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Messaggi - paul11

#1021
ciao  Anthonyi,
conosco benissimo la teoria marginalista ,ne ho anche studiato la produttività decrescente fino al punto di pareggio.
Non si riesce a farvi capire un ragionamento di dinamiche.
Se siete un imprenditore tre sono  i fattori produttivi: capitale ,lavoro, materie prime(semilavorati).
Ci sono costi costanti  e costi variabili.Le materie prime e semilavorati sono costi variabili, il costo del capitale per prestiti bancari e investimenti sono fissi, così pure il costo del lavoro. Ma il costo del lavoro in realtà è variabilizzato proprio grazie alla precarietà.
Ad un'azienda gli conviene tenere la parte di lavoratori a contratto  stabile per coprire la parte sicura della domanda di prodotti o servizi e richiede o lascia a casa il precario in funzione dei picchi dell'aumento  oabbassamento di quella domanda.
E' chiaro fino a quì? E' come il supplente di professori e maestri, o il numero delle casse aperte di un supermercato in funzione del numero dei clienti.

Nell'ipotesi che tu abbia ragione, la prossima tornata di aumenti contrattuali ne risentirà sulla busta paga.Alla fine paga comunque il lavoratore.

Ma in realtà è ancora  un errore. il mercato del lavoro non è una cosa in sè e per sè, esiste in funzione del mercato delle merci e servizi
 e ribadisco non cambia niente perchè i soldi in tasca del consumatore non cambiano per aumenti o abbassamenti del costo del lavoro,
semmai può mutare lo scenario competitivo fra aziende ,come ho già scritto, in quanto c'è chi deciderà di spostare l'aumento del costo del lavoro sui prezzi, diventando meno competitivo e tenendo inalterato il margine di profitto, oppure mantiene il prezzo della merce, abbassa momentaneamente il suo margine di profitto, ma aumentala competitività rispetto a chi ha aumentato i lprezzo della merce.

Se avete capito, alla fine significa che aumento del costo del lavoro = aumento dei prezzi= aumento dell'inflazione.
La logica capitalista è scaricare sui prezzi  i costi in modo tale da riassorbirli
#1022
errore Baylham
Il numero di ore lavorate totale non cambia a parità di richieste dei consumatori(la domanda di mercato).
E adatto che il costo del lavoro non incide sulle tasche dei consumatori, se non aumentano i prezzi finali,quest'ultimi ne sono indifferenti.

L'aumento del turnover, il numero di persone e non la richiesta del numero di ore da lavorare(in quanto è legato direttamente alle richieste della domanda del mercato) cambierà per la diminuzione totale della possiiblità di essere precari, quindi ad es. se la persona A poteva essere precario in totale per cinque anni, ora lo potrà essere per quattro, dopo di che l'azienda assume B un altro precario.i
Il vero e reale  problema economico è la quantità totale di ore lavorate ,di stabili e precari.Il precario diventerà stabile quando uno stabile andrà in pensione o si licenzia.Anzi nemmeno così come la realtà insegna.Le imprese commerciali abbassano il numero di lavoratori totale e quindi la quantità totale di ore lavorate investendo in sistemi automatici, sostituendo quindi il lavoro umano, laddove la tecnologia lo consenta e se gli conviene il costo di sostituzione.Quindi in realtà non c'è il pareggio ;
1 stabile in uscita=1 precario che stabilizza il contratto in indeterminato, bensì a scopo di esempio 3 stabili in uscita = 1 precario che diventa stabile.Il problema quindi è il turnover totale,cioè l'occupazione totale e la percentuale della disoccupazione.

La dimostrazione della competitività nello scenario a basso tasso di PIL è il numero di stock di prodotti in promozione commerciali sull'intero settore economico

E coma altrove scrissi questa è la  perversa economia fondata sul debito e sulla disoccupazione.

Forse non hai capito Baylham, non sto difendendo nessuno. La smettano tutti quanti di fare sceneggiate per nulla.
Uno fa credere che vi sia più dignità, l'altro risponde con più disoccupazione.Questa è politica da due soldi.

Una ricetta possible è la ricetta dei paladini del liberismo economico ,gli USA che sono dei falsi. Infatti mettono i dazi, loro che a parole vorrebbero il libero mercato.
La  loro ricetta  fondamentale è che se si vuole vendere i prodotti sul suol statunitense bisogna produrre sul suolo statunitense
Vuol dire utilizzare le risorse produttive degli Usa a partire dal lavoro.

Ma ci vuole coraggio.........noi più che farse.
#1023
Il boiardo dell'INPS, che Donquixote ha specificato non è un termine spregiativo, dell'INPS è l ostesso che dice che i migranti mantengono le pensioni degli italiani.
Persino con un mio conoscente di Lotta Comunista, che ritiene di avere la verità in tasca, ho avuto a che dire.

Perchè il boiardo o la dice tutta l'argomentazione ho è fallace il suo ragionamento volutamente proiettato sull'effetto, mai sulle cause.
Lui , il boiardo, deve spiegare cosa è il sistema retributivo e contributivo e dove vanno a finire i contributi che i lavoratori dipendenti che pagano e mantengono quel  baraccone chiamato INPS compreso l'alto stipendio del boiardo.
Non esiste che se si contratta con una assicurazione un premio ad esempio mensile, la parte contraente mi dica che il mio denaro non c'è più e sono mantenuto da nuovi premi contratti da nuovi assicurati.Stravinco la causa e l'assicurazione privata lo sa.

Il boiardo mi dica dove sono finiti i soldi.Se fossimo una  cittadinanza corretta avremmo fatto due class action alla barba di PD e sindacati reggicode, uno sull'INPS e l'altro sulla Legge Fornero, ma ci aggiungere  il job acts che ha parti anticostituzionali..
Adatto che il sottoscritto non guarda i colori politici e partitici, ma le persone se sono corrette e competenti spiego il ragionamento sul decreto dignità

Il numero di lavoratori nelle aziende private, ma penso anche nel sistema pubblico ,o è contrattato con i sindacati dei lavoratori o è unilaterale da parte del datore di lavoro.
Il numero è dato dai "carichi di lavoro". I carichi di lavoro possono essere il numero di pratiche, il numero di pezzi prodotti, il numero di clienti che entrano in un azienda commerciale.
Nei sistemi industriali sono standardizzati nelle distinte base, degli  standard operativi.
Ad esempio arrivano ordini per 10 automobili.Sanno già quanto tempo di lavoro occorre, sanno già quanti e quali materie prime, semilavorati, componenti entrano nel prodotto finito.

Ora se non cambiano il numero di ordini ricevuti, il numero di clienti che entrano in un supermercato, il costo del lavoro, vale a dire uno dei componenti dei fattori produttivi, non influisce per nulla sul numero di occupati.
Il numero degli occupati è solo dipendente dal numero di ordini ricevuti, quindi è il consumatore che decide acquistando le merci di una tale marca quanto lavoro ci voglia per riprodurre quel prodotto.

L'aumento del costo del lavoro incide semmai sui margini del profitto .Perchè se il prezzo finale di un prodotto  era 100 in cui il costo del lavoro era 10 e il profitto pure 10, quell'mprenditore se mantiene il prezzo uguale e ora il costo del lavoro è cresciuto dello 0,5 di conseguenza il profitto scende di 0.5.,Semmai il problema è l'innalzamento della competitività.
Perchè l'imprenditore fra le due opzioni, aumentare il prezzo finale pari al costo, 0,5 e quindi il consumatore acquisterà ora lo stesso prodotto non più 100 ma 100,5, e mantenere il prezzo finale a 100, non diminuendo il numero di prodotti finali sul mercato da parte dei consumatori(la domanda) il consumatore sarà orientato a pari qualità a scegliere il prodotto che costa meno. Quindi venderà di più l'imprenditore che ha scelto di non aumentare i prezzi, e perdendo inizialmente 0,5 di profitto, e le maggiori vendite , porteranno più ricavi , più fatturato, quindi riguadagna il profitto e può mettere in crisi il competitor che ha fatto scelte iniziali di mantenere il profitto inalterato, scaricando i maggiori costi sui prezzi.

E ora passiamo al numero dei contratti dei precari. Non c' è niente di dignità o meno ,è solo economia.
Prima di tutto il numero di contratti precari è correlato ad un certo numero di contratti "stabili".
Perchè ogni precario che entra in azienda è un costo di formazione, non ha le stesse conoscenze e produttività di colui che è esperto.Quindi le aziende devono stare attente a modulare i numeri ed è in funzione, come dice i ll decreto, dei picchi della domanda, delle richieste del mercato, per coprire le ferie dei contratti stabili, per stagionalità di produzioni(Natale, Pasqua, ecc.)
Il numero medio  totale(ci sono indici economici destagionalizzati) degli occupati anche quì non cambia.
Accade che con questo decreto diminuisce il numero delle proroghe.Succede semplicemente che vi saranno più assunzioni e più dimissioni, aumenta il turnover dei precari. E BASTA! Cosa c'entra la dignità in tutto questo?

Se avete capito, se mi sono fatto comprendere. Il boiardo delle'INPS e la Ragioneria di Stato, il ministro del lavoro, la confindustria, stanno inventando un cinema dove il risultato è...niente, non è cambiato assolutamente nulla sul piano economico se non che aumentano il numero dei contratti totali dei precari e il turnover di quest'ultimi ,essendo accorciati i numeri di proroghe.
#1024
Citazione di: baylham il 19 Luglio 2018, 15:15:18 PM
Il cosiddetto decreto dignità voluto dal ministro agisce, in modo oltretutto incoerente, in un orizzonte economico capitalistico, non c'è alcun orizzonte rivoluzionario nella testa di Di Maio e dei grillini.

In questo orizzonte, che Boeri conosce tecnicamente molto più di Di Maio, gli effetti del decreto sono quelli facilmente prevedibili: un aumento relativo dei costi del lavoro diminuisce la quantità della domanda di lavoro. Si trova in qualunque manuale di economia.
Costo del lavoro che è basso in Italia rispetto ad altri paesi sviluppati ma sempre alto rispetto ai concorrenti polacchi, cinesi o indiani. L'orizzonte capitalistico non è nazionale ma internazionale.

Apprezzo molto Boeri per la giustamente rivendicata indipendenza della tecnica dalla politica.
visto che siete d'accordo, provate a dimostrare da un manuale di economia che l'innalzamento del costo contributivo dello 0,5%
e con i contratti diciamo di precariato che diminuiscono la prorogabilità complessiva di 1 anno,  comporterà una contrazione del numero di occupati  con la domanda e offerta dei prodotti costante e poi chiedete con quale algoritmo la ragioneria di Stato insieme al boiardo dell'INPS sostengono la tesi numerica di 8.000 disoccupati.

Attendo con ansia di essere erudito.............
#1025
Uno dice che è dignità.se veramente credesse in quello che dice dovrebbe cambiare totalmente la legge del job act dei filo capitalisti del PD

La confindustria piange sempre.Non so perchè ma mi ricorda una vecchia canzone di Jannacci::
 E sempre allegri bisogna stare
che il nostro piangere fa male al re
fa male al ricco e al cardinale
diventan tristi se noi piangiam,

Il boiardo di Stato ,che da un anno a questa parte se ne esce con esternazioni che sono più politiche(dimostrando da che parte sta) che economiche, avalla la ragioneria di Stato nel commentario alla legge dichiarando 8.000 disoccupati

Ognuno dice ciò che gli conviene , mai una seria argomentazione
#1026
ciao Eutidemo.

sono scempiaggini come le argomentazioni addotte dal boiardo all'INPS.

1) non c'entra nulla la dignità del lavoratore, semplicemente sarà molto probabile che da precario passi allo stato di disoccupazione, in quanto assumeranno ,alla bisogna, altri lavoratori precarizzati, e così via.E' semplicemente abbreviato un percorso del precariato.
Cosa c'entra degno  o indegno?
2) la confindustria sempre più rappresenta i parassitismi industriali che vogliono prebende dallo Stato

In tutto questo non c'è nulla di argomentazioni serie economiche ed è tutto politica di scambio.

La crescita dello 0,5% sui contributi, ammesso che sia un'azienda che non abbia chiesto qualche stato di crisi e non paghi assolutamente nulla, in termini di costo del lavoro è una scempiaggine.Mai come in questi anni il costo del lavoro è basso.

la crescita di un costo ,in questo caso del lavoro, non incide sui livelli occupazionali, può incidere sul margine di profitto dell'unità del prodotta, o sulla competitività, ma non sulla domanda ed offerta delle merci.

Se il mercato mi richiede 100 auto da produrre, non è che aumentando dello 0,5% il costo del lavoro, domani il mercato chiederà meno
auto.Semmai per produrre 100 auto i costi sono aumentati e si riflettono sull'aumento dei prezzi al dettaglio  e finali, oppure a prezzo costante  diminuisce il margine di contribuzione del profitto per unità prodotto pari a quel aumento di costo(mantenendo uguali tutti gli altri costi dei mezzi di produzione)
#1027
ciao Donquixote.
forse sono un diverso e difficilmente inquadrabile dentro i luoghi comuni, ma quando ho opinioni diversi di persone che stimo come te,per quello che scrivi e hai scritto da anni nel forum, sono stimolato ancor più all'ascolto, alla riflessione.
Amo entrare in crisi.Molti cercano certezze consolatorie, A me piace navigare e naufragare per di nuovo andare se ben ricordi " con una lampara in mano per il periglio del grande mare".

Nietzsche se non è "classificato" (termine che non piacerebbe a Nietzsche...) come letterato, ma come pensatore, filosofo, significa che
nonostante la sua forma scritta, vi è rivelata una continuità, un percorso di senso
Quando studio un autore, lo circumnavigo per capire perchè ha scritto quello che ha scritto. Noi leggiamo, studiamo l'effetto di un essere di una persona, spesso il mio viaggio non è accontentarmi  del fiume delle sue parole, cerco la sorgente

Così ho letto che fu influito dal pensiero di Emerson, amico di Thoreau, questo circa diciottenne.
E' un trascendentalismo naturale che i due pensatori man mano perderanno scegliendo un immanentismo molto naturale.
Questo c'è nel pensiero di Nietzsche.

Ho cominciato a studiare,(perchè quando leggo un libro, un testo  prendo appunti )
Sono arrivato a quando Zarathustra scende dalla montagna e arringa la folla.

Il livello letterario è notevole.
Se dovessi dare la misura solo per quel poco che ho letto, Nietzsche ha capito l'essenza del cristianesimo che si è perso.
Lo ha depurato dalle  escatologie dandone una funzione terrena.
Quando ad ogni incipit c'è " io amo.....colui la cui anima........." e finisce in un " tramonto", l'essenza della sua argomentazione
è a mia interpretazione: "ama la vita e dai una gocce greve di verità fino al tramonto", alludendo al ponte fra la bestia-l'uomo mondano- e infine il superuomo di cui Zarathustra è messaggero.

Tanto per capirci è contrario a quella interpretazione che è passata in molti persone comuni secondo cui il cristianesimo deve mortificare la propria esistenza per poter esaltare il "sovraterreno" di un Paradiso nell'al di là.
Adatto che sono del tutto contrario anch'io a questo "viatico" cristiano (mai asserito nei Vangeli e del tutto interpretato e inventato), sono d'accordo, almeno per ora con Nietzsche/Zarathustra.
La vita va vissuta per dare al tramonto della propria esistenza una goccia di verità dentro il proprio cammino .
E' altrettanto chiaro, già in questi primi passi, che è contrario ai luoghi comuni della cultura umana .
#1028
Citazione di: bobmax il 18 Luglio 2018, 10:48:10 AM
La razionalità è un sistema, e come ogni sistema essa non può accedere ai propri fondamenti.
La scissione soggetto/oggetto è un fondamento della razionalità, e non è perciò indagabile dalla stessa razionalità.

L'approccio dovrebbe essere quindi a mio parere diverso. Occorre cioè provare a muoversi fino al limite della comprensione razionale, per percepirne la intrinseche contraddizioni. Giunti al limite, la razionalità subisce uno smacco che la paralizza. Ma quel "nulla" che ci troviamo davanti può scuoterci nel profondo.

Una possibile strada, per giungere al limite, è quella di riflettere sul nostro libero arbitrio. La sua impossibilità, non solo logica ma pure etica, può farci percepire, attraverso il nostro stesso annichilimento, ciò che razionalmente sarebbe impossibile.
Questa scissione soggetto/oggetto  avviene con la modernità. ma per chi  come ad es.  Hegel non accetta la scientificità del metodo sperimentale alla filosofia, utilizza nel suo caso, la dialettica;perchè è comunque il concetto razionale che integra la percezione sensoriale  e certamente non viceversa
Significa che l'operazione di sintesi di quella che Hegel chiama coscienza, è il processo di relazionare il concreto del mondo fisco e naturale all'interno del concetto razionale della ragione. 
I procedimenti diventano contraddittori quando la ragione è solo astrazione e quando il mondo reale è solo concreto, quello che Hegel chiama in fenomenologia dello spirito "la cosa in sè e per sè" e quindi non è ancora relazionata nel processo di sintesi del concetto dell'agente conoscitivo, la coscienza umana ,secondo Hegel.
#1029
Per  la stessa ragione che esiste una storia passata e plausibilmente un futuro.La nostra mente non lavora solo sul presente e questo ha permesso di studiare i fenomeni, eventi fisici e naturali e formalizzarli in leggi predittive spazio/temporali.
Queste leggi scientifiche sono già "cristallizzazione" di un dinamica vettoriale.

il problema si porrebbe se "sparisse tutta l'umanità".perchè è da quì che la memoria non personale ma storica collettiva dell'intera umanità depositata nella comune narrazione che segna un passato, un presente ,un futuro.ci indica che l esingole nascite e morti sono comunque dentro una più grande narrazione.
In quanto finita l'umanità, finirebbe la realtà.
#1030
ciao Donquoxote,
probabilmente mi ha i convinto a leggermi "Così parlò Zarathustra".
Il motivo per cui non ho mai approfondito Nietzsche è  che prima bisogna aver chiaro cosa abbiano veramente scritto Platone ed Aristotele, il che significa studiarsi  i testi tradotti almeno di Giovanni Reale, in quanto per esperienza bisogna stare attenti alle miriade di stupidaggini interpretative anche di filosofi attuali e meno. Poichè tutti miglior filosofi e pensatori  dal Novecento ad oggi per avere una  almeno decente critica sul modo di vivere contemporaneo si rifanno al pensiero classico. perchè è da lì, insieme al cristianesimo che viene proiettato il moderno attuale. Quindi pensatori come Nietzsche,e Heidegger hanno necessità di conoscenze altre.
Nietzsche richiederebbe ,per la sua complessità, uno studio filologico(come lo era lui).
Non so ,ad esempio, quanto e cosa conoscesse dell'antichità. Schurè da te citato  lo conosco e ha capito la strada, ha capito che veniamo da un' unica e originaria spiritualità/religione.

Per cui non posso, almeno per ora , dare una disamina su Nietzsche relativo al testo citato.

Per quanto riguarda il cristianesimo. Capisco cosa intendi dire.Ma bisogna essere forti contro i forti e deboli con i deboli e non come vigliaccamente è al contrario direi da sempre.ma bisognerebbe dirimere l'ambiguità quì dei termini forte e debole.
Se intendiamo il debole nella modernità, ma non solo, come colui che ambiguamente ha utilizzato  i dispositivi culturali per  raggiungere i luoghi del potere,senza merito, qualità e capacità e da lì utilizza il potere contro i deboli pronandosi sempre vigliaccamente a coloro che gerarchicamente ne sono superiori,arrivati con le stesse logiche culturali, di falsi meriti, di ipocrisie morali, spacciando retoriche, allora sì sono d'accordo.

Perchè il cristianesimo insegna misericordia e pietas  per condizione fisica, materiale .
Sono le beatitudini dello stesso Gesù ad essere dichiarati:  i poveri di spirito,  i miti, i misericordiosi, gli afflitti, gli operator idi pace, i perseguitati.

La differenza per me sostanziale fra il dio veterotestamentario ebreo, a cui non credo, perchè non è D-o(all'ebraica) e la buona novella di Gesù, è che il primo vige nella regola del taglione, dell'occhio per occhio e dispensa potere e ricchezza dichiarando quell'ambiguità che ancora vige fra il cristianesimo che se una persona nasce forte e ricca "è perchè lo ha voluto Dio", così come se nasce povera e disgraziata..

La dignità è per me fondamento ,prima ancora che comportamento per cui si può perdere o accrescere.
Tutti  i viventi, in quanto venuti al mondo devono iniziare con gli stessi diritti "divini".Tant'è che questo principio sarà trasposto nei 
fondativi dei diritti civili e laici e anche grazie al cristianesimo.In quanto tale tutti hanno diritto ad una vita degna. Se poi il comportamento, le opere, delle singole persone è degna o indegna, questo è libero arbitrio.

La parabola dei talenti è apparentemente ambigua. Noi nasciamo, a mio parere, con la stessa dignità, sani o portatori di handicap, ricchi o poveri. Ognuno ha un suo talento e non deve sprecarlo, non deve "piangersi addosso" perchè dovrà renderlo a Dio.
Qualche santo e mistico, nella cristianità, ebbe a dire che aveva timore, visto che aveva  avuto molti talenti da Dio, di doverli rendere, di dover dare quei significati della propria esistenza, nei comportamenti e opere alla fine della propria esistenza.
#1031
Citazione di: Carlo Pierini il 17 Luglio 2018, 02:34:25 AM
Citazione di: paul11 il 16 Luglio 2018, 23:21:30 PMCARLO Secondo me, tu fai lo stesso errore dei preti: scambi dei racconti mitici per racconti storici. Magari credi anche tu che Cristo sia un personaggio storico capace di moltiplicare pani e pesci, di resuscitare i morti e poi di morire, risorgere e di salire al cielo senza tuta spaziale? ...Che Mosè abbia aperto fisicamente le acque del Mar Rosso, che Elia sia stato rapito in cielo dagli extraterrestri, ecc.? ...Che Atlantide sia una storia vera? Non ti seguo su questo terreno. Le esperienze visionarie che ho vissuto io si intrecciano profondamente con molte delle mitologie di tutto il pianeta, ma non hanno nulla a che vedere con razze superiori, ma solo con "spiriti" superiori che "confinano" con le profondità di noi stessi. Non riesco a capire come una persona intelligente e perspicace come te possa credere alla storia delle razze superiori, senza alcuna prova oggettiva, ma solo sulla base di antichi racconti in bilico tra mito e storia. Leggiti qualche trattato di storia comparata dei simboli mitico-religiosi e comincerai a capire che molti dei "luoghi" e dei "personaggi" da te citati come reali, sono in realtà dei simboli tipici, anzi, ...archetipici riconoscibilissimiche magari "hanno preso in prestito" dei luoghi e dei fatti reali per esprimere il loro contenuto simbolico. ...Ah, adesso ho capito perché non sei d'accordo con la seconda citazione di Evola che ho riportato sopra! :)
ciao carlo P.

ho passato anni a comparare testi antichi con reperti archeologici, scritti in sumero-accadico, egiziano, vedico, ecc.

Se tu credi, come troppa gente condizionata dal nostro sistema culturale che crede ad una evoluzione progressiva scambiando la tecnologia per cultura e spacciandosi come superiori rispetto agli antichi non farai che l'eco di ciò che molti hanno interpretato della cultura antica.
Eppure ci sono autori come Erodoto che andrebbero letti attentamente, e non prendere ciò che è funzionale alla nostra cultura.
senza un'apertura mentale è impraticabile il processo analisi letterale-esegesi- ermeneutica comparativa con altri testi storici e reperti storico-archeologici.

Se tu pensi, come appunto la moltitudine di autori moderni, che gli antichi andassero al bar a raccontarsi favole per perdere il loro tempo  si sbaglia di grosso.
Non avevano il li linguaggio logico argomentativo sillogistico .
I testi antichi sono scienza antica tramandata. basta vedersi l'"enciclopedia", l'intero corpus  dei testi vedici.

Potrei stupirti con studi comparativi dove si dimostra che tutto  il sistema anglosassone di misura viene dalla cultura vedico indiana.
Che conoscevano talmente bene l'astronomia (Tolomeo fa ridere) da avere cartografie antiche impressionanti, da aver collegato  i cicli astronomici delle precessioni(del mutamento degli assi di rotazione che costituiscono le stagioni) erano comparati con i cicli storici degli yuga umani.
Che i numeri dati da un certo Yahweh a Noè per la costruzione dell'Arca e Mosè per la costruzione prima dell'arca dell'alleanza e poi saranno date le misure per costruire il tempio di Gerusalemme, hanno significati di orientamento astronomico planetario.
Che un perdi tempo come Isaac Newton, il celeberrimo fisico matematico compì degli studi sulle misure del Tempio, che oggi appartengono all'Università di Gerusalemme.

Un famigerato Hitler creò davvero un reich apposito: era un perdi tempo anche lui

Rifletti e documentati. potrebbe aiutarti nella tua ricerca. Vai oltre al simbolo...........
#1032
ciao Donquixote
premetto che non ho una lettura organica di Nietzsche per avere bene a fuoco il suo pensiero e quindi avere a mia volta una critica puntuale.
Ho l'impressione che l'unica regola a cui l'uomo dovrebbe attenersi è quella di natura.
Ora, se il dominio naturale  per lui  dovrebbe essere armonico a quello universale e a quello corrispondentemente umano allora sì, siamo nel periodo antico.
Ma vedo delle contraddizioni nei suo modi e in alcune argomentazioni.
Si tratta di capire se il suo linguaggio corrosivo è contestativo  è verso le figure moderne o lo è anche con il pensiero platonico-socratico e del cristianesimo.
Non penso che il suo credo fosse "ama il prossimo tuo come te stesso".
La differenza fra ciò che penso e ciò che nella mia ignoranza so di Nietzsche è che ogni persona al mondo è di pari dignità, forte o debole che sia. Semmai ha ragione nel dire che esiste una gerarchia naturale, ma non per soppraffare.
Nel mio modo di vedere il mondo chi ha più talento deve metterlo al servizio di chi meno ne ha, così anche le cose materiali.
Non siamo uguali è vero, ma siamo tutti dentro un destino.

Ciò che ammiro nel suo pensiero è la coerenza interna. E' un pensiero forte che non utilizza vigliaccherie argomentative per plagiare le persone,, è chiaro ,trasparente.

Insomma, se è vero che le sue parole sono  poetica cruda e scendono nell'abisso dell'animo umano per esigere verità non consolatorie, per spingere l'uomo a cercare la propria autenticità,non so se vi sia nel suo pensiero un 'idea di socialità o è tutto individualizzazione.
 Nietzsche è sicuramente il più radicale dei filosofi, ma lo trovo contraddittorio e in quanto tale ancor più vero e tragico perchè non lo finge, lo vive perchè ci crede davvero. 
E' un uomo solo............e forse solo un uomo
#1033
ciao Carlo P.
I testi originali, Carlo, i testi originali LETTERALI, non quello che hanno interposto, interpretato anche in buona fede, miriadi di personalità.Non dico che tutti sbagliano per carità, ma dipende dalla loro "educazione" condizionata, dalle loro forme rappresentative .La modernità ha reinterpretato testi già reinterpretati.
Molti tuoi autori sono di fama, ma ognuno ha una sua visione e per arrivare all'origine cogli tu il testo originale non farti dire da loro cosa e come hanno interpretato.
Crediamo davvero che gli antichi comunicassero fra loro per simboli? I simboli colpivano il segno per arrivare al significato ed era sempre reale,Alcuni dei nostri ascendenti antichi avevano una mente che noi ci sogniamo più di avere, non si capirebbe allora il livello di saggezza, di contemplazione, di meditazione che avrebbero raggiunto.
Se noi crediamo che siano "balle" abbiamo già predisposto la nostra mente ad altre forme di rappresentazione.

Sono quarant'anni circa che studio  anche testi antichi, repertati in musei spesso britannici, perchè gli inglesi hanno rubato di tutto in India , Mesopotamia, Medio Oriente, come Napoleone fece in Italia.Alcune cose negli ultimi anni "si stanno muovendo" fuori dal mainstream cultural- storico- lineare- progressive che ha invaso le scienze umane da un secolo e più a questa parte.

E' vero che i simboli appartengono trasversalmente a tutte le culture.
A mia volta consiglio un testo "Il mulino di Amleto" di Santillana, perchè arriva vicino a capire parecchie cose,
quindi sì sono d'accordo che molte simbologie sono comuni, perchè il genere umano è unico e veniamo da un primo originario luogo.


E' solo per confrontare le diverse esperienze non per sfida o chissà cosa:
1)o l'archetipo ha una spiegazione ontologica o non dice nulla.
Se Jung scopre l'archetipo dai suoi pazienti e si meraviglia del fatto che non appartengono alla loro esperienza vissuta, e lo ritrova in più pazienti e sempre al di fuori della loro esperienza, è qualcosa che è trasmesso, non si sa come o perchè ma "è".
A mio parere è connaturato nel genere umano ed è legato alla nostra origine.

Studiati la bibbia sumerica e saprai chi erano gli anunnaki presenti anche nella scrittura ebraica. Il serpente era lo scienziato che
aiutò a ibridare quel 1% di una razza superiore con il 99 % di un pitecantropo, fu colui che aiutò " a prendere la costola di un Adam per creare Eva", se non si capisce che questa è scienza genetica?

Le razze superiori esistevano eccome e Yahweh era uno  Elohim. Furono presumibilmente tre razze superiori che si fecero guerra schiavizzando e usando gli uomini fino all'avvento di Gesù.
Il mahabharata ,scritto vedico, è l'epopea di scontri avvenuti realmente e Platone parla con i sacerdoti egizi dell'antica Atlantide.

Una di queste "razze" gli antichi li chiamano iperborei, ed erano gli Ari(la razza ariana) ne parla anche Erodoto;  Orfeo che divenne un mito, visse e aveva poteri prodigiosi, era un guaritore.Venivano dal Nord del Caucaso(razza caucasica bianca)scesero nella penisola anatolica portarono lo zoroastrismo in Persia e altri si stanziarono a Nord-ovest dell'India.

Gli archeologi utilizzano da sempre non le interpretazioni di libri moderni, ma scritti antichi, testi sacri, storici come Erodoto.
E se trovano quello che hanno trovato è grazie ai testi che sono veri, non balle.
Mentre l'origine degli ebrei è in Siria, la lingua aramaica viene da quì , perchè l'Eden era alle sorgenti del Tigri ed Eufrate e altri due fiumi( i quattro fiumi descritti in Genesi),non alla foce in Iraq ,come si pensa.


Platone fa dire a Socrate che credeva nella reminiscenza, in quanto credeva nella trasmigrazione delle anime, erano memorie di precedenti vite: la metempsicosi o reincarnazione.
Gli antichi greci avevano due sistemi, un Pantheon degli dei, una cosmogonia, ma la parte "spirituale" non era legata agli dei.
Quindi quando ti ho parlato di archetipo come reminiscenza o è perchè abbiamo reincarnazioni(non tutti) o comunque è legato allo spirito/anima a sua volta collegato al corpo fisico.


Ritornando alla discussione sulla volontà di potenza , sulla natura umana e sulla natura morale.
Se ciò che so degli antichi è almeno vicino al vero, i più potenti uomini del passato non furono coloro che avevano il potere della forza, ma il potere delle tecniche anche spirituali; quando ci arriva da tramandazioni che essere attaccati alla terra si perde la forza, c'è qualcosa di vero "fisicamente",sapevano manipolare le energie anche vitali, gli yogi di alte scuole sono ancora oggi dimostrazioni viventi.L'armonia psico-fisica sta dentro un ordine naturale.

Tornando alla discussione.
Se la prole nasce da una copula fisica-spirituale(un contatto non solo fisco) e non da un assassinio, probabilmente è un segno o no di una premessa per gli "animali" umani che lo stare bene -orgasmo, cambio di circolazione "è bene"?C' è un piacere intimo legato a ciò che si ritiene bene già nel sesso . Freud e alcuni discepoli come W.Reich ci hanno scritto trattati.
C'è qualcosa di innato quindi e appartenente alla sfera intuitiva della coscenza che spinge "la volontà di potenza" verso una direzione "naturale".
#1034
ciao Carlo P,
vediamo se riusciamo a capirci...........
1) E' vero che ritrovamenti dell uomo di Neanderthal, mi pare in Medio oriente, dimostrano che tendevano alla sepoltura dei morti.
Ma francamente non so se avesse un significato spirituale, in quanto altre culture hanno avuto altre forme di "gestione" dei morti.
2) La Bibbia,ebraica,  Bereschit(Gesesi) e la Tenach, I testi vedici, dimostrano che prima c'è una cosmogonia, solo più tardi appaiono le spiritualità.Con le formulazioni spirituali e le codificazioni religiose che raccolgono cosmogonie e storia nel linguaggio del mito, che già oralmente erano simbolico, ma per due buoni motivi:a) affinchè si memorizzasse meglio;b) affinchè colpisse il segno e il senso con il simbolo, in quanto la morale è interna alla narrazione ed è quì che compaiono  il "bene" e il "male".
3)Intendo dire che l'archetipo è al di là del vissuto esperienziale personale, nasciamo già con gli archetipi.
Se proprio dovessi utilizzare il linguaggio psicologico, l'inconscio profondo personale è collegato all'inconscio collettivo storico.Metaforicamente, Se ognuno di noi fosse un libro narrato l'archetipo è nella biblioteca di tutti  i vissuti, ma devono far capo all'origine unica.ecco perchè ho scritto "primi" genitori, inteso allegoricamente come trasmissione di un DNA simbolico la cui significazione è nell'origine dell'uomo.
Sono abbastanza d'accordo sulla  prima citazione di Evola, non sulla seconda.
Prima c'è stata una storia molto lontana nel tempo, poi c'è stato un racconto orale che ha già trasposto personaggi e storia.

Il caduceo, per fare un esempio, non è un simbolo archetipo, il serpente era colui che diede conoscenza ad Adamo, ed era di una razza superiore all'uomo.I naga vedici erano uomini-serpente.Il colubro di Esculapio sarà il simbolo dei medici.
La sfida di Mosè e Aronne con Ianne e Iambre dove trasformavano il bastone in serpente fu una sfida fra conoscenze.

In sintesi ,ritengo che antichissime conoscenze trasmesseci da razze superiori a pochi e scelti , passando velocemente all'ermetismo e all'esoterico come segreti,erano realmente molto potenti e ormai perse ...o chissà

La tesi che gli antichi fossero pieni di simboli, non rispecchia il loro modo di vivere.
C'era una enorme differenza fra il popolano, il saggio ed erudito e ancor di più i "maestri" di conoscenze antiche.
Non si spiega chi e come avesse saputo in Cina la maestria delle energie che passano nel corpo umano  e a noi oggi  è arrivato molto meno di quello che fu trasmesso.Non si spiegano maestrie nell'architettura senza avere conoscenze da "ingegneria civile".
Non si spiega la balordaggine di Tolomeo, quando da millenni si sapeva che la Terra fosse rotonda e girasse attorno al sole.
Non si spiegano antichissime miniere appena sopra il Sud Africa agli albori della civiltà egizia.
Non si spigano la trigonometria conosciuta dai Sumeri e la perfezione degli Yuga descritti dai testi vedici.
L'Eden di Genesi c'era realmente non simbolicamente ed era tutt'altro da quello raccontatoci dai testi sacri.

Jung ha la mentalità dello scienziato moderno ed è lì che sbaglia.

Se si leggessero attentamente i testi enochiani si saprebbero di tecniche fatte conoscere all'uomo decaduto, e quegli "angeli caduti" furono sanzionati dai loro capi,  anche per essersi invaghiti delle femmine umane.

Adatto che questi testi fuoriescono anche dal canone ebraico e sono bollati come apocrifi, la nostra storia decise come di troppe cose di obliarle, dimenticarle come un reparto "non classificato"
#1035
Citazione di: Carlo Pierini il 16 Luglio 2018, 11:20:02 AM

CARLO
Gli istinti "atavici" sono strettamente legati al patrimonio genetico (DNA), e il DNA umano coincide al 99% con quello degli scimpanzé. Mentre il fenomeno religioso-culturale si origina (circa 150-200 mila anni fa) e si evolve in un arco temporale di completa stabilità del nostro patrimonio genetico. Ergo, è molto più ragionevole pensare che la religiosità sia un fenomeno riguardante l'evoluzione della mente umana, non l'evoluzione del patrimonio genetico. Ma i dogmi materialisti, così come i dogmi di tutti i preti (religiosi o scientisti che siano), sono duri a morire: hanno stabilito che la mente è il cervello e non sentono altre ragioni.
Con la scienza, caro, Phil, la superstizione non è stata vinta, ma ha solo cambiato nome. Oggi si chiama materialismo.

"Come tempo fa era presupposto evidente che tutto ciò che esiste fosse nato dalla volontà creatrice di un Dio spirituale, così il diciannovesimo secolo scoperse la verità, altrettanto evidente, che tutto proviene da cause materiali. Oggi non è più la forza dello spirito che si crea un corpo, ma al contrario la materia che trae dal proprio chimismo un'anima. Un tale capovolgimento farebbe ridere se non ci trovassimo al cospetto di una delle grandi verità dello spirito del tempo. [...] Lo spirito dev'essere pensato come un epifenomeno della materia, anche se non si parla più di "spirito" ma di "psiche", non di "materia, ma di "cervello", di "ormoni", di istinti o di impulsi. L'attribuire all'anima una propria sostanza sarebbe contrario allo spirito del tempo e quindi una eresia. [...]
La coscienza comune non ha ancora scoperto che è non meno presuntuoso e fantastico credere con assoluta certezza che le cellule cerebrali generino pensieri, che la materia produca psiche, che le scimmie generino uomini, e che tutte queste cose non possano essere diversamente".    [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pg.367]

ciao Carlo,
a me risulta un'altra storia.
La comparsa delle spiritualità avviene proprio con il decadimento umano e addirittura il Talmud orale indica proprio il decadimento genetico.
Improvvisamente appaiono  in sequenza  taoismo, confucianesimo, buddismo, cristianesimo, ecc in un lasso temporale per la storia dell'umanità relativamente breve.
La Legge nasce per esigenza di "rispondere " al peccato. Era necessario dare norme comportamentali ad aggregati che dal nomadismo cominciavano a stanziarsi e costruire città.

Credo all'archetipo junghiano,ma più come una"reminiscenza" personale e comune:tutti veniamo da un primo "genitore".
 Non  penso molto credibile invece alla sua teoria di psicanalizzare la storia come simbolo,
ma come esperienza ed eventi storici realmente effettuati e depositati nelle narrazioni comuni storiche dei popoli nel passaggio dalla comunicazione orale a quella scritta.

Mauro (Oxdeadbeaf) pone nel suo ultimo post una problematica che in me nacque verso  i vent'anni di età.
Come mai se l'uomo fosse fondamentalmente "buono" si comporta da ......malvagio? Per quanto mi riguarda non ho una risposta, se non varie ipotesi.Sicuramente c'è un'innatezza n rapporto all'ambiente culturale spazio temporale in cui si vive che condiziona