mi sfugga. /(Giano) Rise e disse: Oh quanto ti inganni sui tuoi tempi, / se pensi che ricever miele sia più gradito che ricever monete! / Già, regnando Saturno, ben pochi io vedevo a cui non stesse a cuore la / dolcezza del guadagno; col tempo crebbe l'avidità del possedere, e ora / è arrivata a tal punto che più non potrebbe aumentare" (Ovidio, Fasti, Libro I, vv. 185-196).



Nel simbolismo cristiano la porta  evoca le parole di Gesù nel Vangelo di Giovanni: "Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo;" (10, 9).
Nell'Antico Testamento l'immagine della porta  rivela il passaggio verso il cielo (Gen 28,17), per arrivare alla presenza  di Dio, in ebraico Shekinah.  
Nelle litanie lauretane la Vergine Maria è invocata come "Ianua Coeli" (porta del cielo).

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#1011
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
31 Dicembre 2019, 07:34:13 AM
31 Dicembre: San Silvestro

Nell'ultimo giorno dell'anno il calendario ricorda san Silvestro. Chi era ? Fu vescovo di Roma e pontefice della Chiesa dal 314 al 335, anno della sua morte. Morì il 31 dicembre (perciò viene commemorato in questo giorno)  e fu inumato a Roma nella chiesa da lui voluta nell'area delle catacombe di Priscilla.



Il pontificato  di Silvestro I coincise con l'imperium  di Costantino I, detto "il Grande" che nel 313 rese lecito il culto cristiano e favorì la diffusione del cristianesimo.

L'incidenza politica di Silvestro fu debole e  dovette subire le ingerenze costantiniane  in materia religiosa ed ecclesiastica. Fu l'imperatore a gestire il vero potere nella Chiesa, per l'unità dei cristiani.  Egli era capo dello Stato ma anche pontifex maximus, carica definitivamente trasferita al vescovo di Roma nel 376  dal cristiano imperatore Graziano.  

Come pontefice massimo Costantino si autodefinì "vescovo dei vescovi". In questo ruolo l'imperatore intervenne in prima persona per ricomporre le diatribe che scuotevano la Chiesa al proprio interno ed evitare scismi o eresie,  come quella dei donatisti, che provocarono dei tumulti in Africa.

Travalicando l'autorità di papa Silvestro, Costantino convocò un concilio ad Arles (Francia), a cui parteciparono numerosi vescovi di opposte fazioni (senza la partecipazione della Chiesa di Roma, non invitata dall'imperatore) che ribadirono la condanna del donatismo, dichiarandolo fuori della Chiesa, e stabilirono alcuni principi inerenti alla disciplina ecclesiastica.

Costantino intervenne anche nella Chiesa di Alessandria d'Egitto perché si stava affermando la predicazione di Ario, un presbitero che diffondeva la sua dottrina sulla Trinità.
Il patriarca di Alessandria  chiese l'intervento di papa Silvestro, ma  prima che questi decidesse sul da farsi, Costantino aveva già inviato sul posto il vescovo Osio di Cordova, suo consigliere,  il quale, considerate le difficoltà  della questione, propose a Costantino di convocare un concilio ecumenico per discutere dell'eresia ariana. Il concilio venne convocato a Nicea  per il 14 giugno del 325. Vennero invitati tutti i vescovi. Parteciparono in circa 300 e quello fu il primo concilio ecumenico nella storia della Chiesa. Fu presieduto da Osio di Cordova.  Costantino fu il presidente onorario. Papa Silvestro "per motivi di età" inviò i suoi  legati.
I Padri conciliari condannarono l'arianesimo e scrissero il "Simbolo niceno", la prima formulazione del "Credo", poi questa professione di fede fu integrata dal concilio di Costantinopoli nel 381, perciò il Credo è anche detto "Simbolo niceno-costantinopolitano: il Verbo è della stessa natura del Padre: "Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero generato non creato della stessa sostanza del Padre".

Da aggiungere che nel 321 Costantino ordinò   che la domenica dovesse essere riconosciuta anche dallo Stato come giorno festivo (dies Solis); nel 324 vietò che nei giochi circensi si sacrificassero i condannati a morte.

Nei secoli successivi papa Silvestro I fu coinvolto nella cosiddetta "Donazione di Costantino" (in latino "Constitutum Constantini" = "delibera di Costantino") dell'anno 324, che enuncia concessioni territoriali alla Chiesa di Roma ed utilizzato per giustificare sia la nascita del potere temporale dei pontefici  sia  la legittimazione del proprio potere politico in Occidente.  

Il falso documento (uno dei tanti, come era in uso nella Chiesa medievale e negli ordini religiosi per usurpare diritti di proprietà) concede al vescovo di Roma Silvestro I e ai suoi successori il primato sui cinque patriarcati (Roma, Costantinopoli, Alessandria d'Egitto, Antiochia e Gerusalemme),  attribuisce ai pontefici le insegne imperiali e la sovranità temporale su Roma, l'Italia e l'intero Impero Romano d'Occidente. Inoltre conferma la donazione di proprietà immobiliari.  

Papa Innocenzo IV nel 1246 fece addirittura raffigurare  la  cosiddetta "Donazione di Costantino I" in un ciclo di affreschi suddivisi in 11 riquadri nell'oratorio di San Silvestro, presso la chiesa romana dedicata ai Santi Quattro Coronati.


in questo riquadro è rappresentato l'imperatore Costantino I in ginocchio mentre offre a papa Silvestro I la tiara imperiale, simbolo del potere temporale.  Il pontefice ha sulla testa la mitria vescovile, simbolo del potere religioso.
Con il suo gesto Costantino concede al papa l'autorità civile su Roma e di conseguenza sull'Italia e sull'impero romano d'Occidente. In tal modo il papa aggiunge al potere spirituale anche quello politico.  


Tali affreschi furono motivati dai contrasti tra il pontefice Innocenzo IV e l'imperatore svevo Federico II. Il papa pretendeva non solo di governare la Chiesa ma di avere anche l'autorità sull'impero, pretesa inaccettabile da parte di Federico II. Quindi lo scopo di quelle provocatorie pitture murali in quel tempo era politico, perché vogliono evidenziare la legittimità del potere temporale dei papi, a cominciare dal papa Silvestro I.


Famoso il giudizio negativo  di Dante Alighieri sugli effetti della donazione: "Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre, / non la tua conversion, ma quella dote / che da te prese il primo ricco patre!" (Inferno XIX, 115 – 117).

Nella bolla papale "Inter Caetera" il pontefice Alessandro VI fece riferimento alla "Donazione" per giustificare nel 1493 il suo intervento nella disputa tra Spagna e Portogallo sul dominio del "Nuovo Mondo".

Fino al XVI secolo il documento fu esibito dalla curia romana  per avvalorare i propri diritti sui vasti possedimenti territoriali in Occidente e per legittimare le proprie mire universalistiche.

Nella parte del documento che dal IX al XV secolo  costituì la giustificazione per i papi di rivendicare la sovranità sui propri territori  c'è scritto: "In considerazione del fatto che il nostro potere imperiale è terreno, noi decretiamo che si debba venerare e onorare la nostra santissima Chiesa Romana e che il Sacro Vescovado del santo Pietro debba essere gloriosamente esaltato sopra il nostro Impero e trono terreno. Il vescovo di Roma deve regnare sopra le quattro principali sedi, Antiochia, Alessandria, Costantinopoli e Gerusalemme, e sopra tutte le chiese di Dio nel mondo... Finalmente noi diamo a Silvestro, Papa universale, il nostro palazzo e tutte le province, palazzi e distretti della città di Roma e dell'Italia e delle regioni occidentali".

La prima  negazione dell'autenticità del "privilegium" fu quella del cardinale Niccolò Cusano nel suo "De concordantia catholica", presentato nel 1433. Dimostrò con lo studio storico e linguistico del documento che la donazione era un falso.  Mise in evidenza anacronismi e contraddizioni di contenuto e forma.

Sette anni dopo, nel 1440,  il filologo Lorenzo Valla (1405 circa – 1457) scrisse il "De falso credita et ementita Constantini donatione declamatio" (= "Discorso sulla donazione di Costantino, altrettanto malamente falsificata che creduta autentica"), pubblicato postumo, nel 1517, in ambiente protestante. Con argomentazioni storiche e filologiche, dimostrò che quel documento non poteva essere stato scritto in epoca costantiniana ma nella seconda metà dell'VIII secolo, durante il pontificato di Stefano II (752 – 757).

Quel falso documento diventò per la Riforma protestante uno dei temi della polemica antipapale luterana: Lutero lo usò nel 1520 per il suo appello "Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca sull'emendamento della cristianità".

Comunque papa Silvestro I  per i suoi "meriti" fu "elevato agli onori degli altari" e col tempo è diventato tra i santi più noti, perché nella "notte di San Silvestro" si festeggia il Capodanno.

Per la verità la notte di San Silvestro è quella tra il 30 ed il 31 dicembre e non quella tra il 31 e l'1 gennaio.

Tradizionalmente nelle chiese  la sera di San Silvestro nei primi vespri per la solennità di Maria SS. Madre di Dio (che viene commemorata l'1 gennaio)  per ringraziare il Signore dell'anno appena trascorso viene recitato il "Te Deum laudamus", = "Dio ti lodiamo".
#1012
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
30 Dicembre 2019, 06:54:39 AM
/3

"Stella di Natale". E' diffusa come pianta ornamentale natalizia. Questa euphoria è detta "pulcherrima"( = bellissima). E' nota anche col nome: "Poinsettia": nome che le venne dato in onore del botanico Joel Poinsett, che la scoprì nel 1825 in Messico mentre era ambasciatoredel governo degli Stati Uniti. La vide in fiore su una collina. Quando tornò in patria portò con sé alcune piantine. A Filadelfia le consegnò al floricoltoreRobert Buist, che riuscì a farle riprodurre.

In Messico la pianta allo stato naturale può crescere fino a 4 metri di altezza.

Geneticamente modificata, la  "stella di Natale" può avere diversi colori: rossa, rosa, albicocca, anche bianca. Sono le foglie, dette "brattee",   che assumono la colorazione.




/4

Vischio.L'usanza di appendere il vischio in casa per festeggiare l'arrivo del nuovo anno è anglosassone.

Cresce sugli alberi come pianta parassita o emiparassita:  approfondisce le radici prima nelle fessure della corteccia e poi nel legno della pianta ospite, asportando linfa e sostanze nutritive.
Di solito cresce sugli alberi fruttiferi, ma anche sui pioppi, salici e pini.




Nel periodo natalizio i rametti di vischio vengono usati per decorare le porte  e come simbolo beneaugurante.


#1013
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
30 Dicembre 2019, 06:35:58 AM
Le piante simbolo di Natale

Agrifoglio: fu il naturalista svizzero Gaspard Bauhin, nel 1596, ad attribuire all'agrifoglio il nome scientifico "Ilex aquifolium".
E' una pianta  esteticamente piacevole, perciò usata per gli addobbi natalizi.


                 
Nell'antichità era creduta dotata della facoltà apotropaica, capace di allontanare gli "spiriti maligni", perciò beneaugurante. In epoca romana in occasione delle feste "Saturnalia" molte persone  si appuntavano sui vestiti ramoscelli di agrifoglio. In varie parti d'Europa i contadini appendevano i ramoscelli di agrifoglio nelle case  per allontanare i sortilegi e nelle stalle per propiziare la fecondità degli animali.

Per la tradizione cristiana la foglia evoca la corona di spine di Gesù Cristo e le drupe il suo sangue.

 
/2
Pungitopo: anche questo arbusto sempreverde con bacche rosse è usato come ornamento natalizio. E presente nel sottobosco ed è considerato  un anti-maleficio.
 



Nell'antichità il pungitopo veniva utilizzato in erboristeria.

Il botanico e medico greco Dioscoride, vissuto nell'Urbe in epoca neroniana, lo consigliava  come diuretico e antinfiammatorio.

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#1014
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
29 Dicembre 2019, 08:03:27 AM
Christmas effect /3

Da bambini le festività natalizie si attendono con trepidazione, da adulti molti sono scontenti perché idealizzano quei lieti giorni della loro infanzia e subentra la nostalgia.

Le persone che si lasciano coinvolgere dal periodo natalizio e di fine anno hanno la capacità di attribuire un significato importante a queste giornate: condivisione, reciprocità, giocosità, hanno voglia di fare regali e di riceverli, di stare insieme con parenti ed amici, di guardare le  addobbate ed illuminate vetrine dei negozi, fare shopping.
 
Nel 1956 lo psicoanalista Eric Fromm nel suo libro "Arte di amare" scrisse:  "La felicità dell'uomo moderno: guardare le vetrine e comprare tutto quello che è possibile in contanti o a rate".

Se non ricevessimo nessun dono, se nessun Babbo Natale si affacciasse alla nostra porta, nessun postino ci recapitasse un pacco-dono, resteremmo proprio del tutto indifferenti?

Paolo di Tarso  ai suoi discepoli ricordò le parole di Gesù, che disse: "C'è più gioia nel dare che nel ricevere!" (Atti 20, 35).

La ritualità del dono natalizio è  anche oggetto di esilaranti ironie quando  capita di smarrire o confondere i cartoncini d'auguri; oppure  quando non riesce bene il riciclaggio  del regalo ricevuto: si dimentica nell'involucro il biglietto del primo donatore; o, quando capita, la reiterazione dello stesso regalo.

Durante le festività natalizie e di fine anno  molti appaiono contenti, sorridenti, beneauguranti, altri, invece, pensano di non aver nulla da festeggiare, minimizzano le aspettative e pensano al Natale e al Capodanno come ricorrenze senza l'obbligo dell'allegria, anzi sono giorni che detestano, li subiscono passivamente, li considerano in contrasto con il proprio stato d'animo, triste, insofferente.

I ricordi dolorosi amplificano la malinconia e si isolano.  Vengono coinvolti dal  "Christmas blues", frase usata col significato di "depressione natalizia", che di solito finisce al termine delle festività.  La malinconia   compare con maggiore frequenza in chi nel passato ha sofferto di depressione, ha avuto esperienze negative sentimentali e sociali che inficiano l'autostima, in chi soffre di solitudine psicologica o sociale, in chi ha carenze affettive, chi ha difficoltà economiche.




Le riunioni conviviali di Natale e Capodanno mettono alla prova le proprie capacità assertive, possono creare tensione se non si è in armonia con i partecipanti.

Molti si sentono costretti a condividere lunghi pranzi o cene con parenti ed amici con i quali ci sono tensioni o questioni "in sospeso". Vivono questi incontri in "apnea", costrette a non sottrarsi alla conviviale, e pensano "non vedo l'ora che finisca", celando l'insofferenza che può indurre atteggiamenti d'ira e di rancore. Basta che uno dei convitati dica una frase capace di urtare la suscettibilità altrui e cominciano le  polemiche, si scatena  il proprio rancore represso, le proprie antipatie. Ogni partecipante diventa come una miccia accesa.

Per evitare discussioni, chi può permetterselo  preferisce andare in vacanza lontano da casa. Chi è costretto a rimanere affronta con ansia il disagio, si isola psicologicamente.

Dopo i lauti pasti molti anziani si assopiscono mentre guardano la televisione, mentre i più piccoli piagnucolano perché vogliono tornare ai loro giochi. Le ore sembrano non passare e nessuno osa prendere l'iniziativa di alzarsi e proclamare con voce stentorea ed autorevole: "Leviamo la mensa". E finalmente la tavola, tracimante di quel che resta dell'abbondante pranzo o cena, si svuota. Tutti si alzano per tornare a casa.
#1015
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
29 Dicembre 2019, 07:57:51 AM
Christmas effect /2


Per molte persone le festività natalizie diventano un periodo di stress, perché c'è la tendenza a crearsi delle aspettative, si pretende che tutto vada bene, che i rapporti interpersonali siano soddisfacenti. Per altre persone le festività diventano ansiogene perché temono di non riuscire a fare ciò che si prefiggono: il menù, i regali, riunire nonni, nipoti, zii, senza scontentare nessuno.

Le riunioni conviviali evidenziano le assenze per vari motivi, fanno accorgere delle persone che non ci sono più, delle persone con cui vorresti parlare e non puoi. Ma si procede, si deve festeggiare in allegria.

C'è chi preferisce rimanere da solo e chi subisce la solitudine sociale.

Gli individui "coraggiosi" che preferiscono rimanere da soli anziché festeggiare insieme con persone anche antipatiche evitano gli scambi di doni, gli auguri, le riunioni di famiglia per i cosiddetti "cenoni" oppure i pranzi di Natale e di Capodanno che obbligano ad una forzata cordialità ed allegria.

Ci sono individui con legami affettivi che gradualmente perdono d'intensità e non vengono invitati, cercati ; rimane loro come unica compagnia la malinconia, la "depressione da feste natalizie", da condividere, se possibile con chi ha lo stesso problema, trascorrendo il Natale o il Capodanno come un giorno qualsiasi.
 
Lo scrittore portoghese José Saramago (1922 – 2010) nel suo libro "L'anno della morte di Ricardo Reis" scrisse che  "La solitudine non è vivere da soli, la solitudine è il non essere capaci di fare compagnia a qualcuno o a qualcosa che sta dentro di noi, la solitudine non è un albero in mezzo a una pianura dove ci sia solo lui, è la distanza tra la linfa profonda e la corteccia, tra la foglia e la radice."

Per chi è single e sa apprezzare la solitudine, questa ha anche dei vantaggi: la libertà di non avere vincoli e scegliere cosa fare, con chi stare, se restare o partire, senza compromessi e i limiti imposti dal/la partner o da altri. 
#1016
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
29 Dicembre 2019, 07:55:14 AM
Christmas effect


Sui comportamenti degli italiani durante il periodo natalizio ci sono numerose indagini psicosociali che consentono di raggruppare la popolazione in 4 categorie con sottogruppi:

1) tradizionale – familistico;

2) critico – negativo;

3) edonistico – consumistico;

4) apatico –accomodante.

Le 4 categorie non hanno nette delimitazioni ma permettono marginali sovrapposizioni tra un gruppo e l'altro.

1)
tradizionale-familistico: questa categoria comprende quasi la metà della popolazione italiana. Vive le feste natalizie come occasione per rinsaldare i legami e gli affetti parentali, la coesione.

In questa tipologia si distinguono due sottogruppi:

a) Nel primo prevale il rimpianto per l'immagine tradizionale della famiglia patriarcale.

b) Nel secondo ha rilevanza il significato religioso del Natale.

2)
critico-negativo: chi si riconosce in questa categoria associa le festività natalizie con sentimenti di tristezza, noia, insofferenza...ma anche aggressività. In tali soggetti, comprendenti anche molti depressi, la festa contrasta con la solitudine interiore. L'allegria degli altri acuisce il carico di rimorsi, fallimenti, sventure. Non è un caso che i suicidi siano più frequenti in questo periodo dell'anno. Chi ha ferite spirituali che si sono aperte quando era bambino/a o adolescente soffre di più quando il calendario propone un ideale ritorno all'infanzia, ai regali. Come far comprendere alle "vittime" della depressione causata dalla festività natalizia che questa ricorrenza ha soltanto un significato religioso e non consumistico ?
La reazione aggressiva, invece, è spronata dalle ideologie o convinzioni personali: si condanna la costrizione ai regali, agli sprechi; si rifiuta la festa perché marginalizza i poveri.

3)
edonistico-consumistico: questa categoria comprende circa un quinto della popolazione ed ha in comune con la precedente categoria un quasi completo e cosciente rifiuto dei significati tradizionali e religiosi del Natale. Le persone "edonistiche-consumistiche" sono attratte dalle vetrine dei negozi piene di merci e di luci, addobbate per le feste natalizie; si sentono gratificate nel fare gli acquisti, unirsi alla folla per le strade dei centri urbani.
Nell'edonistico-consumistico si distingue un sottogruppo, che del Natale ha un concetto gastronomico!
Aspettano questa festività come appuntamento per l'"abbuffata", da preparare con cura nei giorni precedenti.

4)
apatico-accomodante: i soggetti compresi in questa categoria sono una minoranza. A loro il Natale non suscita particolari emozioni, tuttavia per il bene della famiglia si conformano all'agire degli altri.
Si suppone che se queste persone si sentissero libere di agire secondo le proprie convinzioni non si discosterebbero dalla categoria dei critici-negativi.


segue
#1017
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
28 Dicembre 2019, 08:57:17 AM
"Strage innocenti" /4

Altro famoso dipinto riguardante la "strage degli innocenti"  è quello di Giotto nella Cappella degli Scrovegni, a Padova. L'affresco rappresenta Erode nella loggia mentre ordina l'eccidio ai suoi soldati.
Nella piazza, in terra,  c'è il mucchio di bambini morti; le madri sono disperate, piangono; una di loro inveisce contro due carnefici al centro della scena. Essi sono armati ed in pose minacciose. I padri mostrano la loro desolazione.
Sulla parte sinistra del riquadro ci sono persone che mostrano il loro turbamento od orrore per il massacro che si sta perpetrando.



                 
affresco databile al 1303 – 1305 circa, Il dipinto è compreso nelle "Storie di Gesù" del registro centrale superiore, nella parete destra guardando  verso l'altare.


particolare dell'affresco di Giotto e dei suoi allievi



particolare dell'affresco di Giotto e dei suoi allievi
#1018
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
28 Dicembre 2019, 08:52:02 AM
"Strage innocenti" /3

La fantasiosa scena della "strage degli innocenti" fu un soggetto raro agli esordi dell'iconografia cristiana, ma nei secoli successivi ebbe notevole espansione perché quell'evento fu creduto vero, terribile, e  numerosi committenti chiamarono anche i migliori artisti per rappresentarlo in pittura e scultura.

Nella Francia meridionale, in Provenza, nel  dipartimento del  Var (Provenza-Alpi-Costa Azzurra) c'è  il Comune di Saint-Maximin-la Sainte Baume, questo toponimo è formato dal  nome  di San Massimino, vescovo di Aix, e dalla "Sainte Baume" (in antico provenzale significa "santa grotta"), nella quale, secondo la leggenda, visse  come eremita Maria di Magdala negli ultimi trenta anni della propria vita.

In questa località c'è una basilica e un convento di Domenicani, voluti da Carlo II d'Angiò, conte di Provenza e re di Sicilia.
La chiesa gotica, cominciata a costruire nel 1295, è  dedicata a Sainte-Marie-Madeleine. Nella cripta è custodito un reliquiario  con un teschio che, secondo la tradizione,  è quello della Maddalena,  e quattro sarcofagi  marmorei del IV secolo con bassorilievi. Uno di questi è detto "il sarcofago del massacro dei santi Innocenti".



sul bordo del coperchio è scolpita la scena  del  presunto massacro: c'è Erode seduto che ordina l'eccidio, eseguito da un soldato che leva in alto un neonato, mentre un altro milite strappa dalle braccia di una madre un altro piccolo. Più a destra ci sono dei pastori  che vanno verso il neonato nella mangiatoia; sono presenti anche il bue e l'asino (vedi foto sotto)


scena dei pastori (o dei Magi ?) verso il bambino in fasce nella mangiatoia.

Questo tema in bassorilievo ispirò nei secoli successivi gli artisti per rappresentare la violenza sadica degli uccisori e la disperazione delle madri, come in uno dei mosaici del V secolo nell'arco trionfale della basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma.



un gruppo di donne con i capelli sciolti stringono i figli tra le braccia. Al centro, un soldato si rivolge al sovrano, nimbato, assiso in trono e attorniato da soldati.
#1019
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
28 Dicembre 2019, 08:42:35 AM
"Strage innocenti" /2
L'episodio dell'ipotetico eccidio suscitò discussioni in ambito ecclesiastico  fin dal periodo paleocristiano.  

Nel V secolo Venne decisa la canonizzazione di quei bambini  e fu fissata al 28 dicembre la festa liturgica in loro onore, come dimostra il calendario di Cartagine dell'anno 505.

Ancora oggi, nello stesso giorno, il calendario ricorda i "santi innocenti martiri",  fatti diventare patroni degli orfani e dei pueri cantores.

Le gerarchie vaticane conoscono i risultati degli studi che negano quella strage, ma non possono eliminare dal calendario i "santi innocenti martiri":  la Chiesa non può modificare o smentire  il  Vangelo di Matteo. Allora, come consuetudine secolare, adegua l'interpretazione del testo alla contemporaneità, dandole un nuovo significato.  Parla poco di quel lontano  "misfatto",  gli sovrappone un problema attuale, quello degli aborti, inaccettabili dalla Chiesa:  li considera  vera strage di innocenti; perciò reputa ancora valida la commemorazione il 28 dicembre.

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#1020
Percorsi ed Esperienze / Re:La magia del Natale
28 Dicembre 2019, 08:31:05 AM
28 dicembre: Santi innocenti martiri

Oggi il calendario ricorda la cosiddetta "strage degli innocenti", descritta dall'evangelista Matteo, collegandola alla fuga in Egitto della "Santa Famiglia". Dell'allontanamento di questa argomenterò dopo l'Epifania per rispettare la tempistica.

Dal Vangelo di Matteo:  "Essi (i Magi) erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: 'Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta la finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo'.
Giuseppe, destatosi, si alzò nella notte, prese il bambino e sua madre e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
'Dall'Egitto ho chiamato mio figlio'.
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e  del suo territorio che avevano da due anni in giù,  corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: 'Un grido è stato udito in Rama, / un pianto e un lamento grande; / Rachele piange i suoi figli / e non vuole essere consolata, perché non sono più"(2, 13 – 18).

Secondo gli studiosi, Betlemme in quell'epoca  era un piccolo villaggio abitato da circa mille persone, e  pur comprendendo i dintorni, i bambini  "dai due anni in giù" potevano essere circa 50, dei quali solo una ventina  quelli maschi. Ma alcuni esegeti o folli apologeti per malizia o per ignoranza ne ampliarono progressivamente il numero. San Girolamo, teologo e dottore della Chiesa, scrisse  che furono uccisi "multa parvulorum millia" (molte migliaia di bambini),  poi quantificati  in 14 mila dai calendari bizantini, e diventarono 64 mila nella liturgia sira,  per arrivare  nel martirologio di Usuardo a 144 mila, come  il numero degli eletti nell'Apocalisse (7, 4; 14, 1).

Ma non  ci sono prove della strage  infantile,  ideata dall'evangelista Matteo o chi per lui, perché il testo matteiano è un elaborato a più mani e in tempi diversi, a detta degli esperti.

Per quella immaginaria strage forse Matteo si ispirò al libro di Giosuè, in cui è scritto che Dio comandò a questo profeta  di sterminare tutta la popolazione di Gerico: "Donne, fanciulli e vecchi e buoi, e pecore e asini" (Giosuè 6, 21). Le imprese del personaggio biblico sono narrate nel libro dell'Esodo, ma soprattutto nel libro di Giosué, successore di Mosé  come capo degli israeliti che guidòle  12 tribù ebraiche nelle prime conquiste in terra di Israele dopo l'esodo dall'Egitto.

Il turbamento di Erodesarebbe comprensibile se  avesse temuto nel futuro  di essere spodestato dal suo trono da Cristo. Ma quel sovrano morì 4 anni prima della  tradizionale data di nascita di Gesù e il territorio del suo regno  fu poi diviso fra tre dei suoi figli.

La teodicea ("giustizia di Dio", dal  greco theos = Dio + dike = giustizia), Dio che salva Gesù, ma non i bambini innocenti,  non è un problema che sembra preoccupare Matteo; per questo evangelista era importante dimostrare la vittoria di Gesù su Erode.

Il parallelo tra l'uccisione dei figli di Betlemme da parte di Erode e l'inesistente eccidio dei bambini ebrei da parte del faraone è facilmente riconoscibile.

Matteo (o chi per lui) non tenne in considerazione che la Palestina di quel tempo era parte dell'Impero Romano, ed Erode "il grande" regnò in Giudea come "rex socius et amicus populi romani". Governava a nome dell'imperatore Cesare Ottaviano Augusto,  perciò non aveva il potere o l'autorizzazione per ordinare la strage di piccoli bambini.

Per  quella presunta "strage" Erode avrebbe dovuto prima chiedere il permesso a Roma, ma Augusto non avrebbe  mai potuto acconsentire ad un eccidio di massa. Se un pazzo re, di sua iniziativa, avesse osato impartire un simile ordine, l'imperatore l'avrebbe fatto trascinare davanti ad un tribunale come reo di non aver rispettato la "pax augusta".

In teoria, per il misfatto sarebbe stata necessaria anche l'approvazione del Sinedrio.

Diversamente da Matteo il Vangelo di Luca narra che  circa un mese dopo il rituale della circoncisione del neonato Gesù e i riti di purificazione la santa famiglia fece ritorno nella loro abitazione a Nazaret: "Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret" (2, 39).

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