Citazione di: Sariputra il 05 Gennaio 2017, 10:56:09 AM"Ogni colpa è una cella che si apre e ogni malvagio genera, morendo, il mostro che la sua vita ha plasmato" (Victor Hugo) Non siamo noi che sprofondiamo negli inferi, ma piuttosto il mostruoso essere che simboleggia tutte le nostre omissioni, le nostre perverse inclinazioni maligne, la nostra fame insaziabile di esistenza. ( cosa c'è di più volgare che il piegarsi a questa ingordigia d'esistenza?...). Nella morte , mentre noi svaniamo nel fumo che si leva dalle pire funerarie o nella digestione di grassi vermi sotterranei, ecco che si libera il demone che è in noi, il nostro alter ego, ma la sua libertà dura poco, il peso della fame lo fa sprofondare nel pozzo buio dove è pianto e stridor di denti e dove si spalanca la cella della rinascita, della catena eterna del vivere. "Oh, se potessi non sentire questa fame che mi tortura e che mi spinge sempre a cercar sazietà," si lamenta il demone che era in noi "forse, se potessi viver ancora, potrei trovare il modo di liberarmene" si illude mentre va in cerca di caldi uteri materni...Appena rinasce però...ecco la terribile fame, ancora presente, sempre presente, cagione di pianti terribili del rineonato demone che strizza e morde mammelle per saziarsi. Poi...l'oblio, la dimenticanza del pozzo nero, la Bellezza ingannevole dell'esistere, il sogno di Dio... "Non peggiorate l'inferno con orrori immaginari: la Scrittura ci parla di nostalgia per la felicità perduta, dei dolori di un supplizio senza fine (e quale supplizio è peggiore dell'aver fame in eterno?... nota del Sari), dell'oblio di Dio. (l'abate di Bandeville) Ma proprio l'oblio di Dio, di quell'Essere che l'ha abbandonato nel dolore, il demone alla fine ricerca, correndo appresso al desiderio di non esser demone, restando però un demone...
Concordo con paul11. Tutte queste cose: paradiso, inferno, Dio, compassione infinita, giustizia infinita ecc sono tutte al di là della nostra consapevolezza, quindi non ha per nulla senso tentare di immaginarsele. Sono un "fan" della teologia negativa proprio perchè più che dire ci fa capire quanto non si può dire. Grazie alla "via negativa" infatti si riesce a contemplare il mistero. Si ritorna perciò "bambini" nel senso che si ha un atteggiamento infantile (concepito come "childlike" non "childish"). Quello che sinceramente mi perplede sono proprio coloro che dicono di capire. A loro manca l'umiltà. Proprio come manca l'umiltà ha coloro che seriamente "augurano l'inferno" alla gente. Per nostra natura abbiamo una prospettiva mondana e per questo motivo non possiamo realmente capire moltissime cose anche se le varie "autorità" dicono il contrario. Nella prospettiva finita come possiamo immaginarci l'infinito?
La questione poi dei bambini che soffrono... Anche questo è d'altronde uno dei più grandi fenomeni che il cristianesimo non può spiegare. Non esserne per lo meno colpiti e onestamente scossi credo che sia inumano. Lo stesso Papa ha appena detto che non ha una risposta ma "spera"...