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Messaggi - Kobayashi

#106
Quelli dicono "non sono come voi!", sì, sono gli gnostici.

Comunque per quanto riguarda l'ascetismo, in effetti nello gnosticismo dei primi secoli si possono ritrovare posizioni estreme completamente opposte. E questo perché la salvezza viene dalla conoscenza. Dunque a che cosa servirebbe seguire una morale? Ogni legge è esteriorità, è mondo, e in quanto tale riguarda la materia, la vita materiale, la natura, che è l'origine della corruzione.
Da qui l'indifferenza per la legge o addirittura la sua profanazione, l'assunzione di atteggiamenti di profanazione di ciò che ci viene trasmesso dalla tradizione come naturale, sano, giusto. Il sabotaggio insomma di una natura malefica (anche nella sua estensione a mondo sociale) in cui ci si trova prigionieri.

A me però sembra più coerente l'atteggiamento di movimenti religiosi che disciplinavano il proprio regime di vita in base ad un dualismo rigoroso e da cui veniva la rinuncia a quasi tutto, nei limiti del possibile, di ciò che è materiale. Una netta separazione tra lo spirituale e il materiale, e il ripudio di ciò che è basso, mondano.
E i desideri che non siano legati all'aspirazione al ritorno alla propria parte divina riguardano appunto la materia, il mondo, il corpo.
#107
Forse non dovremmo dare per scontato che il ribaltamento della gnosi, cioè l'idea centrale della psicologia secondo cui siamo tutti abitati dalle stesse forze interiori, dalla stessa confusione, sia corretto.
Corretto cioè senza bisogno di una dimostrazione, e il cui esito è una spiritualità che perde il senso di ritrovare la propria vera natura, la quale d'istinto spinge per il riconoscimento della propria estraneità rispetto a quell'umanità non per forza inferiore ma certo radicalmente diversa, così che il "conosci te stesso" si trasforma non in un cammino verso la propria origine ma in una continua mediazione con ciò che non ci appartiene.
Il cristianesimo rispetto alle dottrine gnostiche introduce il dubbio. Questo significa non poter sapere mai se lo stato interiore di apparente armonia sia segno di vicinanza a Dio o piuttosto l'ennesimo sabotaggio diabolico e quindi la preparazione di un rovesciamento catastrofico.
Ma rimane l'aspirazione (irraggiungibile) alla perfezione.
L'inizio della salvezza nel cristianesimo è segnato dall'accoglimento dell'inquietudine, del dubbio.
Nella gnosi invece l'inizio della salvezza prende il via con l'accoglimento dei segnali che ci spingono ad affermare: "No! Io non sono come voi! I vostri desideri non sono i miei desideri!". Ed è la conoscenza, un cammino conoscitivo concentrato sulle ragioni di questa differenza, a salvare, a condurre alla pace, nella quiete della propria natura perfetta ritrovata.

Bisognerebbe approfondire la storia del precetto delfico nella storia della spiritualità occidentale. C'è un testo di Pierre Courcelle, tradotto in italiano, che devo ancora leggere, che potrebbe dare indicazioni interessanti.
#108
Riprendo questa discussione ma da un punto di vista spirituale, quindi incentrando il tema sul rapporto tra verità e soggettività, verità e coscienza.
Su questo rapporto qual è il modello proposto dall'antichità?
Credo si possa dire sia quello del cammino pedagogico, con alcune varianti ma convergente nell'immagine platonica della caverna: il soggetto fa esperienza di qualcosa che lo spinge verso la luce, dall'ombra alla luce, dalla confusione alla chiarezza, dall'errore alla verità.
Al centro di questa rappresentazione c'è la figura del saggio, che è libero dalle illusioni, che ha una visione delle cose veritiero e che quindi è anche puro da un punto di vista etico.
L'interiorità del saggio è al riparo da ricadute? Sì, perché chi vede chiaramente la verità non può più credere nell'errore e quindi essere di nuovo trascinato nell'illusione.

Il cristianesimo nel III e IV secolo mette in crisi questo modello introducendo l'idea che l'interiorità possa essere abitata da un elemento satanico.
Ora la versione cristiana del saggio, il santo, colui che dedica tutta la propria vita alla verità, non può mai essere sicuro di se stesso, al riparo dalle ricadute. È costretto a riesaminare continuamente la propria coscienza.
Si assiste così ad una proliferazione dell'elemento demoniaco: il monaco non fa che chiedersi per ogni pensiero che si affaccia alla sua coscienza se "è dei nostri o viene dall'avversario".

Come si è arrivati a sospettare che la propria interiorità fosse abitata da un Altro diabolico?
Forse per una questione dottrinale, per uno sviluppo teologico del tema biblico del peccato originale. Da questo punto di vista l'Altro satanico risulterebbe essere l'invenzione estrema di una setta religiosa che poi, convertendo l'Europa, ha finito per determinare una concezione antropologica sempre sbilanciata sul sospetto di chi o che cosa abitano veramente l'interiorità umana: Satana, e poi nella modernità, la follia e l'inconscio.

Ma c'è anche la possibilità che questo modello, nonostante l'uso della materia del demoniaco che ci appare molto più grezza rispetto alla cultura greca dell'anima, venga da osservazioni in realtà più rispondenti rispetto a ciò che accade effettivamente nella coscienza: la tendenza cioè ad essere soggetti a forze che si riconoscono chiaramente come distruttive e che ciò nonostante "costringono", per quanto si cerchi di resistere, all'azione portatrice di morte, di divisione, di disgregazione.
Un istinto di morte potente che si cercava di arginare almeno parzialmente tramite esorcismo, e che necessitava di un accompagnamento spirituale permanente.
#109
Problemi utilizzo forum / Re: Aggiornamenti forum
24 Febbraio 2022, 10:38:58 AM
Non ci avevo pensato... in effetti con Chrome basta andare sulle impostazioni (i tre puntini in alto a destra) e sulla voce "zoom" mettere il valore di 125% al posto del 100%, e il carattere appare subito di dimensioni adeguate.
#110
Problemi utilizzo forum / Re: Aggiornamenti forum
23 Febbraio 2022, 16:50:22 PM
La dimensione dei caratteri dei testi in lettura: non è un po' troppo piccola? Non risulta più faticosa la lettura rispetto alla precedente versione?
#111
Ryunosuke Akutagawa (scrittore giapponese della prima metà del Novecento) nel suo "Memorandum per un vecchio amico" scrive: "una decennale esperienza mi ha insegnato che le mie parole svaniscono come una canzone nel vento se chi mi è vicino non si trova in una situazione  simile alla mia".
Nel caso specifico Akutagawa cercava di chiarire le condizioni che lo avevano portato a decidersi per il suicidio, e appunto non s'illudeva che l'amico a cui era indirizzato il memorandum sarebbe riuscito a capirle veramente.
Anche l'amicizia di lunga data non serve a nulla se non c'è questa concordanza esistenziale.

Le cose sono confuse perché la vita degli uomini è sostanzialmente menzogna. Ognuno è spinto a recitare una parte, ad assumere un ruolo, a pronunciare luoghi comuni (che in quanto tali sono intesi velocemente).

Al di là della generale simulazione, c'è un istante di sincerità? È possibile un istante di vera sincerità?
Forse quando si smette di avere paura della morte, perché è la paura della morte che ci fa riempire il silenzio con tante chiacchiere e tante buffonate.
Bisognerebbe insomma accogliere la morte. Ma questo non succede mai di propria volontà, bisogna essere piegati dalla necessità, da una catastrofe. Allora si sente la morte come liberazione.
E allora il proprio sguardo può ritrarsi dall'incessante agitazione degli uomini.
Ma a questo punto dovrei scrivere quello che sto pensando da un po' di notti a questa parte e che risulterà insulso ai più: ovvero che proprio arrivati qui ci si avvicina alla sorgente della vita, e che la sorgente della vita è Cristo.
Non cercherò di chiarire meglio che cosa intendo, appunto perché condivido lo scetticismo di Akutagawa, dirò solo che quando vent'anni fa ero una persona religiosa ne capivo il senso teologico e nient'altro, di modo che tutto si esauriva in sterili ragionamenti, mentre ora non ne capisco il senso teologico o filosofico ma ne intuisco in qualche modo la verità.

Sono andato fuori tema perché quando si tratta di vita interiore ognuno non può far altro che raccontare ciò che gli accade nel modo più sincero possibile, sapendo del resto che probabilmente verrà frainteso.
Già sto dubitando che tutto ciò che ho scritto sopra sia vero e non piuttosto un inganno generato dall'insonnia delle ultime settimane...
#112
L'empatia consente di intuire le condizioni interiori dell'altro.
Dopodiché si sceglie se usare tali informazioni per manipolare l'altro oppure per soccorrerlo.
Che soccorrendolo ci possa essere un ritorno nella forma del sollievo dalla tensione determinata dalla sofferenza che noi intuiamo presente nell'altro, significa che ciò non è altruismo ma egoismo?
Mi sembra un ragionamento sbagliato che può avere origine solo dall'idealizzazione del disinteresse, il quale evidentemente essendo noi immersi nella vita non può esistere in una forma pura.
La ricerca della purezza porta di solito alla catastrofe...
#113
Tematiche Filosofiche / Metafisica del coronavirus
05 Febbraio 2022, 10:14:36 AM
A quanto pare quella che si riteneva essere una delle strampalate argomentazioni novax pare invece essere vera: morti per altre malattie conteggiate come morti per covid per il solo fatto di essere risultati positivi al tampone. Il che mi fa pensare che anche il conteggio dei ricoveri segua lo stesso criterio bizzarro, per cui se finisco all'ospedale per coliche renali e dopo il tampone risulto essere positivo ecco che vado ad aumentare il numero dei ricoverati per covid.
Ma qual'è la ragione di un'idiozia del genere?
Un mio caro amico vicino alla galassia novax mi propone da un po' la teoria secondo cui il "complotto" è consistito nell'estremizzare la situazione per fini diversi che tuttavia sono confluiti in una falsa emergenza che ha stravolto radicalmente l'economia dei Paesi occidentali.
I fini potrebbero essere stati per esempio - mi dice il mio amico un po' paranoico ma non pazzo: quelli di un sistema sanitario incapace di rispondere ad una vera emergenza epidemiologica e quindi costretto a drammatizzare la scena così da cavarsela con un lockdown e con la carta della vaccinazione di massa; quelli di un sistema politico che cerca di recuperare legittimità con lo stato d'emergenza; quelli dei grandi gruppi economico-finanziari per azzerare il piccolo commercio e assorbire quasi tutta la domanda oltre ai flussi di risorse (direttamente o indirettamente) che sarebbero venuti dallo Stato; quelli dei gruppi farmaceutici. E via dicendo.
Una somma di interessi che ha trasfigurato la realtà e ha permesso di rimettere in moto un capitalismo che nel 2019 sembrava essere un po' alla frutta, e tutto grazie ad uno spaventoso indebitamento il quale porterà paesi come Italia, Spagna e Grecia, prima o poi, alla cessione delle ultime risorse nazionali e ad essere sistematicamente sotto lo scacco del capitalismo internazionale.
Interessante al riguardo il fatto che l'Africa, guarda caso, non essendo molto interessante come oggetto di questa trasformazione, anche senza vaccini e lockdown a quanto pare se l'è cavata bene, o comunque non peggio dell'Europa. Non è strano?
#114
Tematiche Spirituali / La via di liberazione
30 Gennaio 2022, 08:16:21 AM
La liberazione di cui parlano gli antichi, a Occidente come a Oriente, è liberazione dalla brutalità della vita, dalla sofferenza, dal caso.
La storia della civiltà è una risposta a tale bisogno di sicurezza.
La verità nel senso di visione delle ultime cose, quindi la verità in un senso metafisico-religioso, risponde al bisogno innanzitutto interiore di stabilità, di punti fermi attraverso cui resistere alla minaccia che viene dal mondo dei tempi arcaici.
L'uomo contemporaneo che vive nella parte ricca del mondo, a Occidente come a Oriente, cerca una liberazione del tutto opposta a quella degli antichi: una liberazione dal controllo, dalla fissità dei ruoli, dal calcolo cui è soggetto ogni minimo aspetto della propria vita.
Si ricerca la salvezza della propria vitalità minacciata dalle forme contemporanee di razionalità che continuano, in modi infinitamente più sofisticati, la stessa ricerca di sicurezza dei primordi.
Da qui il fraintendimento nell'affidarsi a dottrine religiose o filosofiche che non possono rispondere a bisogni completamente opposti a quelli degli antichi.
Forse non è la mancanza di capacità dell'uomo contemporaneo di credere nell'impossibile a fargli rigettare le religioni tradizionali, ma proprio questa differenza nel tipo di salvezza che si cerca, e che rende tali dottrine inutili più che non credibili.
#115
Tematiche Spirituali / La via di liberazione
28 Gennaio 2022, 14:32:51 PM
Di fatto il messaggio di Gesù liberava dalla severità della Legge introducendo però una nuova ossessione: quella di un'interiorità da purificare, quella di una somiglianza con Dio da dover restaurare etc.
Tale sforzo inizialmente di liberazione, viene poi a sua volta sentito come oppressivo, e da il via a nuove forme di liberazione: la psicoanalisi, per esempio, con la sua rivisitazione del peccato.
Ma anche queste nuove forme di liberazione alla fine si rivelano essere solo maschere, finzioni.
Questo gioco di smascheramento-mascheramento è infinito.
Può essere interrotto (parzialmente) solo con la consapevolezza della sua inevitabilità.
Questo esercizio di consapevolezza non è forse l'insegnamento di una parte del pensiero contemporaneo? La parte positiva, costruttiva del pensiero contemporaneo?
Quindi si potrebbe pensare che la casella vuota in Occidente non vada riempita con l'ennesima chiesa o con un altro movimento di rinnovamento, ma con questa consapevolezza, che è il primo passo per liberarci dall'illusione della liberazione.

Lo stesso discorso può essere fatto con il desiderio: si può arrivare a capire che ciò che si desidera viene da fuori (o da dentro, ma comunque non da un Io che ha il controllo e sa chi è), poi però l'unico guadagno è il fatto che ricavi la forza per non esserne del tutto prigioniero.
Verrai sempre attraversato da desideri, ma se cadrai nella tentazione di metterti a cercare il tuo desiderio più profondo eccoti di nuovo prigioniero, non di un desiderio che senti come estraneo, ma dell'ossessione della ricerca.
Già questa immagine, quella di colui che ricerca, quella di colui che è in cammino spirituale, che non si arrende alle convenzioni, è un'utile maschera con cui ti presenti agli altri e soprattutto ti definisci davanti a te stesso: è già una convenzione, un luogo comune, anzi il luogo comune per eccellenza della storia occidentale per 1500 anni.
#116
@daniele22

Forse in linea con le tue indagini sul linguaggio c'è il saggio di Nietzsche "Verità e menzogna in senso extra-morale" in cui (se ricordo bene...) nella lingua, nella grammatica, è riconosciuta già la presenza di un ordine che riflette quello gerarchico della civiltà che da vita a tale lingua. E dunque le regole linguistiche e grammaticali come riflesso di poteri, caste etc., che da subito esercitano la propria influenza sulle generazioni.
#117
Cit. Ipazia: "Ovvero non esiste la "cosa in sé ", ma i fatti, le cose in divenire, sul cui processo la scienza cerca di capire qualcosa e attraverso la sperimentazione pone dei paletti teorici fermi, fino a falsificazione"
[...]
"Per ora non vedo alternative, nelle scienze naturali, ad un approccio realistico. Che non coincide con la dogmatica scientista, la quale contrariamente alla scienza epistemica, pasticcia coi differenti livelli del reale. E più che ingenua, definirei portatrice nefasta di un sapere omologato, parrocchiale o palesemente corrotto".

La scienza esercita di fatto nella modernità un'egemonia spirituale.
Il suo realismo implicito dice in sostanza che solo la scienza è in grado di dire come stanno le cose, com'è la realtà, l'unica realtà.
Alla base di questo atteggiamento, come ho già spiegato, c'è un errore filosofico, ma non è questo l'aspetto preoccupante, il problema sta nel fatto che a partire da un punto di vista basato su un errore filosofico si produce una riduzione a discorso inefficace di tutto ciò che non è scienza.
Inutile poi mettersi a tavolino a compilare nuove etiche quando esse già in partenza non hanno forza se mancano dell'appoggio della scienza. E così ci si ritrova costretti a dedurre principi etici da biologia e neuroscienza. In realtà si tratta di una ritraduzione pseudoscientifica di questioni tradizionali.
L'esempio dei neurotrasmettitori è plateale: sapere che quando sono felice viene rilasciata una certa sostanza nel mio organismo non spiega la mia felicità, ne la felicità in generale. In realtà si tratta di una conoscenza utilissima alla manipolazione di cervelli malandati.
Perché è appunto questa l'anima della scienza e la sua enorme utilità: il potere di manipolare la materia.


Tornando invece ai vari interventi che sostengono un punto di vista metafisico o religioso, esplicitamente o implicitamente, sarebbe interessante vedere questa resistenza (al di là di chi ha ragione) come l'effetto dell'inevitabilità del pathos della verità. Cioè, come se non riuscissimo a separarci da questo pathos, anche in presenza di una consapevolezza critica nei confronti della realtà in se'. Come se questa ricerca del superamento dell'apparenza, dell'illusione, per trovare pace nell'essenza delle cose fosse ineludibile. Anche chi pensa che ci siano solo maschere deve stare allerta per non cadere nella tentazione di concetti quali "maschere autentiche" etc.
#118
Citazione di: atomista non pentito il 21 Gennaio 2022, 14:49:18 PM
La verita' ( minuscola , ma l'unica possibile per me) sono gli alimenti che ingurgito per mantenere un equilibrio calorico e di nutrienti che insieme all'acqua ed ad altri meravigliosi supporti mi permettono di continuare a scrivere...... e tutto il resto , la verita' e' l'automobile che mi passa accanto ed a cui devo fare attenzione per evitare che investendomi sia la causa di remissione del proseguimento della mia verita' stessa. E' il mio papa' putativo ( patrigno) che mi aspetta ora zoppicante quando arrivo dal lavoro , e' il mio gatto che si fa coccolare , e' la mia compagna di una vita che mi cucina la frittata ,  e' il mal di gambe quando torno da un allenamento. Il Vs eventuale mal di gambe NON e' verita'. la Vs frittata non e' verita'. Ed e' questa l'unica verita' possibile . Fino a quando non ci sara' piu' verita' o una verita' diversa.  Ogni verita' e' unica , per questo non e' Verita'. Lieto e pronto ad essere smentito.
Quello che hai descritto è la tua vita.
Se però tornando a casa in auto vieni speronato da un altro veicolo che esce da destra all'improvviso, e se poi quel conducente si rifiuta di accollarsi la colpa, ecco che nasce il problema di stabilire la verità dell'incidente. Non la tua verità dell'incidente, ne quella del guidatore dell'altra auto, ma ciò che è realmente accaduto in quel tratto di strada. La verità di quell'evento.
#119
Isolando una parte dell'intervento di Jacopus volevo sottolineare la tendenza comune a ricadere in una specie di realismo istintivo. Ciò si manifesta anche in chi sa bene che le verità della scienza non dicono la struttura reale, originaria di un certo fenomeno, perché questa struttura originaria semplicemente non esiste.
Ecco perché sullo stesso fenomeno possono coesistere le verità della scienza, quelle artistiche, quella della vita quotidiana etc.

Ipotizzare la causa di un fenomeno e ottenerne conferma tramite esperimento non esaurisce di solito il bisogno di comprensione del fenomeno.
Inoltre tale spiegazione è, anche all'interno della stessa scienza, solo uno tra i possibili modi di approcciarsi al problema, e questo significa che abbiamo a che fare con una tradizione, con una storia che è andata avanti per mutamenti, passi falsi, salti di qualità etc., e che non c'è nulla che faccia pensare che non debba continuare a essere così anche in futuro.
Il che significa che le sue verità attuali verranno, se non sostituite, magari ritradotte nel linguaggio simbolico di nuovi paradigmi.

Tutto questo dovrebbe convincerci della non sostenibilità dell'approccio realistico, di cui la scienza (ma vedo, anche molta filosofia...) è portatrice quasi inconsapevole, è portatrice ingenua.
#120
Citazione di: viator il 19 Gennaio 2022, 19:02:28 PM
Salve freedom. Non credo proprio che sarai d'accordo con me nel definire la verità come "ciò in cui si crede".

Troppo semplice, facile, surreale, vero ?? Però sono anche sicuro che ne tu nè altri potrete confutare la definizione soprastante (stavolta sono io a risultare sfacciatamente vanitoso ed ingenuo, vero ?).

Rifletti un poco : hai mai conosciuto qualcuno che non consideri vero ciò in cui crede ?
Se qui ci fosse qualcuno che non considera vero ciò in cui crede.......bene, si faccia avanti e cerchi di fornire la "falsificazione" (orrendo termine scientifico e filosofico di eccelso successo qui dentro) della mia definizione. Saluti.

Mi sembra una semplice tautologia.
È chiaro che se si ritiene vera una certa cosa tale giudizio è accompagnato da fede, da fiducia, da credenza.
E viceversa, non si può avere fede senza che la cosa in cui si crede sia giudicata vera.
Rimane però del tutto inspiegato in che senso va inteso quel giudizio di verità.
O meglio, sembra che nella tua posizione sia implicita l'idea che verità sia l'accordo tra la propria rappresentazione di una certa cosa e la realtà.
Ma questa concezione lascia a sua volta aperta che cosa si debba intendere per realtà. O meglio, sappiamo che esistono cose etc., ma la domanda è se la singola cosa abbia una sua struttura oggettiva che con pazienza sarà avvicinata sempre di più dalle nostre rappresentazioni, oppure no, e semplicemente quelle che ci sembrano rappresentazioni adeguate rispondono invece a diversi interessi, a interessi scientifici, operativi, pratici, artistici etc.