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Messaggi - Jacopus

#1021
Uno dei più grandi filosofi di tutti i tempi, Spinoza, fece per tutta la vita, il molatore di lenti ed ottenne il record di essere perseguitato sia dagli ebrei che dai cristiani. Solo l'estrema tolleranza del governo olandese del seicento lo salvò dal rogo o dalla lapidazione (ed anche il non firmare i suoi libri).
#1022
Scusa Duc. Ormai ci ho preso gusto e comunque discutere con te è un piacere, visto il tuo garbo, al di là delle diverse idee. Il mio credere è inevitabile, perché ognuno di noi agisce sulla base di pregiudizi, cioè credenze, ma non è una fede, in quanto è sempre possibile metterla in discussione ed è invece una credenza, che proprio alla luce della posizione di reciprocità, deve essere disposta ad accettare credenze diverse, come ad esempio "credere in Dio". Questo atteggiamento dì reciprocità ci porta a quel relativismo che citi in fondo all'intervento. Ma quel relativismo si supera fondando il proprio agire sul riconoscimento reciproco, in grado di trovare piccole verità discutibili lungo il cammino. Se è vero che questa logica non è detto che tutti l'accettino (come fai notare), aprendo la porta a profittatori di vario genere, la tua scelta è comunque quella della sottomissione, dello stato di minorità ad un potere assoluto in grado di annicchilirti in ogni momento. In entrambi i casi c'è un fattore di rischio, poiché la superbia, l'hybris, è dietro l'angolo sia fra i fedeli in Dio che fra i fedeli nell'Uomo. Ed entrambi hanno mietuto molte vittime fra i loro nemici. Ma è proprio per quello che facevo riferimento a logiche di reciprocità. Poiché se si educano le società ad ascoltare le ragioni degli altri, ognuno è vittima o come scrive Hegel ognuno è padrone e servitore allo stesso tempo. Il padrone dei cieli è troppo simile ad un tiranno per piacermi. Preferisco Ulisse che abbandonó Nausica, e preferì tornare fra i mortali, piuttosto che diventare immortale ma legato da un incantesimo senza tempo.
#1023
I filosofi sono tuttavia uomini come noi. Di alcuni si conoscono universalmente alcuni anedotti della vita quotidiana. Fatti che li rendono più umani, comici o tragici. Chi non conosce il pianto di Nietzsche che abbraccia a Torino un cavallo che il vetturino stava frustando? Insomma qui si possono elencare gli anedotti curiosi della vita dei filosofi.
Inizio io con uno particolarmente divertente, raccontato da Galimberti. Sembra che Max Weber fosse di una erudizione mostruosa. Quando viveva ad Heidelberg, vivace città intellettuale, era lo spauracchio di ogni conferenziere. Infatti sia che ci fosse un convegno sulla zanzara anofele o sulla antica civiltà sumera, se fra il pubblico c'era  Max Weber, sarebbe intervenuto e avrebbe fatto fare una figura meschina al conferenziere, mettendo in mostra una cultura enciclopedica che non aveva uguali. Mi immagino questi conferenzieri che si informavano se per caso Weber fosse fra il pubblico e tiravano un sospiro di sollievo nel sapere che era in ferie in Tirolo.
#1024
Forse hai ragione tu, Duc ma il senso della idolatria o della devozionalità scaturisce da un riconoscersi gregge di fronte ad un pastore ed eventualmente tutta una serie di pastori intermedi. Il mio "credere" nell'uomo è un credere (difficilissimo) nella reciproca responsabilità e nel reciproco sentire collettivo. La buona azione non ha quindi più bisogno di un principio metafisico che rischia di diventare una consolazione e un differimento rispetto al possibile raggiungimento di una condizione etica nella vita mondana. E non ha neppure bisogno di un principio metafisico per essere "buoni", perché c'è il rischio di essere puniti nell'aldilà . La condizione etica mondana è premio a sè stessa in una società fondata sul riconoscimento reciproco.
Non è un discorso semplice, che implica, fra l'altro, un processo educativo, di "Bildung", che in realtà è già iniziato da secoli e che coinvolge lo stesso cristianesimo (non è ovviamente farina del mio sacco, ma di una tradizione che parte da Epicuro e giunge ad Hegel, bypassa Marx che pensa di trasferire il paradiso in terra, e arriva a Freud e ad Habermas e Canetti).
#1025
Attualità / Re: Ontologia e disastri umanitari.
21 Aprile 2023, 23:25:43 PM
La naturale saggezza del corpo? In cosa consisterebbe questa naturale saggezza del corpo? Che la natura sia presa come
Metro della Razionalità e della Verità Unica è alquanto buffo. Noi, come tutte le specie viventi siamo un accrocchio funzionante di organi, tessuti, cellule, che hanno fatto tesoro di miliardi di anni di storia evolutiva. Ciò non toglie che vi siano specie che mangiano i propri figli ed altre che si uccidono per difendere il proprio territorio, così come esistono specie per le quali sono
stati osservati tipici comportamenti omosessuali. Quindi l'omosessualità è naturale. Ma, aggiungo, non è questo il punto. La natura non può essere la misura dell'uomo, salvo adottare comportamenti paradossali, come quello di aggredire ogni gruppo sconosciuto, come accade fra i lupi. Oppure quello di dover subire le angherie del soggetto più forte, che ti impedirà di avere relazioni sessuali e che si terrà per sè tutte le femmine del clan.
L'uomo, dopo Kant, mi sembra abbastanza adulto per potersi dare in modo autonomo le proprie leggi. In questo campo poi mi sembra davvero antidiluviano pretendere un supposto rispetto per il corpo. Il rispetto si dà a quello che le persone sentono di essere. Questo rispetto per il corpo, così inteso, mi sembra il parente povero del rispetto per l'anima, che permetteva (fortunatamente qualche secolo fa) di bruciare i corpi al fine di salvare la prima.
#1026
CitazioneAnche il Papa ha il suo scetticismo, ma è credibile e giudicabile - proprio come te e me - solo delle sue proprie azioni.
Quindi, finché c'è vita, uno può cambiare la propria credenza - e quindi il suo stile di vita: l'essere e l'esistere - grazie a quello scetticismo (o dubbi), ma, una volta deceduto, c'è da sperare di non aver sbagliato credenza, perché infine (menomale) la Verità di quale fosse la credenza perfetta e giusta nel pianeta Terra, ci sarà ben presente.
Infatti Duc. Hai colto il nucleo della nostra distanza rispetto al concetto di "credere". Nel tuo caso è un concetto devozionale, rispetto al quale non esiste possibilità di mediazione e di superamento. La verità divina non è suscettibile di "rivoluzioni" e presuppone l'uomo in stato di "permanente minorità". Nel mio, si tratta di credere nell'uomo come soggetto auto-legiferante, in grado di trovare la propria strada in modo autonomo. Sono due concetti del mondo umano molto diversi e rispetto ai quali vi sono ovviamente conseguenze diverse sull' agire umano, inteso in senso storico e non in senso metafisico.
#1027
Presentazione nuovi iscritti / Re: Ciao
20 Aprile 2023, 20:55:38 PM
Ciao Ego, ben ritornato.
#1028
Scusami se insisto, altrettanto gentile Duc, ma l'idolo ha bisogno di un pensiero incondizionato di accettazione. Credere in generale non presuppone questa credenza incondizionata propria della fede. Si può credere in modo dubitativo o dialettico. Si può credere in qualcosa e fondare la propria azione su quella credenza (il che è inevitabile), ma si può lasciare uno spazio di sano scetticismo anche sulle proprie credenze, che ci salvano dal pensiero paranoico della fede e della divisione (in psicoanalisi si direbbe scissione) fra bene e male.
#1029
Duc. Non direi. "Idolo" presuppone terminologicamente, credere in qualcosa di superiore e indiscutibile, perché appartenente ad una sfera sacra. Preferisco credere in principi che possono essere messi in discussione. Se proprio dovessi scegliere un idolo sceglierei il principio dell'illuminismo stabilito da Kant, che è di per sè, il superamento di ogni atteggiamento di sottomissione supina a qualsiasi credenza che non sia sorretta dalla difesa della dignità di ogni soggetto, considerato in condizione di parità e di reciprocità. 
#1030
CitazionePerché costruire il proprio essere, esistere e vivere, sulla realtà personale che Dio non esiste, non è bisogno di credere?!
Personalmente che Dio esista o non esista semplicemente non mi interessa, pertanto non credo di fondare la mia esistenza sulla necessità di non credere in Dio. Mi sembrerebbe anche una esistenza piuttosto arida e rancorosa. Dio in sè non mi interessa. Quello che hanno fatto intere popolazioni nel nome di Dio e come Dio condizioni "storicamente" e "socialmente" la nostra vita, questo mi interessa di più, perchè ha a che fare con i diritti di ognuno di noi. E mi interessa pure la concezione storico-filosofica che si è sviluppata nel corso dei secoli a proposito di Dio, perchè è comunque una concezione che ha modellato la storia umana in modo estremamente profondo. Ma è un interesse del tutto mondano, proprio perchè ritengo Dio una costruzione ideale di una parte dell'umanità, ovvero quella che culturalmente possiamo chiamare ebraico-ellenista.
Altro conto è invece considerare che ognuno di noi creda in qualcosa. Questo è inevitabile.
#1031
CitazioneLa lezione di Panzer Luther infatti non è bastata a questi corruttori della croce.. al cui vertice regna l' anticristo (cosi' per l' impavido Panzer di Germania !) !

E SOLO con il "provvidenziale" Illuminismo si è potuto interrompere lo stato di catalessi dei credenti.. di questa religione RI-velata !
In realtà ritengo che senza Lutero non vi sarebbe stato neppure Kant, per quanto i due propongano "weltaschaungen" molto diverse. Il nesso risiede nella riscoperta da parte del protestantesimo di un rapporto diretto Dio-Fedele, senza bisogno di intermediari, con tutte le conseguenze annesse, ovvero capitalismo e illuminismo.
#1032
Attualità / Re: Ontologia e disastri umanitari.
18 Aprile 2023, 16:12:23 PM
Atomista: prima obiezione, molto banale. Questo discorso sulle risorse limitate si scontra sempre con quello sulle risorse evase, in un paese dove l'evasione fiscale è lo sport preferito da milioni di persone.
Seconda obiezione: una persona che aspira a cambiare sesso, come hai fatto notare, non lo fa per capriccio o per teorie gender strampalate. Lo fa perchè semplicemente la natura è complessa, contradditoria, aperta alle soluzioni intermedie e ambigue. Abbiamo addirittura uno scampolo di coda che ci portiamo appresso per ricordarci che siamo un puzzle vivente di storia biologica. Dentro ognuno di noi, indipendentemente dal sesso, si producono ormoni maschili e femminili secondo percentuali che sono individuali. Il nostro splendido cervello, che ci aiuta in tanti campi, è anche altamente sensibile alle influenze ambientali e ciò interagisce in modo esponenziale con la complessità biologica non indifferente del corpo umano.
Di fronte a questa complessità è intervenuta, per aumentare il nostro benessere, la tecnologia e quindi possiamo asportare chirurgicamente i tumori, usare gli occhiali per continuare a vedere, vaccinarci, al punto che in epoca romana si riteneva vecchio un quarantenne, mentre ora un quarantenne è un quasi-giovane. La stessa tecnologia la possiamo usare per allieviare la sofferenza derivante da chi si sente imprigionato in un corpo che non sente come suo.
Spendere dei soldi in questo modo, del resto, serve a risparmiarne altri, poichè il soggetto in transizione può incorrere in depressione, in ricoveri in Servizi psichiatrici, in atti autolesionistici, fino al suicidio (suicidio che non essendo quantificabile in termini di PIL, evidentemente non va considerato come spesa, giusto?). Ma anche se non si risparmiasse nulla, io penso che sarebbe un atto dovuto, esattamente come prevedere l'interruzione volontaria di gravidanza, o i Servizi psichiatrici o le prigioni. Immagina quando si risparmierebbe ad ammazzare tutti i delinquenti, invece di metterli in prigione. Un detenuto penso che costi almeno sui 150-200 euro al giorno. Pensa quanti soldi risparmiati ad ammazzarli. Ma è questo che vogliamo o vogliamo una "società aperta", dove i diritti sono potenzialmente ampliabili e ripuliti da tossine moralistiche e veramente anacronistiche (a meno che non aspiriamo ad essere inglobati nella mentalità islamica tradizionalista).
#1033
Attualità / Re: Ontologia e disastri umanitari.
17 Aprile 2023, 21:08:39 PM
Lungi da me voler avvelenare il campo. Anzi, gentile Freedom, ti ringrazio per l'assist da fair gentleman piuttosto che da servo della gleba. Il termine disforia di genere è stato aggiunto nella Bibbia dei disturbi psichiatrici, cioè il Dsm5. Ed è stato adottato il termine disforia proprio perché "disturbo" era troppo stigmatizzante ed è rimasto comunque nel Dsm perché la transizione di genere richiede cure, supporto farmacologico e psicologico. Sono però del parere che gran parte della "disforia", ovvero della sofferenza, dipenda dallo "sguardo" della società nei confronti di chi non si sente a proprio agio nel proprio corpo. La necessità di doversi riconoscere in modo imperativo nella sessualità fisiologica è un fattore di sofferenza nel momento in cui diventa uno sguardo giudicante e moralistico, da parte di chi non si riconosce in quella sessualità diciamo "ballerina". Sul termine "disforia" vi è tuttora un dibattito, poiché ci sono anche persone che non si vivono questa divergenza fra sessualità fisica e sessualità identitaria in modo sofferto. Si direbbe a Genova, che se ne battono il belino (in questo caso, in tutti i sensi). Sarò ormai completamente asservito al political correct, ma considero là sessualità come un arte del vivere bene, non necessariamente collegata alla riproduzione. Quindi va bene l'onanismo, il transessualismo, l'omosessualità, il sesso a tre o a quattro, il sadomasochismo: nessun giudizio morale quando si tratta di sesso e neppure nessuna sfiga. L'importante è fare i propri giochi preferiti fra adulti consenzienti. Il resto è moralismo applicato ad una delle attività più interessanti riservate agli esseri umani.
Aggiungo ancora che il passaggio da un sesso ad un altro non è una becera pagliacciata da commedia all'italiana con Lino Banfi e Tomas Milian. Chi si identifica nell'altro sesso, si identifica in tutta una serie di elementi identitari che la biologia e la cultura ha affidato ai due sessi. Ritenere la sessualità reversibile ha pertanto delle conseguenze non indifferenti nella stessa costruzione della società, poiché questa concezione fonda una reale uguaglianza fra i sessi ed è quindi l'archetipo  di ogni successiva uguaglianza. Forse è proprio per questo motivo che viene così contrastata? Lascio a voi la parola, miei egregi interlocutori.
#1034
Attualità / Re: Ontologia e disastri umanitari.
17 Aprile 2023, 19:48:05 PM
A me quello che più preoccupa in questa discussione è la presenza sia in questo forum che nella società reale di persone che si dichiarano di "sinistra" ma considerano la disforia di genere come una "sfiga". A me sembra molto di più una "sfiga" dover vivere in una società dove la stragrande maggioranza di destra e di sinistra vive ancora il corpo come nel medioevo. Di fronte a questa impressionante omologazione, per cui il desiderio di cambiare sesso viene "disciplinato" moralisticamente, mi sento davvero fuori posto. Sono troppo avanti o troppo indietro. Esistono persone che la pensano come me e Niko?
#1035
Attualità / Re: Ontologia e disastri umanitari.
17 Aprile 2023, 08:21:09 AM
Prospettiva biologica: le sessualità maschile e femminile si muovono in una linea di continue sfumature, poiché ognuno di noi è maschio/femmina secondo proporzioni diverse che provengono dalla produzione di ormoni specifici. Se nel corpo del maschio si producesse solo testosterone e in quello della femmina solo estrogeni, sarebbe una prova per una divisione più netta. Invece ciò non accade. Per non parlare delle pressioni culturali e ambientali che modellano il sesso desiderato, che può essere diverso da quello fisico. Esempio: se una madre perversa veste un figlio maschio come una femmina fin dalla più tenera età e questo figlio maschio non ha modelli maschili su cui identificarsi, sarà ovvio che avrà difficoltà a considerarsi maschio. Quindi come al solito, anche in questa materia convivono ragioni organiche e culturali per ammettere che maschile/femminile non sono due categorie così distinte.
Prospettiva etica: che una persona si consideri femmina in un corpo maschile o viceversa, non intacca minimamente la mia  personale libertà, mentre ogni atto teso a negare quella percezione intacca in modo violento la libertà di espressione di quella persona che si sente imprigionata in un corpo che non sente come suo.
Prospettiva giuridica: Permettere ad una persona un cambiamento di genere dovrebbe rientrare nei diritti soggettivi più importanti, poiché rientra nella percezione della propria identità. Il passaggio inoltre non avviene come se si andasse al supermercato a fare la spesa. Esistono degli specifici protocolli medici, che impongono colloqui, terapie progressive che possono durare anni.

L'opposizione alla libertà di scelta di genere  ci avvicina, come al solito, ai paesi arabi, i cui disperati non vorremmo fra noi, mentre culturalmente sono molto più simili a noi degli altri europei e dovremmo accettarli quindi come fratelli, almeno culturali.