27 dicembre: san Giovanni apostolo ed evangelista
L'evangelista Giovanni fu discepolo di Giovanni Battista (il battezzatore) e poi apostolo di Gesù. Oltre al suo vangelo scrisse tre "Lettere" e forse il testo dell'Apocalisse, facenti parte del Nuovo Testamento.
A lui Gesù, mentre era sulla croce, gli affidò la madre: "Stavano presso la croce di Gesù sua madre (Maria), la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: 'Donna, ecco il tuo figlio !' Poi disse al discepolo: 'Ecco tua madre !' E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa." (Gv 19, 25 – 27) E con lei, dice la tradizione, visse ad Efeso, città dell'attuale Turchia.
Secondo alcune fonti l'apostolo Giovanni dopo gli eventi pasquali soggiornò ad Efeso insieme alla madre di Gesù. In questa località la tradizione cristiana vuole che ci sia il sepolcro giovanneo. In quest'area nel VI secolo, durante l'impero di Giustiniano, fu costruita una basilica, della quale rimangono alcune tracce murarie.
Ad alcuni chilometri a sud di Efeso c'è una piccola cappella conosciuta come "casa di Maria", ma la costruzione è del IV secolo, preceduta da un ingresso del VII secolo.

Il vescovo e scrittore Eusebio di Cesarea (265 circa – 340 circa) narra che l'apostolo Giovanni per la sua fede cristiana fu condannato all'esilio nell'isola di Patmos, dove scrisse l' "Apokàlypsis" (Apocalisse) parola greca che significa "rivelazione", Ma l'autore di questo testo pur dicendo di chiamarsi Giovanni, non pretende di essere l' omonimo apostolo e non rievoca episodi in cui fu testimone, come fa invece l'autore del quarto vangelo. Anche se fra i due ci sono affinità letterarie le differenze sono numerose.
L'Apocalisse è un testo polisemico composto da Giovanni di Patmos, variamente identificato dagli esegeti. Egli classifica la sua opera come una profezia (1, 3; 22, 7), che nell'accezione biblica è una proiezione verso il futuro aperta alla speranza.
Caratteristiche principali del genere letterario apocalittico sono le visioni, le immagini e i simboli. Le visioni sono esperienze visive che l'autore afferma di aver ricevuto. Non sono fatti storici ma artifici letterari per comunicare un'idea. Le immagini servono per descrivere determinate caratteristiche da attribuire a personaggi o ad animali. Fra i simbolismi sono comprese anche le figure simboliche dei "Quattro Cavalieri dell'Apocalisse" (6, 1 – 8.

Albrecht Durer, (ca. 1497–98) "I quattro cavalieri dell'Apocalisse", xilografia
Secondo numerosi esegeti, i cavalieri dell'Apocalisse non rappresentano calamità ma misteri. Essi appaiono dopo l'apertura di quattro dei sette sigilli da parte di Gesù. I sigilli indicano i sette misteri del giudizio di Dio sulla storia umana che vengono aperti, cioè svelati, da Cristo stesso.
Essi si presentano all'apertura da parte dell'Agnello (Gesù Cristo) dei primi quattro di sette sigilli, chiusi in un rotolo di papiro o di pergamena che Dio tiene nella mano destra. A parte l'ultimo, chiamato Morte/Peste (il termine greco thánatos, ha entrambi i significati), i nomi dei cavalieri non sono menzionati e perciò il loro significato simbolico deve essere dedotto dai loro attributi.
Le interpretazioni degli esegeti, tuttavia, sono discordanti, soprattutto per quanto riguarda il primo cavaliere, quello che monta un cavallo bianco.
L'evangelista Giovanni fu discepolo di Giovanni Battista (il battezzatore) e poi apostolo di Gesù. Oltre al suo vangelo scrisse tre "Lettere" e forse il testo dell'Apocalisse, facenti parte del Nuovo Testamento.
A lui Gesù, mentre era sulla croce, gli affidò la madre: "Stavano presso la croce di Gesù sua madre (Maria), la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: 'Donna, ecco il tuo figlio !' Poi disse al discepolo: 'Ecco tua madre !' E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa." (Gv 19, 25 – 27) E con lei, dice la tradizione, visse ad Efeso, città dell'attuale Turchia.
Secondo alcune fonti l'apostolo Giovanni dopo gli eventi pasquali soggiornò ad Efeso insieme alla madre di Gesù. In questa località la tradizione cristiana vuole che ci sia il sepolcro giovanneo. In quest'area nel VI secolo, durante l'impero di Giustiniano, fu costruita una basilica, della quale rimangono alcune tracce murarie.
Ad alcuni chilometri a sud di Efeso c'è una piccola cappella conosciuta come "casa di Maria", ma la costruzione è del IV secolo, preceduta da un ingresso del VII secolo.

Il vescovo e scrittore Eusebio di Cesarea (265 circa – 340 circa) narra che l'apostolo Giovanni per la sua fede cristiana fu condannato all'esilio nell'isola di Patmos, dove scrisse l' "Apokàlypsis" (Apocalisse) parola greca che significa "rivelazione", Ma l'autore di questo testo pur dicendo di chiamarsi Giovanni, non pretende di essere l' omonimo apostolo e non rievoca episodi in cui fu testimone, come fa invece l'autore del quarto vangelo. Anche se fra i due ci sono affinità letterarie le differenze sono numerose.
L'Apocalisse è un testo polisemico composto da Giovanni di Patmos, variamente identificato dagli esegeti. Egli classifica la sua opera come una profezia (1, 3; 22, 7), che nell'accezione biblica è una proiezione verso il futuro aperta alla speranza.
Caratteristiche principali del genere letterario apocalittico sono le visioni, le immagini e i simboli. Le visioni sono esperienze visive che l'autore afferma di aver ricevuto. Non sono fatti storici ma artifici letterari per comunicare un'idea. Le immagini servono per descrivere determinate caratteristiche da attribuire a personaggi o ad animali. Fra i simbolismi sono comprese anche le figure simboliche dei "Quattro Cavalieri dell'Apocalisse" (6, 1 – 8.

Albrecht Durer, (ca. 1497–98) "I quattro cavalieri dell'Apocalisse", xilografia
Secondo numerosi esegeti, i cavalieri dell'Apocalisse non rappresentano calamità ma misteri. Essi appaiono dopo l'apertura di quattro dei sette sigilli da parte di Gesù. I sigilli indicano i sette misteri del giudizio di Dio sulla storia umana che vengono aperti, cioè svelati, da Cristo stesso.
Essi si presentano all'apertura da parte dell'Agnello (Gesù Cristo) dei primi quattro di sette sigilli, chiusi in un rotolo di papiro o di pergamena che Dio tiene nella mano destra. A parte l'ultimo, chiamato Morte/Peste (il termine greco thánatos, ha entrambi i significati), i nomi dei cavalieri non sono menzionati e perciò il loro significato simbolico deve essere dedotto dai loro attributi.
Le interpretazioni degli esegeti, tuttavia, sono discordanti, soprattutto per quanto riguarda il primo cavaliere, quello che monta un cavallo bianco.