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Messaggi - doxa

#1021
Attualità / Re:Tempo di Carnevale
04 Febbraio 2020, 17:59:54 PM
L'anno scorso sono stato a  Venezia per partecipare come osservatore del Carnevale nella città lagunare.

Ho passeggiato tra calle, campi e campielli  per guardare gli adulti mascherati. Essi desiderano far vedere i loro abiti di "scena", spesso molto costosi. Gioiscono e ringraziano se ricevono i complimenti per il loro abbigliamento, gradiscono farsi fotografare o riprendere dalle telecamere. In questa occasione piazza San Marco sembra un set cinematografico, con dame e cavalieri  che passeggiano e vanno verso   Riva degli Schiavoni o nella calle che conduce nel Campo San Moisé e al Ponte dell'Accademia; altri camminano nelle quattro strade dette delle "Mercerie" (la "Marzaria de l'orologio per Rialto", seguono la "Marzaria San Zulian", la "Marzaria del Capitello" e la "Marzaria San Salvador") fino al cinquecentesco ponte di Rialto che unisce le due opposte rive del Canal Grande.

La sera le luci illuminano piazza San Marco, gremita dalle persone mascherate che sostano nei portici delle Procuratie Vecchie e Nuove, in particolare davanti al Caffè Florian o all'interno dello stesso bar, dove si siedono intorno ai piccoli tavolini anche per farsi ammirare e fotografare dai passanti davanti le sei vetrate del locale.

Lo scenario  evoca due famosi personaggi del '700 veneziano Carlo Goldoni e Giacomo Casanova.

Carlo Goldoni (1707-1793)  cita il Carnevale di Venezia in alcune delle sue commedie: "La vedova scaltra", " I rusteghi", "Le massere", "Le morbinose".  E ciò che narra è  importante anche come fonte documentaria dell'epoca.

Sul carnevale Goldoni scrisse questa filastrocca:

La stagion del Carnevale
tutto il mondo fa cambiar.
Chi sta bene e chi sta male
Carnevale fa rallegrar.

Chi ha denari se li spende;
chi non ne ha ne vuol trovar;
e s'impegna, e poi si vende,
per andarsi a sollazzar.

Qua la moglie e là il marito,
ognuno va dove gli par;
ognun corre a qualche invito,
chi a giocare e chi a ballar.


Anche Giacomo Casanova (1725 – 1798)  nel periodo di Carnevale usava nascondersi il viso con una maschera, e come altri, in quelle notti veneziane attraversava calli, campi e campielli indossando il mantello nero ed il cappello.

Si mascheravano i ricchi e i poveri, i giovani per sembrare donne, i miseri per entrare nelle corti dei nobili, le dame per avere avventure amorose.

E' la Venezia del '700, quella di Giacomo Casanova e di Giorgio Baffo, poeta erotico che abitava in Campo San Maurizio e per un periodo insegnò al Casanova l'arte della seduzione.


Giorgio Baffo ebbe molta influenza negli anni dell'infanzia di Giacomo Casanova. Fu lui che convinse la famiglia a mandare Giacomo a studiare a Padova e sempre lui lo presentò al senatore Malipiero che divenne suo protettore per un lungo periodo della sua vita.

A Venezia c'è il museo del Settecento veneziano,  ospitato nel bel palazzo "Cà Rezzonico", invece nel nobiliare Palazzo Mocenigo, ci sono al primo piano affreschi e arredi della seconda metà del Settecento, ed  ospita il Centro studi di storia del tessuto e del costume: nelle sale sono allestiti diversi aspetti della vita e delle attività del patriziato veneziano tra il XVII ed il XVIII secolo. Sono esposti abiti con ricami,  merletti e numerosi  accessori. 
#1022
Attualità / Re:Tempo di Carnevale
04 Febbraio 2020, 17:56:58 PM
In Italia le baldorie carnacialesche si svolgono in molte le città con modalità diverse.

A Venezia, per esempio, sfarzose maschere passeggiano in piazza San Marco e dintorni, invece a Viareggio ad attrarre l'attenzione di migliaia di spettatori sono i variopinti carri allegorici, i gruppi folcloristici e la musica.

Le antiche testimonianze del Carnevale di Venezia risalgono al 1094: lo attesta un documento del doge Vitale Falier. In questa città veneta nel '700 la maschera più usuale per coprire il viso era la "Baùta", inizialmente di colore nero, poi anche bianca (vedi foto sotto). Caratteristici con la Baùta sono il tricorno (cappello nero a tre punte), il mantello nero a  o il tabarro, lo jabod.





Nel 1797, a seguito del "Trattato di Campoformio", Venezia venne ceduta all'Austria, che bandì molte usanze, fra le quali il Carnevale. 

Questo fu ricominciato nel 1979 da alcune associazioni cittadine ed è ormai famoso in tutto il mondo.

A Viareggio, invece, la tradizione del Carnevale ebbe inizio nel 1873 per merito di alcuni ricchi borghesi. Questa città della Versilia è nota per le spettacolari sfilate di automezzi che portano grandi pupazzi fatti con la cartapesta e poi  colorati. Sono capolavori alti anche 20 metri, realizzati da maestri artigiani.


#1023
Attualità / Re:Tempo di Carnevale
04 Febbraio 2020, 17:54:24 PM
Il tempo di Carnevale evoca alcune antiche usanze nei rituali dionisiaci e saturnali.

Per lo scrittore di epoca romana Quinto Orazio Flacco (65 a. C. – 8 a. C.): "dulce est desipere in loco" (Odi , IV, 12, 28) = è piacevole dimenticare la saggezza nel tempo opportuno. 

Questa affermazione oraziana la fece propria nella sostanza cambiandone la forma il filosofo e politico Lucio Anneo Seneca (4 a. C. – 65 d. C.), nella locuzione "Semel in anno licet insanire", tradotta letteralmente, significa "una volta all'anno è lecito impazzire", ovviamente in senso metaforico. La frase è nel "De superstitione", conservato in parte nel "De civitate Dei" di Agostino, vescovo di Ippona (6, 10):  "tolerabile est semel anno insanire".

Nel Medioevo la frase di Seneca venne collegata ai riti popolari carnascialeschi per giustificare le trasgressioni, il temporaneo mancato rispetto delle convenzioni religiose e sociali. La Chiesa tollerò  controvoglia le grevi feste popolari, ma dopo il Concilio di Trento e la Controriforma Cattolica cercò di arginare o sopprimere alcune cruente manifestazioni, anche per motivi di ordine pubblico.

Nel nostro tempo  la suddetta locuzione  viene citata per scusare "follie" passeggere, generalmente innocue, nel periodo di Carnevale,  caratterizzato da sfilate di carri allegorici,  mascheramenti, giochi e "scherzi...di Carnevale": questa  sostantivo, come è noto, deriva dalla locuzione in lingua latina "carnem levare" (togliere la carne),  fin dal "menù" dal "Mercoledì delle ceneri"  e per  tutto il periodo quaresimale.

Per la Chiesa è tempo penitenziale, di preparazione spirituale alla Passione di Cristo, perciò la liturgia prevede i paramenti viola durante le celebrazioni eucaristiche; sull'altare non si mettono fiori; non viene suonato l'organo, non si recita il Gloria e non viene cantato l'inno dell'Alleluja: questa parola deriva dal lemma ebraico "Halleluyah", composto da "Hallelu"(= preghiamo/lodiamo) e "Yah": forma abbreviata di Yahweh (= Dio). 
#1024
Attualità / Re:Tempo di Carnevale
04 Febbraio 2020, 17:52:12 PM
Si hai ragione Ipazia è il 2 febbraio palindromo: 0202. Grazie  :)
#1025
Attualità / Tempo di Carnevale
04 Febbraio 2020, 17:10:07 PM
I commercianti per "pecunia"  hanno l'abitudine di anticipare le date d'inizio dei saldi stabilite dal governo nazionale e anche i festeggiamenti per alcune ricorrenze, come quella del Carnevale, già cominciato, secondo i "mercatores". Infatti la scorsa domenica hanno organizzato nei quartieri di alcune  città  le sfilate di bambini in maschera con lanci di coriandoli e ovviamente negozi aperti.

Ma il periodo di Carnevale è una "cosa seria", :)  avviene in date precise.

Il periodo di Carnevale dipende dalla mobile  data della Domenica di Pasqua cristiana.  Questa è variabile perché viene calcolata da giorno del primo plenilunio (luna piena) dopo l'equinozio di primavera (21 Marzo), perciò la Pasqua può avvenire tra il 22 Marzo e il 25 Aprile.  E' detta "Pasqua bassa" se cade entro l'8 aprile, "Pasqua alta" se cade dopo.

L'inizio del Carnevale avviene circa 70 giorni prima della Pasqua. La settimana culminante dei festeggiamenti è quella dal giovedì "grasso" (ultimo giovedì prima dell'inizio della Quaresima), fino al seguente martedì "grasso", che conclude il periodo di Carnevale e segna l'inizio della Quaresima col "Mercoledì delle ceneri".

Quest'anno il periodo del Carnevale comincerà domenica 9 febbraio e finirà martedì 25 febbraio.

Nella diocesi di Milano vige il rito ambrosiano e il Carnevale si protrae fino a sabato 29 febbraio  (il 2020 è bisestile e palindromo),

Per la Chiesa cattolica il 9 febbraio è la "Domenica di settuagesima", circa 70 giorni prima della Domenica di Pasqua, e segna l'inizio del cosiddetto "Tempo di settuagesima": periodo di preparazione alla Quaresima, che esordisce il 26 febbraio, con il "Mercoledì delle ceneri".

Nel passato il  periodo di Carnevale era  liturgicamente compreso nel "Tempo di settuagesima", che includeva le tre domeniche antecedenti la Quaresima,  rispettivamente denominate: "domenica di settuagesima", "domenica di sessagesima" e "domenica di quinquagesima".

La domenica di settuagesima (9 settimane prima di Pasqua) cade il 64/esimo e non il 70/esimo giorno prima della Pasqua di resurrezione di Gesù. L'approssimazione ha delle motivazioni storiche. Nel VI secolo  la prima delle tre  domeniche ad essere inclusa nel calendario liturgico pasquale fu quella di quinquagesima, cinquanta giorni circa prima di Pasqua.  Successivamente, nel VII secolo, vennero aggiunte  le altre due domeniche:  quella di sessagesima, che cade il 57/esimo giorno, e poi quella di settuagesima.

Il tempo di settuagesima era compreso  dai primi vespri della domenica di settuagesima fino a dopo la compieta del martedì (grasso) della settimana di quinquagesima. Ho scritto "era" perché nel 1969 il pontefice Paolo VI promulgò la riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II e dall'ordinamento fu eliminato il "tempo di settuagesima", sostituito con il "tempo per annum":  uno dei tre cicli in cui è articolato l'anno liturgico.


Nel penitenziale periodo liturgico della Settuagesima la Chiesa cattolica proibiva ai suoi fedeli di mangiare la carne nei giorni feriali.

segue
#1026
Chiedo venia se m'introduco abusivamente nel vostro dialogo, ma lette le vostre reciproche offese (da evitare, anzi da escludere) e la citazione  di Meister Eckhart da parte di Eutidemo, voglio far presente che questo mistico medievale disse anche: "Solo la mano che cancella può scrivere la verità".

L'eccesso è segno di eccedenza, di esagerazione, mentre l'essenzialità libera dagli orpelli.

Questa "ascesi" è valida anche per la parola detta: è solo semplificandola  che non decade in vaniloquio o chiacchera. Anzi, alonandola di silenzio, la si può rendere più autentica ed efficace.

E' più facile pentirsi di aver parlato che non di aver taciuto.

Anche nell'ambito musicale si può cadere nel superfluo.
Il compositore e direttore d'orchestra tedesco Johannes Brahms (1833 – 1897) disse che "Comporre musica non è difficile. Estremamente difficile è eliminare le note superflue".  Questa sua affermazione è una "verità"  di solito non gradita da autori ed artisti perché considerano ogni parte dei loro elaborati come "carne della propria carne" e rinunciarvi è una lacerazione.

Invece, è proprio togliendo dal masso di pietra che lo scultore crea la statua, che lo scrittore diventa incisivo quando toglie parole e frasi inutili.
#1027
Tematiche Filosofiche / Re:Coerenza.
30 Gennaio 2020, 17:19:29 PM
Non so se hai letto con attenzione i nostri post e se ti rendi conto che questo non è un forum per descrivere la parte finale della digestione umana con termini "nazional-popolari". Evitali !
#1028
Tematiche Spirituali / Re:Quale Chiesa Cattolica?
27 Gennaio 2020, 17:29:51 PM
Sariputra ha scritto:
CitazioneCambiare per non morire o morire cambiando?

In entrambi i casi sarà un dramma ? Non credo.

Sappiamo che numerose antiche religioni si sono estinte perché non più funzionali.

Le fedi possono "ammalarsi", ma non scompaiono da sole: serve qualcuno che le uccida. Chi sarà il "carnefice" della Chiesa cattolica e della religione cristiana ? Sarà un altro imperatore Teodosio I ma in senso inverso ?

Il cristianesimo ha duemila anni di storia, troppi dal mio punto di vista, anche a causa della mitologia che narra.  Ha fatto il suo tempo, ma all'orizzonte non c'è un'altra religione monoteista più confacente. Ci sono delle sette. Forse una di esse si svilupperà, si espanderà perché portatrice di altri tipi di messaggi.

Anche se c'è la tendenza, in aumento, di persone indifferenti alle religioni,  ci vorranno  ancora alcuni secoli  per l'estinzione della Chiesa cattolica.  

Da quanto leggo sui giornali le persone che si dichiarano non credenti e non appartenenti a una comunità religiosa sono in crescita.

Le religioni muoiono e ne nascono di nuove, altre si riducono da grandi religioni mondiali a  pochi seguaci, com'era il cristianesimo del tempo degli apostoli.

Nel Medioevo per scelta o per obbligo intere popolazioni scelsero l'Islam per lo stesso motivo che aveva indotto i loro antenati a diventare cristiani, per adeguarsi alla scelta religiosa dei ras locali.

Le terre conquistate dall'islam durante la sua espansione iniziale erano prevalentemente cristiane, e la maggior parte delle popolazioni mantennero la propria fede, ma le coercizioni  e le persecuzioni le spinsero ad accettare la conversione.

Proprio come accadeva nell'Europa cristiana nei confronti della propria popolazione ebraica.
#1029
Tematiche Spirituali / Re:Quale Chiesa Cattolica?
26 Gennaio 2020, 00:31:11 AM
Viator ha scritto:
Citazionele prospettive più favorevoli per la Chiesa sono quelle terzomondiste legate ad una augurabile (per la Chiesa stessa) esplosione demografica che la rifornisca di nuovo "terreni di coltura".


La Chiesa cattolica non si scoraggia per la crisi della vocazioni al sacerdozio o alla vita monacale in Europa e nel Nord America. Da anni sta facendo arrivare in Europa molti aspiranti monache, suore e preti dalle nazioni del Terzo Mondo (Africa, Asia) per colmare i vuoti nei monasteri, nei conventi e nelle chiese, con risultati a volte incredibili.


Ti/Vi faccio leggere un articolo pubblicato l'altro giorno dal quotidiano il Messaggero.


Franca Giansoldati: "Da ex suore a prostitute, il Papa dona una casa-rifugio a Roma per aiutarle e proteggerle" (Il Messaggero, 24 – 1 – 2020)

Sulla strada di notte, un minuscolo crocifisso in tasca e un destino ormai segnato. I clienti che si fermavano non sapevano che un tempo era stata una suora. Come il caso drammatico di una giovanissima filippina che una volta fuoriuscita dalla congregazione alla quale apparteneva, ha visto chiudersi piano piano tutte le porte e le possibilità che aveva alle sue spalle. E così da un giorno all'altro si è ritrovata da sola, disperata, senza conoscere nessun altro a Roma. Per vivere ha provato a cercare un lavoro come domestica ma ha presto finito i soldi. Per un altro po' ha vissuto di carità dormendo in stazione, fino a che non si è prostituita. E' una storia emblematica e ben conosciuta ai piani alti del Vaticano.  

E di vicende così, purtroppo, ce ne sono anche altre e non si tratta di casi isolati. Papa Francesco  proprio per evitare derive tanto drammatiche e per dare un aiuto concreto alle ex suore che decidono di lasciare il cammino religioso ha deciso di aprire una casa a Roma, anche se nessuno ha voglia di dare troppe coordinate sull'ubicazione dell'edificio, per evitare il clamore e la morbosità. «La nostra casa è stata aperta un anno e mezzo fa. Le ex suore sono meno di una decina e vivono con altre donne rifugiate. E' una casa di integrazione a tempo che fa parte di un progetto più ampio legato ai corridoi umanitari. Le nostre ospiti hanno un tetto, non pagano l'affitto, possono restare tutto il tempo necessario per riprendere in mano la propria vita, trovarsi un lavoro. Soprattutto per le straniere che lasciano il velo il passaggio dalla vita religiosa a quella normale' non va sempre liscio. A volte serve parecchio tempo per rifare documenti, altre volte hanno bisogno di riprendersi dai traumi. Certamente le donne che arrivano qui sono più vulnerabili. Noi le aiutiamo in questa sorta di interregno», dicono le suore scalabriniane che gestiscono l'istituto. Di più non vogliono aggiungere per proteggere (giustamente) le ex suore. «Sono persone doppiamente vulnerabili in questo delicatissimo passaggio esistenziale».

A parlare, invece, pubblicamente di questa realtà è stato il cardinale Joao Braz de Aviz, il brasiliano che gestisce la Congregazione per la vita consacrata. «A volte queste suore sono completamente abbandonate. Ma le cose stanno cambiando. Il Papa ha deciso di accogliere dalla strada alcune suore mandate via da noi o dalle madri superiori, in particolare nel caso che siano straniere. Io sono andato a trovare queste ex suore. Ho trovato un mondo di ferite ma anche di speranza. Ci sono casi molto duri, in cui i superiori hanno trattenuto i documenti di suore che desideravano uscire dal convento o sono state mandate via.Sono entrate in convento come suore e si ritrovano in queste condizioni. C'è stato anche qualche caso di prostituzione per potersi mantenere. Si tratta di ex suore! ha spiegato il cardinale al mensile dell'Osservatore Romano, Donna Chiesa Mondo.

Che la vita dentro un convento non sia sempre un cammino di rose e fiori, secondo le poetiche descrizioni di Santa Teresa nei suoi diari, è notorio. Capita che tra quelle mura si possano nascondere anche dinamiche dolorose, violenze, rivalità, invidie, prevaricazioni e, persino, abusi da parte dei sacerdoti.I casi vengono affrontati all'interno della Congregazione dei religiosi anche se all'esterno ben poco affiora. A sentire alcune ex suore quel dicastero vaticano non ha mai brillato per trasparenza. E in passato ci sono anche stati casi clamorosi di insabbiamento.

Come per esempio i casi degli aborti cui sono state costrette alcune religiose, soprattutto in Africa.
Cosa che probabilmente anche il cardinale Braz de Aviz e il suo segretario, il francescano spagnolo Josè Carballo conoscono, poichè sui loro tavoli transitano dossier e fascicoli riservati. A proposito dei motivi che spingono le religiose ad uscire dal convento, Braz prova a riassumere: «Sicuramente influisce molto il contesto culturale attuale, in cui e difficile assumere responsabilita per tutta la vita. Questo e vero, ma i motivi sono diversi: problemi affettivi, storie personali piene di ferite».
#1030
Ultimo libro letto / Re:"L'altra metà di Dio"
25 Gennaio 2020, 23:47:51 PM
Buonasera Anthonyi, anche se a quest'ora è meglio augurare la buonanotte.
Condivido la tua perplessità sul culto verso la "Grande Madre" o "Dea Madre" in società sicuramente patriarcali in epoca neolitica. Ma se pensiamo che questa divinità rappresentava il ciclo della nascita, sviluppo-maturità, declino, morte e rigenerazione della Natura, allora come ipotesi di prima dea è accettabile, a prescindere dai riti di sepoltura.

Questa sera grazie ad InVerno che mi ha informato delle due stele votive fra i resti del tempio di Tel Arad, in Israele,  ho cercato di saperne di più sulla dea Asherah, che nella mitologia semitica e cananea era  considerata la "Grande Madre".

Quel che ho letto su di lei mi sembra interessante e lo voglio condividere con voi. 

Il culto per la dea Asherah era associato, come paredra,  a quello El: uno degli epiteti di Yahweh.

Riferimenti nell'Antico Testamento e un'iscrizione  dedicatoria dell'VIII sec. a. C. provano   che Yahweh e Asherah erano considerati una coppia divina. Altre iscrizioni rinvenute rafforzano l'opinione che Yahweh aveva una moglie.

Questa è una delle raffigurazioni di Asherah.


E queste sono due foto del sito archeologico di Tel Arad



Resti di Tel Arad visti dall'alto
  


A Tel Arad ci sono i resti dell'unico tempio israelita coevo al re Salomone, che visse dal 1011 a. C. circa al 931 a. C. circa e regnò dal 970 a. C. all'anno della sua morte.  Secondo l'Antico Testamento fu l'ultimo dei re del regno unificato di Giuda e Israele.

In quest'altra foto postata da InVerno si vedono le due stele nel luogo dov'era l'altare
  


I ritrovamenti archeologici evidenziano l'ampia diffusione del politeismo all'esterno e all'interno del regno di Israele durante il periodo  monarchico.
I testi biblici documentano tensioni tra gruppi che veneravano Yahweh insieme a divinità come Asherah e Baal  e gruppi che insistevano per la venerazione esclusiva di Yahweh, che in seguito conquistò il predominio  del "cielo" ed  Asherah, la divinità femminile della fertilità fu emarginata dalla narrazione biblica. 

Eppure Asherah era considerata la "regina dei cieli" , secondo il libro di Geremia, scritto nel 628 a. C.  circa (capitoli 7 e 44).  

Il culto per Asherah è presente nel Libro dei Re, in cui si cita una statua dedicata ad Asherah nel primo tempio dedicato a  Yahweh a Gerusalemme, fatto costruire dal re Salomone e distrutto dai Babilonesi nel 586 a. C.  Secondo alcun i studiosi quell'evento indusse gran parte della popolazione ad orientarsi al monoteismo: "Un solo Dio non solo per il Regno di Giuda ma anche per le altre 'nazioni' di Israele".

Il pantheon delle divinità cananee  fu rimodellato dagli israeliti in un lungo processo che durò dal 1200 a. C. circa al 400 a. C. circa. La dea Asherah fu lentamente fatta scomparire dai redattori e traduttori dalle pagine dell'Antico Testamento, nonostante le numerose statuine della dea  ritrovate dagli archeologi e risalenti al Regno di Israele e a quello di Giuda. Quelle statuine testimoniano la popolarità di Asherah tra gli israeliti con il loro presunto monoteismo.

Asherah non era una divinità che apparteneva alla sola religione abramitica. Era nota anche col nome di Ishtar e Astarte, potente divinità celebrata in diverse culture,  dai Fenici ai Babilonesi. Infatti era considerata paredra anche del dio Baal (o Ba'al, dall'accadico "bēlu": signore, padrone) divinità della mitologia fenicia. Nel XIV sec. a. C. fu considerato  il maggiore degli dèi e il signore dell'universo, e successivamente un falso  dio.  Con il passaggio al monoteismo giudaico anche lui fu "esiliato" da Israele.  Dai cristiani fu considerato un demone.
#1031
Tematiche Spirituali / Re:Quale Chiesa Cattolica?
25 Gennaio 2020, 18:29:40 PM
Buonasera Sari.
La Chiesa cattolica ha la capacità di adeguarsi ai tempi per non "tramontare".

Hai scritto: "Un libro che verrà pubblicato a breve, scritto dal cardinale Sarah con molti contributi di Ratzinger (tutt'ora intellettualmente sanissimo...) si schiera apertamente a favore del celibato dei sacerdoti." 

Forse sbaglio, ma per quanto ne so il cardinale Sarah e Ratzinger sono contro il celibato dei sacerdoti, non a favore.  

I "tradizionalisti" sono come i cavalli con il paraocchi. Essi sono i fautori della cosiddetta religiosità popolare. Nella società civile alcuni valori stanno evolvendo ma loro intendono rimanere dove sono: sull'orlo del baratro. Non si accorgono che durante la settimana le chiese sono vuote ? Che i giovani preferiscono frequentare i centri commerciali ?

Con l'attuale pontificato la Chiesa tenta di dare il proprio supporto all'Occidente per non rimanere esclusa  nella condivisione di valori in auge. Solo così  "la Chiesa serve alla società", entrambe  unite  di fronte ai grandi temi.

L'insufficiente e contraddittoria gestione istituzionale del mescolamento di popoli, culture e religioni, evidenziando nuove esigenze, richiede alla Chiesa l'adeguamento, uomini coraggiosi.

Le gerarchie vaticane rappresentano ancora una voce autorevole nel dibattito sui grandi temi etici, ma ormai non più sostenuta a livello di società civile e papa Francesco lo sa.

I fustigatori no-stop dell'attuale pontefice si danno di gomito ripetendo che il pontificato argentino è "in affanno". Anche molti laudatores di un tempo scuotono il capo, ruminando delusione. Stigmatizzano lentezze e titubanze nel risolvere coi suoi "superpoteri" tutti a mali nella Chiesa.

Sari hai aperto il tuo post chiedendo: "Quale Chiesa Cattolica per il nuovo millennio?" Per sopravvivere nei prossimi secoli dovrà abbandonare la religiosità popolare (composta dai tre quarti dei suoi fedeli) e navigare a gonfie  verso la spiritualità.

Per quanto riguarda la Chiesa e la sessualità ti consiglio di leggere il libro titolato "Due in una carne. Chiesa e sessualità nella storia", scritto  alcuni anni fa da Margherita Pelaja e Lucetta Scaraffìa. In questo testo le autrici esaminano lo stereotipo, il pregiudizio della sessuofobia nel cristianesimo e poi nella Chiesa cattolica: per il cattolicesimo il piacere è colpa, il sesso è peccato. "Da praticare con parsimonia e disagio esclusivamente nel matrimonio, e principalmente per procreare. Alcuni enunciati si ripetono nel corso del tempo nella predicazione cattolica fino a rendere possibile una sintesi così brutale".

Nel passato la Chiesa usò verso la sessualità repressione e clemenza per governare le "anime" dei fedeli.
 
La teologia cristiana considerava il rapporto sessuale tra un uomo ed una donna metafora del rapporto fra l'anima e Dio, anticipo del piacere d'amore che si vivrà in "paradiso". Come tale,  il rapporto sessuale doveva essere pervaso di significati spirituali, privato dell'aspetto ludico ed erotico che lo aveva contrassegnato nel mondo pagano.


Dopo le aspre critiche nel passato la Chiesa cattolica, il pontifex in primis, evita l'argomento sessualità. Non entra più nella camera da letto.
#1032
Ultimo libro letto / Re:"L'altra metà di Dio"
25 Gennaio 2020, 15:05:36 PM
Dalla dea madre al dio padre. Fino a circa 30.000 anni fa Dio non esisteva. La prima idea della possibilità di "un qualcosa dopo la morte" fu concepita circa  90.000 anni fa,  ma  ce ne vollero altri 60.000 perché il concetto di "Dio" apparisse nella cultura umana, e quel Dio era femmina! La "Grande Madre" o  "Dea Madre", divinità femminile primordiale, presente in diverse culture  fin  dal periodo paleolitico, coinvolgendo le civiltà dei cacciatori-raccoglitori,  e poi nel periodo neolitico, interessando civiltà già centrate sull'agricoltura e sull'allevamento del bestiame.

La Dea Madre  esprime il ciclo della nascita, sviluppo-maturità, declino, morte e rigenerazione della Natura.

In Europa l'orizzonte temporale  di questa divinità è compreso tra il 35 mila a. C. al 3 mila a. C. circa. Nell'isola di Creta è presente fino al II millennio a. C..  

Le numerose figure femminili steatopigie, dette "Veneri", rinvenute in tutta Europa, simboleggiano la Dea Madre, potenza generatrice dell'universo:  creava la vita per partogenesi.  
Il culto verso di lei fu  la prima forma di religione comparsa sulla terra.

"Dea Madre" (Museo di Ankara, Turchia), steatopigia, con seni e fianchi enfatizzati.

Con lo sviluppo delle società urbane in Mesopotamia e in Egitto alla fine del IV millennio a.C., il mito della Grande Madre influenzò le successive mitologie e religioni delle civiltà indoeuropee.  Le sue "competenze" furono scisse  ed in parte attribuite   ad altre divinità femminili, ciascuna con propria personalità e "area d'intervento".

In numerosi contesti culturali la Grande Madre era affiancata da figure maschili. Il compagno della Grande Dea, era un protagonista dei riti delle nozze sacre(hieros gamos), collegati al ciclo della vegetazione per assicurare la fertilità della terra, e quindi in genere celebrati in primavera. In epoca storica vediamo praticati questi riti presso i Sumeri e altre culture del Medio Oriente.

Con il passaggio dal matriarcato al patriarcato, l'archetipo femminile della Grande Madre rimase comunque radicato in tutte le civiltà: nell'isola di Creta, veniva venerata col nome di  Potnia Theròn, in ambito mesopotamico divenne Ninhursag (V millennio a. C.), Inanna per i Sumeri e Ishtar per i Babilonesi; in ambito egizio  Iside e anche Hathor; in area anatolica,  specialmente in Frigia,  era Cibele (dal II millennio a. C).; in ambito fenicio e cananeo divenne Astarte; in area greca: Gea  e Rea;  in quello  etrusco era venerata come Mater Matuta; in epoca romana Magna Mater o Bona Dea; successivamente   in ambito greco veniva spesso identificata con Afrodite, ma anche con Demetra e più raramente Artemide, per il suo legame con la luna.

L'ipotesi che il Dio Padre di tutte le religioni monoteiste fosse stato in origine una Dea Madre iniziò a delinearsi dopo la scoperta delle prime veneri paleolitiche, dove il corpo femminile era sentito come centro di forza divina.

Nella storia occidentale risale a circa 3 mila anni fa il culto per il Dio Padre, creatore anche lui, dell'universo e di "Adam" (in ebraico nome singolare collettivo) che non indica nella Creazione la parola "uomo" ma "umanità" come unione di maschio e femmina creati a immagine e somiglianza di Dio.
#1033
La scrittrice Ginevra Bompiani nel suo ultimo saggio titolato "L'altra metà di Dio" (edit. Feltrinelli) argomenta sulla  "Grande Madre" o "Dea Madre: figura mitologica di origine paleolitica che evoca una civiltà matrilineare diffusa nell'Europa dell'epoca neolitica, civiltà matrilineare poi obliterata  da quella instaurata successivamente dall'emergente "Dio Padre" e padrone, adatto alla cultura patriarcale.


Nel nostro tempo va di moda dire "Dio è amore", ma nel Vecchio Testamento si narra che Jahvè fu anche un Dio persecutore/devastatore. Si pensi solo al Diluvio universale o alla distruzione delle città di Sodoma e Gomorra, abitanti compresi. Con l'uomo d'altronde tale divinità si era comportata in modo punitivo sin dal tempo dell'Eden. Adamo ed Eva infatti, poiché osarono disubbidirgli, vennero cacciati dal paradiso terrestre e costretti a vivere faticosamente sulla terra in una condizione di mortalità a causa della maledizione da parte di chi sarà chiamato con il poco rassicurante appellativo di "Signore degli eserciti", il quale, dopo il cosiddetto peccato originale, così proclamò al nostro progenitore: "maledetto il suolo per causa tua! / Con dolore ne trarrai il cibo / per tutti i giorni della tua vita. / Spine e cardi produrrà per te / e mangerai l'erba dei campi. / Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, / finché non ritornerai alla terra, / perché da essa sei stato tratto: / polvere tu sei e in polvere ritornerai!" (Gen 3,17-19).

La nostra storia insomma nascerebbe con una condanna e all'insegna del castigo. Ma sono  numerosi gli episodi biblici d'inclemenza da parte di Jahvè nei confronti delle sue "creature",  perciò viene spontaneo chiedersi perché il "buon Dio" si sia comportato in modo così severo con l'umanità e  perché dobbiamo amare un essere così iracondo facendoci credere che Egli sia amore ?  Invece ha una visione del mondo cupa, fatta di divieti che vengono trasgrediti, di sottomissioni più o meno pavide all'autorità di Dio, padre e padrone.
Emblematico a questo proposito il comportamento di Abramo nei confronti dell'amatissimo figlio avuto da Sara in tarda età: il patriarca è pronto a sacrificare il bambino sgozzandolo, perché Jahvè questo gli ha imposto: "Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va' nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò" (Gen 22,2). Poi tale sacrificio il volubile Dio non lo fece realizzare per un "ripensamento", come quei condannati a morte sulla sedia elettrica nel Nord America, che ricevettero la grazia all'ultimo minuto.

Anche nel mito greco ‒ che assieme a quello biblico rappresenta la narrazione fondante della cultura occidentale ‒ un genitore, Agamennone,  sacrifica sua figlia Ifigenia  su indicazione di un indovino/profeta per ottenere il vento necessario a far veleggiare la sua flotta verso Troia.
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Percorsi ed Esperienze / Re:"Mangiamaccheroni"
22 Gennaio 2020, 18:16:06 PM

Dal film "Miseria e nobiltà", la scena in cui Totò e gli altri mangiano gli spaghetti con le mani.



Totò, in quel film nel ruolo di "Felice Sciosciammocca", si mangia gli spaghetti al pomodoro con le mani, in piedi sul tavolo, con gli occhi luminosi di chi "sganascia" con gusto, ma soprattutto per fame.

Nel nostro tempo il cibo è stato sovraccaricato di ossessioni,  proibizioni, ma a volte si dimentica che un piatto di pasta può soddisfare la vista e la fame.
#1035
Percorsi ed Esperienze / Re:"Mangiamaccheroni"
22 Gennaio 2020, 17:30:53 PM

Alberto Sordi nel film "Un americano a Roma": "Maccarone, m'hai provocato e io ti distruggo adesso, maccarone! Io me te magno".